Stop! Impariamo a smettere di preoccuparciI

Preoccuparsi è un abitudine comune a molti di noi..spesso però ci crea disagio e non ci permette di agire.La terapia cognitivo comportamentale può aiutarci a gestire le nostre preoccupazioni

3 GIU 2015 · Tempo di lettura: min.
Stop! Impariamo a smettere di preoccuparciI

La riunione in ufficio del lunedì mattina, quella visita medica che rimandiamo da tempo ma che sapremmo di dover fare, quella decisione importante che rimandiamo perché temiamo i peggiori esiti possibili, quanti di noi, almeno una volta nella vita, si sono trovati in questa situazione?

E cosa abbiamo provato? Ansia sempre crescente, paura, desiderio di evitare a tutti i costi la situazione temuta.

L'abitudine a preoccuparsi è comune a molti di noi. Tutti i noi, in alcunimomenti ci preoccupiamo, ma per alcuni di noi questa abitudine inizia ad essere sempre più frequente creando un forte disagio, compromettendo la qualità della vita e spesso creando una sorta di "paralisi esistenziale": ci preoccupiamo tanto ma non passiamo all'azione, sentendoci poi frustrati ed abbattuti.

Spesso siamo consapevoli di questo meccanismo ma non sappiamo come gestirlo e farvi fronte.

Prendere le distanze dalla preoccupazione

La terapia cognitivo comportamentale permette di poter meglio comprendere i meccanismi che sottendono al processo della preoccupazione comprendendone meglio le peculiarità ed i limiti ed aiutando la persona a divenire più consapevole nel riconoscere il momento in cui sta entrando nel "loop" delle proprie preoccupazioni, a conoscere le cause scatenanti ed a riuscire ad interrompere quel "brutto film" mentale di cui è lui stesso il regista.

Grazie alla terapia è inoltre possibile cominciare a "prendere le distanze" da certi pensieri ed ad acquisire una visione più razionaledelle molteplici situazioni che appartengono alla nostra vitaquotidiana.

Imparare a gestire le proprie preoccupazioni è importante per migliorare la qualità della nostra vita quindi smettiamo di preoccuparci delle nostre preoccupazioni ma facciamo adesso qualcosa di concreto per imparare a gestirle.

Lancio una provocazione: in fin dei conti come facciamo poi a sapere di cosa davvero preoccuparci?!

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Scritto da

Dott.ssa Daniela Ruggiero

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