Salve, sono Greta una ragazza di 22 anni e sono andata a convivere da 6 mesi.
Il mio primo attacco di panico risale a quasi un mese fa mentre ero a cena con i miei amici, quindi la situazione era tranquilla anche se ricordo che avevo ansia anche prima di uscire.
Quando ho un attacco di panico comincio a tremare, respirare forte, agitarmi e tendo ad isolarmi e voler andare nella mia casa, la ritengo un’isola felice e protetta.
La cosa brutta è che mi sono capitati anche mentre ero alla guida e ora ho paura possa accadere di nuovo quindi evito la macchina e i posti affollati.
A volte cerco di guidare e di uscire e devo dire che in quelle situazioni sono riuscita a gestire l’ansia ma non voglio più sentire quell’angoscia strana e improvvisa dentro di me.
Voglio farcela ma sto notando che è veramente complesso.
Ho lasciato anche il lavoro perché il mio datore di lavoro mi procurava solo ansia e fastidio.
I miei episodi sono accaduti dopo la morte di un mio coetaneo.
Da quel momento è sorta in me un’ansia terrificante, la paura che mi potesse succedere la stessa cosa, la paura di sentirmi male e non avere soccorso.
I miei hanno sofferto di attacchi di panico recandosi più volte in ospedale ma hanno risolto il tutto con le loro forze.
Ovviamente, essendo ipocondriaca, ho fatto subito le analisi e non ho assolutamente nulla.
Il medico mi aveva prescritto degli antidepressivi che non ho preso perché non posso ridurmi a 22 anni a prendere questi farmaci.
Mi manca la mia spensieratezza.
Vi ringrazio per l’aiuto.
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17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Cara Greta,
mi dispiace che viva questo tipo di esperienza. Il panico può essere terrificante, letteralmente. È molto tipico poi evitare le situazioni che fanno sentire a rischio, in cui è capitato di avere una crisi, o semplicemente circostanze ansiogene.
Ma questo è proprio il lato subdolo degli attacchi di panico, generano questa tendenza all’evítamento per paura della paura, ma esattamente evitando le situazioni temute si ingigantisce la paura. È come se la si risolve al momento ma la si alimenta nel lungo periodo: di fatto, si nutre il mostro e lui cresce sempre di più.
La tendenza a preferire di stare in casa può prendere sempre di più il sopravvento, diventando una vera e propria agorafobia.
Ad ogni modo è bene agire da subito e intraprendere una terapia. Uscirne da soli é molto complicato. Lei ha vissuto anche un evento traumatico che ha generato molti timori sulla sua salute e sull’incolumità. È necessario affrontare il tutto con metodo e guidata da un esperto. L’approccio cognitivo comportamentale è quello d’elezione per queste problematiche. Molto pratico e meno lungo di altri approcci.
Qualora avesse bisogno di altre info o approfondimenti, resto a disposizione.
Le auguro di vivere libera, gestendo la sua vita e di non farla gestire dal panico o dalle paure.
Buona giornata,
Dr.ssa A. Signorelli
30 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Greta,
anche se i suoi attacchi di panico sono comparsi recentemente, è molto probabile che in lei esisteva già un background familiare di ansia precedente sicchè alcuni eventi traumatici ( cambiamenti inerenti alla convivenza, morte dell'amico) sono stati sufficienti ad innescare gli episodi acuti di panico mantenendo un circolo vizioso tra ansia, paura e sintomi psicosomatici.
Generalmente, gli evitamenti conseguenti portano poi all'isolamento e alla persistenza dei sintomi con grave pregiudizio per la vita sociale e lavorativa.
Per superare più facilmente questo problema è preferibile non affrontarlo da sola ma giovandosi del sostegno di un percorso di psicoterapia preferibilmente ad orientamento cognitivo-comportamentale con tecniche di esposizione e gestione dell'ansia.
Pertanto ha fatto bene a non utilizzare immediatamente i farmaci che tra l'altro non curano le cause originarie del disturbo e fa bene quando cerca di esporsi uscendo ma, soprattutto in fase iniziale, deve imparare ad accettare di stare con l'ansia trovando con essa un compromesso e quindi non facendosi bloccare; poi le cose miglioreranno gradualmente.
