Giornata Mondiale dell'Alzheimer: una malattia di famiglia
L'Alzheimer è una malattia di famiglia. La persona che ne soffre non è l'unica vittima della malattia. Parenti e amici soffrono insieme al malato a causa di questo disturbo.
Il 21 settembre di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale dell'Alzheimer. Una celebrazione nata per sensibilizzare all'importanza della diagnosi precoce e per evidenziare la necessità di offrire supporto psicologico non solo ai malati, ma anche al "paziente nascosto" la famiglia.
- Ma cos'è esattamente l'Alzheimer?
L'Alzheimer è una malattia neurodegenerativa caratterizzata da sintomi cognitivi e comportamentali. Il segno più riconosciuto della demenza da Alzheimer è la perdita della memoria recente, ma la sintomatologia si fa più invadente con il passare del tempo.
- Come si fa a capire se una persona ha il morbo di Alzheimer?
È molto comune che i primi sintomi di Alzheimer passino inosservati, infatti di solito possono confondersi con quelli di un invecchiamento normale: dimenticanza, confusione lieve o altri sintomi associati con il linguaggio o la percezione. Una valutazione neuropsicologica precoce può rivelare i sintomi cognitivi fino a 8 anni prima che la persona soddisfi i criteri diagnostici. È per questo che si insiste sulla diagnosi precoce.
- Quando si manifesta di solito?
Solitamente l'insorgenza della malattia avviene intorno ai 65 anni di età. Circa il 10 % delle persone con più di 65 anni e circa il 50 % delle persone oltre gli 85 anni hanno un certo grado di demenza.
- Quali aspetti della malattia sin posso alleviare grazie a una corretta terapia neuropsicologica?
Nelle fasi iniziali della malattia la stimolazione cognitiva è raccomandata per tutte le persone oltre i 65 anni, con o senza sintomi di demenza. Il nostro cervello è come un grande "muscolo" che risponde al "Brain Gym".
Nelle fasi più avanzate questa pratica aiuta a ritardare la demenza e a migliorare la qualità della vita del paziente, aumentando l'indipendenza e la funzionalità della persona. I programmi di riabilitazione neuropsicologica sono progettati per lavorare insieme su tutte le capacità cognitive, non si aiuta solo la memoria ma si stimolano anche nuove modalità di apprendimento.
- Come aiutare tutti coloro che sono coinvolti in questa malattia di famiglia?
I parenti dei pazienti affetti da morbo di Alzheimer o da altre demenze devono essere informati delle fasi della malattia fin dall'inizio; oggi esistono anche dei workshop che insegnano ad affrontare la malattia, utili per far si che siano preparati alle difficoltà che via via si presenteranno nella vita quotidiana. Importante è anche informare sui progressi della tecnologia che stanno lentamente venendo fuori come quelli che permettono di fare la stimolazione cognitiva anche da casa.
- I membri della famiglia hanno bisogno di aiuto psicologico? Di che tipo?
Spesso i parenti che accompagnano il malato hanno la disperazione dipinta sul volto. Hanno bisogno di parlare di come va e di come se la stanno cavando. Le famiglie hanno bisogno di orientamento, di specifiche linee guida per il comportamento verso il paziente e verso se stessi e, talvolta di terapia psicologica. Poiché il paziente diventa molto dipendente dai familiari che lo assistono, essi possono sviluppare depressione o ansia: sono loro i “pazienti nascosti" della malattia.
- Avere il morbo di Alzheimer può causare altri disturbi? Quali?
La perdita di memoria e di altre abilità cognitive sono i sintomi più noti, ma la demenza da Alzheimer può causare disturbi del sonno, del comportamento alimentare, del comportamento affettivo o sessuale e infine stati psicotici.
- Quali sono i più recenti progressi nel campo della medicina e della psicologia per quel che riguarda il morbo di Alzheimer?
Le ricerche scientifiche si stanno orientando verso farmaci per sciogliere i grovigli di tau o le placche amiloidi. Ulteriori ricerche cercano di individua quali possono essere i sintomi per una diagnosi precoce, da rintracciare nella storia familiare ad esempio. Inoltre si sta cercando di capire quali sono i fattori di rischio della demenza, in modo da prevenirla oltre che curarla.
Le ricerche nell'ambito della neuropsicologia e della neuroriabilitazione stanno puntando a sviluppare software sempre più avanzati nell'ambito della stimolazione cognitiva. Un'altra innovazione in questo campo sono le app da smartphone che i familiari possono scaricare (per la maggior parte gratuitamente) e che contribuiscono a rendere piu facile il loro ruolo.
Le terapie olistiche sono quelle che stanno offrendo attualmente i risultati migliori in termini di trattamento , sia per il paziente e per la famiglia del paziente.
Le informazioni pubblicate da GuidaPsicologi.it non sostituiscono in nessun caso la relazione tra paziente e professionista. GuidaPsicologi.it non fa apologia di nessun trattamento specifico, prodotto commerciale o servizio.
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