Disturbo ossessivo compulsivo e pensieri intrusivi: Come si relazionano?
Quali sono i pensieri più caratteristici del disturbo ossessivo-compulsivo? Come può questo disturbo influenzarci? Scopri come identificare questi pensieri.
A chi di noi non è capitato almeno una volta di controllare di aver chiuso bene il rubinetto del gas o la porta di ingresso? Il dubbio di non aver eseguito correttamente un'azione o di non averla eseguita affatto, alle volte, compare nella nostra mente e, seppur con fatica, ci costringe a ricontrollare.
Disturbo ossessivo compulsivo e pensieri intrusivi
Nelle persone con Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC), questi e altri pensieri, si affacciano alla mente in maniera persistente causando ansia e disagio marcati. La persona cerca di ignorare o sopprimere questi pensieri con comportamenti (lavarsi le mani, riordinare, controllare) o azioni mentali ripetitive (pregare, contare, ripetere parole mentalmente), ma tutto questo non è sufficiente, il pensiero poco dopo si ripresenta.
- "Mi è venuta in mente l'immagine di un altro uomo. Forse non sono più innamorata del mio compagno? Meglio riguardare le foto del mio compagno e monitorare le mie sensazioni corporee. Sento un trasporto verso di lui?"
- "E se non avessi chiuso bene il rubinetto del gas? Meglio ricontrollare"
Nonostante i pensieri e i comportamenti coinvolti nel Disturbo Ossessivo Compulsivo possano sembrare a prima vista inspiegabili, ad uno sguardo più attento è possibile osservare come le azioni siano guidate da uno scopo ben preciso: lo scopo di prevenire o evitare una colpa. Ad esempio, guardare ripetutamente le foto del proprio compagno con lo scopo di monitorare le proprie sensazioni fisiche è un comportamento finalizzato ad azzerare il rischio di sentirsi colpevole di una grave mancanza morale ovvero quella di aver ingannato il proprio compagno; o, ancora, controllare ripetutamente il rubinetto del gas è un comportamento orientato a prevenire il timore che, per colpa della propria sbadataggine, si possa verificare una terribile esplosione di gas.
E immagino che voi starete pensando: "Ma è davvero improbabile che il palazzo esploda!". Tuttavia dire che un evento sia poco probabile è ben diverso dal dire che sia impossibile. Ed è qui che rintracciamo il nodo cruciale quando parliamo di Disturbo Ossessivo Compulsivo.
La possibilità di avere una colpa, appare alle persone che soffrono di un Disturbo Ossessivo Compulsivo non come un evento sgradevole, ma come una catastrofe vera e propria, vale a dire come qualcosa di inaccettabile e insopportabile. Chi ne soffre, dunque, fatica nell'accettare in ambito sintomatico la possibilità, seppur minima, di sentirsi colpevole, mettendo in atto azioni ripetitive e prolungate nel fallimentare tentativo di azzerarla. Questi comportamenti generano spesso conseguenze negative sulla vita propria e dei familiari.
Ma quale colpa preoccupa i pazienti ossessivi?
Nell'affrontare il tema della colpa, possiamo distinguere il senso di colpa altruistico dal senso di colpa deontologico. Il senso di colpa altruistico deriva dalla consapevolezza di aver compromesso il bene dell'altro non partecipando o non condividendo la sua sofferenza. Il senso di colpa deontologico, invece, sembra avere a che fare con l'idea di aver trasgredito ad una propria regola morale e determina la sensazione di essere indegni. I comportamenti delle persone che soffrono di un Disturbo Ossessivo Compulsivo sono guidati dallo scopo di evitare essere colpevoli in senso deontologico poiché immaginano che macchiarsi di una colpa morale sia imperdonabile ed esporrà inevitabilmente al disprezzo e al disgusto degli altri.
Le linee guida internazionali indicano nella terapia farmacologica e nella terapia cognitivo-comportamentale i trattamenti più efficaci. In particolare, la terapia cognitivo-comportamentale è finalizzata a ridurre la quantità e la frequenza dei sintomi e a rendere il soggetto meno vulnerabile a quei meccanismi che hanno contribuito alla comparsa e al mantenimento del disturbo.
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