Buongiorno, scrivo perché non so cosa fare e ho bisogno di sfogarmi, spero...

Inviata da Alice · 5 lug 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, scrivo perché non so cosa fare e ho bisogno di sfogarmi, spero di non sembrare ridicola, e mi farebbe piacere ricevere un qualsiasi parere. Spero di essere esaustiva.
Sono una ragazza di 22 anni e da ottobre ho iniziato ad andare da una psicologa-psicoterapeuta perché avevo problemi di ansia sociale (così credevo), ero molto indietro con gli esami (dopo 3 anni avevo fatto solo 4 esami), problemi con i miei genitori. Questi erano i motivi principali.
Mio papà è sempre stata una persona che giudica molto e si lamenta sempre (a volte sospetto che sia proprio narcisista ma non lo so), mentre mia mamma non vive più e in pratica non sa stare al mondo. È così da quando sono morti i suoi famigliari e mio papà è andato in pensione passando quindi tutto il tempo a casa. Inoltre parla spesso da sola, quindi forse è schizofrenica oppure no.
Dopo i primi incontri la psicologa mi aveva detto che secondo lei io avevo un tratto di personalità evitante e soffrivo di depressione. A marzo mi aveva fatto fare una visita psichiatrica perché mi vedeva ormai da diversi mesi di “brutto umore” anche se poi, nelle settimane precedenti la visita, mi aveva visto più “energica”. Fin qui tutto ok, nel senso che concordavo con quanto mi aveva detto, lo riconoscevo.
Poi la visita psichiatrica è andata male: mi sono trovata male con lo stile di approccio utilizzato dalla psichiatra con il paziente, mi era sembrato tutto inutile (perché non capiva, non mi lasciava spazio per parlare, faceva delle battute che trovavo di cattivo gusto, non mi sembrava una persona professionale …) e non vedevo l’ora di andarmene. Poi mi ha anche detto che secondo lei io non ero depressa e non capiva perché la psicologa avesse fatto questa diagnosi (molte cose non le ho dette, altre ho mentito però può anche essere vero quello che ha detto). Poi avevo detto alla psicologa che non era andata bene e le avevo spiegato cosa era successo.
In questo momento dovrei monitorare i pensieri, le emozioni e i comportamenti che accadono in determinate situazioni però non ce la faccio perché focalizzo l’attenzione su “interi film mentali” e non su un unico pensiero (poi ho scoperto che i miei pensieri sono quasi tutti assunzioni generali). Inoltre ultimamente quando durante gli incontri mi fa delle domande che si addentrano sempre di più nella riflessione io non riesco più a parlare, sento un nodo alla gola fortissimo e mi viene da piangere. E mi viene voglia di andare via.
E questo bisogno di scrivere qui è nato proprio dal pensiero che ho ora di voler andare via da casa (il che mi fa ridere perché si allaccia alla perfezione con il discoro di prima, forse se me ne vado da casa se ne va anche il nodo alla gola?).
Forse dalla visita psichiatrica e da ciò che sto affrontando negli incontri di ora inizio a diffidare un po’ dalla mia psicologa rispetto all’inizio (non completamente eh).
Ora sono al primo anno fuoricorso e non ho fatto dei passi avanti in termini di risultati (li ho fatti riuscendo comunque a studiare qualcosa e provando a fare degli esami dopo un anno intero (il terzo) in cui non ne ho dati neanche uno, ma mio papà vuole vedere i risultati e non gliene frega niente di quanto mi impegno o mi sforzo (me lo ha detto in modo chiaro)). E io voglio finire, non voglio mollare, però mi rendo conto che ci sono così tante cose che non vanno e così tanti pensieri che ho che non riesco a concentrarmi e procrastino (principalmente maladaptive daydreaming).
Poi non dedico mai tempo a hobby, passioni, altre attività principalmente per colpa di mio padre.
In più in questi anni mi sono trasferita nella città in cui studio (ci sto solo durante la settimana) per decisione di mio padre. Io avrei tanto voluto scegliere di fare così ma questa città non è molto lontana da casa e quindi a me non sembrava una cosa conveniente e in più mi vergogno un sacco quando parlo con gente che non conosco e devo dire di dove sono (e infatti mi guardano perplessi). In più convivere con altre persone (seppur bellissime persone le mie coinquiline) è estenuante. Mi innervosisco per ogni minima stronzata.
Sento che le decisioni che ho preso nella vita non le ho prese al 100% (perché dovute anche a mio padre) e questo per me è un problema anche se concordo con queste.
Mio papà è una persona che fa anche molti confronti e infatti in questi mesi continua a dirmi che alcune persone, che si sono immatricolate dopo di me o che hanno affrontato situazioni importanti durante gli studi, si laureeranno sicuramente prima di me e sempre se io mi laureerò.
Con le mie amiche non ho un vero rapporto di amicizia e sono stanca di uscire con loro quella volta ogni due mesi in cui ci incontriamo.
Poi in questi anni ho idealizzato molto un ragazzo che non ho mai conosciuto e ora sto cercando di andare oltre ma sento che non ci sono ancora riuscita al 100% e temo che non ci riuscirò mai.
Non ho mai lavorato e sono abbastanza convinta che farò fatica a trovarlo (o non soddisfo i requisiti o non sono una persona che sa parlare e interagire con gli altri).
In generale non sono contenta di me stessa e quando ero adolescente avrei voluto essere una persona sicuramente diversa da ora. Ci sarebbero forse altre cose da dire ma non ho più voglia di scrivere. Spero di non aver fatto confusione e mi scuso per avere scritto così tanto.