In ogni caso non è da approvare la scelta di lasciare il lavoro ma la psicoterapia la aiuterà anche a migliorare l'assertività, l'autostima e la tolleranza delle frustrazioni.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
22 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Greta,
La sua scelta di non assumere medicinali è indice di una forza interiore profonda, che magari per ora fa fatica ad uscire e che la aiuterebbe a risolvere il suo problema. Le consiglierei di iniziarne un percorso terapeutico, la parola ha un grande potere curativo.
21 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Greta,
Comprendo l'ansia che in questo momento la attanaglia. Forse potrebbe essere utile fare un passo indietro e capire come mai ci sia una storia di attacchi di panico alle spalle e quando e come sia nata quella ipocondria di cui ci parla. Talvolta la strada è tortuosa e sembra non ci sia via d'uscita ma, nella mia esperienza, l'attacco di panico apre le porte poiché nasconde spesso l'impossibilità di fare una scelta. Spesso ai miei pazienti che mi riferiscono questi sintomi chiedo "Cosa deve scegliere?" e rimarrà sorpresa nello scoprire che c'è sempre una risposta a questa domanda che rappresenta il punto da cui partiamo.
Le auguro di riappropriarsi dei suoi vent'anni!
Resto disponibile qualora volesse approfondire questo aspetto.
Un caro saluto
Dott.ssa Ludovica Autelitano
19 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Greta,
mi dispiace molto per la sua situazione. Gli attacchi di panico causano momenti di terrore apparentemente ingiustificato, e ciò genera una confusione totale e un senso di insicurezza. Proprio per questo motivo è importante capire a fondo cosa li scatena, così da poterli gestire nel migliore dei modi ed essere pronti a prevenirli. Per fare ciò potrebbe esserle d'aiuto un percorso di sostegno psicologico perché, anche se i suoi genitori sono stati molto forti e preparati ad uscirne da soli, a volte si tratta di un percorso molto difficile.
Rimango a sua disposizione, ricevo anche online
Le auguro buona fortuna e che possa ritrovare la sua serenità
Dr. Massimiliano Compagnone
19 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Greta,
vivere attacchi di panico è tremendo ed estremamente destabilizzante.
Ritengo potrebbe esserle utile valutare di effettuare qualche colloquio con un professionista con il quale approfondire come mai sono nati proprio ora, perché dopo l'inizio di una convivenza, approfondire chi sono le persone che optrebbero farla stare meglio e a chi si rivolge. Avverto dalle sue parole che questi attacchi di panico hanno come conseguenza il fatto che si sta limitando nella vita quotidiana quindi potrebbe esserle utile approfondire anche questo aspetto.
Gli attacchi di panico sono orribili ma è sempre possibile comprenderle l'origine quindi superarli.
Resto a disposizione,
Dr. Matteo Radavelli
19 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Greta,
Chiedere aiuto non significa non farcela con le proprie forze, siamo in un momento in cui la psicoterapia è libera dai suoi tabù e le persone ne comprendono l'efficacia. Nel percorso di terapia si è attivi nell'aiutare se stessi. Le conoscenze che si possono acquisire sui meccanismi della propria ansia permettono di avere risorse per gestirla per tutta la vita. I farmaci anche sono oggetto di numerosi pregiudizi, vanno utilizzati quando la sintomatologia è invalidante e non significa per questo diventarne dipendenti.
Un saluto,
D.ssa Michela Martini
18 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Greta
Comprendo quanto lei desideri non riprovare quello stato di angoscia e, allo stesso tempo, la sua volontà di non rinunciare alle attività quotidiane. Gli attacchi di panico si manifestano nel momento in cui la nostra mente percepisce una minaccia e, automaticamente, nel nostro corpo si attivano dei meccanismi che danno luogo a quei sintomi che ha descritto. Credo ci sia una strada intermedia tra farcela unicamente con le sue forze e ricorrere ai farmaci, ovvero può prendere in considerazione di iniziare un percorso psicologico che le permetta di essere sostenuta e di comprendere come mai sta vivendo quest'ansia e questi attacchi di panico. Resto a sua disposizione qualora desiderasse approfondire il discorso (ricevo anche online).
Un caro saluto
Dott.ssa Maria Isabella Ciampi
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Greta,
Immagino l'angoscia e l'ansia che sta vivendo e che le manchi molto la sua spensieratezza.
