Continuare a studiare psicologia è la scelta giusta?

Inviata da Luca · 30 nov -1 Orientamento professionale

Ciao, ho 20 anni e dopo aver quasi concluso il primo anno di università in psicologia mi ritrovo a non essere convinto della scelta. Pensavo di fare psicologia perché alle superiori(ho fatto il liceo scientifico) mi piaceva filosofia ma solo quando parlava dell’uomo, inoltre mi piaceva leggere i romanzi, tipo dí dostoievsky e tolstoj, e anche il ritratto di dorian gray, che parlano di sentimenti umani(mi sono avvicinato alla lettura perché tranne che per le elementari e la fine superiore gli anni in mezzo li ho vissuti male, con dubbi). Sono bravo a studiare, infatti anche ora ho il massimo dei voti, ma studio solo grazie al fatto che ho tanta determinazione(cresciuta al liceo scientifico per non voler sentirmi indietro agli altri, che erano più dotati di me in matematica e nello studio di quanto lo fossi io, che ero più per attività artistiche), invece vorrei più passione e sentirmi motivato(qualche volta mi piace ciò che studio in psicologia, ma vorrei sentirmi più vivo, uomo, e a contatto con il presente e la mia essenza). Mi pare di stare prendendo l’università troppo sottogamba, cioè che non riesco a rendermi conto che ciò determinerà il mio futuro: con un atteggiamento che rasenta una sorta di leggera apatia, incapacità di agire e a volte anche di poca speranza nel riuscire a trovare una soluzione nella comprensione di me(è vero che l’essermi lasciato con la ragazza, anche se ormai quasi un anno fa, è sempre un fattore da considerare, sto uscendo ma in parte sono ancora dentro una fase di apatia: non leggo più e in generale ho perso fiducia nei libri). Fin da piccolino son sempre stato una persona energica, solare, loquace e colorato nei modi di fare ma allo stesso tempo capace di spegnermi velocemente per l’autostima altalenante ed emotività(quando sono felice sono euforico e sia a parole che fisicamente sono un fiume in piena, sono infatti giocoso, mi piace punzecchiare le persone , ballare, fare il pagliaccio). Per chi mi vede da fuori sono sempre stato etichettato come il “ragazzo bello alto e biondo che è bravo a disegnare”: riguardo alla bellezza non penso di averci mai posto troppa attenzione(dato che so di esserlo la considero come una garanzia e non ci pongo attenzione ulteriore , come invece spesso fanno i ragazzi/e carini) ma son sicuro che è una qualità che esercita la sua influenza che io lo voglia oppure no, mentre il disegno è stato sempre un pungolo con il quale ho lottato per tutta l’adolescenza e di cui non so ancora che farne , perché me lo vivo male. So infatti di essere bravo a disegnare, da piccolo lo facevo con naturalezza ed ero più bravo dei miei compagni, ma con la crescita è diventato sempre più marcia la situazione: infatti ho deciso di fare il liceo scientifico e non l’artistico per cercare di staccare, ma comunque l’ho sempre portato avanti perché ero bravo, sentivo una connessione viscerale e infine ho sempre sentito che fosse meglio non abbandonarlo; inoltre mio padre è un bravo restauratore e appassionato di arte, è sempre stato il mio migliore amico perché è buono, aperto, intelligente, con il quale ancora oggi mi confido, ma sono certo che senza volerlo la sua perenne presenza mi stia influenzando verso la scelta dell’arte(quindi non riesco più a capire se voglio fare dell’arte la mia vita oppure no). Sono una persona di indole buona e molto giocosa(spesso troppo) e che non ama vantarsi di ciò che fa: è per questo che penso che non mi piaccia disegnare per fini personali ma per far stare bene gli altri, riguardo a ciò c’è un episodio carino che vorrei riportare: questo giugno ho fatto l’animatore al grest, senza che io volessi esserlo sono diventato subito una sorta di idolo sia tra gli animati e animatori(sia perché sono simpatico, bambinesco, disponibile e poco orgoglioso e quindi felice di farsi mettere in discussione dai bambini) e allo stesso tempo mi sono ritrovato altri che mi tenevano in antipatia perché mi fraintendevano pensando che io fossi solo un egocentrico e narcisista, perchè avevo fatto tutto l’allestimento e i grandi murales dell’oratorio, ma questo lo avevo fatto più per motivi esistenziali(anzi la mia presenza all’oratorio era per motivi esistenziali, cioè volevo ritrovare la gioia nelle cose stando tra i bambini e inoltre volevo vedere se essere una sorta di “psicologo dei bambini ” mi potesse piacere) e non per manifestare la mia presenza; le persone lì all’oratorio non capivano infatti quando gli dicevo che a me dei murales non importava nulla, che io lo facevo solo come un compito per sentirmi utile, per tenermi occupato e per renderli felici(comunque i murales erano venuti molto bene, era questo che allibiva le persone, cioè non capivano come potessi fare qualcosa di bello ma allo stesso tempo non esserne interessato). Mi piacerebbe lavorare perché vorrei fare del bene e inoltre “mettere le mani in pasta”, concedendomi anche concretezza dato fino ad ora ho vissuto una vita troppo troppo teorica. Magari, per capire se veramente fare del disegno un lavoro dovrei trovarmi un lavoretto affine. La mia paura più grande è quella di perdermi e non capire che mi piace e cosa devo fare.

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