Ho 34 anni, sono sposata da 3 anni, convivo da 8 e ho una bellissima bambina di un anno.
Ho dei ricordi confusi e parziali della mia adolescenza mentre mi ricordo che durante la mia infanzia sono stata circondata da amore e attenzioni. Sono la prima di 3 figlie, avute tutte a distanza di 6 anni e che sono state trattate tutte in modo diverso, almeno da mio padre, il genitore con il quale al momento ho più problemi. Io quella piena di amore ed attenzioni perché prima figlia e le altre due più giudicate nelle loro azioni. Sicuramente qualcosa è cambiato ad un certo punto, problemi di coppia ed economici dei miei genitori, ma loro sono cambiati profondamente e anche le dinamiche in famiglia. Abbiamo avuto forti problemi economici, siamo stati soggetti a truffe, mia madre è caduta in una fortissima depressione e mio padre si è buttato a capofitto nel lavoro. Con la giustificazione di portare soldi a casa mio padre non c'era mai ed eravamo principalmente da sole in casa noi figlie tutte minorenni con mia madre sotto cura farmacologica. Essendo la più grande mi sono sentita ( e mi hanno dato) la responsabilità di gestire alcune cose come pasti, andare a prendere le mie sorelle a scuola e ovviamente supporto psicologico e ascolto a mia madre che era profondamente sola in questo percorso (isolata a suo dire negli anni da mio padre da amicizie e affetti). Non sono mancati i momenti sereni, ma il continuo essere messa in mezzo a problemi economici e di coppia, secondo mio padre dovevo fare da mediatrice x farlo rientrare le volte che lui decideva di andarsene di casa e poi ci ripensava), e il sentire appellare le mie sorelle con termini tipo " uccel di bosco" "tanto so che diventerà una drogata in futuro" "ti sputo in un occhio" e così via quando atteggiamenti e risposte date dalle mie sorelle non piacevano a mio padre mi ha destabilizzato parecchio e mi ha fatto rivalutare l'opinione si di lui, oltre l'essere venuta a conoscenza di vari tradimenti fatti a mia madre. Ad un certo punto si è accanito particolarmente con l'ultima figlia verso la quale provo tanto amore avendola per alcuni versi cresciuta ( mi chiamava seconda mamma).Sono stata la figlia d'oro perché profondamente sola e con zero o quasi vita sociale quindi c'era ben poco da criticare, sempre disponibile e mai contrastante quando mi venivano imposti limiti. Le cose sono cambiate quando ho incontrato il mio attuale marito. Un uomo fantastico di una sensibilità unica che mi ha fatto conoscere e riscoprire me stessa amandomi e lasciandomi libera di "essere". Avevo 22 anni e se pur i primi anni ho provato a mantenere buoni rapporti nelle due nuove famiglie, la mia d'origine e la mia nuova, inevitabilmente mio padre ha cominciato a giudicare questo mio rapporto e soprattutto mio marito, fino ad arrivare a definirlo manipolatore perché a suo giudizio mi aveva cambiato. Alla fine sono uscita di casa con una situazione economica precaria perché non sopportavo più la situazione, e ovviamente non sono mancati di farmi notare che avrei avuto difficoltà e quindi mi sono vissuta male i primi anni di convivenza finché giunta al limite ho dovuto scegliere tra mio padre e mio marito e ovviamente ho scelto mio marito. Era diventato un continuo criticare mio marito ed ogni cosa che faceva o come la faceva. Ho cominciato a saltare i famosi obblighi sociali come cene di natale e compleanni perché ero in forte disagio e le cose sono andate sempre peggio. Nel mentre mio padre si è definitivamente allontanato di casa con una nuova compagna pur pretendendo comunque che fossimo ancora una "famiglia unita" anche se poi lui non aveva tempo.Quando sono rimasta incinta ho tremato tutta la gravidanza perché sapevo che non sarei riuscita a gestire questo nuovo rapporto familiare e nell'allontanarmi ancora di più sono arrivate critiche via via sempre più cattive ed ad un certo punto mio padre ha detto"per me tuo marito non esiste".
