Senso di smarrimento in relazione
La nostra relazione inizia 5 anni fa. cinque anni di cui un anno e mezzo di convivenza, convivenza interrotta da lui dopo un litigio.
Nell'arco della convivenza avevo intravisto in lui dei tratti autoritari. Fu un anno professionalmente difficile per lui, era spesso arrabbiato ed i conflitti tra noi erano sporadici ma abbastanza forti. Parliamo di discussioni imprevedibili su aspetti per lo più banali (decidere se andare o meno ad una cena, stabilire un orario, economia domestica cose così etc). Si lamentava del fatto che io non riconoscessi il suo ruolo di uomo e priorità, che non ci fosse il pranzo della domenica (anche se ho sempre cucinato e anche bene e anche la domenica), a volte lamentava della pulizia domestica (siamo due "precisi" anche qui parliamo di dettagli). Ha sempre alternato momenti di estrema dolcezza a critiche feroci e ragionamenti inflessibili. Io ci restavo male, più che altro per i modi in cui mi faceva notare queste cose. Nell'intimità era spesso stanco, mi cercava poco. Trascorso un anno e mezzo ero abbastanza provata da questa situazione ma lo amavo e non l'avrei lasciato mai. Fatto sta che causa litigio, riguardo una mia proposta di prenotare una settimana bianca (secondo lui non era il momento, aveva da poco avuto un incidente in auto e si diceva ancora sotto shock, apparentemente stava bene tanto che giocava a tennis, usciva in moto..) fatto sta che ci lasciamo, a suo dire ero stata insensibile nel proporgli la settimana bianca senza considerare il suo stato, e così, su sua richiesta, vado via da casa sua.
La sera stessa mi ritrovo nella nuova mia nuova casa, una casa donata dai miei genitori pochi mesi dopo averlo conosciuto e mai abitata. Considerata la situazione inizio ad arredarla.. cucina, armadi, divani, tappeti, illuminazione... avrei tanto voluto farlo con lui ma non ha mai sposato il progetto restando evasivo.
(ndr: Questa casa era già disponibile al momento dell'inizio della nostra convivenza ma lui è stato abbastanza determinato nel voler iniziare la convivenza ma a casa sua. Così, su sua proposta, mi sono trasferita con gioia da lui.)
Ad ogni modo, ci lasciamo e trascorrono 3 mesi di silenzio durante i quali mi dedico a casa e lavoro. Sarò io a ricercarlo 3 mesi più tardi (questa cosa mi viene ancora rinfacciata "sei tu ad avermi ricercato") e torniamo insieme. Lui si dice disposto a riprendere la convivenza nel breve e l'idea è quella di trasferirci nella nuova casa che ha degli spazi più ampi e un giardino, nessun mutuo nessun affitto e a 2km dalla sua.
Da quel momento sono passati due anni e tre mesi ma nulla è cambiato, io sono sola in questa casa e lui nella sua.
Per un anno ha sostenuto di non potersi trasferire per futili motivi, mancavano i comodini, le tende, il letto aveva una piccola rottura, non c'erano quadri, la casa era poco accogliente "non era calda" (queste le motivazioni dichiarate, io ci stavo male ma che dire me lo sono lasciato dire). In questi ultimi 4 mesi invece il motivo sono io che non gli do fiducia e non vado bene sotto vari aspetti.
Premetto che in questi due anni la routine è stata quella di vedersi una sera a settimana + il sabato e la domenica. Abitiamo a 2km di distanza eppure quando esce dal lavoro gli viene spontaneo tornare a casa sua, non sempre mi chiama per sapere se ceno o no da sola, come sempre accade, stessa cosa per il dormire. Ho cercato di trasferire la bellezza di una progettualità, di essere paziente, amorevole, ma a conti fatti nessun cantiere importante è mai partito sul serio.
Io ho 40 anni, lui 45, non penso serva aggiungere altro.
Questo in me ha generato frustrazione, ne ho parlato con lui più volte nel tempo. La sua risposta è "sì certo lo voglio basta che hai capito lo faremo a breve".
Dopo tanti rimandi con risposte evasive altre volte perchè subentrava qualche stupida discussione che posticipava il tutto ho iniziato a non chiedere più per capire se "da solo" sarebbe giunto ad una risposta più naturale e non "dovuta" o indotta. E' stato frustrante ma l'ho fatto anche per mia dignità e un pò di stanchezza. Passati 6/8 mesi sono tornata a chiedere di prendere una decisione per noi. Mi sembra una tale perdita di tempo soprattutto considerato lo spessore delle discussioni, un auto sabotaggio che davvero fatico a comprendere dove si possa radicare. La motivazione è sempre la stessa non ha fiducia, non sono mai cambiata, non ho mai capito, non sono abbastanza soddisfatta e non lo faccio "stare tranquillo", questo è il mantra che mi ripete sempre "non lo faccio stare tranquillo" perchè a suo dire non sono mai contenta.
