Consiglio riguardo il percorso da intraprendere per emetofobia
Buongiorno, mi chiamo Davide sono un ragazzo di 25 anni che ormai dal 2009 soffre di emetofobia. Andando aldilà del fatto di ricordare praticamente quasi tutti gli episodi di vomito che mi hanno riguardato da quando avevo circa 3 anni di età, dal gennaio 2009 ho sviluppato un vero e proprio terrore verso il vomito, avendo vomitato quel giorno due volte, che da quel momento ha condizionato molto la mia esistenza. Essendo piccolo, dopo quell episodio, pur essendo in un certo modo giù di morale, ho cercato sempre da solo di combattere questo problema in maniera molto rudimentale, quasi come il primo uomo che davanti ai fenomeni naturali ha cercato di darsi spiegazioni soltanto per dare una risposta e per trovare delle soluzioni o almeno un riparo per quel tipo di problema. Per i primi due anni questa strategia basata sull'ignoranza mi ha aiutato particolarmente, facendo relazioni del tipo : se ho un fastidio allo stomaco ma erutto o non provo disgusto verso il cibo, allora non vomito; o anche autoponendomi delle domande, a mò di esame di coscienza, del tipo " anche se ho la nausea, volendola mettere per un momento da parte, come mi sento veramente? Bene? Allora starò bene. Questo modo di fare mi ha aiutato, e mi fatto vivere in pace fino ad aprile 2013, anno in cui ho avuto una forte nausea per una settimana in la fobia si è presentato in un modo mai sperimentato, se volessi lavorare di similitudini la paragonerei alla morte, per tutte le preoccupazioni e paure che sono sorte in quel momento. A questo punto, su consiglio del pediatra e dei miei genitori, ho iniziato un percorso psicoterapeutico che è durato circa 2 anni e mezzo. Il problema è che fino a quel momento non sapevo cosa realmente fosse l'emetofobia, semplicemente pensavo che quella nausea dipendesse da un problema fisico. Dopo alcune analisi mi sono da un lato tranqullizzato, ma dall'altro ho cominciato a provare un forte sconforto per il fatto che tutto dipendesse dalla mia mente. Ma non pensavo all'emetofobia pensavo al fatto che ci fosse un altro problema alla base di tutto, e a quel punto ha ceduto la mia resistenza opposta alla terapia, dal momento che non avevo mai inquadrato realmente la figura dello psicologo. Durante la terapia, ci sono stati diversi alti e bassi per questa mia inappetenza, se volessimo chiamare appetito qualcosa che proviene dalla mia mente e fame qualcosa dal mio corpo. Dopo circa 1 anno e mezzo le cose sono molto migliorare, la mia vita non girava più attorno al problema appetito/mangiare, e soprattutto non mi crollava il mondo addosso i giorni in cui non avevo voglia di mangiare. Dopo la terapia non ho avuto più problemi di questo tipo, semplicemente quelli potrebbero riguardare ragazzi di quella fascia d età. Il problema si è ripresentato a marzo di quest'anno, avendo vomitato una volta, sperimentando emozioni, e non sensazioni, mai provate. Non ho mai, fino a quel momento, vissuto l'emetofobia come un qualcosa che ormai è diventata un demone, un qualcosa che non mi da pace neanche di notte, che condiziona la mia mente e le mie azioni, che mi spaventa fino al punto di credere di morire, dal momento che sto avendo di nuovo problemi nel mangiare( sono diventato lievemente sottopeso). Anche il mangiare è diventato un inferno, sto cominciando ad odiarlo, perchè se non ci fosse non mi preoccuperei in questo modo, Ogni volta che lo vedo mi viene la tachicardia, mi viene una simil-nausea, mi si chuide tutto, e provando con un atto di fede a mettere un pezzo di cibo mi viene voglia di sputarlo. Non riesco più a vivere così, sono stanco, ogni giorno e come se dovessi scalare due montagne, il pranzo e la cena. Ho intenzione di reiniziare la terapia ma con la consapevolezza del problema,l emetofobia. Ho paura di essere pero diventa insensibile alle strategie che usavo su di me per tranqullizzarmi, e di conseguenza ho anche paura che la terapia possa fallire. Mi sono documentato riguardo i possibili approcci, in particolare la terapia strategica breve e la cognitivo comportamentale. Mi farebbe piacere un vostro consiglio.
Sono stanco.