Dopo un viaggio sono tornata disperata.

Inviata da Giorgia De Felice · 26 set 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

Buongiorno, sono una ragazza di 26 anni che a luglio si è laureata in storia. Soffro di ansia, attacchi di panico ed ipocondria da quando ho circa 17 anni. All'inizio sono riuscita a starci dietro grazie alla mia psicologa, che mi segue da allora. Bisogna inoltre specificare che la mia ansia andava a toccare principalmente il tema mangiare, ovvero facevo fatica e spesso non riuscivo. Tre anni fa sono esplosa, ho avuto un crollo così forte che non mangiavo più nulla praticamente, e sono andata per la prima volta da uno psichiatra il quale mi aveva prescritto: daparox a gocce fino ad arrivare a 7, e xanax 3 volte al giorno 12 gocce, da scalare dopo circa un mese. Mi sono ripresa quasi subito, nonostante all'inizio abbia avuto qualche leggere effetto dato dal daparox (principalmente nausea, tachicardia e malessere). Sono poi iniziati in migliori anni della mia vita, me la sono goduta fino in fondo era finalmente io. Tutto questo è finito circa due settimane fa. I miei genitori mi hanno regalato per la laurea un viaggio in Olanda, che avrei fatto con mia sorella minore. Non avremmo neanche dovuto prendere un albergo, dato che la mia migliore amica abita in un paesino olandese. Il viaggio è andato tutto ok, un po' d'ansia per il primo volo mq alla fine siamo arrivate sane e salve. I primi giorni sono passati più o meno bene, ma bisogno considerare che io non mi adatto facilmente (specialmente con il cibo, ho delle fisse) e mi fanno tanta paura i cambiamenti. Probabilmente non ero pronta ad un viaggio così lontano da casa e senza la mia famiglia, ma sta di fatto che circa tre giorni prima di tornare a casa ho avuto un attacco di panico spaventoso. Mia sorella ha subito avvertito mia madre, che in accordo con mio papà ci hanno fatto tornare un giorno prima. Premesso che la casa dove siamo state era piccola, sporca e disordinata e io e mia sorella abbiamo dormito su un materasso sopra il pavimento, oltre a non avere assolutamente alcun tipo di privacy. Il bagno poi non ne parliamo. Il viaggio di ritorno è stato un inferno...ansia a mille ma alla fine siamo tornate. La prima sera, forse per l'euforia di essere tornate a casa sono stata bene, ero felice di stare nel mio letto e dormire tranquilla. Ma già dal giorno dopo ho iniziato ad avere disagi nel mangiare e a sentirmi spaesata, come se dovessi assestarmi. I primi pianti e ho subito contattato lo psichiatra, dopo avermi vista mi ha ridato più o meno la stessa cura : daparox a partire da una goccia fino ad arrivare a 7 (da aumentare ogni due giorni) e all'inizio xanax 5 gocce tre volte al giorno. I primi due giorni tutto ok ma poi ho iniziato a far fatica a dormire, avevo continui risvegli. La mattina mi sentivo strana, rintronata ed gi iniziato ad avere i primi pensieri ossessivi, principalmente riguardante il fatto di poter impazzire da un momento all'altro. Sentendo il dottore mi ha detto che era normale, il daparox può fare quest'effetto all'inizio, e che sarei stata malino per un altro po', mi ha però aumentato lo xanax: 7,7 e 10 la sera per aiutare a dormire e mi ha fermato il daparox a 3 gocce.Ma ogni giorno era peggio, sviluppato nuovi pensieri ossessivi sempre più strani e preoccupanti, oltre che la mia voglia di morire aumentava, perché non riuscivo più a sopportarli. Mi sveglio prestissimo la mattina e non riesco più a prendere sonno, perché la testa lavora e pensa e io non riesco a farla stare zitta. Ieri sera poi guardando un video innocente su instagram ho sviluppato un pensiero ossessivo assurdo ma che mi ha spaventato tantissimo, ho avuto un attacco di ansia molto forte, tanto che ho chiesti alla mia famiglia di rinchiudermi perché sono solo un peso e che sto impazzendo. Stamattina ho scritto subito allo psichiatra, e mi ha detto di sospendere il daparox e mi ha aumentato lo xanax a 10 gocce tre volte al giorno. Sono devastata, tre anni fa il daparox non mi aveva fatto tutto questo, sono spaventata dalla mia testa e dai miei pensieri ossessivi che mi scavano dentro e non mi permettono di vivere una vita normale. Sono un fallimento, una delusione, non merito di vivere e secondo me la mia famiglia starebbe molto meglio senza di me.

