Capire la natura umana quando l'amore diventa indifferenza e odio
La conosco l'anno scorso, a luglio su una chat: viviamo e lavoriamo in due regioni diverse: lei in Veneto, ha mansioni dirigenziali in una multinazionale e io piccolo imprenditore di un’azienda dolciaria in Lombardia. Da subito è intesa fortissima, attrazione emotiva, tutti i valori comuni (religione, famiglia etc), voglia di cercarci in continuazione e condivisione di piccole e grandi cose che ci circondano (lei in ferie non smette un solo istante di fotografare ciò che vede e vive e di mandarmelo e io faccio lo stesso): è bellissimo! Alla fine di agosto, decidiamo di vederci: lei ha un sorriso a dir poco bellissimo, molto garbata nei modi e nei gesti da renderla molto signora nella sua personalità, molto carina, non quello che si dice essere uno schianto ma una ragazza splendidamente normale e straordinariamente speciale nello stesso tempo. Passiamo una giornata stupenda fatta di racconti di noi stessi, di volontà di intenti, di sogni, di aspettative dalle proprie esistenze: una giornata magica. Alla sera me ne torno a casa con il pensiero di aver avuto la fortuna di incontrare una persona diversa da tutte quelle che avevo incontrato prima d'ora. Nei giorni successivi, io mantengo la mia presenza ma senza essere pressante con l'idea di poterla sentire almeno una volta al giorno ma lei mi raffredda dicendomi di essere disposta a sentirmi in modo libero senza volersi sentire obbligata a farlo. A questa mezza "doccia fredda" rispondo con eleganza e mantengo un pochino più le distanze, facendo la mia vita di tutti i giorni. Al che, lei nuovamente si fa sentire con dei messaggi per "sondare" un pochino la situazione, messaggi ai quali rispondo con cortesia ed amicizia ma senza mai andare "oltre". Piano piano, però ci risentiamo di nuovo in modo più regolare fino a ritornare ad avere una condivisione pressoché totale delle nostre giornate. Mi cerca lei; quando non è lei a farlo, la cerco io. Lei lavora a diversi km da casa sua e tutti i giorni fa la spola da casa a lavoro. Io la "accompagno" con il telefono durante il viaggio di andata e di ritorno. Ci sentiamo tramite messaggi whatsapp o skype durante la giornata di lei in ufficio e io sul lavoro. Ci sentiamo tutte le sere prima di andare a dormire, facendo telefonate che non durano meno di 2 ore. Lei va a fare la spesa ed è al telefono con me, va a passeggiare ed è al telefono con me, qualunque cosa facciamo (entrambi), lo facciamo insieme. Io sono in giro per lavoro e lei è il mio unico pensiero. Diventiamo entrambi il primo pensiero vicendevole alla mattina e l'ultimo alla sera prima di addormentarci. È bellissimo. Mi apostrofa in continuazione con nomignoli vezzeggiativi e io faccio lo stesso.
Va fatta una considerazione: lei ha molte amicizie maschili e questo non mi ha mai entusiasmato in modo particolare ma, considerando quello che si era creato tra di noi, non avevo difficoltà a fidarmi (mi raccontava tutto quello che faceva, nei minimi particolari, sempre). Capitava che usciva a cena con qualche suo amico storico o, sempre con questi amici storici, magari si faceva un week end in montagna o al mare. La cosa, come detto prima, non raccoglieva tutta la mia approvazione ma, di fatto, non stavamo insieme e lei non mancava mai di rendermi sempre partecipe di tutto quello che faceva: ero io che "stavo alla finestra" per capire bene cosa succedeva e vedere come comportarmi.
Parlandomi del suo passato sentimentale, riesco a capire che lei ha avuto diverse storie tra le quali anche una con un uomo sposato con figli, cosa che trovava personalmente riprovevole ma, cambiando ottica, questa è una cosa che non sarebbe mai più avvenuta.
C'è da dire anche una cosa importante, che per certi aspetti, rasenta il "paranormale" (non sono un visionario, garantisco che esprimo solo ciò che ho veramente vissuto): con la sintonia che si era creata tra di noi, moltissime volte non c'era necessità di dirci le cose perché ci capivamo in silenzio; capitava che pensassi ad una cosa e lei, a distanza, in quel preciso lasso di tempo, pensava alla stessa cosa. Non finivo una frase e lei puntualmente sapeva dove volevo arrivare. Parlandoci per telefono, “sapevo” esattamente dov'era e cosa stava facendo). Ero in macchina, al lavoro o facevo una qualunque cosa, mi veniva in mente lei e nel giro di pochissimo secondi mi squillava il telefono. Questa cosa, onestamente, mi ha fatto un po' di paura e mi ha spiazzato ma, nello stesso tempo, era come se mi dicesse che lei era proprio quella giusta, la persona che il Buon Dio voleva che incontrassi sulla strada del mio cammino. Questo capitava in continuazione (davvero innumerevoli volte), fino alle prime avvisaglie di rottura.