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Miglior risposta 10 LUG 2024

Gentile Alice,
indubbiamente una parte importante del suo malessere deriva dal contesto familiare in cui non si sente a suo agio ricevendo svalutazione e scarso supporto emotivo.
Nel suo scritto è rilevante che ha espresso delusione in merito alla visita psichiatrica per come la dottoressa ha condotto il colloquio clinico in quanto "non la capiva e non le lasciava spazio per parlare" ma allo stesso tempo ammette di aver fatto uso di omissioni e/o menzogne. Quando però con la sua psicoterapeuta ha avuto la possibilità di farlo relativamente a domande più profonde e temi più importanti non è riuscita a parlare perchè bloccata dall'emozione e avrebbe voluto andare via.
Probabilmente ha molta difficoltà a fidarsi delle persone in generale tra cui anche la sua psicologa mentre dovrebbe invece cogliere questa occasione e fare lo sforzo di dare voce e contenuti a ciò che le si agita all'interno e le causa sofferenza in modo da poterci lavorare.
Quanto allo studio, se (come dice) ha patito certe decisioni dovute a suo padre ma le ha condivise, dovrebbe essere meno faticoso per lei impegnarsi ad onorarle.
Essendoci pertanto nel suo racconto diverse incongruenze e punti da chiarire, la esorto vivamente a non interrompere la sua psicoterapia ma anzi a collaborare per la sua parte con maggiore fiducia, ottimismo e responsabilità.
Cordiali saluti.
Dr. Gennaro Fiore
medico-chirurgo, psicologo clinico, psicoterapeuta a Quadrivio di Campagna (Salerno).

Dott. Gennaro Fiore Psicologo a Quadrivio

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19 LUG 2024

Alice, quando le sale il nodo alla gola e le viene da piangere lei deve piangere.
La smetta di fare elucubrazioni cervellotiche sul rumore dell'erba che cresce.
Se non fa entrare le sue emozioni di diritto nella sua vita diventerà una cavillatrice cinica di professione.
Lacrime come se piovesse.
È come buttare la zavorra dalla mongolfiera.
Ci faccia sapere.