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Miglior risposta 27 SET 2024

Per una corretta comprensione, la sua situazione necessita di approfondimento.

Nell’affrontare le problematiche da lei descritte (attacchi di panico, ipocondria, pensiero ossessivi) i farmaci sono assolutamente importanti tuttavia è anche ugualmente importante associare una corretta psicoterapia

Gli attacchi di panico sono le azioni di forte ansia e paura di fronte a un determinato evento. I vari sintomi che si possono avere tra i quali: agitazione, nausea, vertigini, senso di disorientamento, sensazioni sta per morire, mancanza di fiato. Ecc..

Sono sintomi dovuti all’iper ossigenazione del sangue, non una mancanza di esso.

Quegli attacchi di panico non si può né svenire né morire. Le sensazioni sgradevoli che si provano sono dovute a un’iper ossigenazione del sangue, ma non c’è rischio vita.


I pensieri ossessivi sono pensieri che la nostra mente produce e ci ripropone in continuazione.
Più tentiamo di scacciarli più e questi vengano., In quanto il pensare di non pensare già a pensare.

Tuttavia, i pensieri rimangano semplicemente pensieri non sono prove di verità, profezie e non siamo obbligati ad ascoltarli.

Possiamo sempre scegliere se l’ascoltano i nostri pensieri oppure accettarli come sono e lasciarli nella nostra mente e continuare nei nostre attività tranquillamente.

In entrambi i casi, sia per gli attacchi di panico sia per i pensieri ossessivi oltre ai farmaci, che sono utilissimi, è opportuno associare un percorso di psicoterapia ce l’aiuti a prendere coscienza delle caratteristiche del problema e come affrontarlo.

Resto a disposizione, se ha necessità mi contatti

Dott. Luca Ferretti Psicologo a Ponsacco

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3 OTT 2024

Cara Giorgia,

Grazie per aver condiviso con noi tutto quello che stai passando, capisco quanto sia difficile per te affrontare questo momento e voglio rassicurarti sul fatto che non sei sola in questa battaglia. Le tue parole raccontano una sofferenza profonda e sono segno della tua grande consapevolezza rispetto a quello che stai vivendo, che è il primo passo per trovare una via d'uscita.

Quello che stai descrivendo (l’ansia, gli attacchi di panico, i pensieri ossessivi e la difficoltà a gestire i cambiamenti) sono esperienze che possono spaventare e dare la sensazione di non avere più il controllo. È naturale che tu ti senta scoraggiata in questo momento, soprattutto considerando quanto ti sei sentita meglio in passato e come questa ricaduta ti abbia colta di sorpresa. A volte, anche se abbiamo già affrontato queste difficoltà, ci possono essere momenti in cui ci sentiamo di nuovo sopraffatti, ma questo non significa affatto che sei un fallimento o che non meriti di stare bene.

Il cambiamento che stai attraversando con il ritorno del daparox e le sensazioni che stai provando possono essere davvero destabilizzanti, ma il fatto che tu abbia avuto il coraggio di cercare aiuto e di parlarne è un segno di grande forza. Ogni percorso di guarigione ha i suoi alti e bassi, e anche se ora ti sembra tutto molto difficile, ci sono modi per affrontare queste emozioni e pensieri che ti stanno tormentando.

Non devi affrontare tutto questo da sola. Se ti va, possiamo lavorare insieme per gestire i pensieri ossessivi e ritrovare un equilibrio. Ci sono tecniche e strumenti specifici che possono aiutarti a calmare la mente e a riprendere il controllo delle tue emozioni. Possiamo fare un passo alla volta, rispettando i tuoi tempi e cercando insieme di ritrovare quella stabilità che hai già sperimentato in passato.

