Confusione nella relazione: odi et amo, doc e depressione
scuso per questo post che probabilmente sarà molto lungo.
Premetto che in passato ho sofferto di diverse tipologie di doc, religioso, aggressivo, disturbo da accumulo lieve, tutti "guariti" da soli.
Sto con una ragazza stupenda, ormai da 4 anni. Quando ci siamo messi insieme (prima relazione) ho toccato il cielo con un dito. Dopo circa un mese ho iniziato a percepire dei sintomi strani (sarà stata anche la scuola, in quel periodo andavo male), come la paura che non sarei mai arrivato ad amarla abbastanza, di ferirla, che in realtà il mio non fosse amore ma solo desiderio di un corpo e sensi di colpa a palla, nonché estremo disagio nei nostri incontri. Addirittura ero arrivato a contarmi i battiti per capire se fossi innamorato o meno.
Mamma mi disse "vivila alla giornata" e così fu: tutto passò. Avevo anche una tremenda paura di dire "ti amo" nel momento sbagliato (l'ho detto di getto solo dopo 7 mesi). Sbloccato questo strano meccanismo, ho dato il massimo dei miei sentimenti. Ogni tanto si ripresentavano quei leggeri malesseri (dopo le vacanze estive o natalizie, di solito), ma non gli davo peso o duravano poco. Iniziata l'università evitavo le compagnie femminili per terrore che potessi allontanarmi da lei in qualche modo.
Quest'ultima estate ho avuto un esame tremendo che mi ha prosciugato l'esistenza, siamo andati in vacanza una settimana insieme con la mia famiglia e lei si è isolata, trattava male tutti e se ne stava per conto suo. Ogni tanto se la prendeva con me perché si sentiva esclusa. Nella mia testa, in modo arrogante, sfrontato, superbo, sicura di sé una vocina ripeteva "vabbè, finita l'estate la lasci". Non c'è mai stato un rapporto sessuale, per problemi "anatomici" che stiamo tentando di risolvere, ma solo preliminari, e probabilmente anche questo ha contribuito.
Conseguito l'esame (metà settembre), ho avuto un pazzesco rilascio di endorfine in cui con lei avrei spaccato il mondo. Mi sentivo sicuro di me e pieno di autostima, un superuomo. Riprende l'università. Sento la necessità compulsiva di vederci, come per "non dimenticarla" (altrimenti ci saremmo visti solo il week end) e andavamo a fare passeggiate lunghe sul tardi, che un po' mi deprimevano e annoiavano. Comincio a frequentare per motivi di studio compagnie femminili con un profilo mentale diverso, più affine al mio. Sto bene, mi diverto.
C'è stata una sorta di profezia che si autoavvera: dopo ogni esame l'ansia si manifesta in qualche modo: dalle extrasistoli ventricolari, alla distensione addominale, all'insonnia, al reflusso GE, insomma, anche dopo questo esame mi aspettavo qualcosa. E questo qualcosa stava incominciando ad attaccare la cosa a cui tengo di più, la mia ragazza, con il quale un mese prima parlavo di matrimonio. Ho iniziato ad avere il terrore di stare per dimenticarla. Le c.d. compagnie femminili non mi attraggono sessualmente, quindi non le ho viste come potenziali partner (ho iniziato ad evitarle e a non rispondere ai loro messaggi) ma forse mi sono fatto distrarre. Però questo star bene in università, con loro e gli amici, annoiandomi nelle nostre camminate, ha caricato la polvere da sparo dell'ansia. Un mio amico inizia a chiedermi come va con la mia ragazza e questo inizia ad alimentare in me un gioco di domande senza risposta. Arriva un week end di metà ottobre e devo assolutamente vederla per sapere quello che provo. La osservo, la scruto, non sento nulla. Quasi non la riconosco. I baci sono vuoti. Usciamo, già sento un fastidio allo stomaco. Poi la routinaria domanda "ma tu mi ami?". Dico di sì, ma dentro di me imperava il panico. Non ceno. Il giorno dopo, la mattina devo assolutamente rivederla per sapere se veramente ho dubbi o meno. Niente, inizio a sentirmi in colpa, a guardare il suo musetto felice mentre io ero lì a prenderla in giro, pieno di dubbi sul sentimento. La riaccompagno a casa. Ho conati di vomito, non mangio. Inizio a tremare. Esplodo coi miei e racconto tutto, piangendo disperato. Il pomeriggio confesso tutto a Lei, in lacrime, avvinghiandola con le unghie, perché sapevo di stare dicendo cose che non volevo, e mi dice che nonostante tutto mi starà vicino. Sono stato meglio, sollevato. La sera dormo senza cena, ancora. La mattina mi risveglio con il peso, la sera mi propone una pausa. In questi due giorni in cui ho resistito non ho mangiato, piangevo continuamente, fissavo il vuoto, guardavo le nostre foto e annusavo il suo profumo. Mi autolesionavo con le nostre canzoni, pensando a quale catastrofe sarebbe accaduta in un mondo senza di lei. Senza di lei sono nulla, ho bisogno di lei e del suo buongiorno.
