SOGNI AD OCCHI APERTI

Inviata da K1978 · 13 giu 2024 Autorealizzazione e orientamento personale

cari dottori,
sono una ragazza di 18 anni, è da un bel po’ di tempo che questa storia va avanti. diciamo che ‘non mi lamento’, anche perché, nonostante sia una vera e propria dipendenza, farlo mi fa sentire felice e mi fa provare emozioni che nella vita reale non provo. di cosa sto parlando, vi starete chiedendo.. sto parlando del mio mondo immaginario in cui mi ci rifugio in qualsiasi momento della giornata quando ne ho voglia e di cui non posso fare a meno; ecco perché la chiamo dipendenza, per me è come una droga.

mi spiego meglio: la mia vita è piena di delusioni e fallimenti, non ho amici da anni e non ho alcuna relazione sociale con nessuno. mi rifugio in questo mio mondo immaginario da anni, c’era anche quando ero più piccola, ma un po’ più inesplorato, e quando mi ci immergo ecco che trovo i ‘protagonisti’ delle mie storie: in primo luogo ci sono io, io vera e propria, svolgendo sempre il ruolo di protagonista e con un carattere completamente differente da quello che ho nella realtà. sono sempre stata una ragazza timida ed introversa, molto silenziosa e taciturna e che fa fatica ad aprirsi con gli altri, mentre nelle mie fantasie, invece, sono tutto il contrario, sono spumeggiante, sono lodata ed invidiata da tutti, sono aperta e sopra le righe.

fantastico molto sul mio successo, a sognare di essere la migliore e di auto convincermi di esserlo anche nella realtà.

comunque, apparte me, ci sono anche altre persone che ovviamente svolgono la parte di personaggi secondari, ci sono anche antagonisti e aiutanti, di tutto e di più.

il mio non è semplicemente un innocuo film mentale che tutti si fanno, ad esempio, prima di andare a dormire immaginando una scena di massimo 10-15 minuti; la mia è una vera e propria storia, un film che dura almeno un anno intero con una storia strutturata che io metto in pratica scrivendo, e quando scrivo, tutto davanti a me si materializza e si vengono a creare le situazioni che io immagino in quel momento, facendomi provare emozioni vere e proprie e che io non provo nella vita quotidiana.

in pratica, per farla breve, utilizzo la scrittura come ‘innesco’ per immergermi ancora di più nella mia fantasia e immaginarmi come se io fossi lì veramente a recitare una parte per un film, per una soap opera, o quello che è.

mi piace molto accompagnarmi con della musica, mi fa entrare ancora di più in contatto con la mia fantasia e mi viene più facile immergermici.

qualche volta è capitato che io perdessi l’ispirazione per le mie storie, che quando finiscono, devo subito idearne un’altra, pertanto non sto starci senza. mi aiuto prendendo spunto guardandomi film e prendere l’idea da lì, per poi immetterla nella mia storia personale, e di conseguenza farla recitare ai miei ‘personaggi’.

ci tengo a sottolineare che io so perfettamente distinguere la realtà dalla mia immaginazione, pertanto non mi è mai capitato di confondermi nella realtà con le mie fantasie ne altro.

un’altra cosa importante, è che io, mentre fantastico, ho uno sfrenato bisogno di andare in camera mia, luci spente, porta chiusa, e immergermi per ore, ore ed ore.. le mie fantasie occupano all’incirca 8 ore al giorno, facendomi trascurare qualsiasi cosa, addirittura l’igiene personale.

da quando ho deciso di ritirarmi socialmente non ho fatto altro che pensare e dedicare tempo infinito al mio mondo interiore, dato che durante il giorno non ho niente da fare (ho anche lasciato la scuola).

fatto sta che non appena tutto si materializza davanti a me, comincio a mettere in atto le cose da far dire ai vari personaggi, a fargli fare quella certa cosa, a farli comportare in un certo modo, arrivando addirittura ad imitarli involontariamente tramite espressioni facciali, risatine, sospiri.. a volte mi faccio paura da sola, perché mi viene totalmente spontaneo.

in pratica, se in quel momento il mio personaggio sta recitando una parte triste, confusa e offuscata, mi viene naturale accigliarmi, scuotere la testa oppure sospirare. se invece sta recitando una parte in cui è arrabbiato e furioso, la mia faccia cambia immediatamente espressione, faccio respiri profondi, inarco le sopracciglia, dilato le narici, ecc.. tutte cose che, se le persone mi vedessero fare al vuoto, a caso, mi prenderebbero per pazza, ecco perché prediligo stare in ambienti dove non c’è anima viva per dedicarmi al mio mondo immaginario.

