Blocco affettivo dopo una crisi di coppia

Inviata da Beatrice · 30 nov -1

Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni fidanzata da poco più di un anno con un ragazzo di 28 anni, di un paese distante circa 50km dal mio.
La nostra relazione è iniziata come la relazione della vita (come tutti gli inizi belli), ci sentivamo unici, invincibili, perfetti, amore e passione alle stelle, voglia di stare sempre insieme. Negli ultimi periodi a causa di stress lavorativo, ferie ancora lontane, tensioni accumulate ma anche differenze caratteriali abbiamo avuto delle discussioni un po’ più forti perdendo di vista la coppia e attaccandoci a vicenda, cosa che ci eravamo promessi di non fare mai. Le discussioni erano basate su alcuni miei attacchi di gelosia che effettivamente non avevano motivo di esistere, ma anche di un mio atteggiamento irascibile dovuto probabilmente ad un forte stress lavorativo. Premetto che questi litigi finivano sempre nel giro di poco, non siamo persone che non si parlano per giorni dopo un litigio ma forse non sono stati affrontati a freddo, cercando di nasconderli sotto al tappeto nel più breve tempo possibile.
A fine luglio, dopo un weekend passato insieme a casa mia (a causa della distanza dormivamo nel weekend da me o da lui) lo percepisco strano, gli chiedo per messaggi se ci fosse qualcosa che non andava e scoppia come mai avrei pensato potesse fare, innamoratissimo com’era. “Sento che qualcosa si è rotto, sono scoppiato, mai avrei voluto accadesse una cosa del genere ma sono scoppiato”. Ci vediamo, mi accusa di tante, troppe cose, alcune effettivamente associabili a gelosia, mio carattere impulsivo, nervosismo dell’ultimo periodo (periodo di lavoro pesante, sono un medico). Dice che avremmo dovuto gestire meglio alcune cose e che avremmo dovuto farlo per tempo, che vuole del tempo da solo, che è confuso. Mi faccio da parte, gli do del tempo e lo utilizzo anche io per capire cosa fosse successo tra di noi. Passano pochi giorni senza sentirci e poi ricominciamo almeno a sentirci per messaggi. Dopo meno di 10 giorni gli chiedo un confronto di persona: gli dico che secondo me abbiamo avuto dei forti problemi di comunicazione perché io reagivo male per gelosia, irascibilità , ma lui non mi ha mai fatto capire quanto questo gli stesse facendo male. Lui, avendo capito il mio “problema” di gelosia, ha sempre fatto di tutto per rendermi il più tranquilla possibile forse essendo anche fin troppo accondiscendente , fino ad arrivare ad esplodere perché nonostante queste sicurezze che cercava di darmi, le incomprensioni continuavano. Io mi fido ciecamente di lui anche se, come mi ha detto, non sono riuscita a dimostrarglielo. Inoltre è un ragazzo abbastanza timido, odia i litigi e ha paura e timore dei confronti e ha tenuto dentro tanto, troppo. Questo può anche essere stato un problema, perché non esprimendo i suoi desideri, le sue sensazioni, le sue necessità, io non ho potuto soddisfarli, non sono nella sua testa.
Gli ho spiegato che sono aspetti caratteriali e comportamentali su cui possiamo lavorare, io in primis perché mi sono resa conto di aver sbagliato, di aver esagerato, di non aver dimostrato fiducia a un ragazzo veramente troppo buono. Lui dovrebbe avere meno timore a dire la sua, su qualsiasi cosa, deve capire che è ascoltato e che se voglio il suo bene io cercherò sempre di renderlo felice. Questa conversazione dura a lungo ma lui è ancora intimorito e confuso e gli dico “io non obbligo nessuno a stare con me, se sei ancora così confuso possiamo lasciarci. A malincuore preferisco mettere un punto che stare in un limbo, devo anche pensare a me e a un’eventuale guarigione”.
