Ansia e meccanismi cognitivi di mantenimento

Conoscere l'ansia e i suoi meccanismi di mantenimento è fondamentale per distinguere quella che è un'emozione del tutto naturale e protettiva dalle conseguenze di meccanismi iper-prudenziali inflazionanti che finiscono per sfociare in crisi di panico.

10 GIU 2024 · Tempo di lettura: min.
Ansia e meccanismi cognitivi di mantenimento

Il termine ansia è così comune da essere parte del vocabolario giornaliero e nominato anche in contesti e situazioni improprie. Quante volte infatti si parla di ansia solo per definire un senso di aspettativa (che può essere anche piacevole) o una piccola agitazione? Quindi, prima di tutto è necessario ristabilire le proporzioni, sapere che c'è ansia e ansia. Saper riconoscere i diversi tipi di ansia è fondamentale per non cadere nella trappola di sentimenti-emozioni dilaganti e vissuti solo come negativi che si alimentano proprio grazie al linguaggio usato.

Che cos'è l'ansia?

L'ansia è un'emozione primaria che deriva dalla filogenetica e ha una funzione adattiva e di conservazione della specie. Questo significa che è presente in ogni essere umano come un'eredità genetica che, provocando un'attivazione fisiologica, mantiene all'erta e permette di riconoscere e difendersi da possibili minacce e pericoli.

L'ansia agisce sul SN simpatico e innesca il meccanismo detto "fight or flight" (attacco o fuga) che dispone all'azione e orienta i processi cognitivi all'elaborazione delle informazioni che arrivano dall'ambiente intorno. Monitorare tali informazioni e saperle catalogare come minaccia da cui è necessario difendersi, è una risorsa protettiva che ha permesso all'essere umano di adattarsi all'ambiente, di difendersi dalle minacce e quindi di evolversi.

Come agisce l'ansia?

Ogni situazione in cui è richiesto impegno personale o in cui si affronta una qualsiasi prestazione valutata dagli altri, comporta un certo livello di ansia. L'esempio più comune è quello di un esame da superare, di un colloquio di lavoro o anche di un incontro romantico.

L'ansia in questo caso può essere funzionale al mantenere un adeguato livello di concentrazione e un'attenzione focalizzata sull'argomento di interesse. Ma se l'ansia supera un certo livello è possibile che diventi dilagante e che impedisca la concentrazione necessaria allo studio o che impedisca di affrontare l'esame e il colloquio di lavoro.  È quindi importante riuscire a valutare il livello di ansia, i trigger che la attivano e il contesto in cui si manifesta.

La formula dell'ansia

Può essere utile a questo proposito considerare la formula dell'ansia e i fattori cognitivi che intervengono nel senso di minaccia percepito.

ANSIA=

GRAVITA' percepita X PROBABILITA' attribuita X IMMINENZA percepita ----------------------------------------------------------------------------------------------------

FRONTEGGIAMENTO + AIUTO

  • Per gravita' si intende la valutazione soggettiva dell'individuo di fronte a ciò che avverte come minaccia, il valore che attribuisce a ciò che accade.
  • Per probabilità' si intende la realistica possibilità che questa minaccia si verifichi
  • Per imminenza si intende la distanza temporale fra il momento presente e l'evento temuto (es. un esame da sostenere).

Questi ingredienti cognitivi legati alle sensazioni di ansia vengono però attenuati dal potere di fronteggiamentoe dall'aiuto altrui, cioè dalla capacità di far fronte alla situazione e dalla fiducia riposta negli altri. Pensare che altri possano e sappiano aiutare e siano disponibili e farlo.

Ansia e processi cognitivi 

Ci sono automatismi naturali che si innescano allorché l'ansia supera un certo livello e che producono comportamenti legati alla ricerca della sicurezza.

Sono l'evitamento delle situazioni potenzialmente ansiogene, la fuga di fronte a ciò che spaventa, il freezing cioè il congelamento e il blocco e, come nella formula dell'ansia, la ricerca d'aiuto e il fronteggiamento che si possono considerare fattori maggiormente protettivi.

I processi cognitivi sono fortemente influenzati dall'ansia e ricercano strategie protettive che si traducono in comportamenti di ricerca della sicurezza (vedi sopra) e processi cognitivi iper-prudenziali quali:

  • Attenzione selettiva (tendenza a portare la propria attenzione su elementi che vengono identificati come segnali del pericolo temuto);
  • Ricordare e rievocare solo informazioni ed aspetti che riguardano la minaccia temuta;
  • Worry (rimuginare sulla minaccia temuta e immaginarsela dettagliatamente. Questo sfocia nell'euristica della facile rappresentatività, immagini mentali vivide e cariche di significato emotivo che concorrono ad alimentare l'idea che ci sia una forte probabilità che si verifichi ciò che si teme);
  • Bias interpretativo (tendenza e interpretare tutti i segnali ambigui come segnali di pericolo temuto);
  • Better safe than sorry (ragionare sulle possibilità di pericolo valutando le ipotesi peggiori e cercandone le conferme senza considerare le ipotesi alternative, il che si traduce in una strategia iper-prudenziale, ma altamente protettiva dal punto di vista evolutivo).

Ansia e processi cognitivi 

Aggravamento dell'ansia

Questi processi sono universali, perché derivano da strategie naturali di ricerca della sicurezza e risultano "protettivi" se si mantengono entro certi limiti. Ma se si accentuano, finiscono con l'alimentare un senso di minaccia continuo che diventa conferma della minaccia stessa e della sua gravità. Questo può sfociare in mantenimento e aggravamento dell'ansia e in meccanismi di portata patologica come ad esempio:

  • Affect as information e Behaviour as information in cui lo stato di ansia e i comportamenti protettivi diventano conferma di un pericolo oggettivo ("Se mi sento così in ansia e se metto in atto comportamenti protettivi vuol dire che esiste davvero un pericolo!").
  • Problema secondario paura e ansia di fronte ad un ipotetico pericolo unite a paura e vergogna per i comportamenti protettivi messi in atto. In questo caso il problema è doppio, la minaccia idem e la relazione emotiva ancora più intensa: paura e ansia di fronte a qualcosa unite a paura e ansia di esser giudicati per la propria paura. Questa situazione può sfociare in un disturbo di ansia o fobia sociale.

L'ansia diventa panico

Anxiety sensitivity è un tipo di problema secondario in cui i segnali fisiologici dell'ansia (es. la tachicardia) vengono interpretati come conferma di una situazione di catastrofe personale e di emergenza (morte, perdita di controllo, pazzia). E' in questo momento che abbiamo la trasformazione dell'ansia in panico e la drammatica gestione di un'emergenza in atto (sto morendo, sto avendo un infarto) da parte dell'individuo. Ma il meccanismo che trasforma l'ansia in attachi di panico è sempre legato al presente e ad una richiesta di intervento immediato, mentre l'ansia è focalizzata su una minaccia futura, sempre incerta e molto più difficile da gestire.

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Scritto da

Dott.ssa Marzia Mazzavillani

Bibliografia

  • Perdighe C., Mancini F., (2008). Elementi di Psicoterapia cognitiva, Ed. Giovanni Fioriti, Roma.
  • Nicoletti R., Rumiati R., (2011). I processi cognitivi, Ed.Il Mulino, Bo.

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