Rifiutare qualsiasi dimostrazione di affetto?

Inviata da A. · 25 mag 2016 Crisi esistenziale

Cavolo, dar voce a ciò che si ha dentro è veramente difficile, non saprei neppure da dove iniziare.
Ma proviamoci, sperando di non vorrei cadere in toni pietosi e melodrammatici.

Grazie innanzitutto a chiunque leggerà ciò e in modo del tutto spassionato cerca di essere d'aiuto e conforto agl'altri. Vi prego, se risponderete, di essere duri e diretti con me, perché è l'unico modo in cui riesco a 'sentire' realmente ciò che mi viene detto.

(...)

Il mio problema principale è che non ho mai saputo gestire le mie emozioni.
Ho sempre preferito tenermi tutto dentro, senza dargli voce o ragionarci su, accumulando sentimenti "negativi" fino ad esplodere.
Fino a 3-4 anni il mio "esplodere" si limitava a farmi un piantarello improvviso e poi il giorno dopo magicamente mi passava tutto, forse perché poi ero troppo impegnata durante il giorno di essere la ragazza solare, allegra, felice e fin troppo "estroversa" che volevo apparire per piacere agl'altri, non conoscendo altri modi, oltre "la simpatia", per farlo.

Mentre ora non ne ho più le forze; le mie crisi sono sempre più durature e profonde e a volte neppure con gli altri fatico a far finta di star bene.

Perdonatemi se parlo in modo sconnesso, ma è una delle rare volte che mi guardo dentro e avrei così tante cose da dire.

Vorrei partire dalla bambina che all'asilo non parlava mai e se ne stava nel suo angolo a colorare disegni in malomodo per tutta la giornata scolastica e che seppur piccola, innocente e che si faceva gli affari propri veniva offesa, emarginata, presa di mira dai bambini per nessun motivo.
A quando alle elementari e le medie succedeva lo stesso e l'unico modo in cui rispondevo a tutto ciò era la violenza fisica.

Mi è stato sempre detto che ero un maschiaccio da quando avevo 4 anni perché mi rifiutavo di indossare vestiti da "femmina". Dall'inizio dell'asilo fino alle medie, scuola o non scuola, mi sono sentita dire così tante volte che sono strana, sbagliata, sfigata, bruttina, un maschiaccio, triste, noiosa.
Una volta quando avevo circa 8 anni mia madre mi disse che il solo guardarmi le procurava svogliatezza di vivere, cosa che ora mi fa ridere; effettivamente aveva ragione, ero sempre imbronciata, silenziosa e sola.
Lei (mia madre) non mi ha mai fatto un complimento, ora che ci penso.
A volte mi picchiava solo per vedermi piangere dicendomi "ah, ma allora sei umana!".
Ora sono cose a cui non penso, che non mi procurano nessun dolore, ma forse a quei tempi era diverso, non lo ricordo.

Beh, dicevo, ho avuto così tanti "bei complimenti" dall'età di 3 anni fino ai 15 che c'è da emozionarsi al solo ripensarci.
Fortunatamente poi alle superiori è cambiato tutto, forse perché sorridevo di più, chissà, ahah.
Anche se tutt'ora ho bisogno di continue rassicurazioni per sentirmi bene con gl'altri e faccio di tutto per essere al centro dell'attenzione, non so bene perché.

Comunque la mia infanzia e metà della mia adolescenza passata ad essere quella "strana, sbagliata, scarto umano da prendere per il culo ad ogni occasione" continua a pesare su di me.
E ora finalmente arriviamo al punto per la gioia di tutti; per la prima volta in tutta la mia intera esistenza all'età di 17 anni ho trovato una persona a cui non solo piacevo, mi faceva star bene (giuro che a distanza di anni ancora ho il sorriso a ripensarla, non ringrazierò mai abbastanza nonsochi ha deciso di farmela incontrare) e a cui andavo bene così come ero, con cui non avevo paura di essere "sfigata e noiosa" perché a lei andavo benissimo così, ma mi trovava addirittura speciale. CIOÈ IO! SPECIALE! PER QUALCUNO!
Non lo credevo possibile, vi giuro che io ancora stento a crederci.

