Perché fare paragoni fra me e gli altri mi blocca? Ma soprattutto: come ne esco?

Articolo a 4 mani: inizio io e finisci tu. Cosa significa? Io focalizzo un tema e ti do strumenti per lavorarci e ti guido nella riflessione; tu concludi con riflessioni e azioni su di te.

2 GIU 2020 · Tempo di lettura: min.
Perché fare paragoni fra me e gli altri mi blocca? Ma soprattutto: come ne esco?

Oggi ti voglio parlare di un tema che, nella mia esperienza, rappresenta spesso un punto di dolore per la realizzazione personale e per le scelte di vita. Mi riferisco al confronto con gli altri.

Sulla carta tutti sappiamo che confrontarci troppo con gli altri è qualcosa che non va bene e che ciascuno ha la propria unicità. Questo di testa; tuttavia, spesso, la "pancia" sente tutt'altro e così non possiamo fare altro che trasformare quel confronto in un messaggio negativo per noi.

Facciamo un esempio: il mio amico Matteo fa una presentazione durante un convegno ed io sono lì ad ascoltarlo. Mettiamo il caso che io rimanga particolarmente colpita dalla preparazione di Matteo e dalla sua capacità di parlare in pubblico. Se questo mio essere colpita diventa oggetto di confronto fra la mia capacità di parlare in pubblico e quella di Matteo, possono accadere due cose, una utile per me e una profondamente ostacolante per me.

  1. Posso essere ispirata dalla capacità di Matteo e desiderare anche io migliorare le mie abilità nel public speaking. Questa scelta può essere molto funzionale per me nella misura in cui io decido di arricchire una competenza che sento utile per me e, soprattutto, se come obiettivo mi pongo quello di integrarla nel mio stile comunicativo e nel mio modo di essere. Se Matteo fosse una persona molto pacata, analitica ma poco ironica e io fossi invece una persona frizzante, creativa e molto ironica, avrebbe poco senso cercare di copiare pari pari il suo stile per quanto lo possa sentire funzionale. Non solo sarebbe probabilmente difficilissimo ma sarei anche poco credibile alle orecchie e agli occhi di chi mi ascolta.
  2. Cadere nella trappola di confrontarmi con Matteo dicendo a me stessa che siccome io non sono competente quanto lui nel public speaking allora io non valgo quanto lui. Questa è una trappola profondamente disfunzionale perché ci porta a perdere di vista noi stessi fissandoci solo sulle nostre fragilità. Una strategia veramente poco utile per realizzarsi. Si tratta di un paragone negativo dal quale si esce sempre perdenti perché per quanto ci si possa impegnare a fare qualcosa non potremo mai essere come quella persona per il fatto che noi non siamo quella persona. Se adottiamo questa prospettiva, troveremo sempre qualcosa da rimproverarci: il tempo che ci abbiamo impiegato in confronto a qualcuno, la bellezza delle slides (usando sempre l'esempio della presentazione), i contenuti scelti da me e dall'altra persona, il ritmo della voce ecc…

Mi capita piuttosto frequentemente di assistere a capi che fanno confronti tra collaboratori e genitori che fanno confronti fra figli o partner che fanno confronti con i vari e le varie ex.

Erroneamente, infatti, si pensa che fare confronti sia un buon metodo per spronare le persone a migliorarsi attraverso il meccanismo della competizione. Nella mia esperienza, molto raramente questo accade; quello che invece più spesso vedo accadere è che la persona non si attiva con l'obiettivo principale di realizzare se stessa ma con quello di dimostrare che vale tanto quanto la persona con cui è stata messa a confronto. Un meccanismo che non favorisce la realizzazione personale ma, di solito, va ad alimentare circoli viziosi di aspettative e giudizi che finiscono con il mettere l'"asticella" sempre più in alto sugli obiettivi da raggiungere.

Come ne esco?

Uscire dalla dinamica disfunzionale del confronto non è facile, specie se ce la portiamo dietro da una vita. Tuttavia, riuscirci significa vivere in pace realizzandosi secondo i propri desideri e i propri valori.

