Insonnia: quando preoccuparsi?
L’insonnia può colpire per diverse cause e ragioni. Ma quando dovremmo preoccuparci quando soffriamo di insonnia? E cosa possiamo fare per curarlo?
È indiscusso che il sonno rivesta un fascino particolare ed abbia un ruolo fondamentale per tutti noi. La sua qualità ha un impatto sia di notte che di giorno con conseguenze a breve e a lungo termine sul nostro benessere.
La qualità del sonno, infatti, è fondamentale per la regolazione dell’umore e del sistema immunitario ed ha importanti ricadute sulle relazioni interpersonali e sulla performance scolastica e lavorativa. Durante il sonno rigeneriamo tessuti e cellule, consolidiamo i ricordi e potenziamo le nostre funzioni cerebrali.
Purtroppo però, un sonno ristoratore è un lusso che non tutti possono permettersi: circa il 10% della popolazione globale presenta problemi di insonnia (National Institute of Health – State of Science Conference Statement, 2005). Situazione che la pandemia ha peggiorato in maniera esponenziale.
Ma cos’è l’insonnia e quali sono le sue cause?
L’Insonnia viene definita come un disturbo caratterizzato da difficoltà ad iniziare o mantenere il sonno, o da un sonno non ristoratore ed influenza la sensazione soggettiva di benessere, fino a determinare alterazioni diurne di tipo psichico, cognitivo e somatico. Le cause dell’insonnia possono essere spiegate attraverso il Modello Stress-Vulnerabilità o Modello delle 3P (Spielman,1986) in cui vengono evidenziati tre gruppi di fattori legati all’insorgenza e al mantenimento di questo disturbo:
- Fattori Predisponenti (ovvero fattori di vulnerabilità che hanno contribuito a generare l’esordio. Si fa riferimento a caratteristiche proprie dell’individuo e di personalità spesso legate a tratti ansiosi, depressivi o di ipervigilanza)
- Fattori Precipitanti (situazioni di vita che scatenano il sintomo. Attenzione: possono essere eventi negativi, ma anche positivi come la nascita di un figlio, una convivenza, una promozione lavorativa)
- Fattori Perpetuanti (elementi comportamentali e convinzioni relativi al sonno, oltre che l’utilizzo cronico di farmaci ipnoinducenti che mantengono il disturbo)
E dunque, quando è utile preoccuparsi rispetto alla propria condizione di mancanza di sonno?
Sebbene sia importante la percezione soggettiva del paziente rispetto alle sue difficoltà legate al sonno, l’insonnia viene classificata come un problema clinico quando si sperimenta un’oggettiva difficoltà a prendere sonno, o a rimanere addormentati, per tre o più notti per settimana con una conseguente compromissione delle attività giornaliere; tali difficoltà a dormire persistono per un tempo prolungato: se si soffre di questi disturbi per un mese o più si parla di insonnia episodica, se i sintomi persistono per 3 mesi o più si parla di insonnia persistente (DSM-V).
Va precisato inoltre che ci sono differenze sostanziali da persona a persona rispetto al proprio bisogno di sonno: questo infatti varia in base all’età, al sesso, a fattori socio-culturali e a fattori biologici determinati geneticamente quali il cronotipo di appartenenza (ovvero l’essere persone prevalentemente attive al mattino o nelle ore serali) e l’essere brevi o lunghi domitori (e dunque quante ore di sonno sono necessarie per sentirsi riposati).
Pertanto anche l’aspettativa sul proprio sonno deve essere realisticamente inquadrata in base a tutta una serie di elementi specifici e non essere né sovrastimata né sottostimata.
Come è meglio intervenire sull’insonnia?
Le linee guida internazionali dell’American Academy of Sleep Medicine (AASM) stabiliscono come trattamento di elezione per la cura del Disturbo di Insonnia la Terapia Farmacologica e la Cognitive-Behaviour Therapy for Insomnia (CBT-I) un intervento psicologico multicomponenziale riconosciuto a livello internazionale anche come trattamento più efficace a lungo termine rispetto a quello farmacologico (Morin et al., 1999; Perlis et al., 2003; Morin et al. 2006).
Nonostante le evidenze scientifiche rispetto all’efficacia di questo trattamento, esso non è ancora molto conosciuto e diffuso e spesso capita che i pazienti si rivolgano in prima battuta al medico di base iniziando così un trattamento farmacologico generico e non sempre mirato alla tipologia di insonnia presentata e che spesso va oltre i tempi consigliati. Questo fa sì che i pazienti cerchino psicologi esperti in questo settore o centri del sonno quando hanno già una situazione di insonnia conclamata e ormai cronicizzata e un’assuefazione o una dipendenza dal farmaco.
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