Tiziana Viol Psicologo a Vittorio Veneto

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19 LUG 2024

Buongiorno, mi dispiace molto della sofferenza che si sta portando dietro. Mi arriva dal testo che ha tanto bisogno di parlare e questo è sempre molto positivo. Le parole purtroppo non bastano a spiegare il nostro mondo emotivo ma possiamo arrivare a sentire tante cose dentro il nostro corpo che poi una volta viste ci aiutano a muoverci e camminare nel modo migliore che riteniamo per noi stessi e non più per gli altri, come magari è stato fatto per molto tempo. Un percorso di terapia nuovo potrebbe sicuramente aiutarla a vedere le cose da punti di vista diversi e conoscersi in profondità, non solo a livello superficiale, ma a vedere anche le cose che ha dentro che la caratterizzano e che non sono facilmente visibili all'esterno.

Dott.ssa Benedetta Bartalucci Psicologo a Montelupo Fiorentino

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17 LUG 2024

Alice carissima, non credo di aver capito la sua domanda. Potrebbe riformulare tutto in una decina di righe? La aiuterebbe a chiarirsi le idee.

Tiziana Viol Psicologo a Vittorio Veneto

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9 LUG 2024

Cara Alice, ti suggerisco di parlarne con la tua psicologa, esporle i tuoi dubbi e provare a dare iun senso al tuo nodo alla gola.
Il percorso terapeutico è lungo e occorre avere perseveranza, le nostre difese, che sono comunque un sistema di protezione, possono invogliare ad andare via. Rimanere, e stare con le proprie difficoltà e frustrazioni, è difficile ma ne varrà la pena.
Un caro saluti
Dottoressa Aniela Corsini

Dott.ssa Aniela Corsini Psicologo a San Benedetto del Tronto

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9 LUG 2024

Buongiorno Alice,
grazie per aver condiviso la tua storia in modo così dettagliato e sincero. È evidente che stai attraversando un periodo molto difficile, caratterizzato da molteplici fonti di stress e conflitti interni ed esterni. Voglio rassicurarti che non sei ridicola e che i tuoi sentimenti e preoccupazioni sono validi.
Hai menzionato diverse problematiche, tra cui l’ansia sociale, la depressione, il difficile rapporto con i tuoi genitori, e le difficoltà accademiche. È positivo che tu abbia cercato aiuto psicologico e che stia lavorando per affrontare questi problemi.
È comprensibile che tu abbia avuto una reazione negativa alla visita psichiatrica, soprattutto se non ti sei sentita ascoltata o compresa. La relazione terapeutica è fondamentale per il successo del trattamento, quindi è importante che tu ti senta a tuo agio e supportata. Se ritieni che la tua psicologa attuale non sia la persona giusta per te, potrebbe essere utile considerare la possibilità di cambiare terapeuta. È essenziale trovare un professionista con cui tu possa stabilire una connessione di fiducia e comprensione reciproca.
Il nodo alla gola e il desiderio di piangere durante le sedute possono essere indicativi di emozioni profonde e non ancora elaborate. È importante condividere questi sentimenti con la tua psicologa, in modo che possiate affrontarli insieme.
Il desiderio di andare via da casa è comprensibile, soprattutto considerando il rapporto complicato con tuo padre e l'ambiente familiare stressante. Valutare la possibilità di trovare uno spazio che ti permetta di sentirti più indipendente e meno influenzata negativamente potrebbe essere un passo importante per il tuo benessere.
Per quanto riguarda gli studi, è fondamentale ricordare che il percorso accademico di ciascuno è unico. Confrontarti con gli altri può essere demoralizzante e controproducente. Concentrati sui tuoi progressi personali e sui piccoli successi quotidiani. Inoltre, cerca di dedicare del tempo a hobby e passioni, poiché queste attività possono migliorare il tuo benessere generale e la tua autostima.
La procrastinazione e il "maladaptive daydreaming" possono essere meccanismi di coping per evitare lo stress e l’ansia. Affrontare questi comportamenti con l'aiuto di un terapeuta può aiutarti a sviluppare strategie più efficaci per gestire il tempo e le emozioni.
Infine, la difficoltà nel trovare lavoro e le insicurezze riguardo alle tue capacità sociali sono problemi comuni e possono essere affrontati con il giusto supporto.

Resto a disposizione!

