Buongiorno, sarà difficile sintetizzare in poche righe, ma ci provo. Ho 44 anni, da quasi vent’anni svolgo lo stesso lavoro, vale a dire la traduttrice e tutti gli aspetti che ruotano attorno a questo lavoro. Sono sempre stata una persona intellettualmente e culturalmente molto attiva e soprattutto curiosa e sempre pronta a mettersi in gioco. Ero una sorta di “punta di diamante” dell’agenzia per cui lavoravo. Tuttavia, dopo dieci e più anni l’aria in agenzia si era fatta molto pesante, lavoravo sempre al top, anche se l’ambiente cominciava per me a essere un po’ tossico. Ho deciso così di intraprendere la libera professione, sempre appoggiandomi principalmente a quell’agenzia, anche perché avevo l’esigenza di distribuire i tempi lavorativi in modo diverso da quello imposto, e soprattutto volevo far fruttare l’abilitazione a guida turistica che, dopo l’assunzione in agenzia, non avevo più usato. Nel 2020 ho preso il Covid, non sono stata male dal punto di vista respiratorio o vascolare, ma neurologico. Nonostante la tempestiva negativizzazione ho portato a lungo gli strascichi con dolori muscolari, difficoltà di coordinazione e concentrazione, annebbiamento mentale… dopo qualche mese sono ritornata abbastanza in forma, ma sul lavoro le cose hanno iniziato ad andare non più così bene… tante cose mi vengono contestate, quelle che un tempo erano le mie colleghe dicono che sono deluse. Ho avuto un bel calo di lavoro, aggravato dall’adozione di nuove tecnologie. Ora vivacchio più o meno dignitosamente… oggi, dopo un mese abbastanza positivo anche come quantitativi di lavoro, ennesima mazzata… tantissime correzioni. Non sono soddisfatti del risultato. Ora, da quattro anni a questa parte sento che qualcosa in me non è più come prima, mi sento rallentata e terribilmente inadeguata. Per sentirmi utile svolgo una mia attività totalmente gratuita di ricerca storica, a cui faccio seguire contenuti online e da pubblicare, ho scritto anche un paio di libri di saggistica. In più faccio molto volontariato: presto servizio presso la chiesa come organista, dirigo due cori e svolgo tante altre attività per la parrocchia e per le persone che ne fanno parte. E forse sta qui l’inghippo… troppa disponibilità? Eppure, anche se pensassi di lasciare da parte qualcosa, penso che poco cambierebbe, perché l’idea di essere diventata del tutto scema e rintronata non mi abbandona. Non fosse così, la situazione lavorativa non mi farebbe così paura. Temo di restare del tutto a piedi e purtroppo devo vivere per per vivere serve il vil denaro. Per quanto riguarda la situazione “mentale” sono seguita dall’età di 19 anni da uno psichiatra per via di un brutto esaurimento con attacchi di panico, poi per fortuna superati. Nessuno vedendomi direbbe che li ho avuti, ho la “faccia di tolla” di chi vorrebbe mangiarsi il mondo. Il mio psichiatra non prende molto seriamente questa mia richiesta di aiuto riguardo il mio possibile essere diventata rallentata, stupida e pure ritardata… non fosse per il lavoro me ne fregherei, ma c’è un ballo troppo.
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13 GIU 2024
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Buongiorno organistamisterioso,
la sua curiosità non si è fermata dinanzi alla valutazione del suo psichiatra, e lei, a mio avviso giustamente, ha necessità di capire meglio questa sua nuova situazione.
Gli errori ci sono, indubbiamente. Ciò che merita di essere valutato è capire cosa le stanno segnalando.
Non posso non ricordare Freud che ci avverte, nella “Psicopatologia della vita quotidiana”, dell’importanza dei lapsus, delle dimenticanze, e di ciò che a prima vista scartiamo come errore.
L’inconscio lavora ad una melodia misteriosa, mi verrebbe da dire parafrasando il suo interessante nik name, e negli ultimi anni le sta inviando questi preziosi semi di senso , sviste che per una abile e stimata traduttrice non possono non essere importanti.
Le consiglio di intraprendere un percorso psicoanalitico per non fermare la ricerca e anzi lasciarsi guidare dai suoi errori verso una consapevolezza maggiore delle sue necessità profonde
6 GIU 2024
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buon pomeriggio "organista misteriosa",
da come scrive, la chiarezza di esposizione, la capacità di riuscire a trasmettere la sua preoccupazione, non suggerisce certo il riconoscimento di quegli aggettivi invalidanti che usa per descrivere come si sente mentalmente dopo il Covid. Questo virus ha lasciato molte tracce diverse da persona a persona, perciò le suggerisco di parlarne con il suo psichiatra, invitandolo a non prendere alla leggera ciò che percepisce e la sta preoccupando ma, anzi, ha bisogno di rassicurazioni competenti e non frettolose. La molteplicità di campi nei quali agisce indica una vivacità intellettuale e dinamica che se fosse diventata stupida o ritardata o rallentata, non potrebbe coltivare, inoltre non potrebbe continuare il suo lavoro sia da privata che da dipendente. Il fatto é che il luogo di lavoro e le sue "gentili" colleghe, già da tempo le risulta tossico e questo non la aiuta certo a essere efficiente come un tempo, in più l'esigenza di acquisire competenze maggiori nel campo informatico rende tutto più faticoso e demotivante.