Ci vediamo nuovamente (lei viene nella mia città) e stiamo davvero benissimo insieme: tutto quello che sentivo a livello emozionale sentendoci, lo sentivamo anche di più di persona. Alla sera si congeda a malincuore e torna a casa sua.
Ci sono le Feste di Natale che si avvicinano: non riusciamo a vederci di persona ma non smettiamo un solo istante di sentirci, di vivere in simbiosi, nonostante l'uso della tecnologia (videochiamate). Un giorno agli inizi di gennaio, ci rivediamo nella sua città. Inutile dire che stiamo bene insieme (proprio come sempre): io istrionico e pirla (come di mia solita natura), lei divertita e felice (lo si vedeva lontano mille km). Si gira per questa città, si mangia un boccone, si va al cinema a vedere un film che a me non piace per nulla ma non mi importa: se la rende felice, lo sarò anche io. Usciti, al momento di lasciarci, lei si mette a piangere: dice di non riuscire ad innamorarsi di me che sono una persona speciale, che un uomo con un concetto di famiglia come me non lo ha mai trovato prima ed altre mille bellissime cose. Inutile dire che mi cade una montagna in testa, mi fa male ma non lo do da intendere: io sono certo che non è una semplice amicizia la nostra (non può esserlo, almeno non può esserlo con questo grado di intensità emotiva da ambo le parti) e se devo faticare e continuare a lavorare sul "noi", non mi spavento di certo di iniziare una lunga e paziente scalata per riuscire a farmi accettare bene dalle dinamiche della sua testolina.
Continuiamo a sentirci tutti i giorni, a tutte le ore cercandoci sempre vicendevolmente se non lo faccio io, lo fa lei. So che la strada che mi porta al suo cuore è quella giusta, continuo a percorrerla senza metterle pressione e mantenendo il mio posto nella massima educazione e rispetto dei suoi spazi. Una sera, durante una delle nostre lunghissime chiacchierate, mi dice che le fa un po' paura il mio concetto di fedeltà, un concetto che non tollera, per nessuna ragione al mondo, un eventuale tradimento, dinamica che farebbe crollare in modo irrimediabile fiducia e dinamiche di sicurezza all'interno della coppia (questo fatto forse avrebbe già dovuto mettermi un pochino in allerta sul suo modo inconscio di vivere e vedere le cose).
Un giorno di febbraio, lei viene da me. Andiamo ad una rassegna nella mia città, una manifestazione alla quale ci tenevo moltissimo vedere e che a lei, per natura oggettiva dell'esposizione, non interessava molto ma ci è venuta lo stesso ed era comunque felice, si vedeva. Stiamo insieme, come tutte le altre volte. Giriamo, guardiamo musei e mostre fino ad arrivare a sera, all'ora che lei deve tornare a casa sua. Ci baciamo e ci ripromettiamo di rivederci presto.
Non passa molto che la vado a trovare a casa sua, per una ricorrenza portandole un piccolo presente. Lei è felice, stiamo insieme e si raggiungono livelli d’intimità molto profondi. Ma visto il correre dell'orologio, mi ritrovo costretto a lasciare quell'angelo per tornarmene a casa. Mi accompagna per tutta la durata del viaggio per telefono, come sempre.
Una sera, mi dice che ha invitato un suo amico di vecchia data a cena, uno che abita non lontano da casa sua e che mi ha detto palesemente che ci ha provato con lei ma che per lei proprio non ha alcun significato se non quello di una semplice amicizia (???). Ok, soprassiedo e lascio stare, nel frattempo, finita la cena, mi chiama di corsa per salutarmi e dirmi cosa hanno mangiato, di cosa hanno parlato, quasi scusandosi (??? avvisaglia un pochino strana).
Ogni tanto tornava il fantasma del "non sono sicura", "non riesco ad innamorarmi di te", "non mi attrai fisicamente" ...tutte cose alle quali, ahimè, mi aveva abituato ma che, dai suoi comportamenti nei miei confronti, sembravano assolutamente superabili per una questione di immaturità personale. Capitava che ad ogni conversazione, lei si mettesse a piangere in un modo davvero triste e, vederla così, per il bene che le volevo, faceva stare più male me di lei: mi deprimeva. Ho un aspetto assolutamente normale che non mi ha mai creato problemi nel conoscere delle persone del sesso opposto: la storia del "non mi attrai fisicamente", onestamente per come la vedo io, è stata abbondantemente smentita quando si sono create delle fasi di intimità, fasi che lei ha vissuto in modo credo molto più intenso e, se vogliamo, impetuoso del mio (...l'insicura però era lei...).
