Non so più dove orientarmi, dove indirizzare il mio futuro, non ho più certezze.

Inviata da Ily · 30 nov -1 Crisi esistenziale

Ho bisogno di parlare di questa cosa qui, in forma anonima, perché non parlo mai con nessuno, non mi sfogo con nessuno perché ho paura di sentirmi giudicata e perché ognuno giustamente ha i propri grilli per la testa a cui pensare e io mi faccio troppi problemi.
Gli ultimi 4 anni non sono stati un bel periodo per me, e tutt’ora non sono affatto serena. Ci sono stati dei cambiamenti che mi hanno fatto cominciare a riconsiderare tutto. Vivo a Berlino da 7 anni ma non volevo più stare qui, mi ci sentivo (e mi ci sento) sola dopo che la mia migliore amica, che ha vissuto qui anche lei e con cui ho passato i primi 4 anni della mia permanenza a Berlino, ha lasciato la città. I primi anni qui senza di lei sono stati terribili perché avevo sviluppato una grossa dipendenza affettiva da lei, nonché sentimentale. Ora la cosa è un po' scemata ma ne porto ancora i segni.
Non sono capace di crearmi e mantenere nuove amicizie, posso sicuramente sforzarmi di incontrare nuove persone ma non riuscirei mai a essere me stessa al 100% se di base non abbiamo almeno qualcosa in comune (sono molto selettiva su questo perché essendo abbastanza introversa, se devo fare lo sforzo di uscire di casa vorrei che ne valga la pena, e che sia per vedere qualcuno con cui sono compatibile) e questo mi fa sentire estremamente limitata. Ma allo stesso tempo, a Berlino mi sono creata una grossa, GROSSISSIMA comfort zone da cui è difficile uscire. Ho la mia casa, con un affitto a un prezzo che, paragonato ai prezzi attuali, è oro colato. Ho le mie cose. I mobili comprati da me. La mia routine, le mie abitudini. Le strade che percorro abitualmente. I miei posti preferiti dove andare a mangiare. I vari gruppi Facebook di persone che ci vivono, per darsi aiuto reciproco. Eppure, mi sento sola e ho una sensazione come di soffocamento ormai. La città poi è carina ma non è proprio il massimo per viverci, i Berlinesi sono spesso incattiviti dalla vita della metropoli. Ma mi sento limitata, in difetto per il fatto di essermi troppo assuefatta a questa comfort zone, mi sento di star “sprecando anni” a vivere in questa città con queste sensazioni, mi sto lasciando scorrere la vita davanti piuttosto che cercare di andare altrove. E che sia un ‘altrove’ dove perlomeno conosco qualcuno, dove non debba sentirmi così isolata.
Da fine 2020 ho provato ad andare in terapia. Ho provato con diversi psicologi e non so mai come rendermi conto se è lo psicologo giusto, inclusa quella con cui ero fino a qualche mese fa. Mi ha dato sicuramente spunti per fare azioni più concrete che ho già fatto, ma mi sa che quello di cui avrei bisogno io è una persona con cui instaurare un dialogo reciproco e che, se dovesse servire, possa anche darmi delle strigliate, dei consigli, per farmi capire dove posso agire e migliorare. Lei invece il più del tempo stava in silenzio ad ascoltarmi, non c’era uno scambio di conversazioni come avrei preferito io, il che a volte mi faceva quasi avere l’ansia del non aver niente da dire, perché se non dicevo niente io, e non diceva niente lei, sentivo come se non si andasse da nessuna parte.
Vorrei andare altrove, come dicevo sopra. Ma allo stesso tempo sono TERRORIZZATA. Da tantissime cose, in primis dal pentirmi di uscire dalla attuale comfort zone. Ho il terrore che poi sarà troppo tardi per ritornare sui miei passi o che comunque ci vorranno di nuovo tanti sforzi per farlo; ho il terrore che poi non saprò quale sarà il passo successivo da fare; ma, più di ogni altra cosa, ho il terrore di perdere ancora tempo. Perché mi trovo nella situazione attuale ormai da troppi anni, nei quali appunto ho ‘perso tempo’.
