Disturbo ossessivo compulsivo e la terapia Cognitivo comportamentale

I disturbi ossessivo-compulsivi possono manifestarsi con diversi contenuti. La terapia che si è dimostrata efficace nel loro trattamento è la cognitivo-comportamentale.

10 NOV 2022 · Tempo di lettura: min.
Disturbo ossessivo compulsivo e la terapia Cognitivo comportamentale

I disturbi ossessivo-compulsivi sono dei quadri clinici complessi che variano molto da individuo a individuo per intensità e contenuto. Vi sono nella popolazione generale un gran numero di sintomi ossessivo compulsivi che però non causano un disagio significativo e non sono un ostacolo nella vita di tutti i giorni. I disturbi Ossessivo compulsivi che hanno una rilevanza clinica hanno una prevalenza stimata intorno al 2-3% della popolazione.

Ma quali sono le caratteristiche di un disturbo ossessivo compulsivo?

La persona sente un impulso interiore percepito come intrusivo che lo spinge a pensare a specifici contenuti (ossessioni) e/o a fare determinate azioni (compulsioni). La persona inoltre considera assurdo, inappropriato o senza scopo il contenuto dei pensieri e delle azioni.

Il contenuto delle ossessioni è molto variabile e può riguardare:

  • -Contenuti di pulizia e lavaggio, ad esempio può esserci l'idea ossessiva di potersi prendere una malattia grave e improbabile (come l'AIDS) e la conseguente compulsione a lavarsi in continuazione le mani.
  • -Contenuti di controllo, riguardanti l'aver dimenticato di fare qualcosa di potenzialmente pericoloso e la conseguente azione di controllo; ad esempio si può avere l'idea ossessiva di non aver spento il gas in cucina e la compulsione di tornarci per controllare se è stato spento davvero.
  • I temi sul controllo possono riguardare anche altri contenuti come la paura irrazionale di farsi del male o di far del male agli altri, o di compiere azioni sconvenienti in pubblico: ci può essere la paura di perdere il controllo e aggredire un parente e la conseguente compulsione di nascondere tutti i coltelli o le armi improvvisate per impedire che ciò accada.

La consapevolezza in questo disturbo sull'irrazionalità dei pensieri e delle azioni c'è sempre, ma può variare molto da persona a persona. Ci può quindi essere una persona che riconosce che lavarsi le mani cinquanta volte al giorno non è di aiuto per evitare di prendersi l'AIDS, perché sa benissimo che tale malattia non si trasmette attraverso lo sporco, eppure l'idea le assedia la mente e lavarsi le mani è l'unico modo per tranquillizzarsi. Oppure ci può essere una persona che ha un minore livello di consapevolezza e dei sintomi più gravi per cui inizia a fare fatica a distinguere la realtà, ma mantiene comunque un certo livello di dubbio.

Cosa ci dicono le neuroscienze su questo disturbo?

Dalle indagini neurofisiologiche svolte negli anni è emerso un coinvolgimento del lobo frontale e dei gangli della base. Il lobo frontale ha un fondamentale ruolo nella progettazione delle azioni e dei pensieri. I gangli della base invece hanno una funzione che si può definire "filtrante": consentono l'esecuzione di movimenti e comportamenti automatici eliminando impulsi che sono irrilevanti. Di solito il circuito formato da queste due aree quando funziona adeguatamente consente di progettare ed eseguire azioni e pensieri senza problemi.

Nei soggetti affetti da disturbo ossessivo compulsivo, invece, c'è un maggior consumo di energia da parte del "filtro" che non sembra più in grado di eliminare gli stimoli irrilevanti che dovevano essere appunto filtrati senza alcuno sforzo. Le ricerche hanno mostrato che in seguito a terapie portate a termine con successo nei pazienti emergeva una normalizzazione di questo circuito.

Le terapie sono sia di tipo farmacologico sia non farmacologico.

La terapia farmacologica

Per quanto riguarda la terapia farmacologica è stato notato che i disturbi ossessivo compulsivi non rispondono agli ansiolitici, mentre risultano efficaci gli SSRI (inibitori della ricaptazione della serotonina) che vengono pertanto utilizzati nel trattamento di questo disturbo. Questi portano a una riduzione dei sintomi anche se a volte è necessario provare più tipologie di farmaci per individuare quello che risulta efficace. Il primo problema della terapia farmacologica è però l'alta percentuale di pazienti farmacoresistenti: il 50-30% non risponde a nessun farmaco. Più problematica ancora risulta la conseguenza legata alla sospensione di questi farmaci, ovvero un ritorno dei sintomi nell'80-90% dei casi.

La terapia cognitivo comportamentale

La terapia cognitivo comportamentale per i disturbi ossessivo compulsivi è stata sviluppata nella metà degli anni 60 ed ha ricevuto sia l'aggiunta di nuovi contributi nel corso degli anni sia diverse prove di efficacia nella ricerca. Dagli studi sulla sua efficacia è emerso che ci sono tassi di miglioramento nel 50-85% dei casi e, ancora più rilevante, nel 70-80% dei casi i miglioramenti rimangono stabili nel tempo. Il cuore della terapia è costituito dalla tecnica dell'Esposizione e della Prevenzione della risposta. Questa tecnica consiste nell'esporre il paziente ai contenuti che teme e nel contempo gli viene prescritto di non eseguire l'azione della compulsione. Per esempio nel caso di una persona che teme di contrarre una malattia se tocca delle superfici sporche e che di conseguenza si lava compulsivamente le mani, il paziente viene esposto a una superficie sporca lasciando che l'ansia salga evitando di lavarsi le mani. Questo viene eseguito partendo dagli stimoli che inducono meno ansia per poi aumentare la difficoltà e andare in ordine crescente agli stimoli che inducono sempre più ansia. L'esposizione prolungata allo stimolo temuto porta il cervello a un proceesso di abituazione per cui l'effetto emotivo dello stesso stimolo decresce. Il fatto che la persona arrivi a una diminuzione dello stato ansioso senza compiere l'azione, in questo caso lavarsi le mani, porta alla riduzione dei sintomi.

Il principale problema dell'impiego di questa tecnica è che spesso dopo la spiegazione del procedimento molti pazienti si rifiutano di sottoporvisi o la interrompono. Risultano quindi molto utili per la riuscita della terapia l'uso di altre tecniche cognitive, una adeguata psico-educazione su come funzioni il disturbo, la costruzione di un'alleanza terapeutica e un rapporto di fiducia tra terapeuta e paziente.

Bibliografia

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Scritto da

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