Narcisista e complementare? Come uscire dalla maledizione?
Caduta in una relazione tossica. So che non dovrei fare diagnosi, ma lui ha forti tratti narcisistici e io rispecchio perfettamente il profilo della complementare (anche i nostri vissuti d’infanzia parlano). Le dinamiche le avevo riconosciute prima di iniziare la breve storia “d’amore”, preceduta da un lungo periodo di amicizia e sapiente corteggiamento da parte sua, durante il quale mi rendevo conto che c'era qualcosa di sbagliato nel suo modo di vivere le relazioni. Ho tentato di resistergli anche per questo, oltre al fatto che ho una famiglia e non avevo mai tradito, ma non ce l’ho fatta, mi ha presa. L’amore mi ha confusa, ho pensato di essermi sbagliata, che fosse solo giovane, libertino e spavaldo. Anche se entrambi coscienti di non avere futuro, i suoi sentimenti sembravano sinceri. Ha chiuso lui poco dopo aver lasciato la fidanzata (non riusciva più ad avere rapporti) con la scusa che anch’io stavo compromettendo la mia famiglia e non voleva essere causa di una rottura, il ché gli procurava ansia, e, vista la sua indole, un futuro non ce l’avremmo comunque avuto. Giusto, ma credo fosse la scusa per scappare dall’intimità che si stava creando, quella che lui non è in grado e non vuole gestire. Due mesi di tira e molla, poi ha deciso - decide sempre tutto lui – di smettere di vederci. Da allora mi chiama regolarmente, scuse di lavoro o solo per sentirmi, dirmi che mi vuole bene e sembra sincero, a volte per mortificarmi, vantandosi dei successi con le donne o provocandomi su cose che sa mi infastidiscono. La solita altalena. Io non l’ho cercato quasi mai, ma ho sempre risposto.
Giorni fa mi ha chiesto come va con mio marito, si preoccupa, lo fa sempre, e poi se lo avevo sostituito: gli ho fatto intendere che forse c’era un altro uomo, per vedere la reazione. Si è irrigidito, nelle telefonate successive era freddo, offeso. Ho dovuto insistere con chiamate e messaggi per convincerlo e rimettere pace tra noi. Sono stata per lui una nuova bambola. Poi, si è stancato di giocare, mi ha messa sullo scaffale e lì devo restare. Nessun altro può giocare con me, perché sono sua e - forse! - potrebbe aver voglia di giocare ancora. Sono lì, affamata di ogni suo sguardo, a ogni squillo del cellulare, in attesa che lui mi prenda ancora, anche solo una volta.
Continuiamo a cercarci, ma questo ci fa bene e ci fa male, a entrambi. L’una soddisfa i bisogni dell’altro, in parte e a suo modo: bisogni nascosti e profondi che dovremmo imparare a soddisfare, ognuno da sé, ognuno a colmare il proprio vuoto.
Mi sento un’eroinomane in astinenza che cerca di smettere: riesco a fare tutto, lavoro, famiglia, ma il pensiero di lui non mi abbandona, a volte mi manca terribilmente, anche se so che una relazione con lui è alternare istanti di grande felicità a pugnalate al cuore e mortificazioni. Razionalmente voglio smettere, sono una donna volitiva e forte, credetemi, ma il cuore questa volta non ce la fa.
Che sia la dinamica tra un narcisista e una complementare o soltanto una relazione tra due persone che si vogliono bene (una pronta a costruire un rapporto e l'altro no), non lo so, ma elemosino consigli per uscire da questa maledizione.
Grazie per l'aiuto