Il disturbo ossessivo compulsivo nei bambini

Il disturbo ossessivo compulsivo è un disturbo invaldante e pervasivo

6 MAG 2014 · Tempo di lettura: min.
Il disturbo ossessivo compulsivo nei bambini
Il Disturbo Ossessivo Compulsivo è un disturbo che può presentarsi in qualsiasi fase della vita ed è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni che determinano nei pazienti e nei familiari marcata sofferenza, poiché compromettono le attività quotidiane oltre alla qualità e durata delle relazioni sociali.

Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrentiche sono vissuti come fastidiosi e intrusivi. Proprio per la natura sgradevole e incontrollabile di tali contenuti spesso le persone si sentono obbligate a mettere in atto una serie di comportamenti ripetitivi o azioni mentali (compulsioni) per alleviare temporaneamente tale disagio.

DOC e bambini

Se negli adulti con DOC è presente un certo grado di consapevolezza dell’irrazionalità delle ossessioni e delle compulsioni, questo non sempre avviene nei bambini. Inoltre questi ultimi possono inventare delle scuse per giustificare tali comportamenti, ma quasi sempre non sanno spiegarseli nemmeno loro.

Per questo motivo i bambini spesso possono vivere tale disagio in maniera ancor più accentuata proprio per l’incapacità nel fornire una spiegazione ai loro pensieri e comportamenti bizzarri; possono inoltre provare vergogna o sentirsi in colpa nel metterli in atto e sviluppare quindi convinzioni di fondo disfunzionali quali “se faccio queste cose sono sbagliato”o “sono stupido”.

Come nasce il DOC?

La genesi del DOC viene fatta risalire in ambito cognitivista principalmente all’adozione di uno stato mentale caratterizzato da timore di colpa per irresponsabilità legate a proprie azioni od omissioni; l’individuo pertanto adotterebbe un repertorio comportamentale di tipo ritualistico proprio per prevenire un danno ingiusto verso se stessi o gli altri e/o la trasgressione di una norma morale (Mancini, 2001).

Alla base del mantenimento e cronicizzazione del problema sembrano esservi numerosi circoli viziosi di mantenimento sia di natura cognitiva (l’attenzione selettiva verso le informazioni congrue alle proprie convinzioni e la minimizzazione invece dei dati rassicuranti), che comportamentale ed emotiva: la ricerca del sollievo, che si auto rinforza attraverso l’attività ossessiva, comporta un aumento della percezione di responsabilità individuale acui si aggiunge spesso, soprattutto in età evolutiva, il ragionamento emotivo (“mi sento in colpa, quindi è colpa mia”) (Mancini e Episcopo, 2004).

Come intervenire

L’intervento psicoterapeutico e/o farmacologico in età evolutiva appare di fondamentale importanza per prevenire la cronicizzazione del disturbo e gravi conseguenzesullo sviluppo emotivo del bambino. La terapia cognitivo-comportamentale in particolare è l’intervento psicoterapeutico di elezione per il DOC in tutte le fasce d’età per la dimostrata efficacia.

In età evolutiva tale trattamento prevede la presa in carico sia del bambino affettoda DOC che della famiglia; con quest’ultima gli obiettivi sono quelli diaiutare i familiari in primo luogo a comprendere la natura e la genesi delproblema e soprattutto di coinvolgerli nel processo di cambiamento. È importante cercare di arginare le frequenti colpevolizzazioni o critiche che i genitori rivolgono ai figli per i loro comportamenti rituali e che hanno come conseguenza spesso il rinforzo dei timori di colpa del bambino.

Con il bambino si parte dalla ricostruzione e condivisione dello schema del disturbo inclusi i meccanismi ricorsivi e i circuiti interpersonali disfunzionali. Si procede poi con:

  1. Modificazione del timore di colpa e pertanto l’acquisizione di una visione più funzionale della propria responsabilità.
  2. Interruzione dei meccanismi ricorsivi
  3. Riduzione della vulnerabilità al DOC

Una tecnica particolarmente utilizzata per il trattamento del DOC sia in età adulta che in età evolutiva è l’esposizione e la prevenzione della risposta (ERP) che permette al paziente di imparare a gestire un pensiero fisso o un impulso forzato senza cercare di neutralizzarlo con la messa in atto di rituali (DawnHuebner, 2007).

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Scritto da

Dott.ssa Elisa Moratti

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