So che ora può sembrare tutto buio, ma ricorda che, con il giusto supporto, c’è sempre una via d’uscita. Sono qui per ascoltarti e supportarti, quando sarai pronta a iniziare questo nuovo percorso insieme. Io attendo.

Un abbraccio di vicinanza,
Dott.ssa Sara Cutrale.

Dott.ssa Sara Cutrale Psicologo a Bergamo

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1 OTT 2024

Buongiorno Giorgia
Sono dispiaciuta per questo suo stato di angoscia e per la sua sofferenza. Mi sentirei di consigliarti di cominciare un percorso psicologico più mirato ed intensivo, magari integrandolo con le Matrici di Rorschach (ne hai mai sentito parlare?l).
In questo modo potrai andare davvero a fondo della questione e ritrovare la tua serenità.

A disposizione

Paola Schizzarotto Psicologo a Limena

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28 SET 2024

Salve, mi dispiace per tutta questa sofferenza, sicuramente la sua è una storia da conoscere bene per poterle dare qualsiasi consiglio, solitamente non amo fare subito il terzo grado.
Posso chiederle se ha mai praticato yoga, mindfulness o anche solo qualche tecnica di respirazione e consapevolezza?
Le ripeto che mi piacerebbe comunque scoprire cosa vi è all origine in modo da sradicare questo dolore.
Resto a disposizione. Le auguro davvero tanta luce

CARMEN ROMANO Psicologo a Castellammare di Stabia

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28 SET 2024

Buongiorno Giorgia,
i nostri pensieri e le nostre emozioni sono in continuo movimento. Da come racconta, pare che a fronte di un evento particolarmente stressante i suoi vecchi modi di pensare e agire, disfunzionali, abbiano ribussato alla porta: accade, è normale e non deve spaventarsi, proprio perchè - essendo in movimento - lei non ne è vittima. Immagino la fatica e la sofferenza che derivi da tutto questo, ma la invito a pensare a come - già in passato - è riuscita a non farsi controllare da determinati contenuti spiacevoli e sentirsi finalmente se stessa, come scrive. Le consiglio di continuare il suo percorso psicologico e parlare con chi la segue approfonditamente di tutto ciò, per trovare insieme strategie alternative di pensieri e comportamenti, e di regolazione emotiva.
Un saluto,
Dott.ssa Federica Favro

Dott.ssa Federica Favro Psicologo a Busto Arsizio

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28 SET 2024

Buongiorno Gentile Giorgia,
Da quello che scrive si evince che il versante farmacologico è più o meno monitorato mentre sembra che quello psicologico sia un po’ assente. Cioè gli attacchi di panico non sembrano essere trattati in un setting psicoterapeutico. Credo invece che lei possa beneficiare soprattutto di qualcuno che la aiuti in tal senso. L’attacco di panico è la punta di un iceberg che cela un mondo inespresso che trova spesso il canale sintomatico psico fisiologico per essere rappresentato. Quindi è consigliabile in tal caso intraprendere una psicoterapia psicodinamica ovvero ad orientamento del profondo, non senza un approccio integrato che riguardi la desensibilizzazione sistematica nelle situazioni fobigene, cioè a dire proprio della psicoterapia della Gestalt.
Sarebbe opportuno che le sedute nel suo caso fossero in presenza e non on line.
Buon lavoro
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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27 SET 2024

