Del gregge amo solo la pecora nera: riflessioni sulla diversità
Essere la pecora nere in un gregge di pecore bianche è qualcosa di positivo o negativo?Come si può vivere bene la diversità?
Affermare sé stessi all’interno della comunità non è facile, sopratutto quando le nostre differenze ci fanno sentire diverso e incompreso.
Si è sempre dato un valore negativo alla concezione di pecora nera, ma in realtà è un concetto da rivalutare quando si parla di costruzione dell’identità e di capacità di pensare in forma differente.
Regole implicite nella comunità
Per fare parte di una comunità, che sia essa una famiglia, un gruppo o i colleghi di lavoro, bisogna molto spesso accettare il modo di pensare di tutti gli appartenenti a questa comunità. Condividere gli stessi valori, giudizi e opinioni, porta normalmente il gruppo alla coesione.
Ma cosa succede se qualcuno non la pensa come gli altri o non si comporta come gli altri?
Può venire additato come pecora nera e sentirsi escluso. In realtà, a livello sociale, queste persone hanno un ruolo fondamentale all’interno del gruppo perché mettono in discussione e aprono confronti su diverse questioni, che possono portare la società ad evolversi. Se tutti fossimo sempre d’accordo su tutto e ci comportassimo allo stesso modo non sarebbe possibile aprirsi a nuove prospettive.
Allo stesso modo per chi si sente “la pecora nera della famiglia” è fondamentale riuscirsi a esprimere e superare le barriere del “gregge” e sentirsi comunque accettato, perché in caso contrario si potrebbe sviluppare un ambiente tossico e disfunzionale per questa persona e per le persone che lo circondano.
L’effetto pecora nera e la psicologia sociale
Nella psicologia sociale il concetto di “effetto pecora nera” è stato coniato dallo psicologo Henri Tajfel.
Secondo questa teoria il giudizio e la valutazione del gruppo sugli individui è molto più forte nei confronti degli individui che appartengono al gruppo rispetto a quelli che non vi appartengono. Tale pressione serve a mantenere la coesione del gruppo e permette agli individui a identificarsi gli uni con gli altri (cosa non possibile avendo ideali o comportamenti distanti).
In altre parole si critica ciò che ci circonda o gli altri gruppi per proteggere ciò che identifica e appartiene al gruppo. In maniera ancora più forte si criticano le diversità interne per non correre il rischio che qualcosa possa rompere l’equilibrio del gruppo.
Per esempio è il caso in cui in famiglia si critichi l’educazione o altri comportamenti di altre famiglie, e contemporaneamente si mantiene una rigida educazione interna alla famiglia per non rompere gli equilibri e le regole che si sono create. Per mantenere il gruppo unito si esercitano pressioni al di fuori del gruppo, ma ancor più internamente.
In questo senso molto spesso se si fa parte di un gruppo si rischia di essere sottomessi a controllo e dominazione.
Gruppo e adolescenza
In quanto animale sociale, l’uomo ha sempre bisogno di appartenere a un gruppo, ma un periodo in cui ci si identifica totalmente con il gruppo è quello dell’adolescenza.
L’adolescenza è un periodo delicato e complicato, un periodo dove si definisce la propria identità di giovane adulto e dove il riconoscimento da parte del gruppo e la valutazione degli altri è fondamentale.
Per questo proprio il conformismo, ossia essere d’accordo con il gruppo a tutti i costi adottando i comportamenti degli altri potrebbe essere un arma a doppio taglio.
Da un lato l’identificazione con il gruppo ci aiuta a sentirci più forti e se condividiamo effettivamente i valori all’interno del gruppo può essere utile. Ma se si accettano gli ideali del gruppo solo per non venire esclusi, potrebbe capitare di perdere la propria identità e crearne una fittizia con la quale non si è pienamente d’accordo.
Allo stesso modo il gruppo non deve essere neanche una scusa per non stare da soli, ma solo un momento sociale dove possiamo esprimerci e condividere il nostro essere. È importante educare i ragazzi a non avere paura di esprimere sé stessi e di non accettare la dominazione del gruppo, e che non bisogna fare parte per forza di gruppi che non accettano chi siamo.
Non è facile esprimere la propria diversità, perciò è normale chiedersi come fare quando la pensiamo diversamente rispetto al gruppo o ci sentiamo diversi?
Accettazione e reazione: 5 passi da pecore nere
Uno dei primi luoghi in cui può sorgere l’effetto pecora nera è quello della famiglia. La creazione della propria identità può avvenire sia attraverso l’accettazione di alcuni valori, ma anche per contrapposizione.
Il ruolo di pecora nera della famiglia è normalmente un ruolo che viene attributo a una persona della famiglia che non rispetta i valori o i comportamenti condivisi da tutti.
Chi si trova in questa posizione ha normalmente due possibilità: o accetta la sua diversità e reagisce, o si lascia sopraffare dalle critiche e dal disprezzo. Quest’ultimo caso non è raro, visto che le critiche realizzate da persone care tendono a colpirci particolarmente e nel lungo periodo possono portare a scalfire la nostra autostima e identità.
È importante però riuscire a capire che bisogna cercare la propria strada e che molto spesso si viene additati come diversi solo per paura.
Per cercare di non sentirsi sopraffatti possiamo riflettere su questi punti:
- Il gruppo o la famiglia cerca di additare gli altri come diversi perché ha paura di perdere la propria coesione, per difendere i propri ideali e per avere il controllo dei suoi membri. È giusto difendere i propri valori, ma il gruppo deve anche lasciare lo spazio ai suoi membri di esprimersi ed essere sé stessi. Quindi non abbiate timore di esprimervi. All’interno di molte famiglie la diversità è difficile da accettare, ma poco a poco può essere accettata.
