Salve, sono una ragazza di 27 anni. Qualche anno fa sono andata a convivere con il mio compagno lontano da casa dei genitori che dista circa un’ora di macchina. All’inizio andava tutto bene, avevo accettato di stare lontano da loro anche se la cosa mi causava un po’ di dolore ma in gravidanza appena avevo la minima occasione scappavo da loro anche per vederli pochi attimi.. Da 14 mesi è nata la mia bambina e io non riesco più a stare bene senza la loro presenza, quando rientro in casa del mio compagno mi vengono attacchi di pianto e una tristezza infinita, ce la sto mettendo tutta per cercare di accettare il distacco ma mi viene impossibile, senza di loro mi sento persa e sola e per me sono il mio punto di riferimento cosa che non trovo nel mio compagno che si è rivelato una persona abbastanza egoista. Questo stato di malessere mi porta pianti continui, nervoso e tristezza che mi impedisce di accumulare peso portandomi a dimagrire sempre di più. Non so trovare una soluzione e soprattutto non riesco a capire se questo è causato dalla relazione che non mi da soddisfazioni come avevo immaginato o dalla paura di lasciare la casa paterna sentendomi sola e non protetta
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29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile utente,
sicuramente crescere e accudire da sola un figlio piccolo è un compito impegnativo e stancante e questo fatto in aggiunta ad un probabile scarso supporto emotivo del partner hanno contribuito a determinare il suo malessere attuale.
E' comprensibile che ora lei abbia molta più difficoltà negli spostamenti per poter vedere con la frequenza di prima i suoi genitori ma, potendolo fare, dovrebbero essere questi ultimi insieme ai suoi suoceri a venire più spesso da lei per un sostegno emotivo e pratico.
E' poi fondamentale ritrovare una migliore intesa e armonia col suo compagno per il benessere del nucleo familiare che da poco avete formato ed in questo può esserer di aiuto un percorso di psicoterapia individuale o di coppia che suggerisco di intraprendere senza indugio.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).
26 APR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Occhidolci. Credo che lei sia riuscita ad individuare le due aree di indagine dalle quali partire per approfondire la sua situazione, ovvero quella relazionale con il compagno e quella famigliare con i genitori: entrambi i legami sono caratterizzati da significati di fondo che influenzano il modo in cui lei (come tutti) vive le diverse situazioni ad essi connesse. Comprendendo il perchè della difficoltà ad allontanarsi dai genitori, si potrebbe ad esempio arrivare a rielaborare il significato stesso della lontananza dalle figure di riferimento, in modo da gestire in modo migliore le emozioni negative che la prendono; approfondendo invece le sue aspettative circa la relazione con il compagno, si potrebbero individuare i punti di distacco tra ciò che effettivamente cerca e ciò che al momento le viene dato. Chiariti questi punti e queste discrepanze, si può immaginare un percorso volto a stabilire delle strategie per far fronte alle situazioni che generano ansia e tristezza, arrivando anche eventualmente ad incentivare la comunicazione con il compagno in modo da allineare le vostre necessità nella vita di coppia, garantendo anche a vostra figlia un ambiente ottimale in cui crescere.
Mi rendo disponibile anche online nel caso in cui volesse una restituzione mirata per il suo caso.
Cordialmente,
dott. Alfonso Panella.
10 APR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Cara Occhidolci,
Eh gia' adesso sei una giovane mamma che deve affrontare una vita nuova. E tutto cambia. Una casa che non senti tua visto che la che la chiami "la casa del mio compagno", un distacco dalla famiglia di origine in cui non ti senti del tutto pronta, infatti dici che hai bisogno della loro protezione. Protezione da cosa?
E il tuo nuovo compagno che senti lontano da te.
Ci sono tante cose su cui riflettere, cara Stellina, ma qui in questo spazio cartaceo sono piu' le domande che le risposte che ti possono aiutare.
Se non riesci a far luce da sola nel tuo complesso mondo interiore, ti consiglio di farti aiutare da un esperto.
Ti auguro il meglio! e se ne senti il bisogno scrivimi pure!