Cordiali saluti,

Dott.ssa Jessica Pierobon

Dott.ssa Jessica Pierobon Psicologo a Torino

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8 LUG 2024

Ciao Alice, leggendo il tuo messaggio ho avuto l'idea che il tuo racconto fosse un fiume, così l'ho immaginato. Un fiume di parole che scorre veloce dalla tua mente fino a raggiungere la tua voce. A primo impatto direi che senti lesa la tua autostima, soprattutto quando ti vergogni persino di dire da dove vieni, ma allo stesso tempo sei una ragazza decisa a fare ciò che vuole: prendere la tua laurea.
Comprendo la difficoltà di vivere con due genitori così come li descrivi tu, non dev'essere facile. Bisognerebbe approfondire meglio la tua situazione partendo proprio dalla base della tua personalità e dal tipo di attaccamento che hai sviluppato nel corso della tua infanzia. Mi spiace se tu non ti sia trovata bene con i colleghi a cui ti sei affidata ma ricordati che sei ancora in tempo per poter cambiare le cose, basta volerlo.
Il percorso di studi non ha una scadenza e tu non sei indietro rispetto a qualcun altro. Spesso i genitori non si rendono conto della strada che percorre un figlio. Prova a parlare loro di ciò che ti blocca.
Ti auguro di stare meglio.

Cristina Pagani Psicologo a Teramo

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8 LUG 2024

Buongiorno Alice,
ciò che mi viene da dirle è che la sua condivisione ci dice che probabilmente lei è molto più "capace" di quanto pensa; dalle sue parole emergono obiettivi importanti, riformulabili e condivisibili all'interno di un percorso psicologico, per poi tracciare insieme a chi la segue una strada più chiara.

I "film mentali" di cui parla sono osservabili e trattabili come singoli pensieri: la invito a condividere con chi la segue le difficoltà che nota e a esprimere ciò che le passa per la mente esattamente per come le arriva, lasciando andare la preoccupazione di "fare bene" o "fare male", di "giusto" o "sbagliato" che - almeno in quello spazio a lei dedicato - non esiste. Tutto va bene per come lei lo percepisce, anche gli ostacoli.

In bocca al lupo,
Dott.ssa Federica Favro

Dott.ssa Federica Favro Psicologo a Busto Arsizio

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8 LUG 2024

La situazione dalle descritte è molto complessa e molto variegata, Ci sono molti fattori che possono incidere.
La situazione per una corretta valutazione debba approfondita

Forse L’approccio con cui la sua psicologa affronta la sua problematica non è quello Più adatto a lei.

Capita che un problema che non si risolve con un certo approccio psicoterapeutico si risolva con un altro tipo di approccio.

Anche la diagnosi che le è stata fatta forse non è corretta

Se non si trova bene con la sua psicologa può cambiare terapeuta e scegliere una con un approccio differente.


Un altro punto su cui invita a riflettere è quello che scrive nella parte finale della sua lettera: le sue scelte non sono state prese al 100% a lei. Forse è arrivato il momento di prendere in mano la sua vita e cercare soluzioni concrete alle sue problematiche.

Resto a disposizione

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Ponsacco

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8 LUG 2024

Buongiorno Alice,

penso che ciò che ha scritto qui dovrebbe riportarlo durante le sedute dato che sta già affrontando un percorso psicologico; nel caso in cui i blocchi e i timori durante le sedute siano così forti, forse qualcosa non sta funzionando ed è bene che si orienti in altri modi optando per altre figure. Le ricordo che non c’è un vincolo a proseguire e questo è scritto a chiare lettere anche nel consenso informato.

Fatta questa premessa l’aspetto principale che ho colto è questa sensazione di “non aver scelto”, quindi l’aver subito decisioni e/o comportamenti altrui.
Quest’aspetto di sicuro non crea una base di sicurezza, non avendo avuto (forse) lei modo di sviluppare adeguatamente un senso di autoefficacia.
Questo punto andrebbe indagato a fondo soprattutto in un periodo di crescita e mutamenti in cui si trova ad affrontare delle scelte.
È anche vero che a 22 anni non si può pretendere che tutto sia chiaro e definito.