Nonostante alti e bassi e a seguito di nuove manifestazioni di insicurezza, si crea una prima rottura: lei se ne va in vacanza con una sua amica per qualche giorno e non ci sentiamo. Faccio capolino dopo una decina di giorni per sapere come stava e da li reiniziano i nostri contatti ma molto meno frequenti di quanto lo fossero prima. Arriva il giorno del mio compleanno e decido di andare da lei per portarle una lettera di persona dove la invitavo, per favore, a riflettere bene sul noi e di tirare le somme su quello che provava per me, senza avere la presunzione di riportarla a me ma solo di farla riflettere. Sorpresa delle sorprese, lei viene da me alla mattina, dopo avermi chiamato per farmi gli auguri ed avermi avvertito che ci saremmo visti nella mia città. La raggiungo immediatamente. Il tempo di vederci e ci siamo abbracciati per interminabili minuti stando in silenzio ma esprimendo tutto quello che provavamo l'una per l'altro e viceversa. Passiamo una giornata che definire fantastica è quantomeno riduttivo: la porto nei dintorni facendole vedere posti incantevoli, lei non smette un solo istante di accarezzarmi, ci baciamo come due adolescenti (entrambi abbiamo superato la soglia degli anta). Semplicemente stupendo! Ringrazio Dio che questa ragazza “forse ha finalmente capito cosa provo per lei" e che la cosa sembra andare per il verso giusto.
Ci congediamo ed inizia un periodo ancora più idilliaco a distanza, dove lei per prima riparte in quarta per dare un senso a quello che c’era tra di noi. La settimana successiva, vado io da lei e giornata bellissima, stiamo insieme e compriamo dei biglietti per andare tre giorni in vacanza all'estero: voleva essere il mio regalo di compleanno per lei, che da sempre manifestava che i regali migliori sono quelli che si vivono in coppia, regali condivisi.
Torno a casa e tutto continua benissimo nonostante sia un rapporto a distanza: continuiamo sempre in quarta e sempre non perde occasione di dirmi quanto sono speciale ed importante per lei, cosa che non ho mai tralasciato una sola volta di esprimere anche io nei sui confronti.
Al momento di partire per andare a fare i nostri tre giorni di ferie, alla sera, come un fulmine a ciel sereno, dice di non voler più partire perché insicura di noi e bla bla bla. Io, caduto dalle nuvole, cerco di farla ragionare perché, nel frattempo, avevo già pagato tutto e sarebbe stata un po' una cattiveria lasciare tutto al caso. Dopo un'ora di sceneggiata degna delle peggiori ed economiche telenovele sudamericane, si convince e partiamo. Viaggio normale, ritorna il sorriso sul suo bel faccino e si addormenta abbracciata a me per tutto il viaggio. Arriviamo a destinazione, passiamo giornate felici e serene, ci addormentiamo nel momento in cui lei cerca la mia mano, che io tengo con tutto l'amore possibile per tutta la notte, tutte le notti insieme.
Ritornati a casa, reinizia la solfa: non sono sicura, lo vedi che non sono normale!?!? (eh me ne sono accorto che non sei normale...).
Tutto è iniziato a scemare in modo molto più serio da quando un bel giorno, dopo una delle sue “paturnie”, mi dice candidamente che ha chiesto ad un suo amico storico (un altro) di portarla via due giorni perché la "nostra decisione" di lasciarci (??? la decisione era solo sua) le era pesata davvero tanto. Io mi sono arrabbiato ma sempre mantenendo la max forma di rispetto ricordandole però che se il problema era nostro, non c'entrava il suo "amico ascetico" per portarla via due giorni: era un problema che avremmo dovuto risolvere tra di noi. Successivamente, si erano create altre crepe perché un suo conoscente, (”uno molto affascinante che ha un'ottima posizione sociale”, a suo dire ...ma per quanto mi riguarda è un signore di mezza età che con una vita sentimentale travagliata, si passa la vita a fare il vitellone a destra e a manca), l'aveva portata a fare un giro sul suo yacht personale. Prima di partire, mi scrive che mi vuole bene e me ne vorrà sempre (credo per lavarsi la coscienza) ma, in questo particolare frangente, è meglio non sentirci perché, "si potrebbero creare troppi malintesi". Io le mando un sms nel quale esprimo tutto il mio disappunto nei suoi confronti, ricordandole che l'ho sempre rispettata, amata, protetta e mai presa in giro e le ho anche ricordato, senza alcuna forma di presunzione da parte mia che, forse, io sono stato la persona che in vita sua l'ha amata di più (e, di questo, ne sono davvero convinto).
