Stop! Impariamo a smettere di preoccuparciI
Preoccuparsi è un abitudine comune a molti di noi..spesso però ci crea disagio e non ci permette di agire.La terapia cognitivo comportamentale può aiutarci a gestire le nostre preoccupazioni
La riunione in ufficio del lunedì mattina, quella visita medica che rimandiamo da tempo ma che sapremmo di dover fare, quella decisione importante che rimandiamo perché temiamo i peggiori esiti possibili, quanti di noi, almeno una volta nella vita, si sono trovati in questa situazione?
E cosa abbiamo provato? Ansia sempre crescente, paura, desiderio di evitare a tutti i costi la situazione temuta.
L'abitudine a preoccuparsi è comune a molti di noi. Tutti i noi, in alcunimomenti ci preoccupiamo, ma per alcuni di noi questa abitudine inizia ad essere sempre più frequente creando un forte disagio, compromettendo la qualità della vita e spesso creando una sorta di "paralisi esistenziale": ci preoccupiamo tanto ma non passiamo all'azione, sentendoci poi frustrati ed abbattuti.
Spesso siamo consapevoli di questo meccanismo ma non sappiamo come gestirlo e farvi fronte.
Prendere le distanze dalla preoccupazione
La terapia cognitivo comportamentale permette di poter meglio comprendere i meccanismi che sottendono al processo della preoccupazione comprendendone meglio le peculiarità ed i limiti ed aiutando la persona a divenire più consapevole nel riconoscere il momento in cui sta entrando nel "loop" delle proprie preoccupazioni, a conoscere le cause scatenanti ed a riuscire ad interrompere quel "brutto film" mentale di cui è lui stesso il regista.
Grazie alla terapia è inoltre possibile cominciare a "prendere le distanze" da certi pensieri ed ad acquisire una visione più razionaledelle molteplici situazioni che appartengono alla nostra vitaquotidiana.
Imparare a gestire le proprie preoccupazioni è importante per migliorare la qualità della nostra vita quindi smettiamo di preoccuparci delle nostre preoccupazioni ma facciamo adesso qualcosa di concreto per imparare a gestirle.
Lancio una provocazione: in fin dei conti come facciamo poi a sapere di cosa davvero preoccuparci?!
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