Quando tornare a scuola è fonte di ansia

La ripresa scolastica è un momento difficile e di grande preoccupazione, specialmente per chi vivere l'incubo del bullismo. Le ansie e le paure possono tramutarsi in una vera e propria fobia scuolastica.

23 NOV 2022 · Tempo di lettura: min.
Quando tornare a scuola è fonte di ansia

Settembre è tempo di ripartenze, specialmente per insegnanti e studenti. Le emozioni sono tante, come l'eccitazione di rivedere i propri compagni dopo la lunga estate e la speranza di farsi nuovi amici, ma anche l'ansia di trovarsi bene con i professori e il timore di iniziare un nuovo percorso.

Per alcuni bambini e ragazzi la ripresa scolastica è tuttavia un momento difficile e di grande preoccupazione. Coloro che sono, o sono stati, vittima di bullismo e cyberbullismo possono vivere con angoscia l'idea di tornare tra i banchi.

La paura di essere presi di mira dai propri compagni, di essere derisi e umiliati è tra le paure peggiori che uno studente possa sperimentare; può manifestarsi con ansia e agitazione per il rientro a scuola, con un calo improvviso del rendimento, ma possono esservi anche segnali meno evidenti come disturbi del sonno e sintomi somatici come mal di testa o mal di pancia.

Quando si parla di bullismo ci si riferisce ad atti aggressivi e intenzionali perpetrati da un bullo, o da un gruppo, nei confronti di una vittima più debole. Tali azioni costituiscono a tutti gli effetti una forma di violenza tra pari che può essere verbale, fisica o psicologica. Allo stesso modo, il cyberbullismo è lo stesso fenomeno trasportato in digitale, anche se con alcune differenze importanti, come il fatto che gli attacchi alla vittima possono arrivare potenzialmente in qualsiasi momento, da qualsiasi luogo e nel quasi totale anonimato.

I dati raccolti lo scorso anno dalla piattaforma ELISA del MIUR, che si occupa di monitorare il fenomeno nelle scuole italiane, sono tutt'altro che rassicuranti. Secondo il report nell'anno 2020/21 circa l'8% degli studenti delle scuole superiori è stato vittima di cyberbullismo, percentuale che sale al 22% quando si parla di bullismo.

Affinché uno studente possa vivere con serenità la scuola, prerequisito per un buon apprendimento, è necessario che si senta al sicuro in tutti gli ambienti scolastici e che si senta parte del gruppo classe. Essere presi di mira da bulli o cyberbulli va a minare questi due bisogni, proprio perché non ci si sente più al sicuro e si teme una possibile aggressione.

La maggior parte delle vittime vive in solitudine questa esperienza, vi è infatti la tendenza a non denunciare gli atti di bullismo e cyberbullismo a causa della vergogna, del senso di colpa per non essersi difesi e del timore di recrudescenze. Accade anche che i compagni evitino la vittima per paura di attirare le attenzioni dei bulli.

Il bullo ricerca l'attenzione dei propri gregari, ossia degli amici del bullo che lo sostengono e lo assistono nelle condotte aggressive. Anche gli spettatori hanno un ruolo chiave perché possono rafforzare involontariamente il potere del bullo con la loro neutralità o schierandosi apertamente come difensori della vittima.

La scuola cosa può fare?

A scuola gli insegnanti possono fare molto, prima di tutto esistono delle linee guida ministeriali che designano un referente bullismo, formato e competente. In più sempre gli insegnanti possono osservare la classe e annotare se uno o più bambini presentano lesioni inspiegabili, se il loro materiale è spesso smarrito o danneggiato, se presentano un calo improvviso del rendimento.

Quando si assiste a un episodio bisogna cercare di parlare direttamente con il bullo e la vittima, riconoscendo la gravità delle azioni e il peso dei sentimenti della vittima, senza minimizzare o sminuire la situazione.

La violenza non è mai giustificabile e va sanzionata, preferibilmente con interventi che comportino in qualche modo la perdita di benefici o privilegi di cui il bullo dodeva.

Tuttavia per comprendere appieno il fenomeno bisogna considerare che anche il bullo esprime un disagio attraverso la violenza che riversa sugli altri.

Non è possibile individuare una sola causa del fenomeno, poiché le motivazioni che portano un bullo ad agire sono influenzate dall'ambiente in cui è inserito e dalla sua storia personale.

Tuttavia vi è una caratteristica comune a quasi tutti i bulli: l'insicurezza.

Chi agisce violenza è insicuro, talvolta presenta una bassa autostima e con limitate risorse emotive che gli consentano di gestire emozioni; di conseguenza il bullo tende ad affermare sé stesso dominando e riversando sugli altri la propria rabbia e la propria frustrazione, scambiando la paura per il rispetto.

Cosa possono fare i genitori?

Come genitori è importante insegnare ai propri figli che avere paura non significa essere deboli e che chiedere aiuto è il primo passo per affrontare con efficacia la situazione.

Sarà utile anche parlare con loro quando sono coinvolti in atti di bullismo o ne sono stati testimoni, ascoltandoli attentamente, mantenendo la calma, evitando di colpevolizzarli per non essersi difesi o per non essere intervenuti. Infine si valuti la possibilità di condividere l'accaduto con la scuola e con gli altri soggetti coinvolti, come l'eventualità di sporgere denuncia.

Siate sempre d'esempio

Se l'obiettivo è quello di crescere bambini e adolescenti capaci di interagire con empatia e rispetto, bisogna ricordare che è proprio dagli adulti che imparano a trattare gli altri con gentilezza. Sarà quindi necessario porsi come modelli positivi nei loro confronti, mostrando in che modo usare un linguaggio non violento e rispettoso per esprimersi, stabilendo allo stesso tempo dei limiti chiari e coerenti per i loro comportamenti.

Biblografia

Guarini, Brighi, Genta (2013). Cyberbullismo. Ricerche e strategie di intervento. Franco Angeli.

Olweus D. (2003). A profile of Bulling at School. Educational Leaderships, 60, 12-17. Educational Leaderships, 60, 12-17.

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Scritto da

Dott. Leandro Gentili

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