Dott.ssa Emanuela Tornabene
1 APR 2022
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Salve, io le consiglierei un percorso di psicoterapia che le possa permettere cosa sta succedendo in questo momento, da dove viene la tristezza? Cosa pensa di aver perso? Da cosa pensa di essere lontana? E si sente sola da chi o cosa? Immagino inoltre che in un primo momento ci debba essere adattamento allo spostamento e alla nascita della bambina.
Resto a disposizione
Le auguro il meglio
Dott.ssa Fabiana Marra
31 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentilissima, ho come l'impressione che la situazione da lei descritta non contempli la possibilità, da parte sua, di frequentare con grande serenità sia i suoi genitori, sia il suo compagno, quasi come se si trattasse di figure che si autoescludono. E' più che legittimo che lei senta il bisogno della sua famiglia d'origine, soprattutto in questa fase della vita così delicata e importante. Sembra tuttavia di capire che il distacco da loro sia stato piuttosto difficile e sarebbe da capirne il motivo; è importante sottolineare che i genitori e il compagno sono figure che hanno ruoli e funzioni diverse, sicuramente non intercambiabili né sovrapponibili. Sarebbe da approfondire la relazione con il suo compagno; se è cambiato qualcosa tra di voi, da quando avete avuto la bambina o se lei aveva riposto in questo rapporto delle aspettative che sono state poi disattese. Quello che è certo è che lei si deve prendere cura di sé stessa, facendosi aiutare, parlando con il suo compagno del suo disagio e dei suoi bisogni senza pensare di dover rinunciare in alcun modo all'aiuto e alla vicinanza dei suoi genitori. Credo comunque che ci siano delle problematiche irrisolte, dei vissuti di sofferenza, mai affrontati, e che si sono amplificati con la nascita della bambina. Resto a disposizione, senza alcun impegno, per ulteriori suggerimenti e approfondimenti. Dott.ssa Daniela Noccioli.
31 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Ciao,
la situazione che descivi dev'essere molto dolorosa. Sembra quasi un lutto, cominciato con la nascita di tua figlia (non ci sarebbe nulla di anomalo). Nel senso che tu convivi da qualche anno ma non soffrivi così tanto mentre le cose hanno iniziato a peggiorare dalla gravidanza in poi. Forse tua figlia ha sancito "la fine" del tuo ruolo come figlia e l'inizio del ruolo di madre, rispetto al quale è possibile tu non ti senta pronta. E' possibile tu stia vivendo un episodio depressivo.
Dalle tue parole sembra che i tuoi genitori siano ancora un riferimento irrinunciabile. Anche se sarebbe da capire cosa intendi con punto di riferimento (ad esempio come manifestazioni affettive, come disponibilità materiale, come guide che indicano cosa è giusto e cosa no...) e cosa intendi quando dici che il tuo partner è una persona abbastanza egoista. Un percorso con uno psicologo potrebbe aiutarti a chiarire e ad orientarti nella nuova realtà in cui ti trovi.
Un caro saluto
31 MAR 2022
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Cara utente,
comprendo la sua difficoltà e l'emotività che deriva da questa complessa situazione.
La nascita di un figlio è un cambiamento importante della vita e cercare un supporto o un punto di riferimento è comprensibile.
Il suo stato di malessere è una conseguenza diretta della situazione che sta affrontando. Per questo motivo mi sento di consigliarle di creare un suo spazio personale all'interno del quale poter dare sfogo alle sue necessità, ai suoi bisogni e poter allo stesso tempo far emergere i suoi punti di forza e le sue risorse.
Se ha piacere, sono a disposizione anche online.
Un caro saluto,
Dott.ssa Arianna Angeleri
31 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buongiorno Occhidolci,
inizierò dicendo una cosa ovvia ma che pur sapendo, sembriamo non accettare: il nostro compagno/marito per quanto affettuoso, buono e comprensivo non ci darà mai quell'amore incondizionato, quella sicurezza che alcuni di noi hanno avuto dai propri genitori. Sono ruoli diversi e noi istintivamente cerchiamo nella coppia di riproporre il nostro modello di attaccamento.
Inoltre diventare madre è una grande responsabilità che possiamo affrontare con entusiasmo o con ansia e inadeguatezza, lei si sente più figlia che madre perchè vede nei suoi genitori un punto di riferimento ma non si sente lo stesso punto di riferimento per sua figlia.
