Come posso convincere mia figlia anoressica a farsi aiutare

Inviata da Anna · 4 gen 2013 Anoressia

Ho una figlia anoressica che non accetta il fatto di esserlo. Siamo stati dal nutrizionista, ma non e servito a niente, poi ha avuto qualche incontro con una psicologo, ma doveva e Voleva partire x Londra promettendo di avere più cura di sé. La situazione non e' migliorata, anzi direi peggiorata.
Le violenze su di sé punitive avvengono molto spesso. Ne abbiamo un po' parlato ma lei dice che fra lei e una anoressica c'è molta differenza. Non accetta la malattia e di conseguenza aiuto.Grazie

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Miglior risposta 8 GEN 2013

Grazie Mille a tutti, mi avete aiutato a capire che il problema ce e io e mio marito dobbiamo prendere in mano la situazione.
Abbiamo già contattato una psicologa e abbiamo preso un'appuntamento per vedere come dobbiamo cercarci di comportare.
Vi ringrazio tutti di cuore e scusatemi se per condividere impressioni e opinioni tornerò a scivervi
Buon Anno
Anna Baj Macario Casadei

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30 GIU 2017

Gentile Signora,
quanti anni ha sua figlia? Ha mai provato a parlarne con il medico di famiglia?
Per approfondimenti non esiti a contattarmi.
Buona giornata
Dott.ssa Ilaria Albano
Psicologo a Roma

Anonimo-167572 Psicologo a Milano

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7 GEN 2013

Buongiorno gentile Signora,
non è chiaro se sua figlia abbia ricevuto una diagnosi precisa o è una sua convinzione, di Lei madre, che sia anoressica. Parla di "violenze su di sé" che la giovane si procura, dando un'immagine ancora più complessa della situazione di disagio e di urgenza. Inizi Lei madre a richiedere una consulenza psicologica che potrà aiutarla a fare chiarezza e, di conseguenza, potrà aiutarla a trovare le strategie migliori per comunicare con sua figlia in modo tale che la ragazza piano piano inizi a considerare il suo disagio come pericoloso per la sua salute e a chiedere aiuto in modo adeguato, possibilmente presso un centro per i disturbi alimentari dove il lavoro in equipe raggiunge ottimi risultati.
Non aspetti che sua figlia sia più o meno pronta, parta da Lei stessa.
Cordialmente

Dr.ssa Anna Mostacci Psicologa Psicoterapeuta Psicologo a Roma

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7 GEN 2013

Gent. ma signora,

comprendo la sua preoccupazione e il suo disagio; effettivamente quando la persona non riconosce un problema, è difficile aiutarsi e aiutare. Quanti anni ha sua figlia?

Dott.ssa Roberta De Bellis Psicologo a Gallarate

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5 GEN 2013

Mi sapreste fornire qualche dato in più circa la storia del suo disturbo ? In particolare le circostanze d'esordio (periodo, contesto), le relazioni sia intra che extra-familiari, in che modo struttura il proprio tempo, eventuali obiettivi o progetti, l'emozione che secondo voi più la contraddistingue, l'andamento del disturbo: momenti in cui vi è parso che le cose andassero leggermente meglio e altri in cui giudicate siano peggiorate. Potete scrivermi al mio indirizzo e-mail se lo gradite o anche telefonarmi.

Vivi e Cordiali Saluti

Dott. Franco Fusi

Dott. Franco Fusi Psicologo a Milano

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5 GEN 2013

Cara Anna,
innanzitutto dobbiamo appurare con certezza che sua figlia sia anoressica. Lei la definisce tale perchè sia il nutrizionista che lo psicologo le hanno confermato che sua figlia è affetta da questo disturbo alimentare? devono esserci delle caratteristiche ben precise e un indice di massa corporea che confermi il forte sottopeso della ragazza, oltre a tutta un'altra serie di indicatori. Fare pressione per andare in cura non credo che servirà a molto anche perchè le ragazze anoressiche tendono a ricercare anche attenzione con il loro problema e più le se sta addosso più i sintomi si accentuano. Si parla infatti di vantaggi del sintomo.
Ovviamente non può ignorare il problema, ci mancherebbe, ma cerchi per quello che può, di monitorare la situazione dando meno nell'occhio e vediamo come evolvono le cose. Le posso consigliare di rivolgersi lei ad uno psicologo che le possa fornire un sopporto nella gestione di questa pesante situazione cosi indirettamente potrà aiutare anche sua figlia.
cari saluti
Dott.ssa Valentina Barbagli

