Non so più cosa mi renda felice

Inviata da ari_bg · 4 set 2017 Depressione

Salve a tutti, premetto che il titolo che ho assegnato a questo messaggio è solo la punta dell'iceberg che metaforicamente andrò a sviluppare qui sotto.
Cercherò di descrivermi e dare un minimo di linearità al tutto, ma la verità è che penso risulterà essere uno "stream of consciousness" alla Joyce.
Fondamentalmente, mi trovo in un periodo della mia vita nel quale mi sento incredibilmente infelice, nonostante sappia che potrebbero esserci molti buoni motivi che dovrebbero prevalicare i pensieri tristi nei quali, sempre più spesso, mi rintano.
Posso affermare con abbastanza consapevolezza, che tenda ad avere periodi di assoluta spensieratezza e felicità, alternati ad altri di profondo sconforto, spesso scaturiti da piccoli episodi (anche insignificanti) che mi hanno innervosita o ferita. Questi periodi di infelicità, generalmente si risolvevano in 1 settimana più o meno, giusto il tempo per farmi distrarre dalla mia quotidianità.

Sono una studentessa di medicina, ho 22 anni e frequento attualmente il quarto anno.
Sono quel tipo di studente che tende a conoscere tutte le persone dell'università (studenti e non), mi piace fare favori, essere gentile con gli altri e mi piace regalare un sorriso a tutti (so che suona come uno spot promozionale, ma è proprio così). In pubblico appaio quasi sempre sorridente e disponibile, e il risultato inevitabile è essere considerata, da una buona parte delle persone, una persona estroversa e simpatica. In più, mi designano con termini quali "in gamba", "allegra", "competente", "intelligente" (nonostante una sessione estiva disastrosa, che loro giustificano con "non importa se l'esame non lo hai passato, durante le attività di gruppo sai sempre molte cose che non abbiamo studiato"), e soprattutto "felice".
Il punto è che li capisco, perchè è questa l'impressione che lascio: ogni mio sforzo della giornata è mirato ad aiutare e a far star bene il prossimo, perchè il saper di aver reso felice qualcuno (anche sconosciuto), è l'unico cosa che mi rende felice e "viva" (cosa che ultimamente trovo alquanto egoistica, come se aiutassi il prossimo solo per amor mio e non per altruismo, ma cos'è l'altruismo allora?).
Sembrerà molto adolescienziale, ma mi annoio facilmente, odio il mio viso, mi sento sola ed incompresa pur avendo amici, tendo a sviluppare pensieri ossessivi, mangio compulsivamente e quando posso, purtroppo raramente, cerco scariche di adrenalina in attività adrenaliniche, perchè mi fanno sentire viva.
Guardando la divertente vita degli altri, ho molti rimpianti su cose che avrei potuto fare anche io, "se solo"...
Ho scelto medicina, perchè oltre ad essere tremendamente curiosa, amo rendere migliore la vita di qualcun altro, amo essere un punto di riferimento, amo che gli altri abbiano una considerazione e una stima di me alte.
"Dentro", non mi sento così. Mi sento stupida, sola, ferita dalle persone che mi stanno più vicino (non dalla mia famiglia, in quanto quest'ultima mi ha sempre dato più di quanto avessi bisogno, sia in materia di affetto che di agi).
Ho fatto qualche internato in questo anno, in chirurgia nello specifico, che ho amato. Ma sto scoprendo che ingenuamente desidererei fare altre cose nella mia vita, vorrei fare chirurgia ma non la vita da chirurgo (chiusa in ospedale tutto il giorno, a contatto con colleghi mediamente depressi, insoddisfatti della loro vita), e che ne so, preferirei intrattenere un pubblico.
Me ne vergogno, ma amo essere al centro dell'attenzione, ma non fraintendetemi, non credo di dirlo con supponenza: mi capita di esserlo perchè faccio "ridere" con la mia autoironia, perchè sono sempre disponibile, perchè non voglio del male a nessuno, e perchè sono gentile con tutti (e quindi facilmente "sfruttabile").
Il mio sogno sarebbe essere una cantante, ma non ho mai preso lezioni di canto perchè fin da piccola mi sentivo troppo "comune", troppo "brutta" per poter pensare di essere la prossima Beyonce (i miei genitori non hanno colpe in questo, credo non se ne siano mai accorti in quanto l'ho sempre tenuto segreto), e quindi ripiegavo sullo studio.