Intrappolata tra due fuochi quello di mio padre e mio marito e da un grave infortunio di mio marito per mesi non ho visto mio padre e di conseguenza lui non ha visto la nipote. Ora quando abbiamo provato a riavvicinarci per il bene della bambina, lui ci ha palesemente detto che lui ha fatto di tutto ed è nel giusto, che la colpa è solo mia/nostra e che mai mi avrebbe perdonato per non avergli fatto vedere la nipote e non farlo entrare in casa. Per fare lo splendido e fare vedere che lui anche se poco presente sapeva tutto di noi ha detto davanti a mio marito che sapeva perfettamente e con chi avevamo fatto sesso io e mia sorella la prima volta ... Il che mi ha sconvolto non poco perché mi ha fatto pensare di essere seguita... e dato che ci ha fatto sempre avere paura dell'esterno e soprattutto degli uomini...anche se parenti, la cosa mi ha scosso e non poco. Ovviamente questo mi ha fatto richiudere e allora è ripartito con gli insulti, a suo dire mio marito è un manipolatore e femminicida e lui teme per me ed io sono pazza, bugiarda, mentalmente debole e letteralmente una figlia di merda. Dopo un mese di silenzio, quanto mi sembra di aver capito no-conctat,sempre irrispettoso adesso è ripartito alla carica, tartassa di messaggi mio marito perché vuole sapere cosa ha fatto(ovviamente quando gli si prova a spiegare se ne va via piangendo dicendo di essere ferito e che non cambierà il suo io per noi), racconta del suo passato e del fatto che lui non deve essere giudicato perche.. e tutte cose sue personali che poco c'entrano con la nostra situazione e pretende di vedere la nipote. Dice che se non gli rispondiamo si presente di persona a bussarci a casa. Ora sono in seria difficoltà. Soffro perché gli riconosco di averlo escluso e di togliergli la gioia di essere nonno... Ma non perdono gli insulti e le etichette che ci attribuisce... Non giustifico più il suo insultarci e bestemmiarci in faccia per colpa del suo "dolore e rabbia" . Fosse stato uno str* totale sarebbe forse stato più facile . Ma i bei ricordi mi perseguitano. E mi fanno vivere nei sensi di colpa.Non riesco a vedere soluzione ne via di uscita.
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12 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 4 persone
Buongiorno cara, innanzitutto il nikname scelto non ti rappresenta, anzi. Quella che descrivi è una situazione emotivamente molto complessa, in cui ti senti divisa tra il desiderio di preservare un legame familiare e la necessità di proteggere te stessa e la tua famiglia dai comportamenti dannosi di tuo padre. La tua storia evidenzia un legame profondamente problematico, in cui l’amore che hai per i bei ricordi e il legame di sangue entra in conflitto con la tua necessità di stabilità, rispetto e tranquillità.
La sensazione di colpa che provi, purtroppo, è un’emozione molto comune quando si prendono decisioni difficili come quella di allontanarsi da un genitore che, pur con i suoi difetti, ha fatto parte della tua vita e ha avuto un ruolo centrale nella tua formazione. Tuttavia, è importante comprendere che, nonostante i legami affettivi, quando un comportamento è costantemente dannoso e violento, emotivamente o verbalmente, è essenziale stabilire dei confini sani per la tua salute mentale, quella di tuo marito e della tua bambina. Tuo padre sembra avere una visione molto contorta della situazione, spostando la responsabilità e il giudizio su di te e su tuo marito, mentre al contempo continua a fare pressioni per vedere la nipote, ignorando il fatto che il suo comportamento è stato inaccettabile. Il fatto che lui non riconosca mai la sua parte di responsabilità e che continui a insultarvi è un segno di disfunzione relazionale che potrebbe non cambiare facilmente, anche se tu sentissi il desiderio di provare a “salvare” la relazione. In questo caso, il fatto che tuo padre stia continuando a invadere i tuoi spazi emotivi e fisici, nonostante tu stia cercando di stabilire dei confini, potrebbe essere un indicatore che non è possibile risolvere questa situazione senza un cambiamento significativo del suo comportamento. Tieni presente che, a volte, il perdono non significa accettare l’abuso o la violenza psicologica, ma piuttosto prendere una decisione per proteggere la propria salute mentale e quella della propria famiglia. Ti suggerisco di considerare l’idea di affrontare questo conflitto con l’aiuto di un professionista, magari un terapeuta familiare, che possa aiutarti a esplorare i tuoi sentimenti di colpa, i ricordi positivi, ma anche i danni che questa relazione ha causato nella tua vita adulta. Questo supporto ti permetterà di comprendere meglio le tue emozioni e le tue priorità, per trovare una via di uscita che tuteli il benessere tuo e della tua famiglia.