Dott.ssa Valentina Barbagli Psicologo a Arezzo

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5 GEN 2013

Gent.le signora Anna,
purtroppo i disturbi alimentari sono malattie in cui la consapevolezza giunge solo in un secondo momento. L'euforia iniziale della perdita dei chili non permette alle ragazze anoressiche di considerarsi come tali, inoltre, la distorsione percettiva non permette di "vedere" il proprio corpo così emaciato quanto realmente è. Parlare con loro di cibo, di corpo e di peso non ha alcun risultato, in quanto sarebbe come voler togliere loro l'unica modalità di espressione di un disagio che invece è interno, ma che loro comunicano attraverso la perdita di chili e il totale controllo di ciò che circonda. Può aiutare sua figlia cercando di farle comprendere come la sua vita ruota attorno all'obiettivo del cibo, del corpo e del peso, in cui viene a mancare una progettualità nei confronti di altri ambiti di vita. Spesso i rapporti con i terzi si riducono al minimo e la persona diventa particolarmente nervosa, non accettando i consigli delle persone a lei più care, in quanto viste come potenziali ostacoli al raggiungimento del proprio obiettivo (dimagrimento senza fine). Faccia cogliere queste differenze a sua figlia e se possibile continui a farla incontrare con uno psicologo, anche se inizialmente potrebbe non sembrarle efficace, nel tempo lo sarà.
Cordiali saluti dott.ssa Elena Favole

Dott.ssa Elena Favole Psicologo a Cuneo

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5 GEN 2013

Gentile Anna, comprendo tutto il senso di impotenza ed il dolore per la situazione che sta vivendo. Generalmente la negazione della propria sofferenza è l'atteggiamento tipico della persona anoressica, perchè essa teme anche la sola idea della guarigione. Ogni proposta esterna di guarigione viene percepita come minaccia ed Il timore di "tornare indietro" equivale a quello di "ritornare deboli e dipendenti" (dal cibo e dalle persone amate). L'anoressia fa sentire forti, sicuri, indistruttibili e dunque non è affatto facile demolire l'impalcatura mentale che (con enorme fatica) ci si è costruiti. E' proprio la presa di consapevolezza del bisogno di aiuto lo scoglio più difficile da superare, poichè l'obiettivo della malattia è esattamente quello di dimostrare di non averne bisogno.
Cerchi di parlare il più possibile con sua figlia, di farle sentire il più possibile il suo calore, anche se non sarà facile e potrà avere la sensazione che il risultato sia un suo irrigidimento. Cerchi se le è possibile di non fare appello al termine "anoressia", di dimenticare quello di "malattia". Cerchi di recuperare un dialogo emotivo con lei e di proporle un supporto psicologico come un qualcosa di legato alla sua crescita ed al suo benessere interiore e non alla malattia. Detto ciò, non conosco le sfaccettature della vostra relazione, le esperienze di vita e l'età di sua figlia. Anche l'accenno riguardo alla visita dal nutrizionista mi lascia con un punto di domanda... perchè il nutrizionista?
In ogni caso mi rendo disponibile per eventuali chiarimenti qualora ne avesse bisogno.
I miei più sinceri saluti. Dott.ssa Sabina Orlandini, Torino

Dott.ssa Sabina Orlandini Psicologo a Torino

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5 GEN 2013

Gentile Anna,
sicuramente il primo passo per una cura efficace è la collaborazione della persona che soffre di un dato disturbo, situazione spesso tutt'altro che scontata soprattutto nel caso dei disturbi alimentari, che tendono a non essere percepiti da chi ne soffre come un problema. Forse l'aver interrotto un percorso appena iniziato rende più difficile la possibilità di accesso ad un secondo tentativo, ma la soluzione migliore è affiancare un percorso psicoterapeutico alla cura medica a livello fisico; le suggerisco di provare a rivolgersi nuovamente al professionista con cui sua figlia aveva iniziato e valutare con lui la possibilità di riagganciare la ragazza, oppure, qualora lo ritenga più opportuno, individuare un diverso terapeuta. Un cordiale saluto, dott.ssa Lucia Mantovani, Milano

Dott.ssa Lucia Mantovani Psicologo a Milano

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5 GEN 2013

Gentile signora, se già sua figlia aveva accettato di intraprendere un percorso psicologico vuol dire che un minimo di consapevolezza che qualcosa non va ce l'ha, per cui riprovi a dirle di continuare il lavoro psicologico interrotto, poichè esso necessita di qualche tempo per arrivare ad una soluzione dei problemi.
Auguri.

Dott.ssa Angela Virone Psicologo a Agrigento

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5 GEN 2013

Cara Anna purtroppo uno degli ostacoli più grossi in questa malattia e' proprio il non riconoscimento, o meglio le non consapevolezza di malattia. Credo che già l'aver voi apertamente parlato con la ragazza e' un passo importante. Credo che in questo momento sono i familiari a dover andare da un terapeuta che potrà aiutarlo a rendere esplicita alla figlia il suo problema alimentare. Purtroppo molto spesso e' il primo ricovero che apre le porte della consapevolezza. Comunque dovete continuare ad insistere perché almeno accetti di fare almeno delle visite di controllo dal nutrizionista che può monitorare la situazione ed eventualmente decidere l'eventualita' di un ricovero qualora lo stato di malnutrizione peggiorasse. Il percorso da fare e' lungo e difficile ma sicuramente col vostro aiuto vostra figlia può uscire dovete insistere anche che inizi un lavoro psicoterapico sarebbe importante. Resto a vostra disposizione per qualunque chiarimento e anche per un consulto se siete nella zona di Pavia .
Dott.ssa Michela Bertani

Dott.ssa Michela Bertani Psicologo a Pavia

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