Ho perso la motivazione che avevo una volta (ce l'ho mai avuta? O è stato un vagheggio?) e non riesco a concentrarmi, a studiare, perchè ho paura che la vita che mi sto costruendo non mi soddisferà abbastanza, e che sarà già troppo tardi. Sarebbe facile rispondermi "molla medicina e prendi lezioni di canto, segui il tuo sogno!", ma a me medicina piace, e voglio curare chi ne ha bisogno.
Probabilmente il mio discorso non ha un filo logico, forse con qualche domanda specifica potrei orientarmi un po' meglio.
La domanda che vorrei porvi è la seguente: cosa pensate che mi stia succedendo? Come posso capire cosa vuole la mia "autentica" me? Sono stanca che la mia felicità dipenda esclusivamente dalla considerazione che gli altri hanno di me, o banalmente dallo sguardo di un passante.

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Miglior risposta 5 SET 2017

Salve,
credo sinceramente che sia molto sana la domanda che si pone. Sì, far ridere gli altri, sapere di cosa hanno bisogno e rispondere esattamente alle loro aspettative, più o meno implicite, è una bella attività impegnativa. Redditizia, da un certo punto, ma se vissuta perdendo completamente di vista se stessa, diventa inevitabilmente logorante e annichilente. No? Credo che lei sia entrata nel contesto universitario proponendo un'immagine particolarmente "amabile" di sé. Il punto è che se si pensa di dover studiare o applicare un metodo per piacere agli altri, sotto sotto si pensa di non essere amabili e di non poter piacere così come si è o di non meritarlo. Credo che dovrebbe concentrarsi su chi è lei veramente, riscoprendo il suo indiscutibile valore, e capire cosa desidera davvero per sé, a prescindere dagli altri. Solo così si sentirà "autentica", come giustamente dice.
Se trova difficoltà a procedere in questa direzione, potrebbe pensare di rivolgersi a uno psicologo per avere una guida e un sostegno.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Giovanna Susca - Bari

Dott.ssa Giovanna Susca - Psicoterapia, Psicologia dello Sport Psicologo a Barletta

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5 SET 2017

Salve Ari_bg,
credo sinceramente che sia molto sana la domanda che si pone. Sì, far ridere gli altri, sapere di cosa hanno bisogno e rispondere esattamente alle loro aspettative, più o meno implicite, è una bella attività impegnativa. Redditizia, da un certo punto, ma se vissuta perdendo completamente di vista se stessa, diventa inevitabilmente logorante e annichilente. No? Credo che lei sia entrata nel contesto universitario proponendo un'immagine particolarmente "amabile" di sé. Il punto è che se si pensa di dover studiare o applicare un metodo per piacere agli altri, sotto sotto si pensa di non essere amabili e di non poter piacere così come si è o di non meritarlo. Credo che dovrebbe concentrarsi su chi è lei veramente, riscoprendo il suo indiscutibile valore, e capire cosa desidera davvero per sé, a prescindere dagli altri. Solo così si sentirà "autentica", come giustamente dice.
Se trova difficoltà a procedere in questa direzione, potrebbe pensare di rivolgersi a uno psicologo per avere una guida e un sostegno.
In bocca al lupo!
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5 SET 2017

Buonasera Ari,
dalla sua descrizione estremamente dettagliata emerge l'immagine che lei offre costantemente ad un pubblico, in parte perché ben considerata ed in parte perché soddisfa il suo bisogno di attenzione e di riconoscimento sociale. Immagine senz'altro positiva ed autentica. Tuttavia dovrebbe capire quella parte più nascosta, che si manifesta in assenza degli altri e che forse ha un po' mortificato.
Uno spazio psicologico potrebbe esserle d'aiuto a scoprire ed integrare i vari aspetti della sua personalità
I miei migliori auguri
Dott.ssa Vanda Braga

Dott.ssa Braga Vanda Psicologo a Rezzato

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4 SET 2017

Buonasera, leggendo le sue parole emerge sicuramente la voglia di porsi anche molte altre domande, di approfondire la conoscenza di se stessa, non più quella che è abituata a mostrare agli altri, ma quella parte di lei che è presente e che in modo così vitale spesso scrive che ama aspetti della sua vita.. le consiglierei di approfondire questi aspetti in un percorso che le permetta di esplorare le sue luci e le sue ombre.

Dott.ssa Monica Muschetto Psicologo a Padova

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