quando poi l’effetto finisce, tutto torna come prima. per questo, il mio problema, è che quando devo staccare dal mio mondo per esempio per andare a pranzo o a cena, mi sento immediatamente in colpa, frustrata per aver speso tutte quelle ore a fantasticare e ad illudermi in cose che sono solo nella mia testa.

le mie storie durano all’incirca 9/10 mesi. quando una storia finisce, devo immediatamente spendere del tempo per idearne un’altra al più presto, perché senza non so starci, devo in tutti i modi allontanarmi dalla realtà.

per concludere, purtroppo, dico con tutta la sincerità del mondo che io non voglio guarire, e so che potrà sembrare sbagliato e inaspettato da parte mia, ma sul serio, farlo mi fa stare troppo bene e questo mondo tutto mio in fin dei conti è mille volte meglio del mondo esterno.

mi scuso per il papiro, ma mi chiedevo … quello che faccio ha un nome? sono veramente pazza?

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Miglior risposta 14 GIU 2024

Cara ragazza,

Ti ringrazio per aver condiviso in modo così dettagliato la tua esperienza. La tua descrizione rivela un ricorso molto intenso e strutturato alla fantasia come mezzo per evadere dalla realtà, tanto da condizionare in modo significativo la tua vita quotidiana. È importante sottolineare che riconoscere una forma di escapismo così pronunciata non significa automaticamente essere "pazzi". Le fantasie di evasione spesso emergono come un meccanismo di difesa contro difficoltà emozionali e relazionali significative. La tua capacità di distinguere la realtà dalla fantasia è un aspetto positivo e rassicurante. Detto questo, il fatto che questa dipendenza dalla fantasia stia interferendo così tanto con la tua vita reale (come il ritiro sociale, l'abbandono scolastico e la trascuratezza personale) è qualcosa che merita attenzione e supporto. Anche se dici di non voler guarire, potresti trovare utile parlare con un terapeuta per esplorare più a fondo le cause sottostanti del tuo comportamento e per sviluppare strategie che ti permettano di migliorare la tua qualità di vita senza dover abbandonare del tutto il tuo mondo immaginario.

Un caro saluto

Dott. Appierto

Dott. Andrea Appierto Psicologo a Padova

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17 GIU 2024

Cara K,
per un attimo sono entrata nel tuo mondo e ho fantasticato accanto a te.
Le fantasie e i sogni possono essere preziosi per condurti verso mete da raggiungere,
ma possono diventare tue nemiche se ti portano a scordarti della realtà che ti circonda,
quella in cui tutti noi viviamo e facciamo i conti.

Mi piacerebbe sapere di più quali sono gli argomenti della tua fantasia,
che cosa succede,
chi sono i personaggi,
come finiscono questi sogni?

Hai davvero un mondo interno molto ricco,
ho sentito la sensibilità dal tuo racconto.

Se vorrai, possiamo approfondire questa tematica con grande piacere.

Un caro saluto,
Dott.ssa Claudia Platano

Dottoressa Claudia Platano Psicologo a Fano

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16 GIU 2024

Gentile utente, fantasticare ci aiuta a capire cosa vogliamo. Sul come ottenerlo le consiglio una psicoterapia. Sono a disposizione, un abbraccio

Dott.ssa Maria Vittoria Ardosigli Psicologo a Palermo

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15 GIU 2024

Caio K,
buon sabato e grazie per questo racconto: si vede che ti piace scrivere! Hai illustrato tutto con precisone, senza annoiare e dando la possibilità di immergersi nel tuo mando, in qualche modo.