I primi 5 mesi sono stati veramente WOW, non sapete cosa significhi per me essere realmente felice e sorridere di gusto, senza troppe forzature.

Ma forse lo ero troppo.
Lei era troppo.

Avevo passato tutta la mia intera vita, prima di lei, ad essere quella "strana", bruttina, sfigata, fallita e infelice.
Ora avevo una ragazza bellissima a fianco a me che mi faceva star bene, che.... cavolo, io... non so perché ma sentivo che esser felice era sbagliato, mi sentivo in 'colpa' Lo so è assurdo, e inspiegabile ma era così.
Dopo 5 mesi, da un giorno all'altro, facevo anche fatica a guardarla, non riuscivo a parlarle, dopo 10 minuti passati con lei mi inventavo qualcosa per scappar via.
Quella troppa "felicità" iniziava a darmi fastidio, a pesare.
Ho fatto di tutto per distruggere quella relazione, ma lei non me lo ha permesso in nessun modo.
Ma dopo altri 5 mesi di questo, ho deciso di chiudere ogni rapporto con lei perché non volevo sprecasse altro tempo con me. Lei meritava di meglio, mentre io non meritavo nulla; così mi è stato insegnato.

Sono passati 5 anni ormai, (negl'ultimi tre ogni 2-3 mesi sentivo la mia ex e probabilmente erano gli unici giorni in cui mi sentivo viva) in questi 5 anni sono successe tante cose; mi sono gettata in qualsiasi rapporto di amicizia falso, amore malato o sesso che mi facesse del male, ma mi """andava bene"""" così, anzi ero io a cercarli; avevo trovato anche un mio equilibrio emozionale in tutto questo, volendo.

Finché un anno fa non ho scoperto che la ragazza di cui vi parlavo prima ora ha una relazione.
Da qui è iniziato tutto il mio malessere.
Anni ed anni ad accumulare sofferenze per poi esplodere tutte insieme.
È passato un anno ma non c'è sera in cui non pianga o vorrei affondare la mia pateticità in sostanze nocive per il mio corpo e la mia mente.
Per ora continuo a tener duro, ma non riesco proprio ad uscire da questa spirale.
Ho provato a trasferirmi, cambiare routine, abitudini, ma nulla. Zero.

Forse dovrei lanciarmi in altre relazioni, per poi finire come l'ultima volta?
Ma sopratutto perché dovrei sprecare il resto della mia vita a cercar qualcosa che ho già perso (per colpa mia) già molto tempo fa?

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Miglior risposta 25 MAG 2016

Cara A,
nel esporre la tua storia ed il tuo vissuto, chiede a chi le risponderà di essere duro, come se questo fosse l'unico linguaggio che conosce ed in effetti sembra proprio così.
Ma certamente la durezza non è ciò di cui ha bisogno e che merita.
Alla nascita ciascuno di noi compie delle esperienze, che creano un imprinting, una sorta di impronta emotivo-relazionale, un binario inconscio che strutturerà tutte le nostre relazioni successive.
Su queste esperienze si creeranno anche i pensieri su noi stessi, lo stile relazionale, le aspettative sul mondo, sugli altri, ecc.
Sicuramente lei ha avuto esperienze con un carattere marcatamente svalutante, distanziante e aggressivo, che si è ripetuto nel tempo e che ha alimentato in vario modo, con i comportamenti solitari, con la risposta aggressiva, rifiutando relazioni buone, ecc.
Capisco quanto sia difficile vivere con questo mondo interno così tumultuoso! Con tutta questa pesantezza, con la svalutazione e la solitudine!
Ma se c'è il rimorso di una relazione così importante, se c'è senso di perdita per una persona così positiva, allora da qualche parte c'è anche un germe di relazione costruttiva e sana, c'è in lei il bisogno di costruire delle relazioni fruttuose e non tormentanti.
Deve alimentare questa parte importante e vitale di sè. La relazione con quella ragazza ormai si è conclusa, ma di sicuro in questa relazione lei ha potuto sperimentare emozioni e sensazioni positive e costruttive, un modello di relazione possibile e desiderabile. Questo è il tesoro prezioso che ha trovato.
Non credo debba investire in ciò che ha perso, ma in ciò che ha trovato: questa possibilità, che prima riteneva impossibile.
Quello che può fare è impiegare le sue energie per cominciare ad avere fiducia in sè, per costruire un'idea diversa di sè, per imparare a cambiare binario e a sentirsi a proprio agio anche in relazioni affettuose e sane.
Capisco che le viva come anomale, troppo emotive, piene di stimoli ed eccitazione. Spaventano e talvolta non ci si sente degni.
Ci vuole tempo, investimento, fiducia, ma vedrà che se ci crede, sicuramente ci riuscirà, ottenendo risultati mai pensati!
Credo che oggi possa permettersi di smettere di colorare malamente la propria vita e desiderarla con colori e contorni piacevoli, ma ancora di più di viverla con leggerezza.

