Figlio adolescente aggressivo: come comportarsi?

«I due grandi problemi dell’adolescenza sono: trovarsi un posto nella società e, allo stesso tempo, trovare se stessi». (Bruno Bettelheim)

28 NOV 2017 · Tempo di lettura: min.
Figlio adolescente aggressivo: come comportarsi?

Siamo certi che molti di voi genitori si saranno posti questa domanda: "come posso comportarmi con mio figlio adolescente e ultimamente aggressivo"? È, probabilmente, uno degli scogli più difficili da affrontare per un genitore.

Ci si trova a dover gestire la "ribellione" del proprio figlio, ma come riuscirci? Ne abbiamo parlato con la Dott.ssa Patrizia Mattioli.

  • Adolescenza: perché è, in generale, una fase così problematica?

L'adolescenza è un momento delicato del percorso di crescita dei nostri ragazzi perché mette in discussione tutte le certezze delle fasi evolutive precedenti, a cominciare da quelle legate ai cambiamenti corporei. A seguito dello sviluppo puberale il corpo perde le caratteristiche infantili. Questo ha ripercussioni importanti sul piano dell'identità personale, soprattutto se il corpo ne rappresenta uno degli elementi principali, cioè se si hanno pochi altri elementi per mantenere un senso di continuità nel passaggio dall'infanzia all'età adulta. Non ci si troverà più, nel corso della vita, ad affrontare un cambiamento così radicale nell'aspetto fisico, come quello che avviene durante l'adolescenza, se non in caso di gravi incidenti o malattie.

Normalmente il corpo cambia e si trasforma così lentamente da dare quasi l'impressione che resti fermo: ciò permette di adattarsi gradualmente ai cambiamenti dovuti al passare del tempo. Quello che avviene durante lo sviluppo, invece, comporta una revisione totale dell'identità corporea, costringendo l'adolescente a passare abbastanza velocemente da un corpo bambino a un corpo adulto. Il corpo che cambia rapidamente attrae l'attenzione del/lla ragazzo/a che passa molto tempo davanti allo specchio e si confronta continuamente con gli altri: nessuno è mai soddisfatto del proprio corpo. Ne deriva un senso di estraneità e inadeguatezza che sono tra le cause della grande sensibilità, a questa età, al giudizio degli altri, soprattutto a quello dei coetanei, proprio per il bisogno di avere una conferma esterna dell'accettabilità del proprio corpo anche dopo il cambiamento.

  • Spesso durante questa tappa i figli sono aggressivi. Come mai?

L'aggressività, più o meno marcate nei confronti dei genitori, è abbastanza caratteristica del percorso adolescenziale.

Durante l'adolescenza, grazie allo sviluppo della capacità di astrazione (cioè della capacità di andare oltre i fatti concreti elaborando ipotesi e teorie sulla realtà al di là di quella che viene vissuta personalmente), l'adolescente si rende conto che la realtà può essere interpretata secondo diversi punti di vista, e questo lo porta ad assumere una visione più relativistica di quello che la realtà è.

I genitori, che durante l'infanzia e la fanciullezza erano considerati come depositari di verità e valori assoluti, ora vengono visti come persone comuni, relativizzati, con le insicurezze e i problemi che caratterizzano la vita di tutti e quindi anche meno essenziali per la conferma della propria identità, conferma che ora viene ricercata nelle relazioni extrafamiliari. Gli adolescenti passano gradualmente da uno stato di dipendenza in cui l'aiuto, la guida, il sostegno e la rassicurazione provengono dai genitori, a uno stato intermedio in cui il sostegno e l'approvazione provengono dalle amicizie, dai rapporti sentimentali, dai rapporti con altri adulti, per arrivare a uno stato di autonomia in cui sono in grado di pensare, valutare, fare scelte, prendere decisioni, seguendo un personale punto di vista.

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Durante questo percorso si susseguono normalmente vari stati emotivi: la rabbia nei confronti dei genitori per la scoperta dei loro limiti (che può dare luogo a condotte aggressive di varia entità), la colpa per il graduale allontanamento da loro, il senso di indipendenza dopo aver ritrovato un equilibrio, e tutto avverrà tanto meno dolorosamente quanto più stabile e sicuro sarà stato l'attaccamento.

