Troppo figlia

Buongiorno,

Grazie per il vostro consulto. Ho 36 anni, e mi sento intrappolata in uno stato dal quale non riesco ad evadere.
Dopo anni molto complicati (svariati traslochi, città, lavori, una relazione abusante, esperienza professionali al limite del sopportabile) un paio di anni fa ho avuto un burnout che mi ha costretta a congelare la mia vita. Ci ho messo mesi a tornare a dormire, riprendere ad avere una routine, quasi un anno a tornare a lavorare e a recuperare la relazione con il mio attuale fidanzato. Ho avuto il supporto di una professionista per qualche mese, ma di nuovo ora i miei impegni di lavoro non mi consentono più di andare purtroppo. In questo periodo per la prima volta mi sono appoggiata moltissimo alla mia famiglia, che non vive nella mia stessa città ma che mi è stata davvero molto vicino. Sono sempre stata una donna indipendente, fin da piccola, ma questo nuovo aiuto mi ha fatto scoprire un nuovo appoggio, anche se le modalità rimangono quelle genitoriali classiche (mia madre viene a casa e mi da una mano con le incombenze domestiche, mi paga la spesa, mi porta dei regali etc).
Ora, in modo del tutto inaspettato questo mi ha resa incredibilmente fragile e figlia, anche troppo, tanto che il mio compagno si lamenta che i miei atteggiamenti sono spesso infantili e che si sente di dovermi fare da padre, cosa che ovviamente mina il nostro rapporto. Inoltre, la mia soglia di tolleranza allo stress è sempre molto bassa, e sono spesso presa dall'ansia. Delle volte ho delle crisi di piato in cui desidero solo chiamare mia madre e sfogarmi.
Questo per me è intollerabile, sono quasi vent'anni che vivo sola, sono sempre stata autonoma fin da bambina, ma è come se, dopo aver contato sulle mie forze e aver sempre supportato amici e famiglia ora volessi solo il contrario.
Come posso stabilire un rapporto da "adulti" con i miei genitori e tornare io stessa ad essere adulta, approfittando del loro supporto ma in maniera sana?
Grazie mille per l'attenzione, vi auguro buona giornata,