Resto a disposizione online,
Un saluto
Dr.ssa Valentina Ciavarra

Dott.ssa Valentina Ciavarra Psicologo a Brescia

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8 LUG 2024

Buongiorno, credo che la sua psicologa abbia colto nel segno quando afferma che ha tratti di personalità evitante: esordisce dicendo che suo padre è una persona che giudica molto, che prova sentimenti di vergogna, che si è sentita derisa dalla psichiatr. Questi sono segni che fanno presumere legittimamente una configurazione di personalità molto sensibile al comportamento altrui e ai giudizi che le persone possono formulare. L'errore è stato quello di demandare ad una psichiatra la diagnosi. Chi meglio della sua psicologa con i molteplici colloqui che avete fatto e con gli strumenti testologici di cui possiamo disporre, avrebbe potuto fare una corretta diagnosi differenziale? Semmai l'invio alla psichiatra sarebbe servito per un eventuale supporto farmacologico. Ma con una diagnosi già redatta.
Detto ciò, a mio avviso è importante che lei faccia presente alla sua terapeuta che ad un certo punto, durante le sedute, man mano che con le domande ci si avvicina al nucleo delle sue difficoltà, sente un groppo in gola e vorrebbe scappare: è importante che lei impari ad ascoltare le sensazioni del suo corpo e a decodificare le emozioni ad esse correlate, nonché a sostenere queste emozioni negative, saperle leggere e comprendere come si traducano in comportamenti.
Probabilmente, ad un certo punto si chiude nel mutismo perché ha paura di rivelare cose che stanno dietro le risposte alle domande, quindi piuttosto che rispondere alla domande della psicologa potrebbe essere utile analizzare le sue resistenze per capire a cosa sono funzionali per lei.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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8 LUG 2024

Salve Alice, ho finito ora di leggere queste sue righe e mi arriva tanta sofferenza ed anche un senso di confusione, che forse chissà è anche la sua. Rispetto all’ipotesi diagnostica fatta dalla collega e ciò che è successo a seguito dell’incontro con la psichiatria, posso dire personalmente che sarebbe importante che lei ne parlasse con la sua psicologa: questo presupposto deve esser valido per tutto, sia per il fatto che sente di non potersi fidare più, sia per come ha vissuto l’incontro psichiatrico. Certamente questo aprirà nuovi temi su cui confrontarsi.

Però vorrei dirle una cosa: le diagnosi sono certamente fondamentali, ma non rischi di incasellarsi in etichette come tenta di fare con i suoi genitori immaginando le patologie che potrebbero avere. Sono persone, che a malincuore devo dirle che difficilmente può cambiare lei. Quello che può fare dal suo punto di vista è imparare a costruire i propri confini, in modo che la svalutazione le arriva ad esempio rispetto allo studio non la inondi così tanto. Inoltre qualunque diagnosi è un’isola da esplorare che ci racconta qualcosa di noi, di come funzioniamo, cosa questa protegge e cosa non; quindi se dovesse avere una vera e propria diagnosi la accolga e la abbracci per scoprire cosa cela.

Le domande che la sua psicologa le fa andando più sulla riflessione come dice lei sono quelle “giuste” e lo può comprendere dal fatto che le bloccano la possibilità di esprimersi. Mi spiego meglio: chiedendole alcune cose e reagendo lei in questa modalità la sua mente le sta dicendo che ha toccato delle corde delicate, che forse hanno bisogno di avere più spazio ed essere esplorate.

Probabilmente mi sarò persa qualcosa non rispondendo proprio a tutto, ma mi auguro che gli spunti che di getto le ho scritto possano essere d’aiuto.

Per qualunque cosa resto a disposizione,
In bocca al lupo.

Dott.ssa Giorgia Tanda.