Gentile Giorgia,
clinicamente parlando conosco situazioni simili a quella che sembra star vivendo. Sembrano episodi di panico a forte natura dissociativa, quelli cioè in cui i pensieri sono molto spaventosi e si sente di impazzire. La prima buona notizia è che non sta impazzendo, perchè è egodistonica rispetto ai sintomi: vive questi sintomi come strani e irragionevoli, si autocritica... La seconda buona notizia è che una psicoterapia mirata può far rientrare questi sintomi. Per consolidare il proprio io -il sentire solidamente il proprio corpo in contatto con la realtà circostante- è utile da una lato esplorare le sensazioni (ad esempio con esercizi di mindfulness) e radicarsi maggiormente (può cercare degli esercizi di grounding, come allenarsi a star in equilibrio su una gamba) e dall'altro trovare pensieri rassicuranti e compassionevoli. Può anche provare a scrivere questi pensieri così da ridimensionarli come anche sfidare questi pensieri se proprio non se ne vanno, del tipo "Avanti pensiero dimmi CONCRETAMENTE come avverrà questa catastrofe, dai...". È anche utile una narrazione sensata rispetto a ciò che le è successo, così che possa sentire di riacquisire un senso di prevedibilità e controllo. Magari si può confrontare con la psicologa.
Spero di esserle stato d'aiuto
Un caro saluto
Dott. David Maddalon

Dott. David Maddalon Psicologo a Treviso

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27 SET 2024

Salve Giorgia io credo che debba considerare l idea di fare un percorso di psicoterapia che le permetta di affrontare profondamente quello che sta accadendo dentro di lei.
Le problematiche che vive nascono dal modo in cui ha imparato a relazionarsi alle sue emozioni, e questo modo di relazionarsi dipende da come si sono costruite le relazioni significative della sua vita. I farmaci sono un grande aiuto ma il rischio è che più che curare il problema cercherà altre sostanze o altri dosaggi per zittire quel mondo che si porta dentro.
Può capitare che dopo tanti anni di terapia si finisce per non muoversi più. Lei non ha da gestire il sintomo ma affrontarlo e per questo serve un aiuto importante.
Quindi provi a darsi altre possibilità.

Dott. Andrea Caso Psicologo a Napoli

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27 SET 2024

Cara utente, se la sola terapia farmacologica non la sta aiutando le consiglierei (qualora non lo avesse fatto) di ricontattare anche la sua psicologa per provare ad integrare una psicoterapia che possa aiutarla a capire meglio cosa le stia succedendo al momento. Da quanto scrive, lei ha da poco finito l'università e questo è un passaggio della vita molto importante che in molti casi può destabilizzare.
In situazioni come la sua essere spaventati e autocolpevolizzarsi è una reazione comune che si ha, soprattutto perché non è ben chiaro cosa abbia causato una ricaduta così forte. Capire bene cosa sia successo forse la aiuterebbe molto anche a capire cosa fare. Per quanto riguarda i suoi pensieri di essere un fallimento e di non meritare di vivere posso dirle che il vero fallimento è quando ci si arrende, e non mi pare che lei finora si sia arresa. Magari ci avrà pensato, ma se si fosse davvero arresa nemmeno starebbe qui a scrivere.
Dopo tanti anni è normale che lei sia stufa di questa situazione. Tuttavia in passato lavorando su se stessa è riuscita a stare meglio quindi le risorse ce le ha, serve solo un po' di pazienza. So che è una rottura aspettare di stare bene e che si vorrebbe che farmaci e terapia agissero il prima possibile, ma purtroppo ci si deve dare un po' di tempo. Lavorando su di sé i cambiamenti avverranno a poco a poco. Se poi con i farmaci non va allora si cerca insieme con la psichiatra di reimpostare la terapia finché non si trova quella più adatta, è una scocciatura ma il più delle volte si provano vari farmaci prima di trovare quello giusto.
Spero riesca in qualche modo a risollevarsi al più presto

