C'è qualcosa che non va nella mia vita

Inviata da Simone · 4 mag 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno dottori,
vi scrivo per chiedere un parere su cosa fare. Sono un ragazzo di 30 anni, cercherò di riassumere tutto in poche righe, ma c'è veramente tanto che mi rendo conto che in me non va.
Ho iniziato a soffrire di alcune fobie già dai 14-15 anni: all'inizio era la fobia del vomito, poi si è aggiunta l'agorafobia (in realtà è come se fossero due in una, perché negli spazi aperti o comunque in quelli da cui reputo difficile scappare mi assale la paura di vomitare).
Non ho esperienze sociali, dopo le medie non ho più avuto un gruppo di amici e ho passato anni in solitudine, abituandomi ad essa e all'inizio essendo addirittura orgoglioso di essere "diverso": ero molto giudicante verso gli altri (e verso di me). Poi questa solitudine ha preso il sopravvento, io sono molto cambiato ma la mia inesperienza sociale ormai era (ed è) radicata, per cui ne soffro molto. Anche quando sono in contesi sociali ho difficoltà ad inserirmi, anche se tutti quelli che non mi conoscono dicono che sono un tipo simpatico e addirittura "spassoso". Se nasce un'amicizia un po' più profonda (accaduto solo 2 volte in vita mia) allora sviluppo una dipendenza affettiva verso quell'amico, e ci sto male anche se semplicemente tarda a rispondere a un mio messaggio perché penso che si sia stancato di me.
Ho avuto una sola relazione omosessuale effettiva durata 7 mesi, non mi è mai interessato il sesso, mi piaceva ma lo facevo quasi per obbligo, non perché mi andasse chissà quanto. Anche questo è un problema perché spesso nei gruppi o comunque con gli amici si parla di ragazze e di sesso, e a me semplicemente non interessa: faccio il vago semplicemente perché non ho nulla da raccontare, non ho esperienze, non ho storie da raccontare, mi sento noioso e annoiato. Onestamente non so nemmeno se sono gay o etero o bisessuale, se qualcuno insiste nel chiedermelo rispondo dicendo che sono asessuale, ma non ne sono affatto convinto.
NON MI CONOSCO, mi sento bloccato, vorrei esprimermi ma non so come fare, e se tento di farlo provo molta vergogna.
Ho seguito negli anni 2 percorsi di psicoterapia: cognitivo-comportamentale prima e breve strategica poi per affrontare le mie fobie: la prima ha funzionato discretamente, la seconda no. Ma se ora sono qui a scrivervi è perché pochi giorni fa ho subito un lutto devastante che mi ha profondamente scosso: grazie a questa tragedia, però, ho potuto rivalutare l'importanza del tempo, della singola giornata, e sento che una cosa così non può non cambiarmi. Sono pronto a cambiare, ma non so come si fa o come iniziare. Non mi piaccio, penso sempre di essere fuori posto, di essere di troppo: ma mi sono stancato di tutto ciò. La mia vita è stata spesso una vita puramente biologica. Non ho davvero nulla da raccontare, ma questo non mi va più.

Quindi vi chiedo: che posso fare? A chi posso rivolgermi? Una nuova psicoterapia? A che indirizzo? Onestamente a me pare che le mie fobie (che mi condizionano enormemente la vita) siano solo la punta di un iceberg, e che quindi focalizzarsi solo su quelle sia controproducente. C'è un sommerso di cui intuisco l'enorme portata, ma che non conosco affatto.
Grazie.

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Miglior risposta 6 MAG 2024

Gentile Simone,
è ipotizzabile che le due pecedenti esperienze di psicoterapia (di cui non indica la durata) l'abbiano aiutato solo parzialmente senza arrivare ad una risoluzione definitiva delle fobie e ad una buona ristrutturazione della sua personalità sia per l'aspetto riguardante l'identità sessuale che per quello riguardante l'autostima e l'ansia sociale.
Il recente lutto subìto le ha probabilmente aperto la mente alle contingenze della vita comportando una maggiore sensibilizzazione alla necessità di sciogliere i suoi nodi esistenziali.
Pertanto le consiglio di riprendere l'esperienza terapeutica mediante un percorso integrato preferibilmente ad indirizzo fenomenologico esistenziale.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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5 MAG 2024

Caro Simone,

La ringrazio per aver condiviso la Sua storia con tanta apertura e dettaglio. Mi colpisce il Suo desiderio di cambiamento e la consapevolezza che ha riguardo alle Sue difficoltà emotive e sociali. La complessità delle Sue esperienze merita un approccio terapeutico attento e personalizzato.

Dal suo messaggio emerge una serie di tematiche importanti: le fobie specifiche, le difficoltà di relazione sociale, la questione dell'identità sessuale e il recente lutto. Tutto questo suggerisce che un approccio terapeutico integrativo, che non si limiti a trattare isolatamente i sintomi ma che esplori più ampiamente la Sua storia personale e le Sue relazioni, potrebbe essere più adatto.

In considerazione delle Sue esperienze passate con la terapia cognitivo-comportamentale e quella breve strategica, e tenendo conto del fatto che queste hanno avuto successi limitati, potrebbe essere utile esplorare un tipo di psicoterapia che enfatizzi un maggiore lavoro sulle dinamiche interne e sulle relazioni.

Potrebbe esserle di maggiore supporto anche un terapeuta specializzato in terapie orientate al trauma, soprattutto alla luce del lutto che ha recentemente vissuto e che ha scosso profondamente la Sua visione della vita.