Prenoto una psicologa, nel frattempo con lei passo da momenti di euforia in cui la stringo forte e penso "che scemo che sono stato" ad altri in cui la rifiuto, voglio la solitudine, stare in casa a dormire. Mi sembrano gli stessi sintomi avuti all'inizio, ma molto più forti (forse perché il sentimento si è rafforzato). Il medico di base mi prescrive s-adenosilmetionina cpr 400mg×3/die e bromazepam al bisogno. Intraprendo la TCC con una psicologa psicoterapeuta e prenoto una visita psichiatrica. Sono estenuato, non so più che fare. C'è attrazione fisica, ma il coinvolgimento emotivo è altalenante, molto negativo. Ho prenotato una visita psichiatrica. Sono pieno di domande in testa, un loop senza fine, sconclusionato, autorinvigorente. Appena una distrazione termina ripiombano addosso a me. Appena mi sveglio mi assalgono. Non ho un momento libero per essere felice. Sono passati quasi 3 mesi, non voglio vedere nessuno che non sia lei (a volte mi manca, altre volte preferirei la casa e la solitudine a piangere), l'università mi nausea, le vecchie compagnie le odio, ho perso 6kg, avrò pianto una quarantina di volte (pianto incoercibile, non lacrime). In tutto questo non so che fare, non so se lasciarla e chiudermi in me. Le domande esistenziali mi assalgono, mi chiedo che cosa sia la vita, cosa sia l'amore, a che serva il lavoro. 3 mesi in cui penso di aver vissuto l'inferno, mi si è aggrappato qualcosa addosso da cui non riesco a liberarmente e che temo davvero mi porti a fare la scelta sbagliata. La mia memoria è peggiorata moltissimo, mi sento un peso inutile e penso che i miei discorsi siano difficilmente sopportabili. Leggere sui forum qualche volta al giorno mi rincuora. Ora che sono passate le vacanze natalizie (che comprendono anche l'anniversario) le domande si sono molto affievolite, anche perché ho imparato ad averne coscienza e a trattarle come tali. Sono rimasti però i sintomi depressivi, che mi portano a vivere con sufficienza, intolleranza e insofferenza ogni momento. Secondo la psicologa (con cui affronto sessioni settimanali) la mia è solo ansia e la relazione è sana. L'ho solo messa alla prova in modo ossessivo, forzando i dubbi fisiologici. Non so se questa cosa abbia un nome o meno (a dir la verità, aver letto a riguardo il DOC da relazione mi ha sollevato molto, ma non tutti i casi sono uguali), so solo che non riesco a essere felice.
Dopo una vacanza con soli amici ho iniziato a percepire una certa rassegnazione. Da questo week end avrò pianto un'altra 30ina di volte. Sento come il bisogno di riscrivermi, di ricominciarmi e di ricostruire quella che per me è stata una non-vita: è stata una relazione simbiotica, lo ammetto. Non ho lavorato per non lasciarla sola l'estate (studio), mi sono privato delle mie libertà, non mi sono più dedicato a me stesso. Sessualmente mi attrae e la reputo in ogni caso la ragazza più bella che esista. Però a volte percepisco la necessità di adrenalina e di aggiungere "pepe". A volte desidererei che mi tradisse, gradirei competizione con un altro potenziale partner, anche a costo di soffrirne. Altre volte sento la necessità di esercitare e subire nuovi flirt, apprezzare complimenti, fare nuove esperienze. Altre volte mi sento depresso e abbandonato al tempo, rassegnato che a breve interromperò la relazione, spezzando questa situazione ansiogena.
Altre volte ho voglia di riempirla del profumo del nostro primo incontro, ballare nudi sulle note delle nostre canzoni e fare l'amore (almeno provarci).
Non so cosa fare, mi sento devastato. L'ultima seduta la psicologa è arrivata a dire "non la ami e non l'hai mai amata" non so se in senso provocatorio o altro, ma mi ha ucciso. Non ho dedicato mai tanto a nessuna, anche se ammetto che potrei aver avuto difficoltà nel lasciarmi andare perché è così che sono fatto. Non so se la sto prendendo in giro, al momento non vedo futuro, ma spero che se ci lasciassimo un giorno il destino ci riservi qualche sorpresa romanzesca, tipo il ritrovarci su un treno in viaggio, da soli, in cui il sentimento riscoccherà come un fulmine a ciel sereno. Non so perché sto così, lo psichiatra è divenuto la mia ultima spiaggia. Perché ho voglia di tutto tranne che di illuderla e farla soffrire. Tra qualche mese avrà anche gli esami e ha una difficile situazione familiare. Non voglio giocare coi suoi sentimenti, ma temo anche che dopo averla lasciata tornerei a piangere da lei perché senza di lei non so stare, e ritornati insieme tornerei punto a capo, magari con la sua fiducia spezzata per sempre e un humus inacidito da cui l'amore non potrà mai rinascere sano. Vi ringrazio per l'ineccepibile lavoro che svolgete ogni giorno. Aiutatemi, per favore, ho bisogno di consigli. Mi scuso per il post ripetuto ma ho sentito la necessità di aggiungere queste note finali.