Un grande in bocca al lupo!
Sabrina Costantini
Psicologa Piscoterapeuta - Pisa - Cecina

Sabrina Costantini Psicologo a Pisa

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27 MAG 2016

Cara
nella tua lettera, raccontando la tua storia, hai reso molto bene l'idea di quello che succede quando si è "abituati" ad essere svalutati e, non tenendo in gran conto se stessi (perché nessuno ce l'ha insegnato), si diventa assuefatti e si continua a nutrire l'idea di non meritare nulla di bello e di buono.
Poi succede (più o meno quello che è successo a te) e che cioè si cerca di far combaciare la realtà a quello che pensiamo e, se ci capita qualcosa di meraviglioso, siamo noi stessi a rifutarlo.
E' tragica questa "cosa" e a te ha fatto perdere l'amore che avevi trovato.
E' importante che questo meccanismo venga ad essere interrotto e la psicoterapia è il modo migliore per mettere un punto a questa autodistruzione.
Se imparerai ad amare te stessa e a considerarti degna di cose positive, queste inizieranno ad accadere nella tua vita e ci saranno altre opportunità per te di essere felice.
Questo è l'augurio che ti faccio.
Dott. Silvana Ceccucci Psicologa Psicoterapeuta.

Dott.ssa Silvana Ceccucci Psicologo a Ravenna

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26 MAG 2016

Gentile A.,
tutto ciò che ha scritto mi fa venire in mente innanzitutto la latitanza delle figure che per lei avrebbero dovuto essere dei caregivers, quindi genitori e poi anche insegnanti, i quali però non sono intervenuti, quando dovevano farlo, in modo amorevole e protettivo nei suoi confronti fin dall'infanzia.
Sembra poi che lei si sia talmente abituata ad essere disprezzata e trattata male che quando ha avuto l'occasione e la possibilità di essere apprezzata, valorizzata, (amata?) potendo finalmente essere felice, dopo una fase di "abbaglio" iniziale non si è più sentita a suo agio ed ha preferito rompere quella relazione per tornare allo "status" precedente.
Se il suo senso di colpa per essersi sentita felice è stato talmente forte da farle preferire di rinunciare pensando di non meritare nulla, ciò vuol dire che al momento attuale non ha nemmeno un briciolo di autostima.
Adesso però che ha perduto quella persona, forse si è pentita ed è andata di nuovo in crisi acuta cercando la soluzione tra lo scegliere di rifugiarsi in sostanze nocive e il buttarsi a capofitto in altre relazioni occasionali.
La sua domanda/riflessione finale è molto giusta e lascia intuire che la strada da percorrere dovrebbe essere un'altra.
Credo che dovrebbe essere quella di fermarsi e, guidata da un bravo psicoterapeuta, iniziare a fare un paziente lavoro di rivisitazione, riorganizzazione e correzione dei suoi postulati con la finalità prioritaria di far nascere quell'autostima e quell'amor proprio tuttora assenti sì da poter vivere diversamente il resto della sua vita.
Cordiali saluti.-
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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26 MAG 2016