Io lavoro a tempo pieno, il resto del tempo lo dedico alla mia famiglia o a lui quando siamo insieme il punto è che se ho un parere differente dal suo la sua conclusione immediata è che non lo appoggio MAI, non sono MAI dalla sua parte e non sono MAI soddisfatta. Parliamo di confronti su un servizio del tg appena visto in tv, di una spiaggia da scegliere tra due spiagge, una cena da amici. Vuole essere interpellato per qualsiasi decisione ma da parte sua si arroga il diritto di decidere all'ultimo secondo dicendomi che "devo sorridere" perchè sono comunque con lui e questo conta non il posto. Anch'io credo in questo modo di vedere le cose ma non serve arrivare a questo per delle piccolezze su cui si possono avere serenamente opinioni diverse senza dover prendere posizione.
Esempio: per il mio compleanno avevo prenotato e pagato 1 notte fuori porta dopo aver capito che per lui andasse bene, ne avevamo parlato e sembrava ben disposto ma in conclusione non siamo andati perchè a suo dire non mi aveva dato una vera e propria conferma definitiva, ho perso i soldi e l'ho informato di questo ma non è servito a farlo ragionare si è incazzato e ha tenuto il suo punto.
Quello che più mi ferisce di tutto questo è che per ognuno di questi episodi l'intera relazione viene messa sotto processo e in discussione. Non c'è litigio durante il quale, quasi da subito, lui non dica "basta, non possiamo stare insieme" e se non fosse per il fatto che io cerco di stabilire un contatto con lui manterrebbe il punto per giorni. Secondo i suoi momenti mi sono sempre dovuta riguadagnare la sua fiducia da zero. E' ovvio che a questi momenti si sono alternati periodi di dolcezza, serenità e risate insieme.
Tutto questo fino a ieri quando, per l'ennesima volta, abbiamo discusso per una stupidaggine: una giornata fuori porta proposta da lui.
Ci vediamo alle ore 12:00 (quando finalmente era pronto) anche se mi aveva detto la sera prima di puntare la sveglia alle 09:00. Appena ci vediamo (arrivavo da casa mia) mi dice che si andava al mare peccato che io non avevo nemmeno il costume. Mi sono risentita dicendogli che vorrei essere avvisata. Un minimo di coordinazione e considerazione serve per vivere. Lui risponde che è libero di cambiare idea, che avrei dovuto capire che ormai era tardi per andare al lago e poi non sei mai contenta! Meglio che ognuno passi la giornata per conto suo, io ero sceso col sorriso ma tu me lo togli. Hai rovinato anche questa giornata!
Mi scarica sul piazzale di casa e se ne va. Gli ho chiesto di calmarsi di restare insieme per la giornata in fondo non era successo nulla e poteva essere normale da parte mia non avere più la pazienza di vivere in modo così disorganizzato e separato ma non è servito. L'ha presa come un'offesa personale come sempre.
La sera stessa l'ho cercato, sbagliando, ma ci stavo male e non riesco più a tollerare discussioni su queste banalità e questo mi porta a ricercare un dialogo con lui.
Passo sotto casa sua (sbagliato) lui arriva e lì la questione è degenerata. Mi ha detto di tutto e con tanta rabbia. Gli avevo rovinato l'ennesima giornata e non farà progetti con me, dice che desidera una famiglia e dei figli ma non con me, non gli do fiducia, non sono nemmeno una donna nel ricercarlo, sono capricciosa e non capisco, non cucino, non lo aiuto a pulire la sua casa (gli ho ricordato che viviamo in case separate e in convivenza ero io ad occuparmene, mi risponde che vivere insieme non determina il fatto che io non possa comunque farlo visto che anche quello è amore). Afferma di aver provato, sono io a non capire, sono una rompipalle e anche sua madre e suo padre a suo dire la pensano come lui anche se mi suona strano, sono superficiale, non lo amo, il mio non è amore ma solo bisogno di "avere al fianco un pupazzo che mi porta in giro". Sente di aver fatto tanto ma io non merito una persona come lui con i piedi per terra e che per giunta non mi tradisce come tanti uomini fanno.
Gli ho chiesto di poter parlare con "qualcuno" insieme ma la risposta è no. Mi dice di soffrire anche lui ma di non avere alternativa. Con queste parole mi ha sbattuta fuori urlando.
Per me il dolore è tanto ma non saprei più cosa fare.