Buongiorno sono mamma di un bimbo di 9 mesi che non ha problemi a stare con le altre persone anche parenti che non vede mai ma ha un rifiuto del padre.
Piange disperato se lo prende in braccio anche con me nella stessa stanza, oppure se cerca di addormentarlo. Premetto che sono stara principalmente io ad occuparmi del bimbo perché il papà lavora su turni però abbiamo sempre cercato di passare insieme il tempo libero, o facendoli fare attività insieme come acquaticità, o corso di musica
So che è nella fase dell’ansia da separazione e che ha una preferenza del caregiver principale però non riesco neanche a prendermi 5 minuti per me senza che pianga disperatamente.
Possiamo fare qualcosa per migliorare la situazione? Perché Sono disperata e demoralizzata da questa situazione.
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7 MAG 2024
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Buongiorno Martina, grazie per aver condiviso con noi il suo problema.
Lei è una mamma preparata e attenta alle esigenze del suo bambino, il pianto è l’unico mezzo di comunicazione che per ora il suo bambino possiede e come tale deve essere ascoltato e capito… Martina si ricordi che il bambino per potersi sentire l’uno diverso da lei, deve trascorrere almeno 9 mesi fuori dal grembo materno e incominciare a capire che si è diversi dalla mamma.
Capisco e avverto la sua frustrazione nel non avere tempo per se e sentirsi “soffocata” ma dia più fiducia al papà, li lasci soli ad affrontare questo pianto e appoggi il papà a trovare il “suo” metodo nell’accudire vostro figlio.
Rimango a sua disposizione per qualunque dubbio, anche online.
Dottoressa Angela Megale
6 MAG 2024
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Buongiorno Martina, il bambino a questa età ha solo il pianto come mezzo di comunicazione per esprimere il proprio disagio oppure semplicemente per far valere la propria volontà...''se piango torno dalla mamma che mi dà il latte'' oppure ''torno dalla mamma che mi tiene meglio in braccio e mi sento a mio agio''....e potrei proseguire con gli esempi. Ci sono diversi modi in cui possiamo innanzitutto calmare il bambino e successivamente cercare di capirne il disagio. Capisco la frustrazione del padre e la sua stanchezza nel dover sempre gestire la situazione ( sono mamma e ci sono passata prima di lei), pertanto se volesse qualche strumento per gestire la situazione nell'immediato mi contatti senza esitare, poi eventualmente potrebbe valutare degli incontri per capire valutare meglio la situazione.
Un saluto.
Marina
6 MAG 2024
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Buongiorno signora, già i colleghi hanno dato un contributo importante nel comprendere che si tratta di una fase delicata in cui entrano in gioco diversi fattori emotivi e relazionali. Aggiungo magari un suggerimento: provi, se non lo ha già fatto, ad iniziare stando a giocare in tre con il papà a qualcosa che piace molto al bimbo e in quei momenti incoraggi bimbo e papà a fare qualcosa insieme, facendo meno lei. Poi gradualmente appena lo vede più sicuro e sereno con il papà, si sposti per qualche minuto e osservi la reazione. È un percorso graduale di conquista della fiducia del papà. Rimango a disposizione se vuole un confronto più specifico. Saluti
Serena Costa psicologa dell'infanzia e blogger di Connettiti alla psicologia dei bambini
5 MAG 2024
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Ciao Martina, disperazione e demoralizzazione possono essere in effetti emozioni molto presenti in una situazione in cui non si hanno tempo e spazio da dedicare a sé stessi, soprattutto se, a questo, si aggiunge il senso di responsabilità per un figlio ancora piccolo e dipendente dalle proprie cure.
Probabilmente sì, lei è la figura d'attaccamento principale per il suo bambino e la sta discriminando in quanto tale da tutte le altre, compresa quella del padre che, sembrerebbe da quanto scritto, essere presente in maniera intermittente come potrebbe esserlo uno zio o un nonno. Lei sottolinea giustamente che cercate di passare insieme il tempo libero facendo attività insieme, ma sarebbe da approfondire in che modo questo tempo viene distribuito e gestito, la presenza di entrambi e altre variabili. Insomma, è una situazione che sicuramente va approfondita in questo momento delicato in cui l'attaccamento prende forma e continua a plasmarsi.
Nel caso, non esiti a contattarmi o a contattare il/la professionista che più le sembra fare al suo caso.
Non si arrenda nella ricerca dei suoi spazi personali e di un equilibrio,
un caro saluto.
5 MAG 2024
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Buonasera Martina, dai 6 mesi in poi, il caregiver preferenziale è colui o colei da chi riceve cure e nutrimento.
Se il bambino piange quando è con il padre probabile anche che percepisca preoccupazioni da voi genitori ed insicurezza. Il pianto potrebbe comunicare tanto di lui ma altrettanto di voi.
Se a piacere potremmo parlarne in colloquio online.
5 MAG 2024
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Cara Martina,
posso comprendere come si sente. Deve essere difficile gestire un neonato da sola senza avere la tranquillità di lasciarlo nelle mani del suo partner e potersi riposare o dedicarsi ad altro.
Per darle dei consigli pratici avrei bisogno di approfondire la situazione e comprendere alcune dinamiche.
La aspetto volentieri per una videoconsulenza.
Un caro saluto
Dott.ssa Vita
5 MAG 2024
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Buongiorno Martina,
comprendo la sua grande preoccupazione per la situazione che ha descritto.
Come giustamente dice il bambino ha difficoltà nel gestire la sua ansia da separazione dalla sua persona e questo nella sua fase di vita (9 mesi) è perfettamente fisiologico , anche se purtroppo complica le vostre routine quotidiane.
Lei descrive che quando è con altre persone non ha problemi e questo aspetto merita di essere approfondito, per comprendere al meglio la situazione :
da quanto tempo insorge questo problema?
chi sono queste persone di cui lei parla?
che rapporti hanno con il bambino?
é molto positiva la strategia che avete scelto di utilizzare, ovvero il fare attività piacevoli tutti e tre insieme, ma credo che potrebbe essere utile approfondire le strategie usate col bambino ,al fine di diminuire l'ansia che il piccolo prova nella fase del distacco .
Resto a disposizione per ogni dubbio o chiarimento,
un saluto,
dott.ssa Bianchi Eugenia.
5 MAG 2024
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Gentile Martina,
Lei è sicuramente una mamma molto preparata e presente per la sua creatura, e senza dubbio è il suo riferimento emotivo.
La bambina piange con il papa, il pianto è un allarme che attiva la sua figura di riferimento.
Ora mi viene da pensare e quindi chiederle… lei come lo vede il papa? Lo sente competente? Capace di accudirla? Di capirla? Di comportarsi come farebbe lei?
Potrebbe essere che se lei non è sicura del papà a un livello più profondo lei trasmetta questa insicurezza al piccolo.
Posso consigliarle un confronto per esplorare questa parte.
Ricordiamo che i bambini ancora più di tutti leggono i messaggi non verbali…
Rimango a disposizione.
la saluto cordialmente
Dott.ssa Barbara Durand
Ricevo a Torino in presenza e online