- Non sempre si nasce pecore nere, molto spesso lo si diventa per aver sfidato i limiti imposti dal gruppo, quindi di per sé rappresenta un atto di coraggio. Ovviamente poi per dimostrare la propria ribellione non occorre estremizzare i propri comportamenti rischiando di danneggiarsi, ma cercate solo di esprimere voi stessi.
- Seguite la vostra strada: adattarsi al gruppo non dà la felicità. È importante capire che non si ha l’obbligo di pensarla come i propri amici o la propria famiglia, ma si possono avere idee diversi e sentirsi parte del gruppo. Non abbiate paura di fare sentire la vostra voce: il mondo è pieno di idee e comportamenti diversi, tutti ugualmente validi, e ogni persona deve essere libera di costruire la propria identità .
- Allo stesso modo in cui dovete sentirvi liberi di esprimere voi stessi, dovete imparare ad accettare anche gli altri e la loro diversità senza additarli o giudicarli. Bisogna accettare l’altro per quello che si è senza cercare di cambiarlo: d’altronde è questa la definizione più bella di amore incondizionato, che è quello che dovremmo sentire per la nostra famiglia.
- È importante avere sempre una persona con cui confrontarsi e per parlare, da un lato per prendere coscienza di chi si è, dall’altro per chiedere aiuto se ci si dovesse trovare in difficoltà. Molto spesso questa figura può essere rappresentata da un amico o un familiare in particolare, ma è utile ricordare che se stiamo subendo abusi emotivi o se il dolore è molto profondo può essere utile contattare un esperto in psicologia sociale o familiare.
Diversità e società
La diversità e l’uguaglianza sono tutelate a livello legale alla stessa maniera: siamo tutti uguali in quanto essere umani, ma ognuno di noi è diverso nelle sue peculiarità e tutte queste peculiarità non devono essere fonte di discriminazione.
Dalla razza alla religione, dall’orientamento sessuale al proprio stato sociale. Sentirsi liberi di esprimere sé stessi è importante a livello sociale e bisogna essere tutelati, e allo stesso modo rispettare gli altri.
La convivenza tra le persone è sempre data dall’equilibrio tra i valori comuni e i valori che ci differenziano: la varietà crea una società in movimento.
Pressione sociale e diversità
Sentirsi diversi o non accettati non succede solo nell’adolescenza, quando si sta creando la propria identità, ma può accadere anche durante tutto il corso della nostra vita (anche se adulti si è normalmente più forti per affrontare la pressione del gruppo e sociale, ma non è sempre detto).
Esistono pressioni sociali su comportamenti ammessi socialmente come la formazione di una coppia, il matrimonio, fare dei figli, vivere una vita tradizionale e tante altre. In realtà siamo sempre in un continuo scambio e confronto, tra chi siamo e quello che la società vuole da noi (ma questo fa bene, se lo viviamo come un progredire verso le nostre reali aspirazioni).
È sempre importante prendersi cura di sé stessi e seguire i propri sogni e ascoltare le proprie necessità, perché sennò il rischio è quello di non vivere fino in fondo la propria vita e rimanere per sempre infelici. Esistono situazioni più complicate da gestire e altre più semplici, ma imparare ad ascoltare sé stessi e imparare a superare i giudizi degli altri è fondamentale per riuscire a vivere una vita felice.
Pensiero ed educazione
Attraverso l’educazione ci insegnano a pensare tutti nello stesso modo e a confermarci alle regole della società.
Negli ultimi anni però si è messo molto in discussione i metodi educativi e scolastici, a partire dal metodo Montessori, fino agli studi sui tipi di pensiero. In particolare si sono sviluppate diverse teorie che vorrebbero includere nell’istruzione metodologie di pensiero legate al pensiero divergente. Questo tipo di pensiero è un pensiero che non ricerca una soluzione passando attraverso passaggi stabiliti, ma rielabora i concetti cercando soluzioni nuove e creative.
È infatti il tipo di pensiero legato alle arti e alla creatività, ma è soprattutto un tipo di pensiero che sottolinea il fatto che non c’è per forza una sola risposta giusta, ma ce ne possono essere diverse (a seconda della situazione). Ciò non toglie comunque importanza al pensiero analitico o convergente, ma è importante capire e accettare anche punti di vista diversi, e lasciare spazio a una persona perché possa svilupparli.
Un po' come diceva Robin Williams nel film "L'attimo Fuggente" spiegando la sua attitudine nell'insegnamento: "Ho sempre creduto di dover insegnare ai ragazzi a ragionare da soli" o ancora: "Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse. E il mondo appare diverso da quassù".
Sono una pecora nera
Essere una pecora nera non deve essere percepito sempre come qualcosa di sbagliato, ma può essere semplicemente un percorso in cui si cerca di costruire la propria identità, attraverso scelte che vanno contro la mentalità del gruppo o della famiglia.
Ovviamente è importante sempre avere rispetto di sé stessi e degli altri, e cercare di costruire la propria identità in modo costruttivo e non distruttivo. E se questo percorso fosse troppo doloroso, non dubitate a chiedere aiuto a qualcuno che possa aiutarvi ad accertare e ad affermare voi stessi.
In fondo siamo tutti diversi, ma tuti uguali come esseri umani, così come ci racconta una filastrocca di B. Tognini.
FILASTROCCA DELLE DIFFERENZE (seria)
Tu non sei come me: tu sei diverso
Ma non sentirti perso
Anch'io sono diverso, siamo in due
Se metto le mie mani con le tue
Certe cose so fare io, ed altre tu
E messi insieme sappiamo far di più
Tu non sei come me: son fortunato
Davvero ti son grato
Perché non siamo uguali:
Vuol dire che tutt'e due siamo speciali
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