Dott.ssa Giorgia Tanda Psicologo a Roma

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7 LUG 2024

L'autoaccettarsi dipende sia da un fatto psicosomatico cioè essere legati alla propria immagine speculare, lavorare allo specchio, sul proprio corpo cercando la perfezione della eleganza e bellezza nel movimento, ma essenzialmente l'esercizio il più importante è quello di convogliare la propria forza interiore verso l'esterno delle mura domestiche ed essenzialmente diventare una antenna di collegamento tra l'energia cosmica presente nello spazio e la terra ferma. Il capitolo ourion koben tratto dal libricino del gonghyo può aiutarci. Lo scarichi da internet e cominci a leggerlo come mezzo di conoscenza ed interpretazione personale. A volte pensiamo di conoscerci ed invece scopriamo di essere diversi e di non accettarci, è giunto il momento di abbattere codesta barriera per dire al mondo con grande convinzione:-Si io sono così-.

Anonimo-196617 Psicologo a Brindisi

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7 LUG 2024

Buongiorno Alice,
Grazie per aver condiviso la sua storia.
Sembra che in questo periodo non abbia del tutto il controllo sulle sue scelte di vita e che si stia accodando a scelte altrui che, in quanto tali, non riescono a motivarla completamente e sostenere le sue risorse di vitalità e resilienza.
Per ritrovare la serenità necessaria per intraprendere qualsiasi attività o scelta, partirei proprio da quanto scrive in merito ai suoi hobby e passioni.
Sembra stia trascurando questi aspetti che potrebbero colorare il suo mondo emotivo e ritrovare un significato soggettivo nelle sue azioni, nonché sperimentare emozioni positive maggiormente funzionali al suo benessere psicologico.
La soddisfazione di "fare quello che piace" potrebbe farle sperimentare emozioni e motivazioni sopite, rinforzando anche il suo senso di autoefficacia, costrutto fondante per ogni agire.
Per quanto riguarda il suo percorso psicologico,
direi che il quadro, che rappresenta la sua vita in questo momento, è ricco di temi che potrebbero essere oggetto di approfondimento e condivisione proprio in sede professionale:
Offrire il suo sentire emotivo non può che giovare sia a lei che all'alleanza terapeutica.
Buon percorso.
Dr.ssa Ornella Peloso - Psicologa - Pedavena (Bl)

Dott.ssa Ornella Peloso Psicologo a Pedavena

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6 LUG 2024

Buongiorno Alice,
non vivendo hobbies, interessi e passioni, che la aiuterebbero a esprimere e riconoscere la sua personalità, si genera uno stato di frustrazione che la porta a svalutarsi ed a sentirsi a disagio nel rapporto con altre persone. La situazione familiare ha contribuito a farle vivere il rapporto sociale come un confronto e non come un incontro e perciò le mette ansia. L'iniziare a scrivere é un dei passi più efficaci per portare alla luce il mondo interiore che si ha, mette in luce quali sono i pensieri ricorsivi che disturbano, aiuta a mettere a fuoco più chiaramente i vissuti emotivi in merito a certe situazioni e contribuisce a conoscersi meglio. Scriva tutti i giorni due o tre facciate, non importa cosa scrive, magari all'inizio vengono solo linee o parole o frasi non collegate, ma poi tutto prende un senso e si costruisce la descrizione che sta vivendo in quel momento, o che avrebbe voluto vivere e perché non è stato possibile. Usi anche matite colorate ed anche il nero, in base alle parole che sente fluire da sé stessa. Rispetto ai colloqui con la sua terapeuta, condivida questi scritti ed eventuali riflessioni e poi glieli legga e se le viene il nodo in gola e da piangere, pianga, lasci uscire questo malessere profondo che non lascia mai sfogare e così facendo farà spazio per esprimere quali sono le sue urgenze, bisogni, desideri e tutto ciò che vorrebbe fare e non fa. Comincerà così ad agire più che pensare e lo stare fuori casa é già di per sé un aiuto, per cui lo sfrutti per coltivare in parte hobbies, interessi e passioni che a casa non trovano vita facile. Anche la convivenza risulterà meno pesante. Si dia la possibilità di sperimentare ciò che vorrebbe fare, tipo il cercare un piccolo lavoro, senza anticipare se sarà o no adeguata. Non si faccia domande e al contempo risposte negative ma individui un piccolo obiettivo e lo persegua, senza pensare troppo se é o non é raggiungibile.
Continui il rapporto terapeutico perché sembra giunto a toccare nodi importanti.
Le auguro di poter raggiungere la serenità mentale della quale ha pienamente diritto e l'aver iniziato un percorso psicologico va in questa direzione. In questo caso, per esempio, ha agìto e non solo pensato, come anche prendere l'iniziativa di scrivere questa lettera é un agìto, e risulta efficace a descriversi, in modo chiaro e non confuso, per poter ricevere un'opinione professionale (relativamente al contesto nel quale ci troviamo).
La saluto cordialmente Alice
Dott. Giancarlo Mellano