Affronti le sue paure e il senso di abbandono che prova con un percorso psicoterapeutico che la possa aiutare a vivere serenamente l'allontanamento dalla propria famiglia di origine ricordando che....."la mancanza non è bisogno".
Sarei lieta di continuare la riflessione con lei, sono disponibile anche per sedute online.
31 MAR 2022
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Buongiorno,
dalle sue parole si avverte tutta la difficoltà che in questo momento sta provando rispetto alla situazione attuale. Sentirsi persi e soli, soprattutto in una nuova condizione come quella che vive ormai da 14 mesi, non deve essere affatto facile. Eppure, dalla sua descrizione, sembrerebbe il caso di partire proprio da qui: o meglio, dalla gravidanza. In fondo è dalla gravidanza che ha cominciato ad avvertire più intensamente il bisogno di ritornare dai suoi genitori; e con la nascita di sua figlia questo bisogno si è intensificato ancora di più. Forse questo ci dice che il passaggio da figlia a madre è stato particolarmente difficoltoso per lei (in fondo all’inizio andava bene. Prima della gravidanza aveva accettato più serenamente il distacco). È come se lo stesso non sia stato elaborato a sufficienza, lasciando le sue paure (legittime, comprensibili) senza contenitore. Senza quel supporto che le consentirebbe di reggerle. Forse avverte proprio la mancanza di questo: sentendo che il supporto non le arriva dal suo compagno, tende a ritornare dai suoi genitori. Sarebbe il caso di approfondire da un lato la relazione con il suo compagno (capire come mai lo percepisce egoista; come mai questo rapporto non le dà soddisfazioni) e dall’altro approfondire la relazione con i suoi genitori (che ad oggi, sembra che costituiscano il suo principale punto di riferimento). La cosa importate è non lasciare andare con leggerezza la situazione, evitandone la comprensione e di conseguenza un possibile miglioramento. Si ricordi: importante non è preoccuparsene quanto occuparsene.
31 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno,
Nel suo messaggio sono concentrate troppe fatiche e il titolo che ha scelto per descriverci questa situazione credo sia il punto nodale. No resti sola in questo momento, si affidi a un professionista in presenza o online, e lavorate insieme su queste fatiche, vedrà che troverà le risposte che cerca.
Un saluto.
Dott.ssa Claudia Tedde
31 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 2 persone
Cara Occhidolci ,
mi spiace molto per la sofferenza che sta vivendo. Mi sembra, leggendo il suo messaggio, che la sua sofferenza sia dovuta sopratutto al bisogno di essere vicina ai suoi genitori, molto vicina a loro. Benchè sia andata a vivere col suo compagno e sia diventata mamma , sente la mancanza dei suoi genitori come unico riferimento e fonte di protezione.
Ipotizzo , che i suoi genitori siano stati iperprotettivi e pertanto non abbiano permesso il suo processo di sviluppo verso l'autonomia e l'indipendenza tipici dell'adulto.
Le suggerisco un percorso di psicoterapia per analizzare la radice di questo suo problema e decidere un cambiamento.
Un caro saluto
Dr.ssa Anna Capriati
30 MAR 2022
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Buongiorno Occhidolci,
I primi anni dopo la nascita di un bambino sono un periodo estremamente impegnativo per la donna e possono facilmente avere un effetto dirompente sulla coppia. Le neomamme sono chiamate ad assumersi innumerevoli nuovi compiti e responsabilita', spesso in aggiunta a quelli pre-esistenti; ancora piu' importante e' una redifinizione del senso di identita' della donna, che avviene in questo periodo. Troppo spesso purtroppo le donne non ricevono dalla famiglia e dalla societa un supporto adeguato per affrontare questo processo. E' facile che il partner fatichi a stare al passo con i grandi cambiamenti in atto, cosi' la coppia perde il suo equilibrio e fatica a crearne uno nuovo. La inviterei a riflettere su tutto questo ed a considerare se possa avere un peso sui suoi sentimenti di oggi, e sul desiderio di tornare dai suoi. Riprendere il ruolo di figlia potrebbe essere un modo di rifugiarsi dal peso del nuovo ruolo di genitore, in cui probabilmente non si sente adeguatamente supportata. Naturalmente questa e' solo un'ipotesi; un percorso di psicoterapia potrebbe aiutarla ad identificare le dinamiche alla radice del disagio che sta vivendo e che non c'e' motivo di protrarre ulteriormente. La vita di una giovane mamma non deve necessariamente essere cosi' difficile, spero vorra' agire per trovare quel supporto di cui ha bisogno e che puo' fare la differenza in questa fase della sua vita.
