Quando si ama troppo: dipendenza affettiva e simbiosi

Aron e Schiff hanno mostrato come la psicopatologia sia il risultato di una relazione simbiotica non risolta, che a sua volta dà origine a una passività nei comportamenti, pensieri, emozioni

11 AGO 2022 · Tempo di lettura: min.
Quando si ama troppo: dipendenza affettiva e simbiosi

"Quando essere innamorati/e significa soffrire tutto il tempo, stiamo amando troppo. Quando giustifichiamo tutti i malumori, il cattivo carattere, l'indifferenza o li consideriamo conseguenze di un passato difficile e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo." (Norwood R.)

"Si ha una simbiosi quando due o più individui si comportano come se formassero un'unica persona". (Schiff, 1980)

La relazione simbiotica, per ovvi motivi, è fisiologica nei primissimi anni di vita, ma diventa patologica quando la persona che si prende cura di lui/lei reagisce rinforzando il legame di dipendenza simbiotica al tentativo del figlio di distaccarsene, oppure quando non c'è una risposta contingente e congruente alle richieste del bambino.

Ad esempio quando il piccolo viene al mondo, per sopravvivere ha bisogno degli altri, l'unico modo per comunicare i suoi bisogni di cibo, di calore, di affetto è il pianto. Qui possiamo avere due evoluzioni differenti, quella sana e quella disfunzionale. Nel primo scenario il bimbo piange, i genitori sentono il pianto, rispondono al pianto, scoprono e risolvono il problema che ha causato il pianto. Nel secondo, invece, i genitori ignorano il piccolo rispondendo più al loro mondo interno, a ciò che accade dentro di loro, piuttosto che sintonizzarsi sui bisogni del figlio, il bambino sarà costretto a trovare dei modi, malsani, di entrare in relazione con loro e col mondo esterno. Mettendo a confronto le due simbiosi, quella sana promuove l'autonomia e quella patologica invece la ostacola.

Aron e Schiff hanno mostrato come la psicopatologia sia il risultato di una relazione simbiotica non risolta, che a sua volta dà origine a una passività nei comportamenti, nei pensieri e nelle emozioni. Una simbiosi si stabilisce quando due individui si comportano come se avessero bisogno l'uno dell'altro per formare una persona intera.

Questa modalità relazionale è evidente nella dipendenza affettiva. Il dipendente affettivo vive con la costante paura che il legame col partner possa frantumarsi, il terrore della solitudine gli fa sperimentare un vuoto intollerabile e così, per evitare tutto ciò, tende ad esercitare il controllo di sé e delle proprie azioni e al perfezionismo per evitare la rottura della relazione, sottomettendosi totalmente all'altro.

La persona emotivamente dipendente lascia la sua autostima nelle mani della persona da cui dipende, la bassissima autostima viene compensata dalla presenza, seppur dolorosa, dell'altro. Il dipendente affettivo sa di star male per via del partner, eppure non si vuole staccare da lui. Nonostante l'altro non modifichi la propria posizione di fondo, il dipendente è immerso nella speranza che prima o poi arrivi la svolta, che il compagno possa cambiare. In questo modo la persona gradualmente perde la propria autonomia e personalità, diventando sempre più accondiscendente e succube.

Euforia, eccitazione, passionalità caratterizzano queste relazioni, date proprio dalla indisponibilità dell'altro. L'oggetto del desiderio, spesso sfuggente, alterna in modo sconcertante atti amabili a improvvise fughe. Slanci d'amore romantico vengono soppiantati da freddezza e chiusura, l'amabilità si rovescia in critiche, accuse e aggressività.

Questo turbinio d'emozioni, anziché spingere verso un allontanamento, suggella ciecamente il maggior invischiamento. La magia e unicità dei momenti piacevoli (dati dalla loro rarità) alimenta la speranza, vana, del cambiamento.

La causa di tutto ciò è da rintracciare in esperienze passate non elaborate, in simbiosi non risolte: una probabile relazione fallimentare con una o più persone di riferimento che va assolutamente riconosciuta, elaborata ed interrotta. Siamo di fronte ad un meccanismo di svalutazione che induce le persone a minimizzare o ignorare aspetti di se stessi, degli altri e della vita reale.

La persona dipendente non si dà il permesso di cercare alternative diverse da quelle presenti nella relazione simbiotica in cui è invischiato e che risulta essere una riproposizione fedele di ciò che ha imparato da bambino nella relazione con le figure genitoriali.

È molto difficile, per le persone che amano troppo, uscire da soli dalla trappola dell'amore tossico. Fortunatamente, con un adeguato trattamento psicologico, chiunque sia disposto a cambiare, con l'aiuto adeguato, può superare la propria dipendenza affettiva, iniziando a prendersi cura della propria vita e imparare nuove modalità relazionali. Secondo Berne attraverso la terapia ed un percorso di consapevolezza si potrà modificare il "copione" della propria vita scritto da piccoli e ritessere la trama per imparare un nuovo modo di stare al mondo e condividere il proprio bisogno di amore con una persona che sappia fare lo stesso.

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Bibliografia

  • Stewart, V. Joines (1987), L'analisi transazionale. Guida alla psicologia dei rapporti umani, Garzanti Editore.
  • Berne E. (1964) A che gioco giochiamo, Bompiani , Milano 1964
  • Moiso C. e Novellino M. (1982) Gli stati dell'Io, Bompiani Editore
  • Norwood R. Donne che amano troppo (1975) Feltrinelli Editore

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