L'importanza dell'ascolto

La capacità di ascoltare significa sapersi assumere la responsabilità emotiva del rapporto con l'altro. Tra ascolto e comunicazione dunque c'è un legame di interdipendenza.

15 MAR 2016 · Tempo di lettura: min.
L'importanza dell'ascolto

Gli Dei hanno dato agli uomini due orecchie e una bocca per poter ascoltare il doppio e parlare la metà (Talete, 624 a.c.)

L'atto di ascoltare è diverso dall'udire. Il primo infatti, non si esaurisce nel semplice fatto di sentire o registrare, ma presuppone l'azione cognitiva ed emotiva di capire cosa è stato detto.

Ascolto e udito, modi di relazione a confronto

L'ascolto è la prima e più importante azione da imparare per poter migliorare la propria capacità di entrare in contatto con gli altri. La capacità di ascoltare significa sapersi assumere la responsabilità emotiva del rapporto con l'altro. Tra ascolto e comunicazione dunque c'è un legame di interdipendenza. La relazione primaria con il caregiver (di solito la mamma) è il primo "contenitore" all'interno del quale impariamo ad ascoltarci, ad ascoltare e a comunicare. Nello sviluppo infantile, mamma e bambino costruiscono insieme modalità regolatorie diadiche che comprendono processi di autoregolazione e di regolazione interattiva.

In questa "danza interattiva" si co-costruiscono le basi del Sé. La capacità di autoregolazione accresce la consapevolezza dell'esperienza interiore fin dalla nascita; tale esperienza si organizza all'interno della relazione madre-bambino nella quale avviene quella che Tronick definisce "espansione diadica della consapevolezza", ovvero il processo che permette a ciascun individuo autoregolantesi di rendere più complessa e coesa la sua organizzazione mentale grazie alla collaborazione con un altro individuo che si organizza. Ogni sistema diadico può però facilitare o inibire la regolazione e l'espressione degli stati interni: un'esperienza di inibizione vissuta nell'infanzia, crea una aspettativa di relazione che probabilmente si consoliderà nell'età adulta.

I modelli di relazione interiorizzati andranno dunque a influenzare il nostro comportamento futuro e inevitabilmente il nostro modo di ascoltare e comunicare.

I nostri problemi di comunicazione hanno dunque radici molto profonde e antiche.

Ma come avviene la comunicazione tra madre e bambino nei primi mesi di vita?

Le prime forme di comunicazione sono soprattutto di tipo non verbale. La comunicazione non verbale comprende le espressioni del volto, il movimento, la postura, i gesti, il ritmo delle parole, il tono della voce,ecc. Stern sostiene che tra madre e bambino si instaura un rispecchiamento spontaneo. La madre sorride e il bimbo risponde con un sorriso, il bimbo solleva le braccia e la madre allunga le sue, il bambino farfuglia dei suoni e la madre lo imita giocosamente e così facendo madre e figlio si ritrovano in una spirale di movimenti e suoni intensificati. Una buona sintonizzazione è la base della costruzione di una relazione di fiducia e implica lo sviluppo futuro di relazioni sociali positive.

Watzlawick sostiene "Non è possibile non avere un comportamento, ed essendo il comportamento una forma di comunicazione, non è possibile non comunicare".

Ogni comunicazione contiene due livelli:

  • contenuto: ovvero il «cosa» l'informazione che viene trasmessa
  • relazione : ovvero il «come», il modo in cui ci si pone l'uno con l'altro

Sin da piccoli apprendiamo come il livello della relazione è prevalente su quello del contenuto.

Albert Mehrabian, psicologo statunitense, nelle sue ricerche ha dimostrato: Il "peso" sulla costruzione del significato nella comunicazione è dato per il 7% dalle parole, il 38% dal tono della voce, il 55% dai movimenti del corpo. Risultato: il nostro corpo esprime più delle parole.

Affinché la comunicazione sia efficace quindi bisogna che ci sia una corrispondenza chiara e univoca tra ciò che vuoi dire, ciò che dici e come lo dici.

Ma quali sono le "trappole della comunicazione" in cui frequentemente ci imbattiamo?

  • Interruzioni frequenti (intervenire prima che l'interlocutore abbia finito il discorso)
  • Opposizione rigida («tu sbagli»)
  • Interpretazione (fornire la propria opinione squalificando l'altro)
  • Negare l'importanza (sminuire/banalizzare il messaggio dell'interlocutore)
  • Denigrazione: (offendere l'interlocutore)
  • Sarcasmo: ridicolizzare le opinioni altrui
  • Prediche moralistiche: proporre le proprie opinioni in termini giusto/sbagliato
  • Consigli prematuri: fornire consigli in modo non tempestivo

Tali comportamenti porteranno delle conseguenze nelle nostre relazioni per cui sarà frequente poter sperimentare delusione, amarezza, desiderio di chiusura, perdita di fiducia, abbassamento dell'autostima, sentimenti di svalutazione, rancore, escalation del conflitto e sintomi psicosomatici.

Jerome Liss, padre della Biosistemica, considera l'Ascolto Profondo uno "strumento" fondamentale per poter migliorare le relazioni in tutti i contesti in cui ci troviamo ad agire. Nell' Ascolto dell'altro ognuno può arricchirsi. Per Liss, assumere il ruolo dell'Ascoltatore significa innanzitutto creare un contatto positivo al fine di accompagnare l'altro nel suo viaggio di esplorazione interiore.

L'Ascoltatore offre delle intuizioni, formula delle ipotesi e la sfida è quella di non offrire delle soluzioni e/o interpretazioni poiché ciò che è giusto per una persona non è necessariamente giusto per un'altra, anzi. Tale arte di dispensare consigli in maniera gratuita può arrecare fastidio nell'altro o la sensazione di non essere compreso. L'Ascoltatore dovrebbe offrire sostegno, accogliere e riconoscere la vita interiore dell'altro.

Ecco i passi fondamentali verso un ascolto profondo

  • instaurare un contatto positivo;
  • sviluppare empatia (capacità di entrare attivamente e vivere dentro di sé ciò che è dentro l'altro);
  • prestare attenzione alle proprie emozioni e a quelle dell'altro;
  • manifestare interesse (non interrompersi e non distrarsi);
  • astensione dal giudizio tipo giusto/sbagliato;
  • fornire delle ipotesi e non delle interpretazioni;
  • considerare prospettive diverse.

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Scritto da

Dott.ssa Alessandra Sirianni

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