Resto a disposizione e le faccio i miei migliori auguri.
dott.ssa Francesca Calvano
30 MAR 2022
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Ciao Occhidolci, la maternità è un periodo particolare e saper gestire il triangolo relazionale mamma-figlia-papà è già molto complesso: nel periodo di debolezza ci si affida a ciò che c’è di importante e certo, nel tuo caso i genitori. Tuttavia è necessario che tu crei la tua dimensione di genitorialità, distaccandosi da loro e coinvolgendo il papà, senza addossarti troppe responsabilità. Queste come sono bilanciate? Ti fai carico tu di tutto oppure, anche se il padre lavora, cerchi di coinvolgerlo?e come? Prova altre strategie che funzionano per alleggerirti, dedicarti a te come donna e contemporaneamente consolidare il vostro rapporto.
29 MAR 2022
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Buongiorno Occhidolci,
indubbiamente il momento che stai vivendo è molto intenso e carico di cambiamenti. Il trasferimento, la relazione con il compagno, la maternità e il diventare genitore sono tutte elementi carichi emotivamente. Sono eventi che destabilizzano e necessitano di una inevitabile riorganizzazione sia mentale che pratica, sopratutto la maternità la quale paradossalmente è un periodo in cui ci si sente soli ed è per questo motivo che è importante intrattenere relazioni. In questo senso la tua ricerca dei genitori è funzionale al periodo in cui ti trovi, sopratutto se il tuo compagno è poco presente e coinvolto nella routine quotidiana. E' però molto importante sentirsi bene a casa propria e, visto anche l'intenso stato emotivo in cui ti trovi, sarebbe il caso di capire meglio la situazione per il tuo benessere, che poi è anche quello della tua famiglia.
Vista anche la tua voglia di stare meglio ti suggerisco di non restare "sola" con il tuo problema e di affrontarlo.
Se pensi che io possa essere la persona giusta con cui parlarne contattami pure che vediamo insieme come trovare una soluzione, altrimenti ti auguro comunque di trovare qualcuno che ti possa accompagnare verso giornate più serene.
Un saluto,
Dott.ssa Elisa Burei
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Cara, il processo di distacco ed indipendizzazione dalla propria famiglia è sempre faticoso e, in base alle esperienze pregresse e alla tipologia di attaccamento, può risultare anche traumatico. In più, l'esperienza della gravidanza comporta grandissima emotività, cambiamenti fisici, ormonali e psicologici che sicuramente non aiutano il processo. Le consiglio di rivolgersi ad un* psioterapeuta per approfondire il malessere, capirne le cause (non per forza è la relazione col suo compagno ad andare male) ed affrontare il momento con maggiore padronanza. Mi scriva pure in prvato per maggiori informazioni. Saluti
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Occhidolci,
hai una bambina molto piccola e questo è un momento molto delicato per una neomamma. Ma oltre alla figlia tu sente anche difficoltà di lasciare la casa paterna. Con l'importante cambiamento che rappresenta la nascita di un figlio, naturale sentirsi più sensibile e bisognosa del sostegno della famiglia, in genere della mamma. Molte volte per diverse ragioni il compagno non è in grado di essere in sintonia e di sostegno come sembra essere il tuo caso. Sarebbe importante se tu potessi in questo delicato momento contare anche con un aiuto terapeutico. Suggerisco di prendere seriamente in considerazione questa possibilità, che potrà aiutarti a stare più serena; e questo gioverebbe non solo a te ma anche la figlia e il compagno.
Un saluto e una buona giornata.
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara,
sarebbe importante approfondire i nodi apparentemente inestricabili che caratterizzano la sua relazione di coppia, unitamente ai contesti significativi di cui fa e ha fatto parte.