Carissimo....mettiamo le cose in ordine:
- tua madre si rivela non amorosa, non ti da' manifestazioni di affetto, ti denigra e picchia senza ragione;
- un bambino trattato cosi' si convince di non essere amabile, non essere desiderabile, inadeguato, inutile, inferiore;
- con questo bagaglio di "dati" malati in testa inizi la tua vita sociale scolastica;
- i bulli individuano subito i soggetti con stima di se' sottovalutata e ti prendono di mira;
- questo rafforza le tue convinzioni;
- da allora, i tuoi comportamenti sono caratterizzati da cercare di essere ammirato, visto che tua madre ti ignorava, essere capace, visto che ti denigrava, e simpatico, visto che mamma ti aveva messo in testa che non eri accettabile:
- con questo bagaglio in testa, affronti le tue prime relazioni con l'altro sesso che si rivelano inadeguate perche' ripeti i comportamenti appresi da mamma e sopratutto perche', chi ha avuto una madre disturbata, si sente attratto da ragazze problematiche, e le cose vanno male raffforzando l'idea di essereinadeguato.
Credo tu abbia sintomi sia di "disturbo evitante di personalita'" che "disturbo borderline di personalita';
Vai a vedere su google di cosa si tratta?
La soluzione? un'altra relazione?
No
Ripeteresti la relazione malata appresa da mamma.
Devi metterti in psicoterapia, in modo che pian piano tu possa modificare il carattere e vivere serenamente il resto della tua vita.
Coraggio

Anonimo-157342 Psicologo a Montebelluna

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26 MAG 2016

Gentile A.,
lei non pare affatto confusa , nè tantameno patetica. Ciò di cui sta parlando si chiama sofferenza, ed è uno stato che ha cominciato a sperimentare molto presto. Viene da chiedersi dove fossero gli adulti che avevano il compito di proteggerla quando era vessata da altri bambini e dove fosse quella mamma che aveva il compito affettivo di contenere con caldi abbracci il suo dolore. Direi quindi che da ciò che scrive , emergono due elementi: la sofferenza accumulata e mai elaborata e la difficoltà a contenere le emozioni interne : alzare le mani per difendersi è un modo un pò primitivo di comunicare il disagio e la frustrazione e per difendersi , quindi è normale che i bambini inizino da queste modalità dell'espressione aggressiva, è solo col tempo infatti che verranno affinate attraverso l'educazione le capacità di utilizzare un linguaggio appropriato per farsi capire e difendersi , e questo è il compito dell'educazione famigliare e scolastica.
Vi sono quindi nei suoi trascorsi, delle mancanze da parte degli adulti , che hanno prodotto un accumulo eccessivo di sentimenti negativi verso lei stessa. Devo dirle con molta franchezza che non vi è che un modo per uscirne: iniziare un percorso psicoterapeutico che l'aiuti ad amarsi di più, a rafforzare le sue difese intrapsichiche con lo scopo di aiutarla a elaborare le sue emozioni che paiono traboccanti e ciò non può che avvenire all'interno di una relazione sicura in cui prevalga empatia e comprensione.

Un caldo e cordiale saluto
Dott.ssa Giuseppina Cantarelli
psicoanalista Junghiana
Parma

Dott.ssa Giuseppina Cantarelli Psicologo a Parma

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25 MAG 2016

Buonasera,
ho letto con curiosità cercando la fine della sua lunga lettera; traspare insoddisfazione, la voglia di cercare di mettere ordine incasellare questa confusione, sentimenti ed emozioni negati. Penso che sarebbe più proficuo parlarne con uno psicologo visto che ha scoperchiato- usando una metafora- il calderone.
Dott.ssa Piantanida
Roma

Anonimo-122284 Psicologo a Roma

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