L'Ascolto del Corpo

Questo Articolo dedicato al tema del Corpo è tratto dal volume Pedagogia Generale e Sociale, di cui sono autreice ,e che ho pubblicato per Unicopli nel 2011.

2 MAG 2016 · Tempo di lettura: min.
L'Ascolto del Corpo

La cultura orientale si è molto occupata del significato che il respiro ha nel rapporto corpo- mente. Attraverso la regolazione del respiro si producono degli effetti incredibili sullo stile di vita e sulla salute in generale.

Fornisco la citazione che segue prelevata da un testo curato da insegnanti di yoga a livello internazionale.

Con questa filosofia ci si può sentire o meno in sintonia, ma ciò che interessa qui è che apre ad una modalità dell'essere in cui il respiro sicuramente ignorato da noi, è invece fondamentale: perché è la funzione che premette alla mente di essere nel presente. Vivere appieno è stare uniti al proprio respiro:

"Come possiamo fare per arrivare ad arrestare questo movimento di dispersione? Noi viviamo a partire dai sensi. La memoria è tenuta sveglia perché noi vediamo, perché noi ascoltiamo e da lì sorge il film di un pensiero che prende la sua fonte dal passato e blocca la nostra capacità di vivere. La nostra relazione col passato è una relazione di memoria. Con il futuro si tratta di una proiezione. Ma vivere non può farsi che nel presente. Il fatto di rendere il mentale stabile, di integrarlo, di unificare il corpo e il mentale, è una buona pratica che cambia il nostro comportamento"[1].

Il lettore porti la sua attenzione in questo momento al proprio respiro. L'aria entra ed esce dalle narici in modo tranquillo, e consente la vita, e ciò in modo del tutto automatico ignorato dalla nostra coscienza.

I due tempi dell'atto respiratorio (inspirare, espirare) sono presi a modello di concetti quali: l'essere ispirati, avere una ispirazione (inspirazione), che parlano di uno stato di creatività, energia, di nuovo, di vita, e lo spirare (espirare), il morire. È certo che siamo venuti al mondo inspirando e ce ne andremo con l'atto di espirare.

E nella nostra vita di ogni giorno che cosa sappiamo del nostro respiro?

A livello cosciente non vi facciamo caso, ma da molti modi di dire emerge la consapevolezza che si ha dell'influsso degli stati emozionali sul respiro.

" Essere in affanno, mi manca il fiato, ho il fiato corto, mi togli il fiato, mi mancava il fiato, per un soffio, mi aliti sul collo, lasciami respirare" sono le espressioni che usiamo e che parlano di fretta, disagio fastidio… espressioni che dicono quanto l'essere disturbati, in allerta, colpisca questa funzione vitale.

Ma c'è anche il sospiro che dice di un tempo di silenzio forse, dopo il quale la persona sospirando si riprende dai pensieri in cui era immersa ed è come un lasciare andare, girare pagina, lasciarli dietro di sé e procedere verso altro con nuove energie.

Così come è il sospiro dei pensieri che rimangono e continuano a preoccupare, ma è sempre un riprendersi, uno spostarsi a lato, una temporalità che dice di un prima e di un dopo.

C'è il respiro affannoso, quello bloccato dall'angoscia dell'Urlo di Munch, quello frammentato dello sciogliersi in lacrime e del singhiozzo, c'è il respiro dell'atto sessuale e il respiro sospeso dell'orgasmo.

C'è il respiro profondo e quello sottile dello stato di quiete che dice di un equilibrio tra la mente e il corpo.

Quello silenzioso e quello che nell'e-spirazione,ha bisogno di essere accompagnato dalla voce, dal grido, dal sussurro, dal gemito...

Nella gravidanza e nel parto come con l'ammalato, è fondamentale conoscere la dinamica del respiro, in generale e in quella persona in particolare, per utilizzarlo come risorsa sia sul piano psichico che su quello meramente tecnico.