Ricordati che non è egoismo proteggere se stessi e i propri cari da un ambiente tossico, ma un atto di responsabilità nei confronti della propria serenità e salute psicologica. Ti saluto cordialmente augurandoti il meglio,
Dott.ssa Velia Morati
13 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Buonasera,
la situazione che ha descritto porta a cancellare assolutamente la denominazione che si attribuisce, ma anzi proprio l'opposto. Lei si é trovata a dover assumere ruoli imposti molto difficili e dolorosi e che, se non fosse per la sua forza interiore, hanno rischiato di condurla ad una situazione psicologica grave.
Aver il compito di badare contemporaneamente sia alle sorelle che alla madre, nelle condizioni che ha descritto, é stata un prova che lei é riuscita a affrontare senza destabilizzarsi psicologicamente in modo grave.
Lei ha sacrificato buona parte dei suoi anni, delle sue urgenze, bisogni e desideri cercando di coprire mancanze gravissime da parte dei suoi genitori, specie suo padre, che l'ha posta nella condizione di aver cura anche "psicologicamente" di sua madre oltre che delle sorelle.
Anche essere riuscita a crearsi una famiglia é stata un'impresa non facile visto il comportamento genitoriale che ha subito e subisce tutt'ora dal genitore, che non perde occasione di svalorizzare suo marito e implicitamente la scelta che lei ha fatto scegliendolo.
A parte i momenti "belli" che ricorda cerchi di tener presente come si é svolta in seguito la vita familiare e il carico di responsabilità, pretese ed aspettative poste sulle sue spalle e che ha affrontato con grande maturità e senso di abnegazione verso la famiglia.
Tutt'altro che figlia ingrata direi.
Ora é comprensibile il suo atteggiamento e i comportamenti avuti riguardo alla relazione con nonno e nipote, non é stata questione di scelta lucidamente razionale ma di sopravvivenza per la propria famiglia nei confronti di una persona che denigrava ed insultava madre e padre della nipote.
In altra situazione non avrebbe certo agito come è stata costretta ad agire a fronte di un genitore come suo padre ( che non si é comportato come tale visti i suoi agiti).
Lei ha protetto sé stessa e la sua familia da un genitore invadente, pervasivo e che continua a minacciare la sua /vostra serenità familiare e mentale.
Uscire dai sensi di colpa si può se si tiene a mente che le sue azioni non sono mai state agite per provocare un malessere a proprio vantaggio, ma per difendere il proprio spazio mentale e di vita. Un aiuto professionale le potrebbe essere molto utile per affrontare questo tema.
Ora visto che non é possibile che suo padre in breve tempo modifichi i suoi comportamenti e visto che legalmente ha il diritto di incontrare la nipote, le consiglio di contattare l'organismo della Mediazione Familiare che può aiutarla in questa situazione e che può trovare cercando in rete quello più vicino, digitando Mediazione Familiare e la città nella quale risiede , oppure il Consultorio familiare o chiedendo all'ULSS di riferimento.
Questo organismo potrà aiutare a trovare il modo di poter interagire, tramite i suoi professionisti, con suo padre e la sua familia e darà in ogni caso delle indicazioni e consigli pertinenti e professionali circa una possibile soluzione per la la situazione che è in atto.
Con molta stima le porgo un cordiale saluto e se le occorre può contattarmi
dott. Giancarlo Mellano
13 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Salve,
Grazie per aver condiviso qui con noi tutto ciò che sta vivendo; immagino sia davvero logorante.
