Inizio di una relazione con un ragazzo separato
Salve, ho 31 anni e da poco ho iniziato una realzione con un ragazzo di 30 che si è separato da circa un anno e mezzo. Entrambi abbiamo un trascorso sentimentale doloroso, io sono stata fidanzata per 13 anni e poi, quando ero arrivata ad avere la tranquillità di una vita felice e di una prospettiva di famiglia con il mio ex è arrivata la doccia fredda. Lui mi lasciò da un giorno all'altro, con una telefonata, fui io poi a pretendere un confronto e a decidere di troncare la storia perchè mi resi conto che non c'era nulla da fare per recuperarla. Sotto consiglio dei miei genitori sono andata da uno psicologo per i primi mesi immediatamente dopo l'accaduto. Questo mi aiutò tantissimo a vedere le cose con più lucidità e a gestire le mie sensazioni. Avevo episodi di rabbia e aggressività nei confronti dei miei familiari ai quali seguivano momenti di calma assoluta. Con il tempo non si sono più verificati e di comune accordo con lo psicologo decidemmo di interrompere le sedute in quanto stavo molto meglio e a detta di lui avevo avuto solo un momento di forte confusione dovuto alla fine della mia relazione. Dopo il mio ex ho conosciuto tanti ragazzi, ma tutte storie che non sono andate oltre i due o tre mesi, con persone che non volevano un impegno. Intanto il mio lavoro da architetto mi ha aiutato a concentrarmi sulla mia vita e a portare avanti dei progetti per me stessa, ma ho sempre sentito la mancanza del sostegno e dell'affetto di un compagno nei momenti di forte stress e fragilità emotiva. Non sono mancati infatti, momenti in cui mi chiudevo in me stessa, limitavo le relazioni, e l'unica cosa che facevo era rifugiarmi nel mio mondo...familiari e lavoro e quei pochi amici di sempre. Ho iniziato a "selezionare" gli uomini con cui uscivo, stanca di perdere tempo. Notavo infatti il desiderio di un cambiamento, non solo la voglia di una storia, ma anche di impeganrmi con qualcuno che avesse i miei stessi valori. La frequentazione con questo ragazzo è iniziata proprio in quel periodo in cui ho raggiunto la consapevolezza di quel che volevo. Lui mi raccontò subito del matrimonio: si è sposato con lei dopo tre anni di fidanzamento e uno di convivenza, lei disoccupata, le ha dato il lavoro dei suoi sogni, lei l'ha tradito con un collega in un periodo di tre mesi in cui era in trasferta per poi tornare e raccontare tutto e lasciarlo. Lui è rimasto traumatizzato da questa cosa, dice che ha subito un abbandono e che si è sentito sfruttato per il fatto che grazie alla sua posizione le ha trovato un lavoro d'oro. La separazione è stata consensuale, non hanno figli nè beni comuni, quindi non è questo il caso in cui l'attuale compagna soffre della presenza dell'ex moglie. I rapporti con lei e la sua famiglia non ci sono. Quando ci siamo conosciuti gli chiesi di dirmi con franchezza se si sentiva pronto per una relazione e come si sentisse. Lui mi disse che la faccenda era superata e che era contento di non stare con una donna del genere. L'unica cosa che si sentiva dentro era la difficoltà nel fidarsi e il fatto che ha rivalutato l'importanza del valore del matrimonio, che se prima vedeva come il fondamento della famiglia, ora vede come un contratto che non dà alcuna sicurezza di riuscita. Nonostante questo crede fermamente nel valore della famiglia e vuole costruirne una ma senza risposarsi. Io non sono molto legata al vincolo matrimoniale e non ho problemi a stare in una coppia di fatto. Le cose tra di noi vanno bene, finalmente sento di poter contare su qualcuno che nonostante le difficoltà non se ne va, ma rimane...magari litighiamo spesso, ma nessuno dei due ha pensato di chiudere. Sento che lui si è molto affezionato a me, che si sta innamorando e piano piano si sta aprendo nei miei confronti, tanto da portarmi in vacanza con la famiglia del fratello. Sono sicura che lui stia prendendo le cose seriamente e questo mi tranquillizza, ma quando gli chiedo sicurezze lui non vuole darmele. Quando gli faccio notare per esempio che ai suoi colleghi o amici dice che sono la sua fidanzata, che le nipotine e i suoi amici mi vedono come tale e che in effetti il nostro rapporto è quello di una coppia qualsiasi, lui dice che è vero, ma allo stesso tempo non vuole dirmi chiaramente che sono la sua fidanzata. Dice che lo capisco da sola e da quello che dice, per esempio quando parla di un futuro iniseme o della possibilità di avere un bambino, con i dovuti tempi ovviamente. Io sono felicissima di aver trovato un ragazzo così, ma soffro tanto del fatto che il suo umore cambia da un giorno all'altro senza un motivo preciso, ma perchè sostiene di essere una persona che pensa troppo. E' molto geloso del mio passato, ha voluto sapere tutto ed è come se pensasse che certe esperienze che ho fatto da ragazzina facciano ancora parte di me ora. Mi dice sempre che io ora sono qui ma chissà se tra due o tre anni non mi stuferò di lui e me ne troverò un altro. Io rispondo che lui vede se stesso ancora con gli occhi di lei che lo ha criticato tanto, e che lui non è così ai miei occhi e che tutto questo frenarsi, pensare, discutere e tirare fuori i problemi non porterà a nulla se non distruggere un amore appena nato. I suoi problemi di insicurezza lo portano a perdersi nei pensieri illogici, scollegati dalla realtà...è come se nn fosse lucido e vivesse in una bolla. Mi dice di sopportarlo, di dargli tempo perchè si rende conto che io ne soffro...io non ho mai sopportato, ho valutato la situazione e ho deciso di rimanergli vicino a patto che questa storia mi rendesse felice. Lo sono, ma nei suoi momenti bui non sono mancate frasi senza senso che mi ha detto tanto per dire, che mi hanno ferito, per poi chiedermi scusa e ribadire che è il passato che lo fa parlare in questo modo e che non pensa quelle cose. Per non parlare del fatto che si ripetono costantemente, che passano quando sta con me e mi sente vicina, quando siamo con la sua famiglia e ci sono anch'io. Non nego che in questi momenti mi sento messa in secondo piano, come se lui giustificasse i suoi allontanamenti con il fatto che ha sofferto, ai quali io rispondo chiudendomi e allontanandomi per protezione, perchè anch'io ho le mie cicatrici. Poi lui si riavvicina, tenta di recuperarmi, mi chiede scusa e si giustifica di nuovo. Questa storia della separazione sta diventando un alibi per giustificare se stesso nel rimanere in un limbo perfetto...come se lui non volesse oltrepassare un certo limite perchè sa che rischierebbe di soffrire ancora. Dice che deve capire se anch'io ho la stessa paura di essere abbandonata, in realtà io ce l'ho sempre avuta perchè nella mia relazione passata il mio ex aveva l'abitudine di lasciarmi e poi tornare. Sento che lui è in grado di superare questi ostacoli e che vuole stare meglio, come pure che spera di farlo con me. Come posso aiutarlo io? E' il caso di suggerirgli di rivolgersi ad uno psicologo?