Cala il gelo più totale. Dopo quattro giorni circa, "sondo il terreno" per comprendere la situazione (perché, nel frattempo, io non ho mai smesso un solo istante di provare questo grande sentimento nei suoi confronti). Lei risponde con un gelo che potrei trovare solo all'interno di un freezer, accusandomi di aver scritto quel messaggio che era pieno di presunzione e cattiveria. Personalmente, ho riletto quel messaggio almeno una cinquantina di volte, parola per parola, lettera per lettera e presunzione e cattiveria proprio non ne ho viste. (credo poi che sia stato solo un capro espiatorio per liquidarmi in qualche modo). Successivamente, le scrivo una lettera lunghissima, appassionata e piena di amore nella quale, da una parte mi tiro via qualche sassolino dalla scarpa per alcuni suoi atteggiamenti, dall'altra, le spiego cosa intendo io per amore e rinnovo tutta la mia apertura a lei ma, stanco di "girare sulle montagne russe", stavolta metto dei paletti: io non sarà mai suo amico e non farò mai parte della schiera dei suoi "amici ascetici" per i quali lei non prova interesse. Mi richiama e si inalbera in un modo talmente violento che stento a riconoscerla ...il giorno dopo, partiva in vacanza con uno di questi suoi amici (l'ho saputo solo dopo che era sola con lui e ho capito che era l'amico che era andato a cena a casa sua quella sera che ho menzionato sopra); ho capito perfettamente il significato della cattiveria con la quale si è scagliata contro di me: stavo rovinando, in qualche modo, un qualche equilibrio che si era creata nella fase di queste vacanze con il suo amico.
Inutile dire che ora non mi cerca più e un paio di contatti sono avvenuti per mia iniziativa, dove una spaventosa freddezza di base ha caratterizzato ogni singola parola della conversazione.
A livello caratteriale, non ho mai avuto episodi di debolezza e mi ritengo piuttosto forte ed in grado di ragionare con una certa lucidità e razionalità ma comprendo anche che alla luce di tutto quello che ho scritto, non ci sono altre soluzioni dal definirmi un cretino o un "perso" (in effetti, personalmente, vedendo la cosa dal di fuori, non avrei nemmeno io altre spiegazioni plausibili). Ritenendomi un essere umano dotato di sensibilità ed affetto nei confronti di una persona amalgama la sua esistenza con la mia per molto tempo, vorrei solo comprendere che tipo di personalità si cela dietro ad una persona che nonostante qualche ricorrente crisi (razionalmente non giustificata), dopo un'intesa così profonda, importante, celebrale e davvero, mi si concesso, al limite del "paranormale", possa cambiare atteggiamento in modo così radicale e diventare, da una donna dolcissima e piena di amore ed attenzioni, ad una persona spaventosamente cinica e priva del più minimo senso di rispetto ed affetto nei confronti di chi l'ha accompagnata per tanto tempo e le ha dedicato e condiviso momenti speciali dove entrambi erano protagonisti alla pari.
Ora, la razionalità e la buona logica mi impongono di afferrare quel minimo di dignità residua e "abbandonare la corsa", salutare distintamente e fare la mia vita, sperando di incontrare persone che soffrano di minori conflitti interiori affettivi (e probabilmente ormonali...) ma in cuor mio, non ritenendomi un animale, continuo a pensare a questa ragazza con il medesimo sentimento. Forse, un giorno, questa persona ritornerà alla carica quando "l'effetto del nuovo" (anche se è un "amico" che conosce da molto più tempo di me) avrà esaurito tutta la carica di interesse nei suoi confronti: in caso tale, per me l'impresa si farebbe ancora più ardua perche mi vedrà costretto a combattere nuovamente contro quei conflitti che si sono generati dall'amare questa persona e dalla razionalità che mi spinge a cancellarla dalla mia testa e dal mio cuore.
Scusandomi per essermi dilungato troppo, ringrazio sin d'ora chi mi aiuterà a fare luce su questa personalità assolutamente bisognosa di attenzioni ma lontana dal volerle ricambiare appieno, su di me che vorrei dimenticarla ma non ci riesco e su questa storia che ha dinamiche decisamente patetiche.