Indipendentemente dall’approccio del terapeuta, però, è importante che si senta a Suo agio con il terapeuta scelto, così da creare una relazione di fiducia.

Mi rendo conto che il cammino può sembrare comolesso, ma la Sua volontà di cercare aiuto e di voler fare cambiamenti significativi è un segno molto positivo del Suo impegno verso il proprio benessere.

Cordialmente,
Dott.ssa Diana Sala

Dott.ssa Diana Sala Psicologo a Milano

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5 MAG 2024

Gentile Simone,
mi sembra che ha individuato il punto. E' stato coraggioso e in grado di "mettersi in gioco", di conoscere e cercare di lavorare sui sintomi espliciti delle sofferenze che sente da tempo, con le prime psicoterapie (fobie, ansia sociale, agorafobia, difficoltà di socializzare, dipendenza affettiva, giudizio nei tuoi confronti e sugli altri...) che mi sembra le siano servite molto ad aprire, spazi di riflessione su di se e sulla sua identità nelle relazioni e nel mondo. Questi sintomi che esprimono un disagio, che come dice lei è più profondo, necessitano di una terapia più lunga che indaghi la sua storia, il suo sentire e il suo vissuto interiore, in modo strutturato. Così, da poter arrivare, senza darsi fretta, ad esprimere liberamente e responsabilmente un'identità che le appartenga e che la rafforzi in struttura e sicurezza personale. Nella sua storia, evidentemente molto antica ci sono delle questioni aprertissime da dover trattare in modo dettagliato, così da poter vivere l'oggi con libertà dai "fardelli" e dai "pesi" che la opprimono. Una storia, che mi permetto di ipotizzare, non l'ha portata a rafforzarsi sulla sua identità non solo sessuale, che è parte fondamentale, ma non esclusiva del problema che ci ha presentato, ma in modo più complesso le ha limitato la capacità di percepirsi adulto strutturato e consapevole. Un adulto cioè che le potrà dare la forza di riconoscersi e riconfermarsi da solo, senza dover creare dipendenze affettive e legami "malati", aspettandosi dagli altri delle riconferme, ed essere più capace di stare nel mondo, accogliendo le parti belle ma anche le fragilità che ci danno il senso del limite e di umanità piena e non giudicante. Se arriva a questa accettazione della sua storia senza giudicarla, se parte dalla morte che è stata dolorosissima, ma un'occasione per riscoprire la pienezza della vita nelle piccole cose, forse ci sarà una via di uscita rispetto a tutte le difficoltà di "stare nel mondo" che ha trovato fino ad ora. Io sono speranzoso, perchè leggo la sua volontà a farlo. Sul tipo di terapia del profondo da scegliere. Ci sono vari approcci di terapie che trattano i temi del profondo, andando aldilà del sintomo: la Gestalt, la Psicoanalisi (junghiana, freudiana, lacaniana...), la Terapia transazionale.... Sta a lei prendere una decisione in tal senso. Le auguro che da questa morte dolorosa, potrà donarsi percorsi di trasformazione per rafforzarsi come uomo nel mondo e con gli altri.
Cari saluti
Dott. Carlo Maria Cananzi

Dott. Carlo Maria Cananzi Psicologo a Napoli

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5 MAG 2024

Buongiorno Simone ,
Intanto grazie per la tua condivisione .
Dal tuo racconto emerge profondamente la necessita' di ritrovarti e di conoscerti a fondo.
Probabilmente vorresti ri-conoscerti in relazione con gli altri , e ponendoti a paragone con l'ambiente circostante emergono paure e ansie di cui parli .
Ognuno di noi ha una modalita' di relazionarsi con l'esterno che e' unica.
La visione di te in relazione agli altri potrebbe essere condizionata da aspettative che hai nei tuoi confronti. Potrebbe essere utile esplorare cio' che senti e lavorare in un contesto protetto e accogleinte accompagnato da un professionista nell'esplorazione di parti di te che probabilmente sono pronte ad emergere per poter essere intanto osservate e poi accettate e se sara' necessario "modellate "
Ma in primo luogo e' importante che tu possa accettarle e onorarle perche sono qualita ' uniche e importanti che ti caratterizzzano.
Penso che un percorso di accettazione di te in questo momento possa esserti utile , attraverso un approccio integrale, visto che sul sintomo ci hai gia lavorato in passato come dici .
Iniziare a prendersi cura di se in ogni aspetto che non conosciamo e' il primo atto di cambiamento in consapevolezza .
Se desideri sono disponibile per ulteriori approfondimenti e info .
Disponibile anche online.
Dr.ssa Alessandra Petrachi

Dott.ssa Alessandra Petrachi Psicologo a Rimini

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5 MAG 2024

Gentile Simone, sono d'accordo con lei quando dice di volersi soffermare su altro, oltre alle sue fobie in terapia. Lo scrive lei stesso, "non mi conosco". Per quanto riguarda l'orientamento psicoterapico, per le fobie generalmente è consigliato l'approccio cognitivo-comportamentale, tuttavia in generale il buon esito della terapia è legato alla relazione e all'alleanza terapeutica che sic rea tra pz e terapeuta. Scelga un professionista di cui sente di potersi fidare e parta lì, se si è trovato bene durante la prima psicoterapia che ha effettuato nulla le vieta di tornare dal collega con una nuova domanda di trattamento o al contrario cercare un'altra figura.
In bocca al lupo,
Cordiali Saluti
Dott.ssa Francesca Gastaldo

Dott.ssa Francesca Gastaldo Psicologo a Milano

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