  • I genitori come possono gestire l'aggressività dei propri figli adolescenti?

Possono gestirla attraverso la flessibilità. Le discussioni risulteranno più complicate se i genitori non saranno sufficientemente flessibili da considerare che quei presupposti sui quali hanno basato per anni il proprio comportamento sono suscettibili di critiche. I genitori dovranno accettare di rinunciare ad essere l'unico modello di riferimento e di essere messi a confronto con altri modelli essere visti con occhio critico.

Consideriamo poi che l'intensità dell'aggressività è indirettamente proporzionale alla difficoltà del percorso: quanto più difficile risulta per l'adolescente la costruzione dell'autonomia affettiva e l'allontanamento dalle figure genitoriali, tanto maggiore sarà l'aggressività nei loro confronti. È un passaggio necessario all'allontanamento.

Se l'autonomia del figlio stimola nei genitori sentimenti di inadeguatezza, incontrollabilità, perdita, insicurezza, questi saranno difficili da affrontare e gestire se non si può contare su un rapporto di coppia sereno e/o sul sostegno di altre figure di riferimento. I messaggi dei figli arrivano dritti al cuore (al sé) e nell'elaborare il proprio vissuto spesso si perde quella parte dell'informazione che riguarda proprio loro, i figli.

  • Come parlare ai "figli difficili"?

Cercando di capire e utilizzare il loro linguaggio. Soprattutto i genitori dovrebbero sforzarsi di osservare e ascoltare e farsi aiutare dove non riescono. A volte i figli sono difficili con i genitori, ma più disponibili a parlare e ad ascoltare adulti affidabili che ruotano intorno alla famiglia o alla scuola.

  • Come rispondere agli insulti o come reagire di fronte alle reazioni aggressive?

In generale è bene mantenere la stabilità e non rispondere alle reazioni aggressive del figlio adolescente, lasciar cadere gli insulti, che spesso sono tentativi maldestri e grossolani di affermazione del punto di vista personale, diverso da quello familiare, quando non messe alla prova della tenuta emotiva dei genitori: sapere che sopravviveranno ai propri attacchi è di solito molto rassicurante.

  • Come riuscire a farsi ascoltare?

Come dicevo i genitori dovrebbero sforzarsi di ascoltare, e accettare i cambiamenti nella relazione. In ogni caso in generale per farsi ascoltare bisogna essere considerati affidabili, dimostrarsi validi come modelli di riferimento, accoglienti e accettanti.

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  • Quando è necessario rivolgersi a un professionista?

I genitori devono considerare questa eventualità se hanno la percezione di aver perso il controllo della situazione. Se osservano nel figlio comportamenti disfunzionali o a rischio, o quando il conflitto invade tutto lo spazio relazionale senza portare a un reale confronto, e non ci sono altri momenti comunicativi al di là dello scontro oppure quando i genitori non sono in accordo sulla linea educativa da seguire e il conflitto con il figlio rappresenta soprattutto un conflitto di coppia.

Hai bisogno di ulteriori informazioni su questo tema? Chiedi informazioni privatamente alla Dott.ssa Patrizia Mattioli.

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Scritto da

Dott.ssa Patrizia Mattioli

Psicologa e Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale, Socio ordinario della Sitcc. Consulente scolastico. Lavora da trent’anni in campo clinico e scolastico. Ha pubblicato Itinerario di Psicologia (2008), Uno Psicologo nella Scuola (2015) e Attaccamenti a Scuola (2017). Autrice di numerosi articoli pubblicati nel web e su riviste di settore. Blogger per Il Fatto Quotidiano

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Commenti 3
  • Loredana Andreoli

    E proprio vero il conflitto con il figlio diventa e rappresenta un conflitto di coppia. Con un figlio di 14 anni che è in piena adolescenza poco dialogo solo cellulare e amici... La famiglia non interessa più.. Litigare per uscire a vedere un film al cinema in famiglia.

  • Coman Violeta

    Buongiorno, vorei sapere a Messina ci siete? E dove?

  • De luca giuseppina

    Salve, ho un bambino di 6 anni con problemi comportamentali, ho bisogno di essere aiutata a farlo stare bene con se stesso e con gli altri.

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