Potrebbe essere un primo passo esplorare l'evoluzione del suo sentirsi in ansia e terrorizzata nelle differenti situazioni. Ad esempio, mi chiedo quali pensieri e quale tonalità emotiva accompagnassero il momento precedente alla cena con i suoi amici. Come mai si sentiva in ansia già prima di uscire e quali segnali di quest'ansia percepiva prima di uscire? Quando è avvenuto il picco di ansia, cosa stava accadendo intorno a lei?
Per quanto riguarda il lavoro, mi chiedo quali caratteristiche del suo datore di lavoro le procurassero ansia e fastidio. Identificare ciò che spaventa è un primo modo per scoprire alcune parti di noi e delle nostre paure, in modo da diventare più esperti di noi stessi e delle nostre emozioni. Le consiglierei di andare alla scoperta di tutte queste parti di sé "in sicurezza", ossia accompagnata da un professionista con cui intraprendere un percorso psicologico.
Rispetto alla guida, mi sembra che la morte del suo coetaneo l'abbia colpita. Potrebbe essere utile capire se lei fosse legata a questo suo coetaneo o se lo avesse conosciuto solo di vista, quale sia la componente di questo incidente che sente incontrollabile. Ha inoltre scritto di essere riuscita a guidare, sarebbe interessante indagare come ha tenuto l'angoscia sotto controllo, se lo ha fatto da sola o in compagnia di qualcuno, quali risorse ha utilizzato in questa occasione.
Rimango a disposizione per qualsiasi delucidazione e le auguro il meglio
Un caro saluto,
Dott.ssa Eleonora Gasparetto
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Greta,
posso immaginare come si sente.
Mi dispiace per gli attacchi di panico che le impediscono di vivere con la spensieratezza che a questa età dovrebbe vivere.
Il primo attacco di panico è un evento inatteso, improvviso che spunta a ciel sereno anche quando ci sembra di stare tranquilli.
Dopo il primo attacco di panico seguiranno altri, più o meno ravvicinati e capiteranno in situazioni e luoghi in cui solitamente abbiamo avuto il primo.
L'attacco di panico crea un circolo vizioso dell'ansia che fa attuare degli evitamenti generando claustrofobia o agorafobie.
Quindi quando dice che ha paura di uscire e che la casa è il luogo confort è normale. Perfortuna lei è riuscita a guidare e non di è chiusa completamente dentro casa.
Lei ha assistito ad un cambiamento di stile di vita, abitudini e routine, sono sei mesi che convive.
Ciò che porta/provoca cambiamenti, anche se positivi, ci porta ansia, stanchezza fisica e mentale, stress.
La partenza quindi è stata una vulnerabilità causata da un cambiamento di stile di vita e un adattamento a quest'ultimo, familiarità con gli attacchi di panico ( i suoi genitori), fattore che ha fatto esplodere tutti ciò... la morte improvvisa del suo amico.
Paura che possa succedere anche a lei.
Le consiglierei di rivolgersi ad uno psicoterapeuta per apprendere a gestire gli attacchi di panico ma anche per lavorare sui pensieri che antecedono quest'ultimi.
Resto a disposizione anche online se vorrà ulteriori informazioni o chiarimenti in merito.
Buona fortuna.
Cordiali saluti.
17 LUG 2021
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Buongiorno Greta, il mio consiglio è quello di iniziare un percorso terapeutico. Leggo che i suoi attacchi di ansia sono iniziati dopo la morte di un coetaneo, magari in sede di colloquio si potrebbe elaborare ciò che questo evento ha scatenato.
Buona giornata,
dott.ssa Annalisa Scala
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Greta, vorrei iniziare questa risposta alla sua richiesta con una bellissima frase di Galileo Galilei:
⟪DIETRO AD OGNI PROBLEMA C'È UN'OPPORTUNITÀ⟫;
Sono Alessandra Volpe Brinzaglia, Psicologa Clinica ad Orientamento Breve Strategico.
Personalmente la terapia di cui mi occupo è breve ma strategica l’obiettivo è quello di restituire l’equilibrio perduto eliminando il disturbo o il comportamento che provoca disagio nella persona.
Secondo la mia esperienza molte situazioni di disagio psicologico, tra cui soffrire di attacchi di panico, rendono difficile vivere non sono dovute a patologie vere e proprie ma a disfunzionalità nate da comportamenti sbagliati che si sono ormai radicati e continuano ad alimentarle.
