Rifiutare qualsiasi dimostrazione di affetto?
Cavolo, dar voce a ciò che si ha dentro è veramente difficile, non saprei neppure da dove iniziare.
Ma proviamoci, sperando di non vorrei cadere in toni pietosi e melodrammatici.
Grazie innanzitutto a chiunque leggerà ciò e in modo del tutto spassionato cerca di essere d'aiuto e conforto agl'altri. Vi prego, se risponderete, di essere duri e diretti con me, perché è l'unico modo in cui riesco a 'sentire' realmente ciò che mi viene detto.
(...)
Il mio problema principale è che non ho mai saputo gestire le mie emozioni.
Ho sempre preferito tenermi tutto dentro, senza dargli voce o ragionarci su, accumulando sentimenti "negativi" fino ad esplodere.
Fino a 3-4 anni il mio "esplodere" si limitava a farmi un piantarello improvviso e poi il giorno dopo magicamente mi passava tutto, forse perché poi ero troppo impegnata durante il giorno di essere la ragazza solare, allegra, felice e fin troppo "estroversa" che volevo apparire per piacere agl'altri, non conoscendo altri modi, oltre "la simpatia", per farlo.
Mentre ora non ne ho più le forze; le mie crisi sono sempre più durature e profonde e a volte neppure con gli altri fatico a far finta di star bene.
Perdonatemi se parlo in modo sconnesso, ma è una delle rare volte che mi guardo dentro e avrei così tante cose da dire.
Vorrei partire dalla bambina che all'asilo non parlava mai e se ne stava nel suo angolo a colorare disegni in malomodo per tutta la giornata scolastica e che seppur piccola, innocente e che si faceva gli affari propri veniva offesa, emarginata, presa di mira dai bambini per nessun motivo.
A quando alle elementari e le medie succedeva lo stesso e l'unico modo in cui rispondevo a tutto ciò era la violenza fisica.
Mi è stato sempre detto che ero un maschiaccio da quando avevo 4 anni perché mi rifiutavo di indossare vestiti da "femmina". Dall'inizio dell'asilo fino alle medie, scuola o non scuola, mi sono sentita dire così tante volte che sono strana, sbagliata, sfigata, bruttina, un maschiaccio, triste, noiosa.
Una volta quando avevo circa 8 anni mia madre mi disse che il solo guardarmi le procurava svogliatezza di vivere, cosa che ora mi fa ridere; effettivamente aveva ragione, ero sempre imbronciata, silenziosa e sola.
Lei (mia madre) non mi ha mai fatto un complimento, ora che ci penso.
A volte mi picchiava solo per vedermi piangere dicendomi "ah, ma allora sei umana!".
Ora sono cose a cui non penso, che non mi procurano nessun dolore, ma forse a quei tempi era diverso, non lo ricordo.
Beh, dicevo, ho avuto così tanti "bei complimenti" dall'età di 3 anni fino ai 15 che c'è da emozionarsi al solo ripensarci.
Fortunatamente poi alle superiori è cambiato tutto, forse perché sorridevo di più, chissà, ahah.
Anche se tutt'ora ho bisogno di continue rassicurazioni per sentirmi bene con gl'altri e faccio di tutto per essere al centro dell'attenzione, non so bene perché.
Comunque la mia infanzia e metà della mia adolescenza passata ad essere quella "strana, sbagliata, scarto umano da prendere per il culo ad ogni occasione" continua a pesare su di me.
E ora finalmente arriviamo al punto per la gioia di tutti; per la prima volta in tutta la mia intera esistenza all'età di 17 anni ho trovato una persona a cui non solo piacevo, mi faceva star bene (giuro che a distanza di anni ancora ho il sorriso a ripensarla, non ringrazierò mai abbastanza nonsochi ha deciso di farmela incontrare) e a cui andavo bene così come ero, con cui non avevo paura di essere "sfigata e noiosa" perché a lei andavo benissimo così, ma mi trovava addirittura speciale. CIOÈ IO! SPECIALE! PER QUALCUNO!
Non lo credevo possibile, vi giuro che io ancora stento a crederci.
I primi 5 mesi sono stati veramente WOW, non sapete cosa significhi per me essere realmente felice e sorridere di gusto, senza troppe forzature.
Ma forse lo ero troppo.
Lei era troppo.
Avevo passato tutta la mia intera vita, prima di lei, ad essere quella "strana", bruttina, sfigata, fallita e infelice.
Ora avevo una ragazza bellissima a fianco a me che mi faceva star bene, che.... cavolo, io... non so perché ma sentivo che esser felice era sbagliato, mi sentivo in 'colpa' Lo so è assurdo, e inspiegabile ma era così.
Dopo 5 mesi, da un giorno all'altro, facevo anche fatica a guardarla, non riuscivo a parlarle, dopo 10 minuti passati con lei mi inventavo qualcosa per scappar via.
Quella troppa "felicità" iniziava a darmi fastidio, a pesare.
Ho fatto di tutto per distruggere quella relazione, ma lei non me lo ha permesso in nessun modo.
Ma dopo altri 5 mesi di questo, ho deciso di chiudere ogni rapporto con lei perché non volevo sprecasse altro tempo con me. Lei meritava di meglio, mentre io non meritavo nulla; così mi è stato insegnato.
Sono passati 5 anni ormai, (negl'ultimi tre ogni 2-3 mesi sentivo la mia ex e probabilmente erano gli unici giorni in cui mi sentivo viva) in questi 5 anni sono successe tante cose; mi sono gettata in qualsiasi rapporto di amicizia falso, amore malato o sesso che mi facesse del male, ma mi """andava bene"""" così, anzi ero io a cercarli; avevo trovato anche un mio equilibrio emozionale in tutto questo, volendo.
Finché un anno fa non ho scoperto che la ragazza di cui vi parlavo prima ora ha una relazione.
Da qui è iniziato tutto il mio malessere.
Anni ed anni ad accumulare sofferenze per poi esplodere tutte insieme.
È passato un anno ma non c'è sera in cui non pianga o vorrei affondare la mia pateticità in sostanze nocive per il mio corpo e la mia mente.
Per ora continuo a tener duro, ma non riesco proprio ad uscire da questa spirale.
Ho provato a trasferirmi, cambiare routine, abitudini, ma nulla. Zero.
Forse dovrei lanciarmi in altre relazioni, per poi finire come l'ultima volta?
Ma sopratutto perché dovrei sprecare il resto della mia vita a cercar qualcosa che ho già perso (per colpa mia) già molto tempo fa?