Se i molteplici impegni che si é assunta sono dettati da una reale passione vada avanti decisa. Se sono un modo per non avere tempo per pensare a se stessa allora conviene prendere una pausa e, con l'aiuto di cui sopra, lavorare su di sé per buttare (nella raccolta differenziata) queste sensazioni negative e prendere diversamente il lavoro principale con cui si sostiene.
Per le correzioni ricevute veda se sono errori che prima non faceva o sono dovuti all'esigenza di una maggiore competenza informatica, questo per dare un orientamento relativo al come correggersi e andare avanti, cercando nel frattempo di informarsi se vi può essere un'altra agenzia a cui rivolgersi. Una domanda che occorre farsi é : " mi appassiona ancora il lavoro di traduttrice"?
Cosa mi fa sentire inadeguata e a cosa? Per queste domande sarebbe consigliabile un sostegno psicologico ove portare i vissuti che sente e tutti i dubbi su se stessa e timori, paure, aspettative tradite, e quant'altro che in un rapporto psichiatrico é difficile portare.
Se però lo può ricevere dal suo psichiatra allora insista che le dia maggior attenzione e tempo per parlarne, cosicché potrà aumentare la resilienza verso l'ambiente lavorativo e trarre maggior beneficio da quelli che fa per proprio interesse e passione.
Con gli anni si tende ad un risparmio cognitivo che può sembrare un rallentamento, in genere è però dovuto al subentro di un minor interesse verso un'attività che prima si faceva con entusiasmo e con situazioni ambientali più confacenti. Oggi tutto ha subito un'accelerazione troppo repentina e non é semplice adeguarsi.
L'ascolto della musica organistica, e non solo, di Bach é un concreto modo per rilassare la mente e l'umore, aiutando a tenere distante i pensieri intrusivi che disturbano.
Con molta stima la saluto cordialmente e rimango a sua disposizione anche solo per un colloquio sia online che in presenza.
Dott. Giancarlo Mellano
6 GIU 2024
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Salve.
Aldilà dei possibili effetti neurologici del covid (su cui non ho le competenze per esprimere opinioni) direi che gli ultimi anni sono stati un periodo di grandi cambiamenti, ed è comprensibile avere dubbi nella sua situazione. Cambiare lavoro dopo 20 anni è un passo importante e certamente la malattia non lo ha reso più semplice. Capisco il suo desiderio di sentirsi competente e utile, ma riempire il suo tempo di attività, lavorative e di volontariato, potrebbe avere effetti controproducenti: facendo tante cose insieme è naturale che la performance nei singoli compiti si riduca.
6 GIU 2024
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La sua esperienza di vita e di lavoro trasmette una sensazione di grande determinazione e resilienza. Avere affrontato un ambiente lavorativo tossico, il Covid con le sue conseguenze neurologiche, e la continua evoluzione del settore, riflette una capacità notevole di adattamento e perseveranza. Tuttavia, il senso di rallentamento e inadeguatezza che sta sperimentando può essere profondamente destabilizzante.
È naturale sentirsi disorientati e preoccupati di fronte a cambiamenti così significativi nella propria capacità lavorativa e nel riconoscimento esterno del proprio valore. La percezione di non essere più all'altezza delle aspettative, sia proprie che altrui, può suscitare sentimenti di frustrazione, tristezza e paura.
L'impegno nelle attività di volontariato e nelle ricerche storiche dimostra un forte desiderio di contribuire positivamente e di trovare senso e realizzazione al di fuori del contesto lavorativo tradizionale. Queste attività non solo offrono un senso di utilità e appartenenza, ma possono anche essere una forma di rifugio emotivo e intellettuale.
Il supporto psichiatrico a lungo termine indica una consapevolezza e un'attenzione alla propria salute mentale, che è un aspetto fondamentale del benessere complessivo. La sensazione di non essere presa sul serio dal proprio psichiatra può aggiungere un ulteriore strato di isolamento e incomprensione.
Forse c'è bisogno di esplorare nuovi approcci per affrontare queste difficoltà, che potrebbero includere un riesame delle dinamiche lavorative e dei ritmi di vita. Il riconoscimento delle proprie limitazioni attuali non implica debolezza, ma può essere un passo verso l'accettazione e la ricerca di soluzioni che rispettino il proprio stato di salute e benessere. Le sue competenze, la sua passione e la sua determinazione sono risorse preziose che meritano di essere valorizzate e riconosciute, sia in ambito professionale che personale.