Credo le parole siano importanti e le scrivo, signora, senza appellarmi alle dure parole con quel punto di domanda a seguito con cui si è definita: figlia ingrata. La dinamica che descrive è certamente conflittuale ed è complesso stare nei conflitti. Lei non è solo una figlia; è anche una donna, una madre, una compagnia, un’amica e così via. In alcune situazioni relazionali, seppur siano con i nostri genitori, ci troviamo costretti a fare una scelta, soprattutto quando i tentativi fatti per la risoluzione di quel rapporto non hanno portato a nulla.
È chiaro che la posizione che ha avuto durante la sua vita all’interno della sua famiglia, era quella, come lei giustamente ha sottolineato, di sostituirsi ai suoi genitori, che hanno avuto la possibilità di appoggiarsi a lei. Oggi, nella relazione con suoi marito, lei ha ritrovato modo di dare spazio ai suoi bisogni, cosa che prima non era permessa: può essere normale dunque che questo faccia infervorire qualcuno.
In queste situazioni la cosa migliore sarebbe fare una terapia familiare per accogliere questa conflittualità e smorzarla, per poter permettere alle famiglie di origine e non, di evolvere nelle dinamiche. Qualora questo non fosse contemplabile, le consiglio comunque un percorso con un professionista in cui possa ritagliarsi un suo spazio emotivo, perché ho la sensazione che lei possa fare delle scelte che non sente dentro se solo per non sentirsi ingrata. Il termine che usa dice molto della sua storia e di quanto ancora senta di dover dare all’altro, come se tutto dipendesse da lei. Fare i nonni, così come fare il padre o il suocero, non sono solo ruoli che vengono concessi dall’altro, ma sta anche alla persona la responsabilità.
Spero di averle dato qualche spunto di riflessione e mi auguro che lei cerchi di ascoltare ciò che sente, perché non è ingrata sé decide di mettere un confine, anche se so quanto sia difficile per chi cresce con la responsabilità degli altri sempre addosso. Qualora le servisse parlarne con qualcuno, sarei lieta di aiutarla e mi tengo a disposizione. Le faccio un enorme in bocca al lupo.
12 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Buon pomeriggio
Comprendo la sua delusione nel non essere stata capita da suo padre.
Non si faccia venire i sensi di colpa, lei ha fatto molto per la sua famiglia.
Si e preso cura di sua mamma e delle sue sorelle quando era piccola.
Lei essendo maggiorenne la sua vita privata e' sua, e non deve dirla a suo padre.
Faccia quello che le dice il cuore riguardo il rapporto tra nonno e nipote.
Si faccia aiutare da uno psicoterapeuta
Dottoressa Patrizia Carboni
Psicologa Psicoterapeuta
Roma
12 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 1 persone
Gentile Utente,
La situazione che stai vivendo è complessa e carica di emozioni forti, le difficoltà nei rapporti familiari, specialmente con tuo padre, sembrano aver creato un conflitto interiore tra il desiderio di mantenere il legame e la necessità di proteggere il tuo benessere.
È comprensibile che i ricordi positivi possano generare sensi di colpa, ma è importante riconoscere che il tuo benessere e quello della tua famiglia devono essere la tua priorità.
Le dinamiche di manipolazione, insulti e colpevolizzazione che descrivi sono dannose e non giustificabili, anche se comprendiamo che siano frutto di esperienze passate, la difficoltà di scegliere tra le due famiglie è naturale, ma non devi sentirti in dovere di sacrificare te stessa per qualcuno che non ti rispetta.
Il comportamento di tuo padre non definisce il tuo valore né quello della tua famiglia.
È essenziale che stabilisci dei confini chiari e sani, per proteggere te stessa e i tuoi cari. Se questa separazione risulta difficile da affrontare, potresti trarre beneficio dal supporto di un professionista che ti aiuti a elaborare questi sentimenti e a prendere decisioni che ti permettano di vivere con più serenità.
Riconoscere il tuo diritto a vivere una vita serena con tuo marito e tua figlia è fondamentale.
