Bioenergetica per la gestione della rabbia: come può aiutarci?

La bioenergetica può aiutarci a regolare la rabbia? Scopri come la bioenergetica può essere utile nella gestione dell'aggressività e della rabbia.

2 NOV 2023 · Tempo di lettura: min.
Bioenergetica per la gestione della rabbia: come può aiutarci?

Il tema del diavolo è sempre stato presente nella storia dell’umanità, e ancora di più in quella particolare storia dell’umanità che è lo studio del funzionamento della mente. Fin da sempre dualistico, il nostro pensiero comune è sempre stato scisso tra i concetti di buono/cattivo; bello/brutto; giusto/ingiusto e così via. Le religioni, in particolare, non tutte ma la maggior parte – il nostro impianto cristiano-cattolico, per dirne una – ci hanno sempre descritto in balìa della scelta tra bene e male e spinti a seguire quello che la morale corrente ha individuato volta per volta come bene, a qualunque costo ed in qualunque circostanza.

Da qui l’insorgere dei sensi di colpa e delle inadeguatezze che influenzano da sempre i nostri comportamenti, molto spesso anche se in maniera sottile (un nodo energetico annidato nell’inconscio potrà ad esempio tentare di emergere in superficie facendosi riconoscere nel gesticolare nervoso ed eccessivo del paziente durante l’incontro). Dopo Freud, Reich, Lowen è il turno di Shapiro, allievo di Lowen, ennesimo terapeuta che si sofferma sul concetto di ‘diavolo’ per meglio chiarirne portata ed ambito di intervento. Col termine ‘diavolo’  Shapiro allude in realtà al dibuk ebraico, una sorta di alleato provocatore del mistico capace (tramite appunto lo strumento della provocazione) di aiutare l’asceta a tirar fuori da se’ tutta l’energia che gli abita dentro e che altrimenti rischierebbe di restare inesplosa, e quindi di implodere.

Con questo diavolo complice ed alleato, Shapiro spiega che si può addirittura giocare, tanto che da queste riflessioni è nata l’espressione ‘avere un buon diavolo’ per descrivere una persona con un alto e ben sviluppato grado di vitalità (la coppia vitalità-aggressività, intesa qui la seconda come parte imprescindibile, conditio sine qua non,  della prima). Questo concetto del dibuk ci invita a non temere i nostri lati oscuri, non sempre e necessariamente legati a forme più o meno forti di perdita del Se’, ma anzi ad imparare a percepirli come alleati in grado di favorire la nostra espansione, a scapito di ogni giudizio aprioristico che li ritenga moralmente inaccettabili.

Come può la bioenergetica aiutarci nella gestione della rabbia?

Il punto focale del lavoro bioenergetico, fa notare la dott.ssa Moselli, sta nel concetto di integrazione: avremo stretto un’alleanza col nostro diavolo solo nel momento in cui saremo riusciti ad incorporarlo nel nostro vero Se’ senza aver avuto bisogno di scagliarlo lontano da noi (vale a dire nell’inconscio, dove continuerà a produrre i suoi effetti anche se apparentemente invisibile).

Ma ancora: cosa si intende esattamente per ‘diavolo’? Con questo termine, i terapeuti bioenergetici si riferiscono sostanzialmente a due nostre componenti essenziali: l’aggressività e la sessualità. O meglio, il nostro modo di vivere l’una e l’altra. (Reich addirittura riduceva tutto alla componente sessuale, definendo il carattere genitale e quello nevrotico a seconda della pienezza e salute della componente sessuale).

Il corretto modo di vivere queste due componenti richiama poi il concetto di possesso: quando noi, ad esempio, non possediamo la nostra componente aggressiva ne siamo viceversa posseduti perché teniamo questo tipo di energia scissa da noi quindi fuori controllo, o per meglio dire, fuori dalla nostra capacità di auto-regolazione interna. Shapiro descrive inoltre una vasta tipologia di diavoli, tra cui lo studioso ritiene quello genitoriale il più forte. Il diavolo del genitore (quello che a suo tempo ci disse come saremmo dovuti o non dovuti essere, condizionando per sempre la nostra immagine, inclusa quella che noi abbiamo di noi stessi, anzi, forse soprattutto questa) a volte è infatti così forte da inibire completamente i nostri meccanismi interni di auto-regolazione, per cui non possiamo far altro che subirlo (cosa che capita anche e soprattutto nel caso di uno o due genitori ansiosi, insicuri, timorosi, fragili e così via).

