Rapporto madre-figlia disfunzionale

Inviata da Luna · 30 nov -1

Buongiorno, vi scrivo per avere un parere su come potere agire riguardo ad una situazione che interessa il rapporto tra me e mia madre.
Premetto che ho già concluso un percorso di terapia e che quindi riesco ad analizzare piuttosto bene determinate dinamiche interne alla mia famiglia, ma ci sono periodi in cui la situazione diventa ingestibile.

In breve, ho superato da poco i 25 anni ed ogni volta che entra "un uomo" nella mia vita a livello affettivo il rapporto tra me e lei si incrina: tendenzialmente non essendo mai quello giusto (per i suoi canoni) attua dei meccanismi tossici nei miei riguardi come: svalutazione, silenzio punitivo ed un continuo mettermi a paragone (anche in maniera velata) con mio fratello più piccolo di qualche anno.
Ad esempio sovente mi rinfaccia che ho avuto "molti ragazzi" (sono stata fidanzata 3 volte....) e che "lei ha dovuto sopportarli, esssendosi rivelati uno peggio dell'altro": come se le mie relazioni fossero state a tre con lei inclusa, come se fosse una colpa incappare in persone sbagliate od ancora come se fosse una colpa non prevedere l'epilogo di una relazione. (Ha da sempre avuto una relazione tossica con mio padre e quindi forse vedendomi come un prolungamento di sè stessa vuole farmi evitare situazioni che lei vedrebbe a rischio per sè stessa.)
Ma vengo al punto focale: a novembre dell'anno scorso ho conosciuto fortuitamente un ragazzo, siamo usciti a lungo, dapprima come "amici" e solo dopo svariati mesi di assidua frequentazione adesso siamo fidanzati e per la prima volta posso dire di stare costruendo (lavorando su me stessa in primis) un rapporto sano e di essere felice: non è stato e non è tutt'ora facile disinnescare determinati meccanismi che mi porto dalle precedenti relazioni tossiche che ho avuto e da i traumi che ho adolescenziali (attaccamento, paura dell'abbandono..) insomma sono serena e mi sento amata e rispettata per la prima volta.
Da quando ho fatto presente a mia madre che questa relazione si era evoluta in qualcosa di più che una sola amicizia, la situazione è esplosa. Dapprima tentava di convincermi che "lo avevo scelto solamente perchè ero rimasta sola, essendo rimasta senza amiche" (dato che durante quel periodo ho avuto un forte litigio con una mia amica storica e ci siamo allontanate e mi sono ritrovata "sola"); successivamente con scherno mi diceva che " avevo trovato il toy-boy, il bambino da crescere" (dal momento che lui è più piccolo di appena tre anni), fino ad arrivare ad oggi che sostiene "che qualcuno (lui) mi stia instillando qualcosa in testa che mi faccia allontanare da lei e me la faccia vedere come il male, perchè sono cambiata".
Più volte le ho detto che lei non è il tema di conversazione delle mie uscite, e più volte le ho detto che non avrebbe logicità (da parte del mio fidanzato) il volermi allontanare da lei se neanche la conosce, ma tutto è vano ed anzi sostiene "che lui abbia gli occhi cattivi perchè lo ha visto nella foto di whatsapp".
Dato che si è mostrata infastidita anche solo al sentire pronunciare il nome del mio ragazzo, non ne ho più fatto menzione -da tempo- in sua presenza ed anche se la cosa mi faceva stare male l'ho compresa ed accettata.
Sa bene che per ora non sto attraversando un periodo facile, essendo che ho perso delle amicizie per me molto importanti e sa solo ferirmi dicendomi frasi come "e certo che non hai più amiche e non ti vuole più nessuno, guarda come sei" oppure ancora sa benissimo che per ora non ho un gruppo coeso ed esco saltuariamente con amicizie occasionali ma di base esco sempre con il mio ragazzo e per mettermi in difficoltà mi chiede sempre "con chi esci stasera" e se le rispondo dicendole i nomi sbuffa dicendomi che non ci crede e mi manda a fanc..lo.
Credetemi che ho provato e provo tutt'ora ad imporre dei limiti sani, visto che ha avuto spesso atteggiamenti invadenti che ledono quella normale privacy ed autodeterminazione di cui tutti dovrebbero dover essere padroni, ma il risultato è stato privarmi della parola e addossarmi le colpe del fallimento del rapporto madre-figlia (giustamente lei è esente da qualsivolgia responsabilità.)
Difatti dice sempre che "la lascio sola, che la attacco, la tratto male", quando in realtà ogni volta che tento di esprimere i miei sentimenti ovvero il mio disagio mi prende per "pazza" o inizia ad urlare rendendo la conversazione ingestibile, o mi chiama "stronza" semplicemente perchè non urlo e non cedo a questi suoi atteggiamenti.
Ho provato anche a spiegarle sotto il profilo psicologico alcune cose e mi ha detto "che la mia psicologa mi ha rovinata e che ormai con ste quattro cazzate di psicologia che leggo mi sento onnipotente", chiaramente lo dice perchè ho rotto certi meccanismi malsani e non reagisco più come prima.
Quando sono a casa regna il silezio sovrano (meccanismo presente da sempre anche quando litigano i miei) e se provo a parlare di qualcosa mi vengono date risposte fredde che non consentono il prosieguo della conversazione; di converso ci sono brevi momenti in cui decide di parlare ed altri in cui decide nuovamente di togliermi la parola.
Noto anche che quando parlo io di qualcosa sembra sempre, stufata, annoiata quando invece qualsiasi cosa racconta mio fratello (anche stupida) è degna di attenzione, tanto che le ho detto "ti lamenti sempre di non avere rapporto ma quando ti coinvolgo in qualcosa mi dici sempre e solo che sono cazzate. Non è che può parlarsi sempre e solo di lavoro o di studio, non puoi decidere tu gli argomenti di una conversazione."
In tutto ciò mio fratello ha avuto anche le sue esperienze fallimentari in ambito amoroso, ed è alla terza relazione anche lui, però può tranquillamente parlare della sua ragazza (addirittura li ho beccati mentre erano in videochiamata tutti e due insieme con mia madre), raccontare cose inerenti etc.
Mio padre, qualora ve lo stiate chiedendo è pressochè inesistente, anzi se mi dà ragione su qualcosa viene colpevolizzato da lei e litigano tra loro, quindi si fa i fatti suoi e mio fratello peggio di mio padre assente totalmente.
Ora, penso sia inutile tornare in terapia perchè io il lavoro su me stessa lo sto continuando a fare ed attualmente non ho la possibilità di allontanarmi da casa (lo avrei già fatto e non sarei qui a chiedere consigli) ma lei (cosìn come gli altri componenti) ha rifiutato più volte aiuto da parte di uno psicologo perchè "lei non ne ha bisogno": so che non posso cambiarla in alcun modo. Ormai casa mia è diventato un luogo di affanno e di ansia, e sto bene solo quando sono fuori, quando rientro cerco solo di impormi di essere tranquilla e di pensare ad altro. Per la prima volta provo quasi dell'astio nei suoi riguardi, e ho difficoltà a guardarla negli occhi perchè vorrebbe farmi sentire in colpa sostanzialmente per vivere la mia vita, vita normale fatta di fallimenti e fatta di soddisfazioni.
Vi chiedo dunque un consiglio su come far fronte a questa situazione e che atteggiamento adottare
Grazie per il tempo impiegato nel leggermi e grazie in anticipo alle risposte di tutti voi Dottori.

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