Genitorialità:passare dall’essere figli ad essere genitori

​Da una parte il desiderio di diventare genitori, dall'altro la paura di non esserne all'altezza, di sbagliare. La società attuale sembra gridare da una parte il bisogno di procreare...

11 APR 2022 · Tempo di lettura: min.
Genitorialità:passare dall’essere figli ad essere genitori

Da una parte il desiderio di diventare genitori, dall'altro la paura di non esserne all'altezza, di sbagliare. La società attuale sembra gridare da una parte il bisogno di procreare, andare avanti con le generazioni, continuare ad insegnare, dall'altra sembra volerci fermare, sembra voler ambire all'autonomia, alla libertà e al lavoro.

Valori confusi dunque, che riguardano la creazione di una nuova famiglia. Ma la società siamo noi a farla, persone immerse in un mondo ormai non più chiaro, non più coerente. Ma nello specifico quali sono questi punti che vengono presi in considerazione quando si parla di genitorialità? Cosa ci spinge a voler diventare genitori e cosa invece ci blocca dal farlo?

Diventare genitori può assumere due diversi significati nella mente di ognuno: da un lato una rappresentazione di continuità, la vita che continua, la conoscenza che viene tramandata, l'espressione più pura e concreta di un amore; il desiderio di sentirsi indispensabili per qualcuno, di vedere i propri occhi o quelli del partner negli stessi occhi del proprio figlio. Il sentirsi chiamare mamma o papà che ci riporta a quel senso di protezione che provavamo noi stessi quando li chiamavamo e di poter trasmettere quindi questo senso di protezione ai nostri figli. Se da un lato abbiamo la vita che continua, dall'altro abbiamo la vita che viene modificata, a volte limitata nella libertà che avevamo un tempo. Più impegni, più responsabilità, possono essere visti come un limite alla quotidianità.

In termini psicodinamici si potrebbe dire che diventare genitori ci riporta ai figli che siamo stati, alla gioia che abbiamo letto nei volti dei nostri genitori ma anche alle aspettative che abbiamo disatteso, alle delusioni che abbiamo potuto dare. E a questo punto, comunemente si fa una valutazione. Che figli siamo stati? E che genitori saremo? Rifaremo gli stessi errori o ne commetteremo dei nuovi?

Addosseremo su di loro le nostre aspettative o li lasceremo liberi nello scegliere la vita che più preferiscono? Ogni figlio si ripromette di non commettere gli stessi errori dei propri genitori, ma sarà poi così?

Arriviamo ad un punto in cui proviamo una moltitudine di emozioni: gioia, speranze, entusiasmo ma anche incertezza, dubbi e paure. Le paure hanno sempre radici molto profonde. Paura di deludere. Paura di commettere degli errori che avranno delle conseguenze. Paura del cambiamento. Il cambiamento è un salto nel vuoto, non sappiamo come andrà. Il cambiamento è rappresentato dal passaggio da una fase della vita ad un'altra; il crescere, diventare più adulti, più responsabili. A chi non spaventa?

La coppia diventa un trio e questo, talvolta, può scombussolare gli equilibri raggiunti, ovviamente non per forza in maniera negativa. Un figlio può fortificare i legami familiari, in quanto rappresenta il risultato di un'amore; un figlio crea un legame tra i partner che solo loro due riusciranno a capire. Inoltre, sembrerà strano ma con i figli si insegna e al contempo si impara. Si imparano tante cose su di noi, si impara a lavorare sulle nostre emozioni, si impara ad allenare la pazienza e comprendere maggiormente ciò che siamo in grado di fare. Spesso ci sentiamo avere dei limiti su molte cose, ma ci sorprenderemmo di quante cose riusciremmo a fare per amore di un figlio.

Cosa vuol dire diventare genitori oggi?

Partiamo dalla percezione che ognuno di noi ha dei figli che siamo stati. Se pensiamo di non essere stati dei figli modello, se abbiamo commesso degli errori e se non ci siamo perdonati per questo, quante probabilità abbiamo di voler diventare genitori? Se invece valutiamo la nostra esperienza di figli positivamente, se pensiamo di essere stati dei buoni figli o perlomeno, seppur coscienti dei nostri errori, siamo riusciti a perdonarci, sarà più forte la spinta a voler diventare genitori.

Alcune teorie ci sottolineano il fatto che ognuno di noi è formato da da tre parti.