Dott. Giancarlo Mellano Psicologo a Padova

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6 LUG 2024

Gentile Alice,
di tutto il suo discorso quello che mi fa sentire qualcosa di vitale che la può librerare da pensieri, e su cui secondo me potrebbe soffermarsi di più e quando dice: "Inoltre ultimamente quando durante gli incontri mi fa delle domande che si addentrano sempre di più nella riflessione io non riesco più a parlare, sento un nodo alla gola fortissimo e mi viene da piangere. E mi viene voglia di andare via."
Vede, forse la sua terapeuta ha ragione quando dice che è "evidante", poichè lo stare su pensieri generici, o sul giudizio di suo padre o della sua difficoltà di condividere con altre amiche o della fatica che fa a finire l'Università, non l'aiuta, forse ad andare a fondo del suo dolore e della sua rabbia e ad arrivare alla causa di tutto quello che le sta succedendo e che la sta bloccando nella vita. L'aver paura di liberarsi, il non autorizzarsi a crollare sono dimensioni naturali e forse in lei c'è paura di perdere il controllo delle cose. Non so è una fantasia che leggendo le sue parole ho sentito. Perciò le auguro di non "scappare dal pianto" e restare con se stessa, davanti alla sua terapeuta, non perdendo il senso di quello che significa "il nodo in gola". Liberarsi del nodo in gola, sospendere il giudizio su se stessa, affacciarsi al pianto, significa forse ritrovarsi e ritrovare la vitalità per comprendere come stare nel mondo e come essere se stessi.
Un caro saluto
Dott. Carlo Maria Cananzi

Dott. Carlo Maria Cananzi Psicologo a Napoli

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6 LUG 2024

Gentile Alice, si sente tutta la sofferenza per una situazione che mi viene da dire 'stringente'. La scelta di un percorso di terapia è buona perché offre quella SafeZone che non sempre si riesce a ritagliarsi con i propri famigliari e/o amici. Dal suo scritto leggo una forte svalutazione che interessa tutte le parti che ha coinvolto nella sua narrazione. Grazie per aver condiviso partindi sé (...) senz'altro vondividere questo scritto anche con la sua terapeuta può essere profondamente terapeutico. Un caro saluto, Maria dr. Zaupa

Dottoressa Maria Zaupa Psicologo a Vicenza

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6 LUG 2024

Gentile utente, si sente dalle sue parole che è una situazione che le crea forte disagio e dolore. Partirò dal rapporto con la sua psicologa, può capitare che ci possano essere momenti in cui il paziente perde fiducia nel proprio terapeuta, l'invito che posso farle e di parlare di questo argomento con la sua terapeuta. Per quanto riguarda il colloquio andato male con lo psichiatra invece le direi di non farsi bloccare da una singola esperienza andata male. Magari quello psichiatra non era adatto a lei, ma se mai la sua psicologa le consigliasse di nuovo una visita psichiatrica con un altro professionista le consiglierei di ascoltare la sua psicologa. Magari non le serve uno psichiatra, ma ci sono momenti in cui noi psicologi abbiamo bisogno di avvalerci di consigli esterni di altri professionisti. Per quanto riguarda la sua situazione all'università direi che visto il grado di sofferenza che sta sopportando è perfettamente logico non riuscire a concentrarsi sullo studio e il rapporto con suo padre sembra complicare le cose. Mi pare comunque di capire dalle sue parole che non si sta arrendendo e quindi una vitalità in lei da cui far ripartire la sua vita c'è. Invece, per quanto riguarda la sfera sociale, può essere utile coltivare amicizie o hobby che magari potrebbero aiutarla a sfogare il suo dolore o anche solo a non pensarci anche per un po'. Infine per quanto riguarda la questione di non aver mai avuto un lavoro potrei dirle che è ancora giovane, si dia del tempo e vedrà che lavorando su se stessa e migliorando avrà anche più grinta nel cercare un impiego.
Spero di esserle stato d'aiuto.