  • Comprendere quali sono i tuoi obiettivi: se riesci a mettere a fuoco quali sono le tue mete e comprendi quali invece sono mete legate alle aspettative degli altri, fai già un bel balzo in avanti. Molto spesso siamo convinti di aver chiari i nostri obiettivi mentre poi, se ci pensiamo bene, ci accorgiamo che si tratta di obiettivi che hanno molto a che fare con il compiacere qualcun altro o che sono finalizzati a dimostrare a noi stessi e agli altri che valiamo. Ricordo qualche anno fa quando mi fu proposto di partecipare come relatrice a un convegno internazionale per parlare di un test di personalità; la mia ex responsabile non mancò di farmi notare con tono solenne che l'altro mio collega avrebbe partecipato sicuramente (la partecipazione era facoltativa). Ora, se io fossi caduta nella trappola di accettare di partecipare al convegno per dimostrare alla mia responsabile che anche io valevo tanto quanto il mio collega, sarei caduta in un trappolone da cui sarebbe stato un bel casino uscire. In quella fase della mia vita stavo terminando il percorso per diventare formatrice senior, mi ero da poco fidanzata con quello che poi è diventato mio marito e stavo lavorando a una grossa selezione del personale e, essendo primavera, ero stanchissima di un anno di intenso lavoro. Partecipare al convegno avrebbe voluto dire ridefinire le mie priorità per fare una cosa che mi avrebbe prosciugato un sacco di energie (considerando anche che io non sono questa cima a parlare inglese ai convegni). Insomma, non accettai. La mia partecipazione al convegno sarebbe stata un obiettivo della mia responsabile perché avrebbe dato lustro alla consociata italiana con la casa madre americana ma per me era decisamente più importante superare l'esame di formatrice senior, condurre con precisione la selezione che stavo portando avanti e avere del tempo libero da passare con il mio fidanzato. Ad oggi mi sento di dire che la scelta fatta fu la migliore che potessi fare perché tenne conto dei miei bisogni e tutti gli sforzi che feci per realizzare ciò che era in linea con me mi dette la percezione di "spendere bene" i miei sforzi. Diverso è invece quando facciamo qualcosa che, però, sentiamo "stridere" per qualche motivo; facciamo fatica e quella fatica ci pesa.

Ci sono cose che fai per dimostrare che vali tanto quanto qualcuno? Faresti comunque queste cose anche se non ci fosse qualcuno con cui confrontarti? Le faresti nello stesso modo e con gli stessi tempi? Quali bisogni hai in questo momento della tua vita?

Tieni conto che per definire un bisogno, il soggetto devi essere tu e non qualcun altro perché è solo partendo da bisogni che siano al 100% afferenti a te che puoi definire una strada. Ad esempio: ho bisogno di sentirmi amata è un mio bisogno; ho bisogno che mio marito mi dimostri amore non è un bisogno completamente afferente a me perché dipende anche dalla volontà di qualcun altro; cosa su cui non si può avere il controllo. Puoi definire un tuo bisogno, imparare ad esprimerlo ma non puoi avere la certezza che un'altra persona lo comprenda o sia disposta a soddisfarlo.

  • Comprendere quali sono i tuoi modi di essere. Tu hai caratteristiche che ti contraddistinguono; che ti piacciano o no sono le tue e fanno parte di te; puoi potenziarne alcune, incrementare altre ma ciascuno ha le sue attitudini, i suoi valori, le sue preferenze e i suoi modi di fare le cose. Provate a pensare a una persona che considerate appassionata ed esperta del suo lavoro; una di quelle persone che evidentemente è fatta per fare quel lavoro. Ora provate ad immaginare quella persona a svolgere un lavoro completamente diverso da quello che fa. Potete immaginare come si sentirebbe? Si narra che Fabrizio De Andrè avesse avuto un padre che lo avrebbe voluto professore di scuola. Magari sarebbe stato un ottimo insegnate ma sareste pronti a mettere la mano sul fuoco che Fabrizio De Andrè si sarebbe comunque sentito realizzato a fare l'insegnante? La realizzazione passa necessariamente dalla coerenza con noi stessi. Rinunciare a parti di sé molto spesso si traduce con un senso di frustrazione o di "pacata rassegnazione" a vivere una vita lontana da quella che si avrebbe voluto ma di cui ci si accontenta.

Sei sicuro o sicura che ciò che stai facendo sia in linea con te? Oppure stai vivendo un lavoro o una relazione che non ti rende felice e a cui stai cercando di adattarti mettendo in secondo piano le cose che per te sono importanti? Quanto nella tua vita hai cercato di fare le cose mosso/a dal confronto con qualcun altro senza chiederti se quelle scelte fossero in linea con te? Quali sono le parti di te che senti aver tagliato fuori dalla tua vita?

