29 GIU 2021
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Cara Martina,
mi dispiace che tu abbia già sofferto tanto rispetto alle difficoltà che racconti, sin dalla tua adolescenza. Non dev'essere stato per niente facile.
Il rapporto con il proprio corpo e con l'immagine di sè (e con ciò che rappresenta), è un aspetto molto delicato della nostra esistenza.
Alle volte il corpo può diventare un vero e proprio campo di battaglia attraverso cui combattiamo le nostre guerre interiori. Diventa una sorta di messaggero di tanta sofferenza irrisolta e, allo stesso tempo, genera altro disagio.
Vedi, nel comportamento alimentare confluiscono moltissime variabili: fisiologiche, emotive, cognitive, sociali, culturali, relazionali, affettive, ecc.; sono, infatti, diversi i fattori che lo influenzano. Si passa da bisogni primari, legati alla sopravvivenza (che regolano i segnali di fame/sazietà), a bisogni emotivi per cui il cibo diventa consolatorio o mezzo per esprimere la rabbia, talvolta punirci o placare emozioni a cui non sappiamo dare una giusta connotazione. Vi è poi anche un aspetto legato alla vita sociale e di convivialità, che può portare a vivere con piacevolezza o spiacevolezza i momenti dei pasti, o come forzatura e con disagio. E potrei continuare elencando moltissime altre variabili in gioco, connesse anche all'educazione alimentare ricevuta e a dinamiche familiari, amicali, affettive e di relazione. Insomma, per venire a capo delle difficoltà legate all'alimentazione, sicuramente è bene approfondire questi aspetti e cosa rappresentano per te con uno psicologo esperto, che può fornirti anche indicazioni rispetto ad una buona educazione alimentare (se competente).
Ad ogni moto, in tutto questo, una cosa mi ha colpito particolarmente: tra le tue parole leggo "a causa della mia pigrizia". A fronte di quanto detto (e di come, nel concreto, sono tanti gli aspetti che influenzano l'alimentazione di ognuno), la pigrizia può essere, in realtà, un nome diverso con cui definire delle difficoltà più profonde; quindi, di fatto, una conseguenza di quanto accade (e di come alcune cose siano difficili o ingestibili per te al momento), e non una causa della situazione.
Non è colpa tua se vivi tutto ciò!
Hai raccontato di diete estremamente restrittive, con un introito calorico inadeguato, che inevitabilmente non può essere mantenuto a lungo. Il corpo ha bisogno di energia e nutrimento e lotta in tutti i modi per ottenerli, in virtù della sopravvivenza. Quando i meccanismi che regolano gli equilibri fisiologici vengono alterati, allora si scombina tutto il resto.
A tal proposito, esiste un protocollo mirato che si chiama Mindful Eating, ovvero "alimentazione consapevole". Consiste in un percorso fatto di un numero adeguato e predefinito di sedute, condotto da uno psicologo o psicoterapeuta. E' un protocollo che va al di là di diete restrittive e prescrizioni nutrizionali forzate; insegna a rieducare il proprio corpo e la propria mente a riconnettersi con i segnali organici di fame e sazietà (ad es. fame gustativa, fame emotiva..., sazietà, pienezza, ecc.), con i propri bisogni inespressi legati all'alimentazione (come quelli che ti ho elencato sopra), fino alla gestione dei pensieri auto-sabotanti, e molto altro. E' un modo più naturale di riappropriarsi o creare un proprio equilibrio in tale ambito. Statisticamente ha un'alta efficacia. Potrebbe fare al caso tuo?!
Spero di averti fornito spunti di riflessione e informazioni utili al tuo percorso.
Resto a tua disposizione per ulteriori indicazioni o informazioni; mi occupo di ciò.
Buona giornata!
Dr.ssa Annalisa Signorelli