Sensazione di aver sbagliato tutto.

Inviata da Gabriele · 30 nov -1 Crisi esistenziale

Ciao a tutti, come da titolo, credo di aver preso scelte sbagliate per la mia vita e questo piano piano mi sta mandando in una crisi abbastanza profonda.
Sono un ragazzo di 26 anni, iscritto alla magistrale di ingegneria matematica in un'università del nord Italia. Ho sempre avuto dei dubbi sulle mie scelte universitarie, ma da Aprile diciamo, questa cosa sta emergendo sempre di più e sono arrivato al punto di aver preso la decisione di chiudere e lasciare il corso. Ho iniziato un percorso con una psicoterapeuta a metà Maggio, e dovremmo aver finito la fase ''conoscitiva'', ma non mi sento capito appieno. Provo ora a riassumere brevemente la mia situazione.

Al liceo sono sempre stato il classico ragazzo brillante, andavo molto bene in matematica e fisica, ero il migliore della classe e preso anche come punto di riferimento diciamo. Dai colloqui con la psicologa, sto capendo di avere questo tratto di voler essere ammirato e considerato bravo e intelligente, cosa che pesa molto sulla mia autostima. Da qui, tutti i professori consigliavano di iscrivermi alla facoltà di matematica, ma non essendo sicuro di quella scelta, un po' anche per influenza della mia famiglia riguardo opportunità lavorative, optai un percorso ingegneristico, e tra le varie, scelsi ingegneria elettronica.
Ora, io al tempo consideravo questa facoltà come un plausibile campo in cui spendermi lavorativamente e che magari sarebbe potuto piacermi, ma non avevo assolutamente passione o interesse in sé nell'elettronica. Ovviamente scienza e tecnologia mi hanno sempre attratto, ma non mi considererei per niente un nerd per esempio, anzi. Quindi già vedevo le prime differenze con i miei amici e compagni di classe, sicuri delle proprie scelte, seguendo le proprie inclinazioni e i propri interessi. A questo punto però bisogna aprire una parentesi riguardo la mia famiglia. Sono cresciuto in un ambiente molto vicino alla chiesa e molto conservatore, e anche con litigate all'ordine del giorno tra i miei genitori. Quindi, vuoi un po' per mia indole, vuoi un po' per l'ambiente che avevo attorno, sono cresciuto mettendo da parte completamente la mia parte ''emotiva'', reprimendo quindi parte della mia personalità. Non ho mai parlato dei miei problemi personali(perché i miei genitori ne avevano sicuramente di maggiori oppure da giovani ne avevano avuti di ben più gravi, a detta loro) e ho messo sempre da parte anche le normalissime cose da adolescenti (uscite serali, bevute, ragazze, minima attenzione al vestiario, ecc), il tutto abbastanza consapevolmente: Le mie sorelle per esempio non rispettavano le regole imposte e facevano di testa loro. Oppure, per esempio, riuscivano ad ottenere ciò che volevano(principalmente oggetti o vestiti) grazie a richieste molto pressanti, e alla fine, in un modo o nell'altro, di solito con discussioni molto accese, la maggior parte delle volte l'avevano vinta. Io, per evitare tutto ciò e non aggravare la situazione a casa, decisi abbastanza consapevolmente di rinunciare a quelle cose, anche se dentro di me sapevo che era tutto di mio interesse in realtà. Crebbi quindi con amici e familiari intorno a me che avevano delle convinzioni su di me in realtà distorte e non veritiere.