La dott.ssa Moselli porta l’esempio del bambino che corre felice sulla spiaggia quando gli arriva l’urlo ansioso della madre che gli intima di fermarsi: ecco, quell’energia bloccata diventa resistenza, quel muro di gomma che non ci fa andare verso il naturale sviluppo della nostra personalità. A volte si resiste anche a qualcosa che può farci addirittura bene, come nel caso del masochista, che per esser stato violato troppe volte nel suo diritto alla libertà ad un certo punto nega addirittura a se stesso quello che sarebbe in realtà il modo di agire più conforme al suo reale sentire, riconoscendo solo nella modalità del dolore, sia mentale che fisico, l’unico linguaggio capace di farlo sentire vivo – di accendere il diavolo che è in lui, direbbe in sostanza Shapiro, parafrasando la nota canzone di Zucchero -.

Ogni carattere possiede i suoi elementi di resistenza, nati per proteggere la parte più fragile di sé, quindi nel periodo infantile in seguito a spinte funzionali, che funzionali non sono più  quando continuiamo ad esserne posseduti anche in età adulta, quando si dovrebbero padroneggiare quegli strumenti importanti per andare incontro alla vita (la capacità di affrontare una perdita; un abbandono; un lutto; una sconfitta e così via).

Il non possesso della nostra parte aggressiva limita la nostra espansione; dobbiamo quindi ripossedere quell’energia bloccata, reintegrando dentro di noi quegli elementi che non abbiamo voluto o potuto affrontare. Il lavoro bioenergetico, che sia individuale o di gruppo, si basa proprio sul concetto di arrivare a ripossedere il proprio diavolo, la nostra parte aggressiva e la nostra parte sessuale.

“Ripossedere” significa percepire esattamente il contatto con quel tipo di energia, avvertirne il calore (Shapiro), riuscire a canalizzarlo verso l’espansione del nostro Se’, senza esserne schiavi come succede in caso di deviazione sessuale, in eccesso ma anche in difetto (qui difetta appunto il contatto, la sensibilità del e col proprio corpo) o di forme accentuate di aggressività (la persona che non riesce mai ad arrabbiarsi come quella che si arrabbia di continuo evidentemente non possiedono ancora un sano meccanismo interno di auto-regolazione).

A questo punto la dott.ssa Moselli tiene a precisare che l’analisi bioenergetica non vuole creare maniaci sessuali né iperaggressivi, ma solo scongiurare il mancato possesso, in sostanza la mancata autoconsapevolezza ed accettazione di tali nostre parti innate ed intime che troppo spesso condiziona, a volte anche sotto silenzio, la nostra intera esistenza.

La bioenergetica distingue infatti tra aggressività e sessualità (anche quest’ultima indice di capacità vitale, di vitalità) integrata e non integrata, intendendo con quest’ultima l’aggressività e la sessualità che non canalizzano ma disperdono l’energia della persona. Attraverso sia una terapia verbale che un invito al contatto perseguito dagli appositi esercizi, la bioenergetica propone di ‘arrendersi al corpo’ (concetto ripreso più avanti da John Pierrakos, co-fondatore della bioenergetica insieme ad A. Lowen, che, esaltando l’aspetto spirituale di questo tipo di approccio, parla di arrendersi al Core, il nucleo divino), e lo fa, come noto, sottolineando l’importanza della respirazione. Per la bioenergetica tutto infatti risiede ed è leggibile nella nostra capacità respiratoria. A volte anche dei semplici sussurri che il terapeuta ci invita ad emettere magari insieme a leggere modulazioni della voce possono evidenziare dei blocchi o delle resistenze che, se ascoltate con attenzione, riusciamo a localizzare in certe parti del corpo.

Per la bioenergetica ricontattare queste zone congelate tramite un uso consapevole del respiro è il primo passo, forse quello più importante in assoluto, verso la liberazione di queste ostruzioni energetiche. Non a caso capita spesso che il paziente (o il cliente, nel caso del Counselor) si abbandoni a crisi di pianto e/o di rabbia e sciolga così alcuni dei blocchi che porta dentro. Il buon funzionamento di una terapia bioenergetica è evidenziato da un qualche cambiamento della propria percezione corporea, o corporeità, e non da singole prese di coscienza elaborate a livello puramente intellettuale o verbale. Il corpo è il termometro e su di lui si orienta e prende una certa forma il lavoro da svolgere, che sia col terapeuta o col Counselor.