  1. Una parte "bambina", la parte che ci portiamo da quando eravamo piccoli, quella più spensierata, più sensibile, ma anche quella che, come un bimbo, si porta dietro paure, insicurezze e dubbi.
  2. La seconda parte è costituita dal fatto che sin da piccoli ognuno di noi "interiorizza" un genitore, assume cioè la parte genitoriale: la parte più normativa, ciò che distingue ciò che è giusto da ciò che è sbagliato, ciò che si deve fare e ciò che non si può fare.
  3. Crescendo poi, si sviluppa la parte più adulta; quella che fa da mediatrice. Fa da intermediario tra paure e insicurezze e tra doveri e regole.

Raramente queste parti sono esattamente in equilibrio tra di loro. Nella maggior parte ne prevale sempre una a discapito di un'altra. E questo, fino a un certo punto va bene, descrive chi siamo, la nostra personalità. Ma se ad un certo punto una di queste prevale in assoluto, coprendo completamente le altre, che succede? La paura, come abbiamo detto, fa parte della componente bambina che è in noi, seppur non essendo sbagliata in minima parte, in alcune circostanza sarà così forte da non permetterci di vivere a pieno un bel momento come una gravidanza, ad esempio.

Non puniamoci perché abbiamo paura, tuttavia cerchiamo di comprendere da dove ha origine e soprattutto se è reale o meno. Avere paura è poi così sbagliato? La paura, se non eccessiva, ci permette di riflettere due volte, di ragionare. Se ho paura di sbagliare, valuterò meglio le situazioni prima di dare delle risposte o prendere delle decisioni. Avere paura è normale, ma se è presente c'è sempre un motivo e comprenderne le cause aiuta sicuramente ad avere un approccio più consapevole ai nuovi cambiamenti.

La parte genitoriale che è in noi ci dirà che non bisogna assolutamente sbagliare, che essere genitori è difficile, che qualsiasi cosa accada sarà colpa nostra. La parte bambina ci dirà che avrà paura di affrontare tutto questo, non sa come fare. In questi casi, metaforicamente parlando, la parte adulta farà da tramite: si porrà tra la paura di sbagliare e le norme troppo rigide che ci imponiamo. Ci farà capire che si può sbagliare, ma si può anche rimediare, che a un bambino vanno insegnate delle cose, che saranno giuste o sbagliate per lui, ma poi sarà lui a saper scegliere, che non sappiamo se faremo tutto nel modo corretto, ma sicuramente faremo tutto ciò che è in nostro potere. L'essere un genitore si apprende, ed è una scuola che dura tutta la vita. Nella genitorialità, come in ogni altra cosa, è giusto trovare sempre una via di mezzo. Riflettiamo su quale parte stia prevalendo in noi in quel momento. La bambina che ha paura o il genitore troppo rigido che ci giudica? Ricordiamo sempre che il giusto sta in mezzo. Mediare e trovare un punto d'incontro è un lavoro quotidiano, così come l'essere genitori.

La genitorialità, inoltre, ha anche a che fare con il rapporto con noi stessi. Cosa posso dare a mio figlio? Quanto mi reputo in grado di insegnargli? Apprezzo davvero i miei valori e ciò che sono e posso trasmettere? Un buon rapporto con la genitorialità e quindi con un figlio, nasce dal rapporto che abbiamo con noi stessi, con ciò che proviamo, ciò che percepiamo di essere, e a volte ciò che ci hanno fatto credere. In alcuni casi dovremmo fare pace col bambino che è in noi, accogliere le sue paure e tranquillizzarlo. Diventare genitori non è soltanto crescere un bambino, ma ha a che fare con tutta una serie di dinamiche; ha a che fare con il "prendersi cura" di qualcun altro. Come possiamo farlo se non abbiamo imparato a farlo con noi stessi? Ha a che fare con il rapporto che abbiamo con le regole, ha a che fare con i figli che siamo stati, con la percezione che abbiamo avuto dei nostri genitori, il nostro bisogno di sentirci indispensabili per qualcuno e tanto altro.

La famiglia perfetta non esiste, non esiste il genitore perfetto così come non esiste il figlio perfetto, è tutto un percorso che si costruisce, fatto di vittorie, sconfitte, gioie e paure. Ma sono proprio tutte queste emozioni a rendere questa esperienza così piena ed unica.

La paura è normale, non è sbagliata. Comprendiamola e non colpevolizziamoci. Perdonare il bambino che è in noi è il primo passo per accogliere il bambino che verrà.

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Scritto da

Dott.ssa Debora Mirarchi

Bibliografia

  • Assagioli R., 1973, Principi e metodi della psicosintesi terapeutica, Astrolabio
  • Caprara, Cervone, 2003, Personalità, determinanti, dinamiche, potenzialità, Raffaello Cortina Editore, Milano.
  • James Wiliam, Principles of Psychology, 1890

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