Aiuto molte persone a ritrovare l’equilibrio perduto, e la mia terapia per definizione è breve e strategica, ovvero mirata ad eliminare comportamenti che rivelano il disagio.
La terapia che pratico non deve essere necessariamente lunga per risultare efficace.
A questo scopo possono essere utilizzati anche degli stratagemmi paradossali o compiti apparentemente illogici, che permettono di lavorare il problema con il minor tempo e il più efficacemente possibile; dando così una soluzione a disposizione di tutti.
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Greta,
mi dispiace molto per ciò che sta attraversando, mi sento di consigliarle di rivolgersi ad un professionista che la aiuti a sviluppare gli strumenti necessari a contenere questi episodi di panico e che le permetta di sciogliere i nodi irrisolti relativi alla perdita del suo coetaneo e all'angoscia di morte che questo episodio sembra aver risvegliato in lei.
Resto a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Camilla Ripa
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Greta,
comprendo la sua voglia di “spensieratezza”, il desiderio di eliminare questi attacchi d’angoscia che a lungo andare possono diventare invalidanti. E’ chiaro che la sola idea di poter rivivere un attacco del genere, sperimentare nuovamente quei sintomi di cui ha parlato, genera paura e conseguentemente evitamento. È del tutto naturale evitare quei luoghi o quelle situazioni che sappiamo potrebbero farceli rivivere. Gli attacchi di panico possono essere eliminati nel momento in cui comprendiamo la loro ragione profonda. I sintomi psichici, in effetti, non sono altro che delle spie, dei campanelli d’allarme. Una parte di lei, profonda, è evidentemente scossa. Vuol venire alla luce, dire la sua. E lo sta facendo nella modalità che al momento le è più congeniale: l’attacco di panico. Ciò che deve cercare di fare è spostare questi sentimenti su un canale più cosciente. Tentare, in altre parole, di verbalizzare ciò che sta provando – anche se fa paura, me ne rendo conto. Ma dalle sue parole, avverto tanta forza d’animo. Il fatto di rifiutare il farmaco (che non è detto serva sempre) e di tentare di uscire e guidare nonostante tutto, ci dicono che ha lo spirito necessario per affrontare questa situazione. Inoltre, è già stata molto brava a tracciare un collegamento non da poco: la morte di un suo coetaneo. Da qualche parte lei lo sa già; avverte qual è il territorio che deve andare ad esplorare. Con la forza che la caratterizza e, se lo crede necessario, con una guida che l’accompagna, riuscirà ad attraversare tutto questo: e il panico si convertirà in una nuova consapevolezza di sé.
17 LUG 2021
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve gentile Greta. Mi dispiace per quello che le sta accadendo e per la sua sensazione di perdita di spenzieratezza, capisco come non debba essere facile. Da quello che racconta l'emozione che sta provando è diventata particolarmente intesa e debilitante, invadedo varie aree della sua vita e compromettendo il normale funzionameto della sua quotidianeità...l'ansia è una emozione normale e funzionale, ma solo quando non si attiva a livelli elevanti in intensità e frequenza, cosa che sembra stia succedendo a lei. Gli elementi significativi e da approfondire sarebbero davvero molti, sia tra quelli da lei esposti e maggiormete visibili (rispetto per esempio all'evento precipitante, agli evitameti, alla familiarità ...), sia tra quelli ricorsivi che caratterizzano il circolo del suo disturbo, non solo nei fattori attivanti ma anche in quello che ne è il circolo di matenimento. E' un grande passo il fatto che lei abbia scritto per cercare aiuto, denota conapevolezza e volonta di cambiamento, e come lei giustamete dice a volte è veramente complesso farcela da soli. Il consiglio che vorrei darle è di rivolgersi ad un terapeuta che porta sicuramente aiutarla a piccoli passi e un pezzo per volta, a gestire cio che sta accadendo, utilizzando le sue risorse e facendo maturare insieme a lei la "cassetta degli attrezzi" che potrà utilizzare per iniziare a stare meglio. Non aspetti, più si rimane nel circolo vizioso più questo tende a cronicizzarsi e raffozzarsi. La inviterei ad un approccio terapeutico di tipo cognitivo-comportametale, che sia in presenza o online. Spero di esserle stata utile e rimago dispoibile anche in privato se dovesse averne bisogno. Saluti, dott.ssa Laura Paniccià.