Con l'inizio dell'università, sono sorte queste riflessioni, e insieme a una prima esperienza lavorativa estiva che mi ha permesso di togliermi i primi sfizi a 19 anni, il mio interesse per tutto ciò su cui mi stavo orientando cominciò a calare. I primi due anni di università feci da pendolare, rimanendo quindi nella mia casa natale, e furono molto vicini alla realtà liceale, e molto poco proficui dal punto di vista degli esami. A quel punto capii che era ora di lasciare il nido, e che sarebbe stata l'unica cosa che mi avrebbe fatto crescere a livello personale. Mi sono infatti trasferito a Bologna dove c'erano anche altri miei amici e completai lì gli studi. Lì ho fatto tutte quelle esperienza che non avevo fatto da liceale. Da lì, l'interesse per l'ingegneria svanì quasi completamente. Studiare quelle materie comprometteva in maniera marcata il mio umore, ero sempre nervoso e studiavo tutto controvoglia. Vedevo invece i miei amici, andare avanti per la propria strada senza particolari ostacoli e con discreto successo. Inoltre, io non sono mai riuscito a legare con gente del mio corso, non essendomi mai trovato bene con loro, ma legavo per esempio molto facilmente con i compagni di corso dei miei amici, tutti da facoltà non prettamente scientifiche. Vedevo anche intorno a me gli amici ottenere ottimi voti e laurearsi in tempo, cosa che mi buttava ancora più giù. Capivo che qualcosa non andava.
Con molta fatica, con molti ripensamenti, e pensando anche varie volte di mollare, a poco a poco sono arrivato alla fine e mi sono laureato a ottobre 2022. Non avendo poi in mente cosa fare alla magistrale, sono stato fermo diversi mesi, circa fino a gennaio 2023, a casa nel mio paese, senza fare nulla. In quel periodo però, maturai l'idea di riavvicinarmi, in un'ipotetica magistrale futura, al mio interesse liceale per la matematica(ma senza obbiettivi precisi nel futuro, solo ottenere una magistrale). Poi, decisi di fare un tirocinio in un'azienda vicino casa, e l'esperienza non mi fece impazzire, stare in ufficio tutti i giorni mi annoiava a morte. A metà maggio lasciai perdere e feci le valigie per una stagione da cameriere in Sardegna, volevo fare quante più esperienze possibili. Lavorare tutti i giorni e conoscere gente mi faceva sentire sempre attivo e mi piaceva. Lì, presi la decisione di iscrivermi alla magistrale di Ingegneria Matematica, che ritenevo in questo caso la più consona a me per la situazione in cui mi trovavo, ovviamente sempre con l'unico obbiettivo della magistrale. A ottobre 2023 mi iscrivo quindi a Padova e, dopo un semestre andato discretamente, mi ritrovo di nuovo in crisi. Lo studio mi butta giù e mi rende nervoso. Con la gente del mio corso non lego particolarmente e vedo tutti ''lontani'' da me, diversi. Riesco a legare ancora una volta con gente di altre facoltà. Seguire le lezioni mi resta pesante e noioso, lo studio non procede e mi mette di cattivo umore. Conseguentemente, influenza in modo negativo anche le mie relazioni personali. A marzo ne sono pieno, smetto praticamente di studiare e seguire lezioni. In questi mesi, senza fare praticamente nulla durante il giorno, ho iniziato a chiedermi se queste mie scelte fossero effivamente sbagliate e se avessi dovuto invece scegliere altro. Questo mi ha fatto entrare anche in un loop negativo di pensieri che mi fanno stare male. Sono arrivato a 26 anni e devo ricominciare da zero. I miei amici e conoscenti sono rimasti convinti nelle loro scelte e con successo le hanno portate avanti, ritrovandosi alla mia età già con un posto di lavoro. A questo punto mi sto sentendo un vero fallimento. Ho fatto sprecare anche soldi alla mia famiglia e ormai è troppo tardi per ricominciare, non ho più 19 anni. Credo sia anche troppo stanco ormai mentalmente per iniziare da capo un nuovo corso di laurea, e non resisterei forse ancora a stare senza soldi e dipendere dai miei. Lavorare sarebbe anche un'opzione potrete dire, ma non so se mentalmente sarei in grado di reggere. Non riesco ad accettare il fatto che, a quest'età, mi ritrovi in una situazione del genere. Sto iniziando a maturare che tutto sia dovuto al fatto che io non abbia avuto diciamo una vera e propria adolescenza forse, e che la mia personalità stia uscendo a poco a poco solo ora. Credo che il fatto di aver represso la mia parte emotiva e la casualità di cavarmela nelle materie scientifiche, mi abbia fatto credere di essere ''portato'' per fare quello. Inoltre, questi anni universitari, mi hanno tolto la serenità interiore e sto dando la colpa al 100% al mio corso di laurea. La psicologa dice inoltre che si vede che non sono per niente abituato ad esprimere le mie emozioni ed è difficile capire quello che voglio dire riguardo a come mi sento e cosa provo.
La psicologa mi dice anche, forse in modo provocatorio, che se fare il cameriere mi ha fatto stare bene, potrei pensare di intraprendere quel mestiere. Ma in quel caso non mi sentirei ''realizzato''. Sento di avere abbastanza capacità per fare qualcosa che mi interessi, ho sbagliato ad indirizzare i miei sforzi verso qualcosa che non mi appartiene. Ora, sto cercando di rimettere insieme un po' i pezzi. Parto dal fatto che mi è da sempre piaciuto molto lo sport, ho scoperto in questi anni che mi piace stare con le persone. Inoltre, vorrei fare qualcosa per cui io mi senta coinvolto veramente, non riuscirei a fare un lavoro solo per il fatto di avere uno stipendio, che poi non mi dia nulla a livello personale. Negli anni, inoltre, non sono mai riuscito a maturare altri hobby, complice il fatto che dedicassi tutta la mia attenzione mentale all'università. Ma effettivamente, non so più chi sono, mi sembra che tutto ciò che io abbia costruito in questi anni sia in realtà ''falso'', non appartenga veramente a me. Mi ritrovo adesso bloccato, incapace di prendere qualsiasi decisione, perennemente riflettendo sul passato e con un umore molto spesso depresso, che anche in presenza di altre persone, non riesce a farmi vivere con tranquillità.

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