  • Permetterti di sbagliare. Premesso che nessuno ha la sfera di cristallo, non puoi sapere come una certa esperienza futura sarà per te. Purtroppo, però capita spesso che sbagliare venga visto come sinonimo di fallire come persona. A volte si ha paura di sbagliare perché si teme di doversi confrontare con la delusione degli altri o con i "te lo avevo detto". L'unica "bussola" che hai è data dai tuoi bisogni, le tue attitudini, le tue motivazioni e i tuoi valori presenti. Non è detto che questi rimangano immutabili nel futuro. Ogni scelta, specie se molto radicale, è chiaro che richiede una preparazione, una pianificazione e la messa a punto di un piano di azione, tutti elementi che puoi organizzare e gestire tu con il tempo che ti occorre. Tuttavia, non puoi avere la certezza che le mosse che farai saranno sempre giuste. Gli errori ci fanno riflettere sulle cose che possiamo migliorare, ci aprono gli occhi sulle cose che fanno parte di noi o non lo fanno affatto sebbene la pensassimo diversamente. Mettere come conditio sine qua non di un cambiamento quella di non commettere errori è una battaglia persa. Prima di tutto ci carica di molta ansia, stato d'animo che ci confonde e non ci aiuta a produrre idee. Inoltre, non possiamo avere certezze né su ciò che saremo noi nel futuro, né su come sarà il mondo nel futuro. Pensate, ad esempio, agli effetti della pandemia Covid-19. Mi viene in mente una persona che conosco che ha scelto di lasciare un lavoro a tempo indeterminato per intraprendere un'attività libero professionale. Ci ha pensato bene, ha pianificato l'uscita, fatto i suoi calcoli, lasciato l'azienda nel momento ritenuto migliore….poi è arrivata la pandemia da Covid-19 che ha scombinato completamente i piani di questa persona. Tuttavia, avendo fatto una scelta coerente con se stessa e in linea con i propri bisogni e valori, non ha investito energie per rimuginare su quanto sia stata una persona sfortunata o su quanto la sua scelta sia stata sbagliata. Al contrario, ha rimesso insieme i pezzi per rispondere al meglio al nuovo scenario ed ha fronteggiato con successo le nuove sfide professionali. E tu:

Quanto accetti di commettere errori? Quanto lasci che la paura dell'errore condizioni le tue scelte? Quanto la paura di sbagliare si lega alla paura di deludere qualcuno?

Le conclusioni di questo articolo scrivile tu

  • Come vivo io il confronto con l'altro? Se lo vivi male chiediti: come le riflessioni che ho fatto leggendo questo articolo possono essermi utili per viverlo diversamente?

Ed ora la domanda difficile:

  • Cosa posso fare da subito (anche un passo piccolo piccolo piccolo) per evitare che il confronto con gli altri sia una trappola che mi blocca?

 

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Scritto da

Dott.ssa Luisa Fossati

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Commenti 2
  • Francesca Campana

    Articolo interessante e sicuramente condivisibile nei contenuti, tuttavia ci sono situazioni in cui il confronto con l'altro è a mio parere irrisolvibile in modo positivo. Quanto esposto nell'articolo infatti va benissimo per quanto riguarda le caratteristiche personali, le capacità, le qualità di una persona; su queste cose fare paragoni è senz'altro la strada sbagliata, perchè ognuno ha i propri "plus" che possono essere diversissimi e certo non paragonabili. Tuttavia, ad esempio, se paragoniamo dati oggettivi e insostituibili, è più difficile non sentirsi da meno. Ad esempio, se le condizioni economiche sono molto diverse, si hanno oggettivamente meno opportunità e possibilità, e spesso non è assolutamente possibile colmare il gap: se il proprio obiettivo è un certo stile di vita, o di fare viaggi ai tropici e vacanze sulla neve, e non si ha modo di arrivarci, perchè non si guadagna abbastanza, mentre la propria cerchia di frequentazioni lo fa, la frustrazione del confronto è inevitabile a mio parere. A quel punto non si può fare altro che accettare di non poter fare ciò che si vuole, e adeguarsi ai propri mezzi. Sbaglio?

  • Claudia Steca

    Amo la corsa da sempre, ho trovato l'input nel cominciare a farla in modo serio, solo dopo che una mia amica ha iniziata a farsi seguire da professionisti. Sono sempre stata una ragazza sportiva ma per via di problemi familiari non mi sono mai potuta permettere un'istruzione in palestra oppure frequentare una piscina, che adoro. Durante questo periodo di quarantena mi sono resa conto di quanto sia importante per me fare attività fisica, mi aiuta con l'ansia e con la bulimia. Da quando hanno riaperto le palestre, mi sto allenando con costanza, cosa che prima non riuscivo a fare perche mi sentivo come paralizzata. Ho come l'impressione che questa mia amica pensi che io voglia imitarla perché lei grazie al suo percorso 'nutrizionista-Allenamento ha ottenuto dei buoni risultati. Quello che ha raggiunto lei non è quello che voglio io , corpi diversi, passato diverso, esigenze diverse. Ho questo tarlo nella testa, ho paura che lei e il suo ragazzo credano al fatto che io voglia imitarla ma.non è così. Mi ha solo spronata e basta, il resto l'ho fatto da sola. Come posso uscirne?

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