Come posso trovare una nuova strada?
Ho 25 anni, quasi 26. Mi sono laureata poco più di un anno fa in ingegneria edile e adesso frequento la magistrale.
Sono stata sempre una brava studentessa, fin dalle elementari, medie, liceo. E così anche alla triennale. Ci ho messo un po' di tempo, ma nella media del mio corso, e con voti alti.
Il fatto è che ho intrapreso e portato avanti questo percorso sempre accompagnata da mille dubbi, ripensamenti, compromessi. Ho sempre avuto la sensazione di essere finita in questa facoltà per caso, trascinata da una serie di eventi e da insensate considerazioni logiche che, pur partendo da un'iniziale interesse per la grafica e il design, mi hanno portata a iscrivermi a ingegneria edile. E qui sono rimasta perché ero brava (come sono sempre stata a scuola), capivo le cose più velocemente e riuscivo a passare gli esami con più facilità di altri. Ma studiavo per passare gli esami, per arrivare in fondo, finire, e poi essere libera. Non ho mai sentito di avere un progetto, di studiare per costruirmi il futuro dei miei sogni. Piuttosto per mettere da parte un foglio di carta che i miei genitori mi hanno convinto essere tanto importante, un Santo Graal che mi avrebbe poi permesso di fare qualsiasi cosa. Soprattutto, viste le mie capacità scolastiche, sarebbe stato uno spreco scegliere una facoltà meno impegnativa di ingegneria.
La scelta di iscrivermi alla magistrale è stata sofferta. Sentivo di non volere, non subito almeno, ma avevo fatto domanda per l'Erasmus e non volevo perdere quest'opportunità di andarmene all'estero (e andarmene di casa). Così mi sono iscritta subito dopo la laurea e sono partita nel mio primo semestre di magistrale.
In Erasmus ho avuto il periodo più bello della mia vita. Potendo scegliere le materie, ho svolto per lo più corsi di architettura e design, dedicando poi quasi tutto il mio tempo libero alla musica. Per la prima volta, almeno dagli anni dell'università, ho scoperto cosa voglia dire sentirsi vivi. Ho scoperto una nuova versione di me. Aperta, socievole, intraprendente, coraggiosa, ho riscoperto di essere in grado di amare e mi sono sentita amabile.
Tornata in Italia, a settembre, ho cominciando per davvero la magistrale, e sono tornata a lavorare part-time nello studio.
Pensavo di essere in grado di portare avanti entrambi e finire in fretta, un paio d'anni al massimo. Adesso però non riesco più a studiare. Gli esami con formule e dimostrazioni mi fanno venire la nausea. Allo stesso tempo, nonostante l'ambiente sia molto tranquillo e rilassato, a lavoro mi sento stupida, impacciata, distratta, una bambina senza intraprendenza. Mi sembra che tutto ciò che ho studiato in questi anni mi sia servito solo a passare gli esami e ben poco mi sia rimasto di utile. Oltre al fatto che molte cose che sarebbero utili per la professione alla mia università non sono proprio state trattate, e non capisco come molti miei colleghi siano preparati a riguardo (credo che sia perché hanno fatto il geometri oppure perché, appassionati e motivati, si sono documentati per conto proprio).
Sto maturando la consapevolezza che la vita è adesso. Mi sembra di aver passato gli ultimi 6 anni a costruire un paracadute senza però imparare a volare.
Nei miei sogni vorrei fare musical, architettura, scenografia, decorare interni, disegnare, scrivere, oppure organizzare eventi o viaggi, oppure avere un'attività, un posto mio, un caffè, un bar, una libreria, una cioccolateria. Da ragazzina avevo molti di questi sogni e alcuni erano hobby e interessi che, seppur in modo primordiale, coltivavo. Mi sembra che questi anni di ingegneria abbiano sotterrato tutte le passioni e gli interessi che avevo. Sento di non saper fare niente di tutto ciò, di essere ridicola anche solo a pensarci. Vorrei essere una persona creativa, ma non me ne sento all'altezza. Per questo non sono mai riuscita a perseguire la strada di architettura e design (al secondo anno avevo anche cambiato facoltà iscrivendomi ad architettura, ma l'ho lasciata, tornando indietro dopo un mese, in preda al panico) e non mi impegno mai abbastanza in niente.
Vedo che ci sono persone che, pur portando avanti con sicurezza e/o entusiasmo ingegneria, riescono a coltivare anche altre passioni umanistiche e creative. Io però no. Non come vorrei almeno. Mi sento svuotata. Credo di aver iniziato a vivere cercando qualcosa, quell'unico interesse che fosse talmente grande da giustificare il mio abbandono dell'ingegneria. E così facendo ho perso la bussola.
Dopo anni, sono sempre allo stesso punto. Ho mille idee per il futuro, vorrei fare di tutto tranne quello che sto facendo ma, nel frattempo, non sapendo cosa scegliere e dove indirizzare i miei sforzi, continuo per la strada tracciata.
Solo ora mi sono accorta che, intanto, il tempo sta già passando.
Ultimamente ho viaggiato tanto, conosciuto persone e storie. Vorrei partire ancora, a giro per il mondo con biglietto di sola andata, ma sto da 6 mesi con un ragazzo francese e non voglio perderlo per inseguire un’esistenza libera e solitaria. Trasferirmi in Francia da lui, se da una parte è un sogno, dall’altra mi fa paura perché non saprei cosa fare lì e ho paura che se tra noi finisse mi troverei senza niente. L’altra metà del mio cuore poi vorrebbe tornare a Praga dove ho fatto l’Erasmus e dove ho ancora degli amici oltre che una cerchia di conoscenze in un ambiente musicale che ho imparato ad amare. In ogni caso anche là non saprei cosa fare.
Sono andata da una terapista per alcuni periodi e credo mi sia stata di aiuto. Non vorrei tornare da lei adesso però, perché preferirei risparmiare soldi per andare via di casa e/o per intraprendere un percorso che mi qualifichi in qualcosa.