Il distacco emotivo, seppur doloroso, potrebbe essere la chiave per costruire relazioni più sane e vivere senza sentirti schiacciata dal passato.
Resto a disposizione per eventuali dubbi o approfondimenti.
Cordiali Saluti Dott.ssa Jessica Bombino
12 NOV 2024
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Buongiorno,
“Ho dei ricordi confusi e parziali della mia adolescenza mentre mi ricordo che durante la mia infanzia sono stata circondata da amore e attenzioni.” Queste parole sembrano racchiudere una tensione tra un passato idealizzato e un presente segnato da difficoltà. Quel “amore e attenzioni” che ha caratterizzato la sua infanzia sembra ora appesantito da conflitti e dinamiche familiari che l’hanno profondamente ferita e fatta sentire in colpa.
Scrive: “Fosse stato uno str* totale sarebbe forse stato più facile. Ma i bei ricordi mi perseguitano.” Questo passaggio sembra cruciale. Forse il dolore che prova oggi è amplificato proprio da quei ricordi, che rendono più difficile accettare le ferite attuali. È come se la sua memoria cercasse di tenere insieme due immagini contrastanti: il padre amorevole e il padre che ora la ferisce.
Non è facile scegliere come agire, ma emerge un forte desiderio di protezione per sé stessa, la sua famiglia e sua figlia, che potrebbe guidarla nelle decisioni. La invito a riflettere su quali limiti vuole o può porre per tutelare il suo benessere e quello dei suoi cari.
Resto a disposizione.
Un caro saluto,
Dott.ssa Francesca Cisternino
12 NOV 2024
· Questa risposta è stata utile per 0 persone
Gentile utente,
Il conflitto che vive tra l’affetto per suo padre e il bisogno di proteggere la sua serenità è comprensibile e profondamente umano. I bei ricordi rendono più difficile accettare il dolore presente, alimentando i sensi di colpa. Tuttavia, stabilire confini chiari può aiutarla a proteggere sia la sua famiglia che la propria pace interiore. Non significa escluderlo, ma dare priorità al suo benessere. È naturale voler mantenere il legame, ma non deve farlo a discapito della sua serenità. Le sue scelte meritano rispetto, anche se non sempre saranno comprese da tutti.
12 NOV 2024
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Buongiorno!
Ti ringrazio di aver condiviso questi aspetti così privati del tuo cuore e della tua vita personale.
Mi vorrei soffermare soprattutto sul titolo, il nome che ti sei data in questo post. Perché penso che lì ci sia il senso di tutto. Ciò che ti fa stare male veramente. E la risposta è tutta lì, in quel semplice nome “figlia ingrata?”.
E sai dove è la risposta? In quel PUNTI INTERROGATIVO. Nella punteggiatura hai messo il dubbio che ti tormenta. Sono io o sarà lui? È in quel punto interrogativo che potrebbe risiedere il tuo senso di colpa, così schiacciante.
La strada c’è sempre, va solo illuminata. Trovata la luce giusta. E, so che sembra strano, ma dalle tue parole la luce è già in te. Va solo accesa.
Credo ti possa essere di supporto parlarne, con chi desideri e abbia professionalmente la capacità di accogliere questo dolore e sostenerti nel ritrovare questa luce.
Nel caso desiderassi sono a disposizione.
Un cordiale saluto,
12 NOV 2024
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Mi dispiace molto per la sua situazione.
È comprensibile la motivazione per la quale ha escluso suo padre dalla sua vita.
Cosa fare in questa situazione è difficile dirlo. Bisogna capire lei cosa si sente di fare.
Se lei se la sente di fargli vedere la nipote, sempre con le dovute provocazioni, che questa non diventi una scusante per causare altra sofferenza.
Accettare suo padre, così com’è, considerando che è sempre suo padre.
Se questo è il suo modo di ragionare difficilmente cambierà.
Sta a lei e suo marito scegliere se riallacciare i rapporti, anche solo per fargli vedere la nipote, provare a viverle una relazione familiare il più pacifica possibile, accettando che suo padre sia così com’è se non dovesse cambiare.
Resto a disposizione, se ha necessità mi contatti sarò lieto di aiutarla