Alla fine dei miei 20 anni e inizio dei 30 ero serena, pensavo di aver trovato la mia dimensione, la mia stabilità di vita e quella sentimentale, se mi chiedevano come stessi rispondevo sempre: “bene”.
Ora, a 35 anni, non ho più nessuna di quelle cose. Non sono più sicura di niente, non so dove andare, non so cosa voglio fare, non so a cosa dare priorità, cosa cambiare per primo, e come fare a farlo. Sto bene da sola, coi miei ritmi in casa, le mie cose, le mie abitudini… ma allo stesso tempo ho paura della solitudine. Dal 2018 vive qui con me quello che era il mio ragazzo, poi purtroppo le cose non hanno più funzionato e ci siamo lasciati nel 2023, lui è rimasto qua fino ad adesso (siamo comunque rimasti amici e ci vogliamo bene) e ora sta per tornarsene in Italia, e questa sarà l'ennesima cosa che mi destabilizzerà perché in fondo lui era l'unica compagnia che avevo qua. Ora rimarrò completamente sola.
La mia psicologa diceva che bisogna andare a piccoli passi ma non so neanche se i micropassetti che sto facendo siano quelli giusti. E quando mi viene chiesto come sto, non rispondo più “bene”. Dico semplicemente “…boh, sto”, oppure “Normale”. Per non rispondere direttamente “Male”.
Non so se e quando riterrò di poter di nuovo rispondere che sto bene. Per me, per poter dire che sto bene, serve innanzitutto la serenità di sapere che mi sento di appartenere al ‘dove’, al ‘quando’, al ‘come’ e al ‘con chi’ in cui mi trovo.
Mi rendo anche conto dei privilegi che ho e li apprezzo, e sono infatti uno dei motivi per cui non riesco a sfogarmi facilmente con altre persone che magari quei privilegi non li hanno. Ho ancora un lavoro (per ora), che mi ha permesso di mettere un po’ di soldini da parte. Ho un bel gruzzoletto che mi sta permettendo infatti di fare varie esperienze in altri posti (ho provato un mese a Bari che è il posto da cui provengo, poi a Oslo dove si è trasferita la mia amica che prima era a Berlino, e poi ho provato Málaga), ma… ho sempre e comunque la sensazione che perderò ulteriormente tempo, che sarà una scusa per rimandare l’inevitabile, e basta. È una cosa che mi attanaglia a fronte degli ultimi 4 anni buttati via, e il mio cervello mi dice “Basta, non puoi più permettertelo”. E provare nuove strade, aprirmi questa possibilità, mi terrorizza perché penso: “Okay, stai provando nuove strade. Ti stai aprendo nuove possibilità. Quindi alla fine di tutto questo DOVRAI giungere a una conclusione su cosa vorrai fare. DOVRAI decidere. Se anche dopo tutto questo non riuscirai a giungere a una conclusione, avrai sprecato tempo, soldi, occasioni, e sarai ancora di più una delusione per te stessa”. Io ho la costante ansia di deludere le aspettative, non solo altrui, ma evidentemente - a fronte di quello che ho appena scritto - anche mie. Arrivo a pensare che non voglio confidarmi con gli altri su queste cose, perché poi anche in loro creerei determinate aspettative che finirei col deludere (lo so che non è così, ma dillo al mio cervello). Perché sono anni che sto così, e sono anni che non ho agito perché non sapevo come fare, e quindi ormai ho finito col sentirmi in difetto, col convincermi che non sarò mai in grado di far qualcosa. Posso tentare, posso fare vari passi, ma quello finale - il più grosso - probabilmente finirei per non farlo, per paura di sbagliare di nuovo. Persino i miei, che sanno le cose solo a grandi linee perché con loro non parlo dei miei problemi, mi chiedono se ho deciso cosa fare e anche a loro, sentendomi pressata da questa domanda, rispondo sempre “non lo so”.
La mia psicologa diceva che anche il ‘non agire’ è una decisione che prendo. Ed è vero, ha senso, ma evidentemente rappresenta per me il rimanere nella comfort zone di cui ho parlato all’inizio, ecco perché è più “facile” prendere questa come decisione piuttosto che altre che comportino uno stravolgimento totale di tutto.