Distinti saluti, dr. Morgione Massimo

Dottor Massimo Morgione Psicologo a Torino

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6 LUG 2024

Buongiorno Alice, dalla sua storia emergono molti aspetti di sé, un insieme di parti, alcune visibili, altre nascoste, che tentano in ogni modo di esprimersi e di dire "io esisto". La confusione e lo stato di frustrazione che sta provando sono assai comprensibili, il peso della sua situazione familiare, il mondo universitario richiestivo e tanti altri aspetti di cui lei ha parlato sembrano imporle di essere in un modo che non è il suo, costringendola a rinunciare parzialmente alla scoperta di sé, quindi alla possibilità di avere una sua identità.
Le etichette diagnostiche non definiranno mai chi è veramente, sono utili per orientare noi professionisti, ma non appena lette dovrebbero essere dimenticate per favorire invece il crearsi di una relazione autentica, quindi accogliere la molteplicità del mondo del paziente e la sua unicità e irripetibilità.
Ciò che sento è che sono necessarie molta cura, ascolto e sostegno per "far parlare" quelle parti di lei che vengono soffocate e per riuscire a integrarle in una visione di sé più completa e autentica.

Dott.ssa Denise Seppi Psicologo a Padova

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6 LUG 2024

Buongiorno Alice
Capisco dalle sue parole quanto si sente frustata e sconfortata. Non deve essere facile per lei vivere con la sensazione di non essere totalmente lei l’artefice delle sue scelte. Sicuramente la presenza di un padre come il suo, non le rende le cose più semplici.
Non credo che il vero problema siano i professionisti a cui si rivolge, ma la sua insicurezza e fragilità.
E’ giovane e deve fare ancora molte esperienze che l’aiuteranno a comprendere meglio se stessa e soprattutto gli altri.
Per imparare a interagire con le altre persone bisogna starci insieme senza aver paura di sentirsi inadeguati. Le posso assicurare che anche gli altri quando si rapportano per la prima volta con sconosciuti possono sentirsi insicuri e imbarazzanti… e’ del tutto normale.
Continui la sua terapia e si fidi della persona che ha scelto per farsi sostenere.
Se si sente diversa/impacciata perché non ha mai lavorato, significa che è arrivato il momento di “abbattere questo muro” e cercare un’occupazione. Nulla di troppo impegnativo visto che sta studiando, ma l’importante è che la scelta del cosa fare sia personale e gratificante per lei.
Spero di esserle stata d’aiuto. Buon proseguimento

Dott.ssa Bonato Elena Psicologo a Scorzè

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6 LUG 2024

Buongiorno,

Nel rapporto con il terapeuta è importante condividere insieme i momenti di difficoltà del percorso, i dubbi, le perplessità affinché il percorso sia il più chiaro e consapevole possibile, quindi utile per il paziente stesso. Quindi, esponga tutto quello che sente alla sua terapeuta in modo da chiarificare insieme i punti che le provocano disagio. Da quanto riporta persistono anche pensieri di frustrazione, inadeguatezza in particolare nel percorso universitario, scarso soddisfacimento dei suoi bisogni personali, un senso di disagio nelle relazioni interpersonali sia amicali sia intimo affettive, queste sono le aree che lei ha espresso come indicatori di disagio e che meritano quindi approfondimenti per riuscire a stare meglio.
Resto a disposizione per qualsiasi integrazione o supporto possibile.
Un caro saluto Dott.ssa Federica Zunino

Dott.ssa Federica Zunino Psicologo a Celle Ligure

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