Come può la bioenergetica aiutarci nella gestione della rabbia?

Al fine di favorire il contatto col proprio Se’ corporeo, si parte da quello che sentiamo in un dato momento – non si tratta di recitare un copione, infatti , ma di sentire quello che c’è -; in seguito si lavora sull’espressione di sé in modo da riacquistare il diritto di esistere nel proprio corpo, quindi di avere anche dei legittimi bisogni che abbiamo il diritto di esprimere e non l’obbligo di tenere scissi (o nascosti, o temuti, o sempre sotto controllo, ricordiamo la differenza tra auto-regolazione e controllo).

Riemerge ad esempio il diritto di essere sostenuto, di non doversi sempre mostrare al top, il diritto alla libertà, soprattutto alla libertà di espressione (con chiari benefici sull’assertività), e così via. Il concetto di base poggia sull’idea che ogni bisogno che ci impediamo di esprimere – quindi di incanalare verso l’esterno – non potrà far altro che tornare indietro in conseguenza di un effetto boomerang ed implodere dentro di noi, creando un surplus energetico che ogni tanto dovrà comunque sia scaricarsi all’esterno, ma purtroppo secondo anomale modalità (questo capita sia per la componente aggressiva che sessuale: la capacità sessuale ed aggressiva le possiedi se non le reprimi né le usi sopra le righe: ‘Ognuno di noi’, aggiunge la dott.ssa Moselli, ‘sa bene cosa voglio dire, se si ascolta in modo sincero’).

Il lavoro bioenergetico non ci salva da questi surplus energetici, ma ci consente di esprimerli e rielaborarli in un contesto protetto e soprattutto alla presenza di qualcuno che sa come contenerli e come aiutarci nella loro corretta ristrutturazione. Alla ristrutturazione operata insieme al terapeuta seguirà poi una auto-ristrutturazione, ossia l’acquisizione di quella capacità auto-regolativa di cui sopra: l’integrazione è compiuta! D’altronde per Lowen e tutto l’approccio bioenergetico la differenza tra Eros (creatività)  e Tanatos (distruttività) in realtà non esiste in quanto derivata da sovrastrutture culturali e non innata nell’essere umano: secondo questo approccio, anche la stessa auto-distruttività viene indotta da un elemento esterno giudicante che ci impedisce di accettarci così come siamo e ci induce al nostro male forse più grande, il senso di colpa.

Questa non accettazione di Tanatos come qualità innata dell’uomo è comune anche alla Gestalt, alla terapia Rogersiana e in genere a tutte le correnti umanistiche che la ritengono frutto del dualismo tra individuo e cultura, e che asseriscono che l’individuo in realtà nasce sano e  viene corrotto solo in un secondo momento ad opera della morale comune. Qui però forse il cane si morde la coda: se l’individuo nasce sano, se il mancato possesso o la mancata auto-regolazione delle nostre capacità sessuali ed aggressive sono solo devianze da ristrutturare intorno ad un modello ritenuto in partenza sano, non si torna un po’ al ‘dobbiamo essere tutti buoni’ che ci ha inflitto la religione?

Insomma, chi è che stabilisce i confini tra salute e malattia? Il masochismo, ad esempio, è sempre un atteggiamento deviato o può esistere un masochismo ben posseduto? O peggio, un sadismo ben posseduto? O una qualunque forma di aggressività verso l’altro? Insomma, entro quali limiti, se di limiti si tratta, è lecito accettare ed esprimere certe nostre attitudini sessuali o aggressive? E come è possibile escludere totalmente un giudizio etico o morale? Non si tratta di un atteggiamento illusorio? Come si vede il discorso si amplia, e forse c’è ancora tanto da scoprire.

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Scritto da

Dott.ssa Barbara Bedini

Bibliografia

  • Lowen, A (2013). Bioenergetica. Ed. Economica Feltrinelli
  • Lowen, A (1991). La Spiritualità del corpo. Ed. Astrolabio
  • Marchino, L (2012). La Forza e la Grazia. Ed. Bollati Boringhieri

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