Distinti saluti, dr. Morgione Massimo

Dottor Massimo Morgione Psicologo a Torino

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27 SET 2024

Giorgia,
Ho sospirato pesantemente una volta finito di leggere ciò che ha scritto: e non perché lei sia un peso, ma perché da ciò che scrive il suo dolore arriva forte, anche solo se riportato fra delle righe. Mi dispiace molto per ciò che vive, deve essere molto difficile e la ringrazio per aver condiviso una parte della sua vita così intima qui con noi. Ha dato sicuramente molte informazioni utili per avere un'idea di cosa le stia succedendo, ma non è questo il luogo. Da ciò che ho compreso mi sembra di aver capito che oltre ad esser seguita a livello farmacologico lei sia seguita anche da una psicologa da molti anni. La terapia farmacologica è indispensabile in questi casi ed è ottimo che lei la stia seguendo; però ciò che vive, i sintomi che ha, sono espressione di un disagio profondo che sta sotto quei sintomi: come fossero la punta di un ice berg. Sarebbe importante comprendere a cosa le serve tutto questo e approfondire alcune tematiche all'interno del percorso psicologico per poter capire come affrontarle. Ora, immagino che in parte lei lo faccia già con chi la segue però probabilmente se non riesce a stare meglio in maniera costante (con questo non intendo che si debba esser sempre "felici" ma che si possa raggiungere uno stato in cui tutto ciò non ha un'influenza così invalidante nella sua vita) probabilmente c'è qualcosa che va rivisto nella direzione della psicoterapia che segue. Le consiglio di parlarne con la sua psicologa; i percorsi sono fatti per raggiungere degli obiettivi e può capitare a volte che in un rapporto tra paziente e psicologo si esaurisca ciò su cui si può lavorare insieme e ci sia bisogno di un invio. Chiaramente questa è solo un'ipotesi che potrebbe esser presa in considerazione. Ha mai espresso il fatto di sentirsi così male dopo così tanti anni di terapia (quasi 10)?

Più che fallimento, mi sembra di vedere una giovane donna che combatte e che non smette di aver coraggio di chiedere aiuto per il dolore che vive.. Ha solo bisogno di imparare come guardare con una nuova lente a tutto ciò. Spesso non ci si pensa ma i sintomi che manifestiamo servono per proteggerci nel contesto in cui viviamo e da un certo punto di vista sono una preziosa risorsa, che va ascoltata, anche quando tanto invalidanti.

Speso Giorgia di averle dato uno spunto.
Qualora abbia bisogno di parlarne resto a disposizione.
Dott.ssa Giorgia Tanda.

Dott.ssa Giorgia Tanda Psicologo a Roma

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27 SET 2024

Buongiorno, mi spiace per tutto quello che è successo e sta sentendo e la difficoltà che sta affrontando, non deve essere facile. Purtroppo gli psicofarmarci non danno sempre lo stesso effetto anche sulla stessa persona, nel corso di questi 3 anni sono cambiate molte cose forse anche a livello biochimico. E' importante spiegare bene e capire meglio questo aspetto con il suo psichiatra oltre che approfondirlo durante il suo percorso psicologico. Il periodo di assestamento è molto difficile e frustrante, ma non smetta di lottare ed impegnarsi per la sua salute.

Dott.ssa Erica Farolfi Psicologo a Forlì

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27 SET 2024

Mi dispiace molto sentire che stai attraversando un momento così difficile. È importante ricordare che non sei sola e che ci sono persone che ti vogliono bene e che ti supportano. Anche se può sembrare impossibile in questo momento, ci sono modi per affrontare e superare queste difficoltà.

Hai fatto bene a contattare il tuo psichiatra e a seguire le sue indicazioni. A volte, i farmaci possono avere effetti diversi in momenti diversi della nostra vita, e può essere necessario un po’ di tempo per trovare il giusto equilibrio. È importante continuare a comunicare con il tuo psichiatra riguardo ai tuoi sintomi e ai tuoi pensieri, in modo che possa aiutarti a trovare la soluzione migliore per te.

Oltre ai farmaci, ci sono altre strategie che possono aiutarti a gestire l’ansia e i pensieri ossessivi:

Tecniche di rilassamento: Pratiche come la respirazione profonda, la meditazione e lo yoga possono aiutare a ridurre l’ansia e a calmare la mente.
Attività fisica: L’esercizio fisico regolare può migliorare il tuo umore e ridurre l’ansia.
Routine quotidiana: Mantenere una routine regolare può aiutarti a sentirti più stabile e in controllo.
Supporto sociale: Parla con amici e familiari di fiducia riguardo ai tuoi sentimenti. A volte, condividere ciò che stai passando può alleviare parte del peso.
Terapia cognitivo-comportamentale (CBT): Questa forma di terapia può aiutarti a identificare e modificare i pensieri negativi e ossessivi.
Ricorda che chiedere aiuto è un segno di forza, non di debolezza. Se ti senti sopraffatta, non esitare a contattare un professionista della salute mentale o una linea di supporto per crisi.