A questo proposito, sono a sua completa disposizione, anche online.
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara,
il nostro modo ci relazionarci, o sentirci nel dare/ricevere amore e affetto, interagire con l’altro, si forma sin dall’infanzia tramite il rapporto con le figure di riferimento e le esperienze che viviamo man mano nel tempo. A volte possono venirsi a formare degli schemi che ci guidano in modo automatico e poco consapevole/inconsapevole, che possono diventare delle vere e proprie trappole relazionali. Dalle tue parole sembri riportare una sorta di ansia di separazione dai tuoi.
C’è un processo importante nella vita delle persone che favorisce l’autonomia e l’indipendenza emotiva, ed è il processo di individuazione e separazione dalle figure di riferimento, questo ha più a che vedere con i genitori che con il partner, ma può rispecchiarsi anche nel rapporto colmo lui.. Tuttavia, Se ci sono difficoltà in questo senso, una relazione disfunzionale col proprio compagno può esacerbare la situazione e aumentare il malessere.
Alla luce di quanto racconti è bene approfondire.
Ti consiglio di intraprendere un percorso mirato con un professionista in modo da lavorare su quanto alimenta il tuo sentirti così, quindi anche sulle cause e l’origine, ma soprattutto su come agire oggi per vivere la tua vita relazionale e affettiva in modo appagante e sereno.
Io resto a tua disposizione per aiutarti.
Augurandoti il meglio, ti invio un caro saluto!
Dr.ssa A. SIGNORELLI, esperta in vita Relazionale, affettiva e di coppia (sedute anche online)
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile utente,
sicuramente la relazione affettiva che sperimenta non mi sembra essere soddisfacente e appagante. generando un vissuto di profondo malessere.
E' chiaro che in una situazione cosi descritta, avvicinarsi alla propria famiglia sembra essere una soluzione efficace ma in realtà non fa altro che bypassare un lavoro più profondo che riguarda sè stessa e il suo compagno.
Avete una figlia e ci deve essere tutta la responsabilità a lavorare sulla vostra relazione.
Restiamo a sua disposizione per ogni chiarimento.
Cordialmente,
Studio Associato Dott. Diego Ferrara Dott.ssa Sonia Simeoli
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buongiorno Occhidolci,
il processo di svincolo dai legami familiari è un processo che va accompagnato. Probabilmente lo stile di attaccamento sviluppato negli anni della prima infanzia non le ha facilitato lo svincolo. Una buona terapia la può aiutare in questo, per vivere serenamente il legame con il suo compagno e quello con i suoi genitori.
Resto a disposizione e le auguro il meglio
Dott.ssa Oriana Parisi
29 MAR 2022
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara,
Le tue parole danno consistenza ad una sofferenza palpabile, sento la dilaniante inquietudine che stai vivendo, e mi spiace terribilmente. Uno dei bisogni primari, è proprio quello di sicurezza e quando questo ci viene a mancare come esseri umani, ci sentiamo fragili, spaventati, indifesi e in balia di una forte angoscia.. proprio come ti senti tu ora. Credo che non si tratti solo della lontananza da casa, dai tuoi genitori ma anche del modo cui il tuo compagno (non) funge da base sicura. Chiaramente la maternità ha esasperato le ombre che già dal trasferimento animavano il tuo cuore.. cara, questi sono i momenti della vita in cui è necessario, mettersi in ascolto di sé, con gentilezza fermarsi e concedersi uno spazio dove poter esprimere, esplorare, comprendere e significare questo vortice che senti dentro... La tua serenità come la tua angoscia alimentano non solo la tua anima ma anche quella della creatura che hai portato alla luce e respirare il dolore di una mamma che non si sente in sicurezza, a casa creerà delle emozioni negative che si depositeranno nel tuo bambino/a.
Affidati alla presenza attenta, sensibile di un terapeuta che accolga il tuo malessere e insieme ti aiuti a ripristinare la serenità e l'equilibrio psico-affettivo.
Io sono qui, online qualora vorrai.
Ti abbraccio, un caro saluto.
Dott.ssa Guercioni Clarissa