A questo punto lui cambia atteggiamento, spaventato. Dice che lui non vuole lasciarmi, non è mai stato nei suoi pensieri ma che ha paura, paura che abbiamo dei caratteri incompatibili e paura che questa crisi possa aver cambiato i suoi sentimenti.
Gli chiedo se stare a casa da solo possa aiutarlo a capire i suoi sentimenti o sarebbe più opportuno viverci e vedere che succede. Decidiamo insieme la seconda opzione e iniziamo a sentirci e vederci ma non tornando alle nostre abitudini precedenti, quindi diventa anche difficile vederci spesso per la distanza. Siamo andati qualche volta a cena o a bere qualcosa e l’aria era tesa, strana, sembravamo quasi estranei. Una giornata in piscina andata meglio.
Poi il weekend appena passato decidiamo su due piedi di andare fuori con una coppia di amici e stiamo 24 ore sempre insieme, notte compresa e le cose sembrano andare meglio, sembriamo più a nostro agio, c’è più affetto, più contatto, siamo QUASI di nuovo noi. Questo riavvicinamento è partito da meno di 10 giorni, quindi è ancora presto.
A questo punto c’è un problema da affrontare.
Una settimana prima della crisi abbiamo prenotato due vacanze, ognuna con la rispettiva famiglia e a cui siamo entrambi invitati, pagate dalle rispettive famiglie. La prima è una crociera con la mia famiglia, tra pochissimi giorni. Decidiamo di parlarne insieme e di aprirci per capire cosa sia più opportuno fare.
Lui mi dice le sue sensazioni: percepisce che in questi pochi giorni trascorsi insieme non sente e non vede la situazione di prima, la relazione di prima, che ha paura che non tornino emozioni e sentimenti passati, che ha paura che possiamo illuderci, che ha un blocco affettivo e non riesce a capirne il motivo, che ha paura che questo blocco non vada via e che ci lasceremo. La sua paura troppo grande, detto da lui, è proprio questo: lasciarci.
Dice che mi vede più sbloccata, che lui invece vorrebbe ma non riesce, che vuole però impegnarsi. Ho provato a tranquillizzarlo, gli ho detto che anche per me quelle serate da quasi sconosciuti sono state terribili, che però nel weekend insieme sono stata meglio, che non sono al 100% della relazione e del sentimento ma sento che le cose potranno migliorare, che vedo questo come un punto di partenza migliore e non come una fine, che è presto e serve tempo. Gli ho detto che non mi illude, che so la situazione, che l’ho scelta e non mi tiro indietro, che nessuno ha colpe, che voglio una relazione più matura, che mi vede più sbloccata perché sto cercando di metterlo a suo agio il più possibile altrimenti non andiamo da nessuna parte con queste paure.
Dice che anche lui ci proverà, proverà a sbloccarsi, vorrebbe essere positivo come lo sono io. Gli ho detto di guardare i momenti belli che ancora riusciamo a vivere, di lasciar stare quello che eravamo e quello che potrebbe succedere in futuro, nel bene o nel male.
Per la vacanza lui mi dice che vuole venirci, che gli piacerebbe molto ma ha paura di essere giudicato, che se le cose andranno male qualcuno potrebbe dirgli “è anche venuto in vacanza”. L’ho tranquillizzato, i miei sanno la situazione, nessuno lo giudica, nessuno gli vuole male, è un ragazzo d’oro e non è colpa di uno dei due questa situazione.
Queste parole, questa conversazione l’hanno tranquillizzato e ha deciso di venire anche perché potrebbe essere un modo per riavvicinarci spontaneamente stando un po’ di tempo insieme e lontani da lavoro e altro.
Però mi chiedo, è la direzione giusta? Una confusione come la sua si può risolvere con tempo, pazienza, presenza, volontà oppure è meglio la distanza? Al momento nessuno dei due ha espresso volontà nel restare distanti ma vorrei un parere esterno. Può una crisi offuscare il sentimento? Può una crisi far scomparire un sentimento in poco tempo? Potrebbe esserci ancora qualcosa sotto la confusione?

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