Buongiorno, purtroppo vivo una situazione che non riesco più a tollerare. Provo un'avversione totale verso mia cognata, la moglie del fratello di mio marito. Io sono piemontese e lei napoletana, una vera napoletana verace. Non che io abbia qualcosa contro i meridionali o che sia razzista, ho un'amica che è rumena. E' una questione di pelle e di mentalità. Questa urla, sbraita, fa mille parole, ma fatti neanche uno. E' arrivata su da Napoli e dopo 3 mesi era incinta, ha preteso tutto il corredino dei miei figli, i miei suoceri sono diventati prima i suoi autisti, poi addirittura si è accaparrata della loro macchina. Tante pretese da me e dai miei suoceri nel guardarle la bambina, ma poi viceversa nessuna disponibilità nei confronti dei miei figli, se le chiedi qualcosa, pur lavorando solo 9 ore a settimana, non ha mai tempo, ho dovuto chiedere mesi e mesi le cose che le avevo prestato e non le servivano più, per imprestarle a mia volta ad un'altra mamma, viceversa però ha sempre avuto pretese da me che ne lavoro 30 con due figli. E al primo mio no detto con educazione e motivandolo, mi ha mandato a "fanculo" su facebook.... Potrei citare decine di volte in cui ha mancato alla mia famiglia di rispetto, tutto perché secondo me è egocentrismo puro. le poche ricorrenze di famiglia che ci siamo trovati insieme, lei e suo marito non hanno fatto altro che accentrare l'attenzione su loro figlia, su quanto fosse bella e brava, e ovviamente i miei suoceri a ruota, senza considerare i miei bambini di 4 e 6 anni... Inizialmente per essere ospitali l'avevamo invitata più volte a casa nostra a cena, senza contare alle decine di volte che avevamo invitato suo marito quanto era single. Loro mai un invito, solo a mangiare una torta nei piatti di plastica al compleanno della bambina. Addirittura il colpo di grazia quest'estate. Mio marito ha avuto un brutto incidente, rottura spalla di 5 grado con probabile trauma cranico da monitorare per 48 ore. I miei suoceri hanno lasciato noi da soli, il giorno dopo l'incidente, con due bambini piccoli, per andare al mare da loro ad aiutarli a guardare la bambina perché loro dovevano riposarsi... ho dovuto far venire mia mamma alle 6 di mattina, con 74 anni per stare con i bambini, perché ovviamente non mi sembrava il caso di portarli in ospedale. nel mezzo di tutte queste vicissitudini io ho cercato una gravidanza che non arriva, e ora scopro che lei è dinuovo incinta, e ho il terrore che si impossessi dinuovo delle mie cose, e non riesco a vivere serenamente la mia ricerca di un bambino... Non ho mai pensato male di nessuno in vita mia, ma odio questa persona con tutta me stessa, vorrei solo non doverci avere a che fare, ma mio marito non vuole chiudere i rapporti con suo fratello, e io soffro e purtroppo vivo davvero male, abitiamo nello stesso paesino di 2 mila abitanti ed è impossibile non vederla...
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22 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 5 persone
Gentile Cinzia
capisco che la sua è una situazione difficile e che le procura non poca sofferenza. Ma, mi creda, la soluzione è nelle sue mani: questa donna, a quanto ho capito, è in grado di manipolare un pò tutta la sua famiglia. Tenga presente, però, che se qualcuno manipola è perchè c'è qualcun altro che glielo lascia fare. Dietro ci sono dinamiche ben precise e per "spezzare il cerchio" bisogna interrompere questi comportamenti che vengono ripetuti costantemente (per esempio assecondare ogni richiesta di sua cognata, accettare di essere continuamente squalificati dal comportamento di lei).
Lei non deve essere nè scortese nè chiusa nei confronti del desiderio pur legittimo di suo marito nel voler mantenere i rapporti con il fratello; deve però essere ferma nel non consentire a sua cognata di interferire con la sua famiglia, la sua vita e soprattutto violare la sua persona. Impari a dire no quando ne ha voglia (perchè questo vuol dire innanzitutto aver rispetto per se stessi), abbassi le aspettative che rivolge verso sua cognata e i suoi comportamenti: non si possono cambiare le persone ma bisogna accettarle per quello che sono. Ognuno ha potere solo su se stesso: lei impari ad esercitare questo suo potere per difendersi da chi vuole invadere i suoi spazi. Se lei non darà modo, nessuno potrà farlo.
