Gli attacchi di panico come difesa dell’Io

Gli attacchi di panico sono uno dei disagi psicologici più frequenti ma, non sono la malattia ma il sintomo e chiedono al terapeuta di essere interpretati e capiti.

11 FEB 2015 · Tempo di lettura: min.
Photo by Larm Rmah

Chi legge le domande e risposte in qualsiasi forum di carattere psicologico si accorge che gli attacchi di panico sono ancora l'oggetto di numerose richieste. C'è chi vede una correlazione tra il periodo storico che stiamo vivendo e il dilagare di degli attacchi di panico.

Viviamo un tempo caratterizzato dalla destrutturazione dei grandi pilastri che hanno sostenuto per millenni la nostra società: gli ideali religiosi e politici ma soprattutto la perdita di autorità delle figure genitoriali così che qualcuno parla della "desistenza dell'autorità e liquefazione dei dogmi". Credo non sia difficile vedere una sintonia tra destrutturazione esterna e quello che prova il paziente durante gli attacchi di panico che sono così un sintomo, non la malattia.

Se facciamo un po' di storia della sofferenza mentale è immediato accorgersi che negli ultimi decenni è cambiata la tipologia della sofferenza psicologica. Agli inizi del novecento i neuropsichiatri vedevano forme congenite e croniche di deficit mentale, psicotici in delirio produttivo o casi di isteria. Ora, quest'ultima sembra essere quasi totalmente scomparsa, non ci sono più isterici. Per la verità non è così ma, certamente è cambiata la sintomatologia prevalente. Dati credibili ci dicono che il 10, 15% della popolazione di pazienti che frequenta tutti i giorni gli ambulatori dei medici di base e il 40,45% di quelli che chiedono aiuto psicologico, soffrono di attacchi di panico.

L' attacco di panico si presenta come un' esperienza improvvisa e drammatica che coinvolge completamente mente e corpo. Durante gli attacchi di panico tutto va in corto-circuito. Il paziente prova tremore, nausea, vertigini, ipersudorazione, iperventilazione, parestesie (sensazione di formicolio), tachicardia, sensazione di soffocamento o asfissia. La persona che soffre di attacchi di panico riferisce la paura di morire ma soprattutto di perdere il controllo delle proprie emozioni e comportamenti, cioè di impazzire. Il tutto avviene improvvisamente e apparentemente senza alcun preavviso e motivo.

Cosa succede dopo l'attacco?

Solitamente all'attacco fa seguito la corsa in un pronto soccorso a cui segue la diagnosi: Disturbo d'ansia, attacco di panico. Poi, le solite indicazioni terapeutiche: ansiolitici, antidepressivi e, non sempre, il consiglio a contattare uno psicoterapeuta che dovrebbe aiutare il paziente a superare le ferite traumatiche lasciate dall'attacco di panico.

Per la verità sono ferite di non poco conto. Spesso infatti il paziente dopo gli attacchi di panico si sente insicuro, sviluppa fobie e tende a non andare più nei luoghi dove è avvenuto l'attacco, a chiudersi piano, piano in se stesso mettendo in atto un meccanismo che definiamo evitante.

Non credo a quello che ci racconta qualcuno che tutto ciò dipenda da "errori" organici, del nostro cervello che improvvisamente, come un computer, va in tilt. Credo poco anche al fatto che la terapia passi attraverso un tentativo di superare le micro e macro-fratture che si sono formate dentro, in seguito al terremoto emotivo e fisico provocato dall'attacco di panico. Molto spesso si ripresenta.

Esso è solo il sintomo di un disagio profondo di cui il paziente non aveva consapevolezza e inconsciamente negava. In realtà l'attacco di panico è l'occasione che l'inconscio si da per cambiare. L'Io prende contatto con problemi negati e forse, con le vere istanze del Sé.

Infatti, c'è oggi una strana coincidenza epidemiologica nei disturbi della psiche. Perché, se sono vere le percentuali che riportavo prima circa gli attacchi di panico, è altrettanto vero che oggi le manifestazione psicopatologiche più comuni che vediamo in terapia, sono stati di frammentazione del sé. Cosa sono? Non sono le grandi patologie, quelle che una volta venivano chiamate personalità multiple ma stati al limite o borderline, dove il paziente sembra agire su più livelli con più ruoli e su più stati emotivi e spesso, poco comunicanti tra loro ma non del tutto separati.

E' come se il paziente vivesse dentro "bolle" esperienziali che come monadi che si staccano dal corpo centrale, pur rimanendo collegate ad esso. Il paziente è incapace a provare vere soddisfazioni o dolori, qualsiasi cosa faccia. Ogni cosa, ogni atto, rapporto, può appartenere a "bolle diverse". Ne consegue uno stato di ansia generalizzata e aspecifica che il paziente tende a controllare con comportamenti superegoici.

Il corpo è diventato allora l'elemento unificatore, centrale del Sé.

E' il corpo che trasmette, racconta il disagio. Se siamo capaci di coglierne il simbolo, possiamo leggere nel racconto della sofferenza che segue l'attacco di panico, la realtà di un Sé che teme di frammentarsi e perdersi.

E' un Sé dolorante ma ancora vitale, sofferente ma potenzialmente capace di rinascere. E' questo il senso, il linguaggio simbolico dell'attacco di panico: la rinascita. Esiste un parto senza dolore, senza un "dramma" biologico?

Noi come operatori dobbiamo leggere il vero messaggio del paziente, essere come "ostetriche" pronte a far nascere il nuovo. Temo però che spesso la "pastiglia" abbia la funzione di sedare per non far sentire e sentire. Un silenziatore. Un bavaglio ad un bambino per non sentire le sue urla.