Penso che * collegh* abbiano già dato numerosi e interessanti spunti di riflessione, quindi sarò breve.
Penso che la cosa fondamentale sulla quale concentrarsi sia questa: perchè vivere questo tuo mondo immaginario come qualcosa che deve per forza rimanere solo nella tua stanza buia? Perchè non fare incontrare realtà ed immaginazione, rendendo quest'ultima la tua nuova quotidianità?
Riguardo a questo, mi sono venute in mente due cose: hai mai pensato di pubblicare ciò che scrivi? Su un forum o addirittura sottoforma di romanzo. Potrebbe essere un modo per "chiudere" dignitosamente una storia e darle vita, renderla concreta e qualcosa che possa condividere con altri.
La seconda cosa riguarda la possibilità di trasportare i tuoi sogni nella tua vita. Fino ad ora hai forse pensato che ciò non sia possibile, ma chi lo ha detto? Per buona parte siamo i fautori del nostro domani, quindi perchè non provarci?
Di per sè la tua forte immaginazione può essere una enorme risorsa, non bisogna però che comporti aspetti importanti come il ritiro sociale, la trascuratezza di salute, ecc.
Insomma, chi ha detto che devi guarire? Guarire da cosa, soprattutto? Io penso più che altro che si parli di "equilibrio". Cosa ne pensi? In questo caso, un percorso personale con un* professionista ti aiuterà a raggiungere i traguardi, non ad abbandonare il tuo mondo ma a dargli una svolta ancora più positiva.

Per la tua domanda sull'essere pazza, lascerei rispondere Bukowski: "“La pazzia è relativa, chi stabilisce la normalità?” e ancora "“Alcune persone non impazziscono mai. Che vite davvero orribili devono condurre.”

Rimango e tua disposizione, anche online! Mi trovi anche sui social :)

Buon weekend!

Dott.ssa Valeria Carbone ☾
⧽ Psicologa, Consulente sessuologa e Counselor professionista
⧽ Coppie e singoli
⧽ Torino e online

Dott.ssa Valeria Carbone Psicologo a Torino

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14 GIU 2024

Buongiorno K1978,
Grazie per aver narrato in qualche modo, seppur parzialmente, il suo mondo privato di fantasia. Io direi che già l’averlo condiviso in questa rubrica rappresenta un passo importante per creare un mondo-ponte tra sè e gli altri. Giustamente lei dice di aver ricevuto solo delusioni e che per questo si trova bene nel suo mondo, tuttavia dice pure alla fine che quando tutto finisce, la realtà ritorna a farsi sentire.
Bisogna dire che la realtà a volte supera la fantasia stessa perché porta con sé una dimensione dell’imprevedibile che può essere molto gradevole e nuovo. Non bisogna chiudersi infatti al nuovo perché molti coetanei potrebbero essere interessati a ciò che lei vive e potrebbe scoprire che anche altri suoi tra loro frequentano mondi privati.
Perché tenersi tutte le storie per sè quando invece altri vorrebbero arricchirsene e con queste trovare aiuto all’isolamento che magari soffrono?
Alla sua domanda finale, risponderei che è comunque meglio non esagerare col ritirarsi nel proprio mondo fantastico poiché c’è il rischio di perdere il contatto con il reale, prediligendo solo un registro dell’esistenza ovvero il fantasticare. L’immaginare per esempio è differente. E poi c’è il percepire il reale che si interseca con gli altri due piani del fantastico e dell’immaginario, come ci suggerisce lo psicoanalista Jaques Lacan. Se si esagera in uno dei tre, la psiche entra in una zona opaca di disequilibrio e perciò è necessaria una misura che faccia fare esperienze diverse del mondo.
Perché non parlarne con qualcuno, psicologo, per esplorare cosa è successo tanto da scegliere l’isolamento?
Consideri questa opzione vedendola come chance comunicativa così come ha fatto oggi su questa rubrica.
Dott. Pietro Salemme

Dott. Pietro Salemme Psicologo a Roma

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14 GIU 2024

ciao K1978, nome in codice di ?...proverò a rispondere in maniera semplice alle tue domande cercando di darti un leggero sollievo.
quello che tu fai si chiama rifugiarsi in un pensiero magico fatto di storie ed avventure che ti permettono di provare emozioni e di viverle seppur in un mondo immaginario, ma ciò non toglie che tu esperisca davvero queste emozione e che le stesse, come tu dici ti facciano sentire viva. tutto questo è un segno comunque che dentro di te c'è un mondo davvero vasto e ricco di pensieri, emozioni e sentimenti che però ,ahimè, rimangano solo tuoi in questo piano fantastico. Sicuramente la scrittura che tu utilizzi, e sai bene come utilizzarla, è un potente mezzo per evadere dalla realtà e sublimare le tue emozioni che forse non riesci ad esprimere e a vivere nella vita reale. mi permetto di aggiungere che tutto questo è anche sinonimo di una grande intelligenza espressiva ma che forse adesso non ti basta più come una volta, e il fatto che tu ne abbia parlato qui può essere un segno di una nuova consapevolezza. Come hai detto tu stessa, i costi di questo tuo comportamento bussano alla porta e ogni tanto si fanno sentire.
Come stai leggendo questa risposta? cosa ne pensi?
un caro saluto
Vittorio.

