Non riesco a uscire con i ragazzi

Inviata da Nana · 3 apr 2020 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni e non sono mai stata con un ragazzo. Parto col dire che sono una persona timida e riservata e col tempo sono diventata anche estremamente diffidente. Le cose che mi mettono ansia sono tante (soffro di ansia sociale) ma quella che mi porto dietro da più tempo è quella che riguarda il sesso opposto. Ogni volta che un ragazzo si mostra interessato a me, mi viene una forte ansia che si manifesta in vomiti e tachicardia, non riesco a mangiare ne a dormire. Le uniche due volte della mia vita in cui mi sono imposta di uscire con dei ragazzi ho affrontato l’appuntamento con un visibile disagio, risultando fredda e distaccata, incapace di parlare serenamente e desiderosa soltanto di tornare a casa. Ogni appuntamento è stato anticipato da molti vomiti e lunghi digiuni. Lo stato d’ansia sparisce soltanto quando riesco a “liberarmi” del ragazzo e questo a prescindere dal fatto che lo trovi interessante, per me è NO in partenza. Se questa cosa mi creava disagio prima, con l’andar avanti del tempo peggiora, mi rendo conto che alla mia età è strano non aver avuto esperienze e sono terrorizzata dal dover dare risposte in merito e credo che dire una cosa del genere a un ragazzo lo farebbe allontanare. Non so come fare, questa cosa mi fa sentire piccola, come se non stessi crescendo. E in effetti non sto crescendo, perché mi manca una parte importante della crescita di una persona. Sono ferma alle stesse ansia di quando ero una ragazzina. Probabilmente c’entra anche l’educazione, ma non credo di aver avuto un’ educazione particolarmente rigida. O meglio, le relazioni tra ragazzini non sono mai state viste di buon occhio a casa mia, specialmente da mio padre, il quale ha sempre ritenuto che “i fidanzamenti” fossero qualcosa da fare da grandi, ma, a parte questo dettaglio, non c’è un episodio cui possa ricollegare la mia ansia, sebbene il tema dell’amore e della sessualità siano temi che sono sempre stati ampiamente evitati nella mia famiglia. Spero che quanto scritto sia chiaro e non troppo confusionario. Confido nei vostri consigli, grazie.

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Miglior risposta 5 APR 2020

Buongiorno, le relazioni sociali, sia di natura amicale che sentimentale, sono un tassello importante nella vita e le difficoltà in questo campo aumentano man mano che si evitano le situazioni sociali. Il blocco deriva in genere da pensieri e ideali che ci condizionano, per liberartene sarebbe davvero utile fare una psicoterapia. Così da condurre una vita guidata dai tuoi valori anziché dalle paure.

Dott.ssa Graziella Pisano Psicologo a Frattamaggiore

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5 APR 2020

Gentile Nana, mi sembra che lei stessa abbia già individuato alcuni nodi problematici della sua difficoltà quali un’educazione familiare che scoraggiava i suoi tentativi di esplorazione delle relazioni. È significativo anche come questo fosse possibile “da grandi” per suo padre e lei stessa abbia scritto che appunto non si sente adulta in quanto mancante di queste esperienze. L’ansia nel suo caso ha forti manifestazioni somatiche di vomito e già quest’ultimo aspetto orienta verso il rifiuto o qualcosa che diventa indigesto e per questo rigettato fuori, inassimilabile.
A mio avviso lei potrebbe beneficiare di una psicoterapia nella qualche esplorare tali aspetti e poter gradualmente sbloccare questi processi di crescita interrotti. Considerando il momento attuale può valutare anche la psicoterapia online.
Resto a disposizione,
Cordiali saluti
Dott.ssa Valeria Mavilia

Dott.ssa Valeria Mavilia Psicologo a Spadafora

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5 APR 2020

Buongiorno nana, lei crede che l'educazione familiare non c'entri rispetto alla difficoltà riportata. Tuttavia, ci dice che, in famiglia, i fidanzamenti erano cose da adulti (che, socialmente, lo si è già dai 18 anni), che le relazioni tra bambini non erano viste bene e che i temi dell'amore e della sessualità siano sempre stati evitati. Beh, mi sembra un po' incongruente quando dice, a parte queste cose, non sa dove ricollegare l'ansia. L'educazione (come la chiama lei) in famiglia è il primo strumento all'interno del primo gruppo entro il quale lei (come la maggior parte di noi) abbia interagito. In quel contesto, si imparano ed integrano risorse emotive per poter gestire, tra l'altro, le relazioni interne ed esterne alla famiglia, anche attraverso una modulazione affettiva. Mi sembra ipotizzabile che le sue attuali difficoltà con l'altro sesso (e che sia lo stesso di suo padre, che non l'ha aiutata molto a far emergere un'affettività naturale e "lecita", non è una casualità) siano dovute proprio al clima familiare entro il quale lei è cresciuta. Questo non l'ha portata (sempre ipotesi) a conoscere aspetti di Sé fondamentali, come capire come ci si relaziona con un uomo, quali siano le sue qualità affettive con un uomo e di cosa abbia bisogno di vivere nella relazione con l'altro sesso ma, soprattutto, sviluppare un'immagine di Sé più completa, sia emotiva che cognitiva, piùcomplessa e tendente alla propria evoluzione. Un'immagine che abbia l'obiettivo di renderle chiare le sue caratteristiche di personalità, il suo modo di essere con l'altro, il suo modo di gioire e stare male per e con l'altro.
La invito, dunque, a considerare di, rivolgersi ad un terapeuta (ovviamente, in questo periodo, on-line) con cui, insieme, scoprire le parti di Sé che, finora, sono rimaste latenti ma che, anche da quella posizione, incidono grandemente sulla sua qualità di vita, soprattutto relazionale.
Buona fortuna,
dott. Massimo Bedetti
Psicologo/Psicoterapeuta
Costruttivista-Postrazionalista Roma.

