Luci e ombre della maternità
L'articolo tratta del tema della maternità. La nascita di un bambino sconvolge e cambia la vita di una donna, si porta con sé innumerevoli emozioni e vissuti, a volte in contrasto tra loro.
Il periodo della gravidanza è caratterizzato dall'attesa e dalla preparazione, non solo l'attesa della nascita di un figlio, ma anche l'attesa della nascita di una madre (e di un padre).
Questo periodo è dominato da cambiamenti graduali che riguardano sia il corpo che la mente. Se è vero che madri non si nasce ma si diventa, è importante descrivere quello che capita durante la gravidanza e che porta gradualmente la donna a prepararsi per diventare mamma.
Durante questi nove mesi le emozioni ed i vissuti sono molti e a volte anche molto differenti tra di loro: il desiderio, la paura, le aspettative, l'attesa, la curiosità.
In questo periodo, la donna viene accudita, protetta, le persone intorno a lei la fanno sentire importante, ci si sente indistruttibili. Sempre in questo periodo ci si prepara ad abbandonare, almeno in parte, il ruolo di figlia, per lasciare spazio a ruolo di mamma.
Ed è proprio in questo momento che ci si immagina mamme e si fantastica su cosa significa prendersi cura del proprio bambino, vederlo crescere, ma prima ancora vederlo nascere.
Verso la fine della gravidanza cominciano a farsi sentire la paura, la preoccupazione, legate al parto, ma anche la curiosità la fretta la voglia di conoscere questo bimbo, che da nove mesi si sente crescere dentro di sé.
Il momento della nascita è connotato da intense emozioni ma anche da intense sensazioni fisiche: il parto è doloroso. Nei giorni successivi si fanno sentire disagi e piccoli o grandi fastidi fisici. Ci si sente stanchi; a tutto questo spesso si sommano le difficoltà dei primi approcci con il neonato: il dolore al seno dovuto all'allattamento, la mancanza di sonno.
Con il ritorno a casa cominciano i primi approcci e tentativi di cura del bambino che rappresentano una fase di transizione e trasformazione densa di sentimenti contrastanti ed emozioni che a volte sembrano confuse.
Si alternano momenti di euforia con altri di fastidio, si passa rapidamente dalla gioia intensa alla tristezza inspiegabile e lo sconforto, si affrontano sentimenti di gratificazione ma anche di frustrazione.
Spesso quello che si era immaginato durante la gravidanza si scontra con la realtà e questo può far sentire inadeguati. A volte ci si può sentire estremamente gratificati dal vedere come ci si riesce a prendere cura del proprio bambino, altre volte ci si sente frustrati e non in grado.
Oltre a questi aspetti sicuramente pesa lo stereotipo della mamma serena e appagata che a volte crolla sotto il peso del vissuto personale; ci si sente deboli, a volte del tutto impreparati ad affrontare la quotidianità e quindi scoraggiati e tristi.
Ovviamente queste emozioni sono a volte difficili da esprimere, a volte difficili da dire anche a se stesse. Certamente si è anche pervasi di intenso amore nei confronti del proprio bambino, di gioia, di sensazione di riuscire a fermare il tempo come se nel momento in cui si sta insieme al bimbo tutto resto del mondo non esistesse.
Il disagio che capita di sentire in questo periodo non è creato tanto dalla quantità di emozioni negative rispetto quelle positive, ma dalla difficoltà a mettere insieme entrambe questi vissuti che coesistono ma che sembrano così differenti tra di loro da far sentire sbagliate, l'ambivalenza di questi vissuti è presente quando si diventa mamme.
Nell'esperienza delle mamme può essere grande la fatica, nel primo periodo, di mettere insieme la gioia immensa data da passare molto il tempo con il neonato e il bisogno di recuperare del tempo per sé.
A volte i bisogni di una neomamma si accompagnano a vissuti di colpa, non ci si sente legittimati ad avere desideri per sé, il bambino dipende completamente dalla sua mamma, questo fa sentire indispensabili ma a volte anche schiacciate da questa responsabilità.
Per questo motivo parlare di ciò che si prova può risultare molto difficile, raccontare di sé le emozioni incoffessabili fa sentire inadeguate, ma la verità è che appartengono a moltissime neomamme e anche solo potersi dire questo fa sentire molto meno sole.
A proposito di questo uno psicoanalista di nome Winnicott ha espresso un concetto molto importante, l'idea di una mamma sufficientemente buona, che non aderisca in modo acritico ad uno stereotipo, ma che sia in grado anche di riconoscersi i propri bisogni e le proprie fragilità, che si conceda la possibilità di fare degli errori, di non fare sempre la cosa giusta, permettendo cosi anche al bambino di sperimentare che il mondo intorno non è perfetto, che si può sbagliare per poi riparare e che riceverà amore cure e affetto anche se non tutti i suoi bisogni troveranno sempre risposta e soddisfazione immediata.
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