La decisione più facile sarebbe stata quella di tornare in Italia, dalla mia famiglia e amici, dai luoghi che conosco, dal fare tutto nella facilità della mia lingua. Ma vista la situazione lavorativa attuale, non so se mi sento pronta a farlo ora. Più che altro, se lo facessi ora, temo che avrei sempre un po’ il rimpianto di non aver fatto altre esperienze prima di decidere di ritornare. E poi, non lo so, a fronte di tante persone che fuggono da lì, mi sembra un po’ una follia. Lo so che ognuno ha il proprio bagaglio di vicissitudini, ognuno di noi è una persona a sé, ma è proprio che… se tornassi adesso sentirei di essermi persa ancora troppo. Non escludo di tornare in futuro, solo non so se adesso. E non posso negare che il sentirmi distante da tutto e da tutti coloro che ho lì, comunque, mi addolori. I miei genitori hanno superato i 70 anni, invecchiano, e ringrazio non so quali santi per il fatto che stanno ancora bene entrambi, ma quanto durerà? E dall’altra parte mi dico che dovrei approfittare proprio di questo, del fatto che per ora stanno ancora bene entrambi, per pensare innanzitutto alle mie cose. Ma in momenti come questo vorrei solo prendere tutto e tornare lì, davvero.
Al contempo vorrei prepararmi a un possibile futuro in cui non avrò più il mio lavoro, perché sto in una start-up e non si sa mai come possono andare le cose prossimamente. Ma onestamente non so che tipologia di lavoro cercare. Non ho mai avuto grosse ambizioni di carriera, a me sta bene semplicemente fare le mie ore di lavoro che mi diano i soldi necessari per fare una vita tranquilla, nient’altro, e possibilmente mantenendo il range di stipendio che ho adesso. Ma in questa società che ci vuole sempre super performanti, mi sento in difetto persino per una cosa come questa, ovvero il non essere ambiziosa. E non mi dispiacerebbe cambiare posizione, ma se volessi imparare a fare altro, si tratterebbe ANCHE LÌ di investire tempo e risorse per imparare nuove skills… e se poi dovessi rendermi conto che quella cosa non mi piace? Avrei sprecato tempo per niente?
Ecco, sono una overthinker. Ho un'ansia assurda nei confronti dello spreco di tempo. Mi porta addirittura a isolarmi dagli altri, quasi a non voler parlare con nessuno e a badare solo ai miei impegni e progetti perché “Se mi mettessi a conversare con qualcuno perderei ore preziose”. 5 anni fa non me ne sarebbe fregato nulla, ma ora più gli anni passano, e più io sento che non posso permettermi di prendermi altro tempo. La prossima decisione che prenderò DEVE essere quella giusta —> quindi per prenderla devo rifletterci 10 volte più di quanto facevo in passato —> quindi questo richiederà tempo —> E QUINDI SARÀ UN DISPENDIO DI TEMPO PREZIOSO. È un loop tossico in cui mi sono infilata e da cui non so come uscire. Al punto da… non agire perché “E se poi me ne pento?”.
Non parliamo poi di quanto mi sono resa conto di essere un disastro nelle relazioni sentimentali e nel commitment verso qualcun altro, dopo essermi lasciata col mio ex (con cui sono stata 13 anni e che era la mia prima relazione). Ma mi sa che dovrei prima imparare a non essere un disastro in tutto il resto, prima di imparare a non esserlo più anche con l’altra persona (o personE).
Non so che fare. Non so più nulla. Ci sono troppe cose che mi hanno portata a questa situazione e avrei bisogno di una seduta di tipo tre ore per parlarne, oltre che di svariati pacchi di fazzoletti perché appena inizio a parlare di queste cose scoppio a piangere - altro motivo per cui non mi confido mai con nessuno, perciò queste angosce crescono da tanto tempo dentro di me e non riesco a sfogarle.
Non so come fare.
Non so cosa fare, con qualunque aspetto della mia vita.
Provare questa sensazione a 35 anni è seriamente orribile.

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