Vittorio domenico minafra Psicologo a Ruvo di Puglia

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14 GIU 2024

Buongiorno,
grazie per aver condiviso questa parte della tua storia con noi!
Se quello che cerchi è un “nome” per questo tuo comportamento, quello che mi viene in mente è il maladaptive daydreaming, un intenso fantasticare che può interferire con la vita e le attività quotidiane. È un disturbo non ancora ufficialmente riconosciuto ma che mi sembra descriva bene quello che stai vivendo.
Dare un nome o un’etichetta al “problema” certamente non lo risolve ma può aiutare a sentirsi meno soli e a comprendersi meglio.
Mi sento inoltre di dirti che questo non significa essere “pazzi”, tuttavia può essere espressione di un qualche tuo disagio o difficoltà. Hai detto che non vuoi smettere o “guarire” da questo comportamento. Certamente questa è una tua scelta che non può essere giudicata; hai il diritto di essere padrona della tua vita. Mi verrebbe però da sottolineare che “guarire” (se questa è la parola giusta) non significherebbe smettere del tutto di fantasticare o perdere la tua creatività, così bella e dirompente. Vorrebbe se mai dire trovare un modo per integrare meglio questa creatività con la tua vita, in attività che non interferiscano con il mondo reale e ridurre il senso di frustrazione e di colpa che dici di provare quando interrompi il fantasticare. Vorrebbe dire portare un po' di quelle emozioni che appartengono al mondo immaginario anche nel mondo reale.
Mi unisco quindi anche io al consiglio già proposto da altri, ovvero quello di rivolgersi a uno psicologo con cui iniziare un percorso. L'obiettivo di questo percorso potrete deciderlo insieme e non sarà necessariamente quello di smettere di fantasticare.
Silvia Biagioni

Dott.ssa Silvia Biagioni Psicologo a Pisa

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14 GIU 2024

Buongiorno,

Vorrei suggerirle di intraprendere un corso di teatro, poiché potrebbe rappresentare un eccellente modo per sfruttare la sua notevole capacità di immedesimazione nei personaggi che inventa e per favorire la socializzazione. Il teatro costituisce uno spazio intermedio tra realtà e finzione: le emozioni e i gesti compiuti dal corpo sono autentici, sebbene destinati a interpretare personaggi e a recitare copioni di natura fittizia. Inoltre, tale attività potrebbe offrirle l'opportunità di incontrare altri giovani che, come lei, mostrano una forte propensione a vivere altre vite, probabilmente caratterizzati da timidezza e introversione, e che percepiscono la propria esistenza reale come limitante.

Parallelamente, le consiglio di considerare un percorso di psicoterapia per esplorare gli aspetti narcisistici della sua personalità, emersi dal fatto che, nelle sue fantasie, è sempre lodata e invidiata. In particolare, il sentimento di invidia che proietta sui suoi personaggi richiede un'elaborazione adeguata, poiché rappresenta un pesante fardello e un ostacolo significativo per stabilire un contatto autentico con gli altri.

Dott. Edoardo Carmagnini Psicologo a Firenze

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14 GIU 2024

Buongiorno,
ho letto la sua storia e ammiro le sue capacità creative nella scrittura di storie.
Credo che il suo modo di gestire il tempo immedesimandosi nelle storie che scrive, siano solo un modo per fuggire dalla realtà e soprattutto per esprimere sé stessa e i suoi vissuti emotivi.
Le consiglio di scrivere dei libri e provare a venderli: potrebbe trovare così la sua ispirazione rispetto sl suo futuro lavorativo e vedrà che il resto verrà da sé.
Sono disponibile ad ascoltarla in questo percorso di ricerca di identità.
Dott.ssa Carmelina Proietto.