Se hai bisogno di parlare o di ulteriori consigli, sono qui per te. Non sei un fallimento e meriti di vivere una vita piena e felice. La tua famiglia ti ama e vuole vederti stare meglio.







Dott. Alessandro Cancellieri Psicologo a Genova

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27 SET 2024

Ciao Giorgia, mi dispiace che stai attraversando questo momento emotivamente molto difficile. La situazione che descrivi è abbastanza tipica di un disturbo d’ansia generalizzata, a volte semplicemente alcune cose (come le situazioni di disagio che racconti del viaggio) posso o portare la nostra ansia al picco, che sfocia in un attacco di panico. I sintomi “psicologici” ci mettono in contatto con le nostre aree di vulnerabilità e i nostri punti deboli, così la mente cerca di ingannarci facendoci credere che non valiamo nulla. Sono certa che hai fatto tanto nel tuo percorso e hai avuto tante soddisfazioni. Prova a richiamare queste esperienze positive e a coinvolgerti in attività che ti piacciono e che hanno un valore per te. Naturalmente il tuo umore ne risente e, come ha suggerito anche il tuo psichiatra, c’è un effetto del cambiamento della terapia farmacologica. Io ti consiglierei di risentire la tua psicologa per affiancare alla terapia psicofarmacologica, delle tecniche di gestione dell’ansia. Resto disponibile per ulteriori informazioni, anche online. Tieni duro! Un saluto. Dott.ssa Chiara Manna

Dott.ssa Chiara Manna Psicologo a Cernusco sul Naviglio

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27 SET 2024

Salve Giorgia mi spiace molto per la situazione che descrive poichè comprendo quanto possa essere difficile convivere con questa situazione riportata. Ritengo fondamentale che lei possa richiedere un consulto psicologico al fine di esplorare la situazione con ulteriori dettagli, elaborare pensieri e vissuti emotivi connessi e trovare strategie utili per fronteggiare i momenti particolarmente problematici onde evitare che la situazione possa irrigidirsi ulteriormente.
Credo che un consulto con un terapeuta cognitivo comportamentale possa aiutarla ad identificare quei pensieri rigidi e disfunzionali che mantengono in atto la sofferenza impedendole il benessere desiderato.
Ritengo altresì utile un approccio EMDR al fine di favorire la rielaborazione del materiale connesso con la genesi della sofferenza in atto.
Resto a disposizione, anche online.
Cordialmendott FDL

Dott. Francesco Damiano Logiudice Psicologo a Roma

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27 SET 2024

Buongiorno!
La terapia psichiatrica che tempo fa aveva avuto un determinato risultato, non necessariamente ora può condurre allo stesso risultato. Dal punto di vista farmaceutico si fidi del medico con la nuova prescrizione; accanto al percorso farmacologico è importante che ci sia un percorso psicologico in cui poter affrontare in maniera puntuale queste situazioni.

Questa situazione non è indice di fallimento, è un pezzo della propria vita da cui poter risalire.


Un caro saluto,
Dott.ssa Angelica Venanzetti

Dott.ssa Angelica Venanzetti Psicologo a Roma

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27 SET 2024

Hei hei hei Giorgia…
È solo un momento. Terribile, doloroso, ma solo un momento.. Le cure psichiatriche vanno calibrate pian piano, quello che funziona un giorno non è detto che finzioni tutta la vita, fortunatamente ci sono tanti nuovi farmaci e va solo trovato il tuo
Accanto alla terapia farmacologica è fondamentale associare psicoterapia.
Una caduta non è un fallimento… tu cresci e ci sono nuovi pezzettini e nuove consapevolezze da lavorare nella stanza delle parole.

Ricontatta la tua terapeuta o se senti che il lavoro con lei ha raggiunto il limite trovane uno piu adatto alle tue esigenze.

Un caro saluto

Dott.ssa Barbara Durand

Dott.ssa Barbara Durand Psicologo a Torino

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