Il tatto e il contatto influiscono sul respiro: lo regolano perché influiscono sullo stato emotivo della persona, e poiché agiscono sul corpo immaginario- cioè sulla rappresentazione immaginaria, fantasmatica del corpo- possono indurre una regressione profonda .Può accadere ad esempio se la persona è distesa (e non di rado infatti può capitare) che "si sciolga in lacrime ".

Questa eventualità può essere positiva o meno in relazione al contesto relazionale in atto, va comunque sempre messa in conto e l'operatore deve esserne consapevole.

Se il contatto si associa all'ascolto del respiro, sia nella pratica professionale, ma anche se pensiamo alla madre dei confronti del neonato si instaura una conoscenza profonda autentica e reciproca.

È da segnalare in questo direzione il valore del massaggio praticato soprattutto dalle culture orientali e che ha molto da insegnarci.

Voce

"…Per coloro che hanno parlato o cantato in una lingua non loro: la lingua è legata ad un sistema emozionale. Il neonato si muove seguendo il ritmo dell'idioma parlato dai genitori. Così viene definendosi un temperamento dinamico, una vitalità, un modo di comportarci che è in connessione con ritmo della lingua che parliamo. Quando a un individuo o un popolo si toglie la lingua, lo si amputa di una parte integrante del comportamento emotivo che affiora attraverso l'azione del parlare e del cantare."[2]

L'udito è uno tra i sensi che si sviluppano più precocemente. Ormai sappiamo che il feto percepisce i suoni e la loro variazione, in un primo tempo attraverso la conduzione nervosa della pelle, poi a partire dal quinto mese in seguito alla formazione dell'orecchio interno percepisce i suoni attraverso le vibrazioni della colonna vertebrale materna e la parete uterina, "prima stanza musicale" [3]

Dice Dolto che con riferimento alla voce, la madre è bicefala per il feto. La voce è da subito materna-paterna, egli percepisce insieme i suoni acuti e gravi: quelli più acuti della voce della madre e quelli più gravi della voce del padre che percepisce più facilmente. E appena nato il bambino è sensibile ad entrambe le voci, le riconosce.

In gravidanza è utilizzata la pratica del canto. Nel canto il corpo vibra con intensità diverse se l'emissione riguarda l'addome, il torace, l'alto torace, la gola, il cranio.

Quando le emozioni sono trattenute la voce lo manifesta, c'è una parola per dire questo: è la voce stridula.

Non di rado capita di ascoltare bambini la cui voce viene emessa a livello dell'alto torace e del cranio: anche da ciò si può osservare la presenza di emozioni trattenute, represse…

Mediante il canto dunque la donna pratica un massaggio all'interno del proprio corpo che produce effetti importanti per se stessa e per il bambino.

Anche il malato viene sostenuto e si aggrappa alla voce, il canto, insieme alle sollecitazioni corporee, al massaggio, alla mobilizzazione, è utilizzato per il risveglio dal coma.

Già Maria Montessori, medico, educatrice e pedagogista agli inizi del secolo scorso raccomandava l'utilizzo consapevole dell'oggetto voce: variare i toni della voce è sufficiente per ottenere e mantenere l'interesse dei bambini, che vengono affascinati da questo espediente mentre al contrario finiscono per non prestare più ascolto ai toni di voce troppo alti con cui si rivolgono a loro gli adulti o gli insegnanti.

E questo potere del suono bene lo conosceva il pifferaio magico di Hamelin della antica fiaba germanica ripresa dai fratelli Grimm.

L'operatore deve sapere che con la sua voce si può dotare di uno strumento relazionale importante che ha oltretutto, come abbiamo visto per il canto, anche effetti sul piano organico poiché stimola infatti la produzione di endorfine.

La voce, il silenzio, il toccare e lo sguardo sono al pari di altri, strumenti di lavoro il cui utilizzo consapevole va appreso.


[1] Blitz G. Les Yogas. Seveyrat edit.Paris,.1988 pag.86 traduz di Emanuela Marangon

[2] Barba E.La Canoa di Carta Il Mulino edit.Bologna 1993 pag.243

[3] Pigozzi L.. A Nuda Voce,Antigone edit.Torino 2008 pag.75.

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Scritto da

Dott.ssa Emanuela Marangon

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