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Scritto da

Dr. Renzo Zambello

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Commenti 17
  • Gianluigi

    Ho conosciuto una donna di 47 anni con evidenti disturbi borderline e problema di abuso di alcol, e che soffre di attacchi di panico. Ho capito poi che da molti anni partecipa a festini orgiastici promiscui con consumo di alcol e cocaina. Ho anche capito che è dedita a pratiche sessuali estreme, alle quali evidentemente è stata iniziata da persone perverse che abusano di donne la cui volontà e consapevolezza in questi festini è annullata. Di fatto è diventata una masochista, perché si espone a rischi altissimi di infezioni e a pratiche sessuali estreme che violano il suo corpo e la sua dignità. Per vivere e interagire con il mondo "normale" ha frammentato e scisso la personalità in tante maschere, tra le quali una da ragazzina ingenua e pudica. Quando beve, oltre a perdere completamente i freni inibitori (se non trova un uomo a portata di mano fa videochiamate erotiche a conoscenti), puo assumere atteggiamenti verbali aggressivi e sadici. Da sobria, sotto effetto di benzodiazepine, i suoi vissuti estremi relegati in una zona d'ombra della sua mente spingono sempre per venir fuori con flashback, con situazioni delle volte esilaranti dati i contesti (di cui non sembra essere consapevole). Di fatto la sua mente è quasi tutta occupata da pensieri e vissuti relativi al sesso. Scrivo questa mia esperienza per sollecitare il mondo accademico ad indagare di più il mondo oscuro e violento dei festini a base di sesso, alcol e cocaina, frequentati da individui violenti perversi e senza scrupoli e dove vengono catapultate e distrutte donne già molto fragili e con problemi psichici. Agli effetti devastanti di alcol e droga si aggiungono i continui traumi sessuali fisici e psichici che queste donne sono costrette a subire, con aggravio dei loro problemi psichiatrici, sviluppo di nuove psicosi e abitudine a ripetere atti perversi, anche fuori dai festini (ai quali comunque partecipano in modo spontaneo e consapevole dei rischi). Di fatto queste donne sviluppano, oltre alle dipendenze di alcol, cocaina e benzodiazepine, anche dipendenze da atti sessuali estremi e perversi e erotomanie varie.

  • Jasmin

    Ho sofferto tanto anch'io quando ho patito il mobbing da parte di alcuni colleghi. Ma col passare del tempo evidentemente la mia mente ha avuto conferma che ciò che dicevano queste persone era il frutto di una loro stessa insoddisfazione, e vedere che io portavo risultati faceva male al loro ego. Secondo me gli attacchi di panico svaniscono o diminuiscono da quando prendi reale coscienza della situazione, senza amplificare il sentimento di repressione che si prova in questi casi.

  • LAURA FIASCO

    da quando mi sono lasciata con mio marito,ormai sono due anni,mi vengono attacchi di panico,di ansia ...sudore freddo il cuore che batte nel petto al'impazzata,non avevo mai sofferto cosi pensavo di essere forte...invece no,seco solo per lavoro,mi danno fastidio le persone,la vergogna mi ammaza dentro e questi attachi mi fanno stare male stò arrabbiata tanto con me stessa ho paura di non sentirmi più forte,tutto questo non mi aiuta.

  • Jackeline Sotelo

    Davvero interessante questo articolo, mio padre diceva che non esiste un male che duri mille anni e nessuno corpo sarebbe in grado di sopportarlo; penso che gli attacchi di panico siano un punto di partenza verso la piena conoscenza di se stessi, ti permette di cominciare ad ascoltare di più il tuo corpo la tua mente e la tua anima.

  • Davide Turco

    Molto interessante, anche se sarebbe ancor più interessante sapere cosa dovrebbe fare un paziente o un conoscente di una persona che ne soffre per aiutarsi o aiutare chi si ha vicino. Comunque bravi.

  • Roberto Golfarelli

    Pastiglia per addormentare una reazione che sarebbe distruttiva. Quando ho perso lavoro e genitori, c'è voluto tempo per ritrovare nuovi equilibri, nuovi motivi per continuare a vivere e anche dopo anni, la paura di scommettere di nuovo, mi è rimasta.

  • Danilo

    L'attacco di panico è quindi una richiesta di aiuto inconscia?

  • Iftimie georgeta

    Ciao sono Giorgia e sofro da 10 anni di ata chi di panico e ansia ho paura di stare da sola i casa ad usire fuori andare a supermercati ho preso farmaci sedute psicologica pero niente mi potete aiutare come avete riuscito voi grazie mille

  • Pezzati giovanna

    Ciao a tutte io ho sofferto tanto di attacchi di panico ansia depressione per 7 anni ho preso dei farmaci ma senza risultato ora e da 8 anni che non prendo più niente e sono guarita voi potete pensare come ho fatto ci vuole forza di volontà e affrontare l'attacco di panico e un nemico da sconfiggere sono la vostra mente può sconfiggerlo con un po di pazienza pazienza uscite divertitevi a me mi ha aiuta tanto il lavoro ora faccio una vita tranquilla lavoro esco mi diverto e sono felice quello che chiedo a voi provateci reagite e lasciate stare i farmaci e un'altra cosa parlatene non nasconderla solo così potete farcela

  • Cristiana Sommantico

    Meraviglioso e veritiero. Penso che gli attacchi di panico siano i "no" derti a se stessi per troppo tempo. Adesso è il momento di ascoltare se stessi, insomma :rinascere!


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