Altra cosa importante: la comunicazione in questi casi è fondamentale. Ne parli apertamente con suo marito e gli spieghi che lui sarà libero di fare come crede pur nel rispetto reciproco. Quando lei motiva un no ad una richiesta respinta, non deve perdersi in mille spiegazioni dette e ridette (anche questo è un meccanismo perverso): un no garbato è sempre un no e una motivazione data non cambia, dunque è inutile ripeterla.
Spero di esserle stata d'aiuto.
Cordialmente
18 DIC 2016
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile Signora,
è chiaro, dal Suo partecipe racconto, che si tratta di un problematica non risolvibile a livello individuale, ma soltanto familiare. Solo un approccio sistemico e familiare, che consideri ciascun componente della famiglia nelle sue interazioni ed interrelazioni con tutti gli altri, potrebbe se non sanare almeno migliorare significativamente la drammatica situazione. Una rieducazione psicologica dell’approccio relazionale vigente in famiglia, con una ridiscussione e ricollocazione degli episodii salienti intercorsi ed ancora attivi nel vostro ‘vissuto’ psicologico, potrebbe, presumibilmente, essere una soluzione valida per ristrutturare l’insieme della relazionalità familiare, attualmente patologica perfino nella gestione dei conflitti. Tale approccio (che in parte potrebbe essere anche A Distanza (online, cioè via chat), previo consulto telefonico gratuito), potrebbe in tal senso essere adeguato per porre le basi per uno stile relazionale diverso e ben più costruttivo ed efficace all’interno del sistema familiare in crisi. Cordiali saluti.
prof. Roberto Pasanisi
Direttore, CISAT
24 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Gentile Cinzia,
comprendo l'avversione che prova verso questa persona. Visto che ormai ha capito che dalla cognata non puó aspettarsi nessuna disponibilitá, nessun aiuto in caso di bisogno e visto che non rispetta nemmeno delle tempistiche consone quando gli si prestano gli oggetti, le cose migliori da fare a mio avviso sono: non chiederle nessun favore, ribadirle il no nell'usare gli oggetti personali come il corredino per i suoi figli, cercare di vederla il meno possibile. Chiaro che in paese capiterá a volte di incrociarsi per strada, ma basta limitarsi a un breve saluto, dicendo che si è di fretta e nulla di piú.
Anche se questa persona continuerá ad avere a che fare con i suoi suoceri, col fratello di suo marito e forse indirettamente anche con suo marito, rapporti che lei non puó impedire, puó comunque cercare di decidere lei liberamente della sua vita e soprattutto dei suoi oggetti.
Come le hanno suggerito le colleghe, attraverso la comunicazione cerchi di rimarcare i suoi confini personali e chiarisca bene ció che alla cognata è lecito e ció che non è lecito fare, ribadendo il suo no con fermezza, senza perdersi in lunghe spiegazioni che motivano il suo no, perché le spiegazioni in questo caso servono a poco.
Le auguro tutto il meglio.
Cordiali saluti,
dott.ssa Elisa Canossa, psicologa psicoterapeuta a Sustinente (MN) e Padova
22 NOV 2016
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Cara Cinzia,
probabilmente ciò che la mette più in difficoltà non è tanto la cognata, ma la reticenza nel mettere un confine all'invadenza che lei percepisce.
Non significa, beninteso, tagliare i rapporti, semplicemente iniziare a delimitare decisioni che riguardano lei e la famiglia. Se prima era scontato scambiarsi i corredini (sulla base forse di accordi impliciti), probabilmete è necessario iniziare a comunicarsi cosa si possa o non possa chiedere. Soprattutto non è scontato avere favori (esempio il completino) senza prima averli chiesti.
Da questo punto di vista anche lei, Cinzia, dovrebbe impegnarsi in una maggiore assertività, nell'obiettivo di mettere maggiori vincoli.
Le accuse o le reazioni della cognata ai suoi "no" vanno affrontate con serietà e fermezza, spiegando semplicemente che le ragioni di quei "no" non inficiano e non riguardano le relazioni tra parenti o il bene reciproco.