Dott.ssa Proietto Carmelina Psicologo a Scandiano

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14 GIU 2024

Buongiorno, le suggerisco di intraprendere un corso di teatro che può essere un ottimo modo per utilizzare la sua grande capacità immedesimazione nei personaggi che inventa, per socializzare. Il teatro è uno spazio a metà tra realtà e finzione in quanto le emozioni e i gesti che il corpo compie sono reali seppur per interpretare i personaggi e recitare il copione che sono finzione. Inoltre, sarebbe un'occasione per incontrare altri ragazzi che come lei sono molto inclini a vivere altre vite, probabilmente timidi ed introversi, e che sentono la propria vita reale troppo stretta.
Parallelamente, le suggerisco di intraprendere un percorso di psicoterapia per lavorare sugli aspetti narcisistici della sua personalità che si possono evincere dal fatto che nella fantasia lei è sempre lodata e invidiata. Soprattutto, il sentimento di invidia che proietta sui suoi personaggi ha bisogno di un'elaborazione perché è un pesante fardello e uno steccato difficile da superare per entrare in contatto con l'altro.

Dott. Lelio Bizzarri Psicologo a Roma

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14 GIU 2024

Carissima,
non sei pazza, hai trovato una via per crearti una vita più emozionante e, probabilmente, più piacevole rispetto a quella che stai conducendo. Dalle tue parole percepisco un costante bisogno di fuga dalle difficoltà che la vita reale ci propone costantemente.
Ti invito a riflettere sul fatto che la tua immaginazione ti mette in contatto con ciò che desidereresti nella realtà, racconta di te.
Come sarebbe provare a rendere queste fantasie reali? Partire dai tuoi racconti per perseguire anche nella realtà la vita che desideri?
Non si tratta di dover guarire, ma sarebbe interessante approfondire queste fantasie in un percorso psicologico per lasciare che nella tua vita entri, oltre all'immaginazione, anche un po' di realtà.

Rimango a disposizione
Dott.ssa Francesca Ravagli

Dott.ssa Francesca Ravagli Psicologo a Quarrata

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14 GIU 2024

gentile K1978
La preoccupa sapere se il sii comportamento ha un nome? E se lo avesse cambierebbe cosa?

Al di la di avere un nome per un manuale diagnostico, ogni ‘sintomo’ che possiamo produrre è un tentativo di resistere… di resistere alla tentazione di impazzire….

Quindi lei non è ‘oazza’ nel senso che ben riconosce la realtà ed ha anche un certo senso critico verso quello che fa.

Il nostro cervello non distingue le emozioni per un fatto vero, la lettura, un racconto , la visione di un film… le emoziono sono sempre le stesse…

E come chiunque altro lei ha bisogno di emozioni per vivere.

Il punto è che lei dice ‘quando ho deciso di ritirarmi’… lei avrebbe potuto passare ore al oc a giocare, chattare con sconosciuti a 10000 km, leggere o come lei fa scrivere e vivere le sue emozioni.

Di per se è un ‘sintomo’ anche apprezzabile… o quantomeno non cosi dannoso come potrebbe essere assumente sostanze o tagliarsi, il punto è: perché si è ritirata ….

Perché lei non si è ritirata per scrivere, scrivere è una risposta al ritiro.

Anche se lei immagina il contrario… il ritiro sociale è il nodo.

La sua sofferenza merita cura ed attenzioni, nessuno vuole ‘guarirle’ la sua creatività , ma puo metterla al servizio della sua vita e non renderla la sua prigione.

Non posso che consigliarle un percorso con uno psicoterapeuta , possibilmente della sua città , che lavoro in rete con altri professionisti e che possa sostenerla .

Cordialità

Dott.ssa Barbara Durand
Ricevo a Torino in studio ed Online

Dott.ssa Barbara Durand Psicologo a Torino

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14 GIU 2024

Buongiorno, lei vuole sapere solo il nome e se è pazza. Non è matta e si chiama: sognare ad occhi aperti. Lei sogna di sé stessa per rimanere viva rispetto ad una realtà esterna che non le piace, non la soddisfa come quei personaggi. Conosco molte persone della sua età che fanno ed hanno fatto la stessa cosa. Come per ogni cosa, la differenza la fa l'eccesso. Va bene sognare 1/2 ore ma poi c'è la vita. Lei non lo sa ma la realtà esterna non è poi così brutta. Ci sono scene e personaggi, meravigliosi che superano alla lunga qualsiasi fantasia.
Lei è libera di sognare anche 18 ore al giorno, ma rischia più di Alice nel paese delle meraviglie. Faccia attenzione! Uno dei rischi è l'alienazione. C'era una volta una ragazza che diceva: un giorno quando non proverò più queste emozioni sarò come morta.
Oggi è una donna che non ha più bisogno di sognare perché, con fatica e passione, è diventata meglio dei personaggi che sognava di essere.

Abbia cura di lei.
Saluti

Fabrizio Celletti Psicologo a Frosinone

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