Dott. Massimo Bedetti Psicologo a Roma

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5 APR 2020

Buongiorno,
lei fa un brevissimo accenno, alla fine della sua lettera, all'educazione che ha ricevuto in famiglia, parlando di una mancata accettazione e condivisione, in particolar modo da parte di suo padre, di tutte quelle tematiche inerenti all'area dell'affettività e della sessualità, che sono state ampiamente evitate e mai affrontate. Ne parla come se questo aspetto non avesse potuto avere una qualche influenza sulla considerazione che lei ha dell'amore, del sesso, e dei rapporti con l'altro sesso in generale, o della considerazione che lei ha di se stessa.
Può essere, invece, che tutto questo le abbia fatto maturare l'idea che l'amore e il sesso siano qualcosa da evitare, qualcosa di "sporco", proibito, che compete di vivere agli altri ma non a lei.
Aprirsi all'Altro apre anche alla possibilità di separarsi dalla propria famiglia di origine, differenziarsi da loro, diventare autonomi; apre alla possibilità di crearsene una propria, mettere radici altrove, allontanarsi dalle proprie radici e dalla bambina che è stata. In una parola, "diventare grandi". Forse è questo che la spaventa. E forse è su questo aspetto che deve lavorare.
Le consiglio di intraprendere un percorso di conoscenza di sé per affrontare le sue insicurezze e le sue paure.
I suoi sintomi, che tanto la fanno ( giustamente e comprensibilmente) soffrire e la mettono a disagio, in questo momento sono i suoi più grandi alleati, perchè le permettono di portare fuori e farle vedere il suo disagio e la sua sofferenza, che altrimenti resterebbero, inascoltati e incomprensibili, dentro di lei.
Resto a disposizione per qualsiasi chiarimento.
Cordiali saluti,
Dott.ssa Barbara Iacobucci

Dott.ssa Barbara Iacobucci Psicologo a Milano

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5 APR 2020

Gentile Nana,
lei pensa di non aver avuto una educazione particolarmente rigida ma i condizionamenti familiari ricevuti e ai quali fa cenno, sicuramente hanno inciso nel crearle ansia sociale e basso livello di autostima.
Lei rivela anche forti pregiudizi quando ritiene che dire che non ha alcuna esperienza precedente sentimentale/sessuale farebbe allontanare qualsiasi ragazzo.
Quindi ci sono delle distorsioni cognitive da correggere oltre al dover "evitare gli evitamenti" che lei mette in atto non accettando di stare con il sintomo e però fare ugualmente le cose.
Tutto ciò va corretto con un adeguato percorso di psicoterapia cognitivo-comportamentale che vivamente le suggerisco di intraprendere.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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4 APR 2020

Buongiorno Nana,
credo che Lei abbia descritto la situazione con una buona capacità analitica. Un ulteriore passaggio potrebbe essere quello di provare a concentrarsi su pensieri ed emozioni che accompagnano gli episodi di vomito, digiuno e tachicardia. Magari provi anche a scriverli, per poi valutare se condividerli o meno con un professionista che possa aiutarLa.
Le auguro di trovare la Sua strada per una crescita integrata in tutte le sue parti.

Anonimo-178573 Psicologo a Milano

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3 APR 2020

Gentile Nana,
Se sia sente bloccata in un compito vitale come quello di creare relazioni amorose forse è giunto per lei il momento di farsi accompagnare da uno psicologo in un percorso di comprensione della sua ansia. Questo perché l'ansia è sempre un segnale che cela significati più profondi e nella sofferenza che descrive rispetto le esperienze relazionali appare la necessità fisica di evitare contenuti relazionali per lei insopportabili. Occorre che lei approfondisca maggiormente gli intrecci emotivi del suo stile di vita.
Se necessita di approfondimenti rimango a disposizione.

Saluti,
Dott.re Lorenzetto Claudio

Dott.re Lorenzetto Claudio Psicologo a Ferrara

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