La gestione dello stress
La gestione dello stress rappresenta un’importante sfida per il management delle aziende. Le persone equilibrate e serene lavorano di più, lavorano meglio, sono affidabili e...
A livello emotivo lo stress determina alterazione della risposta dell'individuo, che perde la possibilità di sperimentare emozioni piacevoli quali la gioia, la serenità, la tenerezza, l'umorismo, ecc. Viene smarrito dal soggetto il giusto orientamento tra passato, presente e futuro; egli resta inchiodato in un ipertrofico senso della urgente necessità, anche senza esserne consapevole.
L'ansia è l'emozione tipica e più frequente che connota lo stress. Essa è la risposta dell'individuo in caso di pericolo diretto contro il proprio corpo, contro i propri beni, lo stile di vita, le persone amate o verso i propri ideali. Un livello di ansia minima può essere costruttiva, fungendo da sprone alla creatività, alla soluzione dei problemi e alla realizzazione di sogni. Un livello alto di ansia risulta, invece, paralizzante e confusivo, suscitando una sensazione di impotenza e di inadeguatezza, rendendo il soggetto incapace e disperato.
Nello sviluppo ontogenetico [1], l'ansia interna può avere radici in una socializzazione rigorosa, punitiva e restrittiva. Se il bambino apprende a prevedere un castigo o un rifiuto da parte dei genitori, ogni volta che il suo comportamento sembri loro inaccettabile, egli comincerà a diffidare dei suoi impulsi e delle sue azioni (Piaget, 1954). Da adulto, nell'ambiente di lavoro, sarà maggiormente esposto alla frustrazione ed al disagio in generale, avendo egli interiorizzato un forte senso di inadeguatezza personale e sociale.
L'individuo ignora l'origine inconscia delle sue vere preoccupazioni e, inconsapevolmente, costruisce difese psicologiche contro il loro manifestarsi in quanto la loro espressione causerebbe dolore. La funzione fondamentale dei "meccanismi di difesa" consiste, appunto, nell'evitamento di emozioni dolorose dovute alla forte ansia esperita.
Nello stato d'ansia la mente può essere confusa, oscurata, stordita, nebbiosa e le difficoltà di pensiero provocano confusione, distorsione, difficoltà di ragionamento, perdita dell'obiettività e incapacità nel controllo dei pensieri. La persona può avvertire a livello concettuale di perdere il controllo, di non saper fronteggiare gli eventi, di essere valutato negativamente, di avere immagini visive minacciose, di sbagliare a causa di un'insicurezza cronica ed una forte suscettibilità.
Manifestazioni peculiari della persona sono:
- irritabilità;
- nervosismo;
- frettolosità;
- tensione;
- timore;
- spavento;
- agitazione;
- eccitazione.
Gli stati emotivi fin qui descritti condizionano negativamente le performance dell'individuo e quindi, nel settore lavorativo, le risorse ed il livello prestazionale risulteranno ridotti.
Lo stress si riferisce ad una vastissima categoria di eventi che mettono alla prova il sistema bio-psico-sociale e la risposta adattiva del sistema stesso. Gli agenti e la durata costituiscono parametri critici per la previsione degli effetti dannosi. Quanto più è intenso e duraturo lo stressor (evento stressante) nel tempo, tanto maggiori saranno i rischi di sofferenza.
Ogni individuo, in base alle proprie forze egoiche, al proprio meccanismo omeostatico ed in genere alla propria personalità, presenta un indice di tolleranza allo stress. L'entità della minaccia viene percepita ed elaborata dall'individuo in base ai propri bisogni (crescendo il bisogno aumenta la propria recettività allo stress), ai propri valori, alle proprie aspettative, alla personalità.
Lo stress si manifesta reattivamente come un insieme di modificazioni concomitanti e sinergiche (eccitazione affettiva e fisiologica, alterazione dell'efficienza cognitiva, manifestazioni psicosomatiche). In caso di stress la persona può tentare un adattamento alla situazione. Selye (1956) studiò per primo gli effetti e le conseguenze dei fattori di stress sull'organismo umano parlando di Sindrome di Adattamento che si caratterizza per una risposta aspecifica dell'organismo, ma con un decorso e caratteristiche sempre uguali, a fattori di stress del tutto differenti fra di loro. Tale sindrome è stata suddivisa in 3 fasi:
- fase I: reazione di allarme;
- fase II: adattamento allo stress;
- fase III: stadio di esaurimento.
La fase I, reazione di allarme: si osserva dopo 6-48 ore dallo stimolo negativo ed induce un aumento dell'attività simpatica, con crescita delle catecolamine. Per l'aumentata produzione di corticosteroidi, diminuiscono il contenuto di colesterolo e di acido ascorbico della surrenale (che aumenta di peso). La temperatura corporea si abbassa. In situazione di accentuato catabolismo, l'organismo si trova in una fase di demolizione, dove la capacità di difesa generale, aspecifica per i fattori di stress, è innalzata.
Nella fase II, stadio dell'adattamento, le modificazioni osservate durante la fase di allarme tornano gradualmente alla normalità e predominano le funzioni anaboliche. L'adattamento ottimale è raggiunto. Se il fattore stressante si protrae nel tempo, il nostro corpo impara a tollerare lo stimolo stressante intenso, cioè ad adattarsi ed aumenta la sua resistenza al fattore stressante. La fase di adattamento è di solito un periodo sicuro per la propria salute. Più a lungo riusciamo a rimanere in questa fase di adattamento, meglio è.
Infine, nella fase III, stadio di esaurimento, se il fattore di stress risulta eccessivo, la capacità di difesa dell'organismo è esaurita. L'energia di adattamento è consumata: il fattore limitante la capacità di adattamento è determinato, appunto, dall'energia di adattamento di un organismo. Questa fase compare alla fine, quando il corpo non riesce più ad opporsi ad eventi stressogeni. In questa fase di esaurimento i sintomi delle patologie compaiono rapidamente e divengono man mano ingravescenti.
Lo stress possiede anche dei risvolti positivi in quanto rappresenta uno stimolo all'azione, ma è soprattutto la capacità individuale di adattamento a esso (reattività) a consentire la suddivisione degli episodi di distress [2] (stress nocivo) ed eustress [3] (stress positivo).
[1] sviluppo delle abilità cognitive e sociali dei bambini.
[2] Stato di allarme permanente e pervasivo; si diventa improduttivi, non si dorme, i problemi non vengono affrontati con la giusta concentrazione.
[3] Energia concentrata e mirata ad affrontare le situazione.
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