Il ruolo centrale della scuola nel trattamento degli alunni con disturbi specifici di apprendimento
I DSA non sono malattie ma caratteristiche che l’individuo si porterà dietro per sempre.Compito della scuola è riconoscerli precocemente e creare una stretta allenza con famiglia ed esperti.
Una delle tematiche più dibattute in ambito scientifico e sul web riguarda i Disturbi Specifici di Apprendimento, spesso conosciuti con la nomenclatura DSA.
I Disturbi Specifici di Apprendimento comprendono la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia.
Si tratta di un gruppo eterogeo di disturbi che si manifestano con difficoltà che interessano uno specifico dominio di abilità quali i processi di lettura, scrittura e le abilità aritmetiche in un quadro di funzionamento cognitivo nella norma. Sappiamo tutti oggi che il termine Disturbo Specifico di Apprendimento fa riferimento ad una precisa categoria diagnostica, scientificamente e clinicamente riconosciuta, identificata da criteri oggettivi e valutabili che permettono di differenziarli dalle più generiche difficoltà di apprendimento.
Gli studi pubblicati dal MIUR per l'a.s. 2016-17 riportano che la percentuale di studenti italiani che presentano una diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento si aggira dal 5,4% per la scuola secondaria di I° grado al 3,2% per la scuola primaria. Si tratta di una percentuale per nulla irrilevante.
I DSA non sono malattie ma caratteristiche che l'individuo si porterà dietro per tutta la vita. Compito della scuola è il riconoscimento precoce dei DSA poichè l'obiettivo è quello di permettere una riabilitazione precoce e adottare un approccio corretto che consenta all'alunno di comprendere le proprie difficoltà e di sviluppare strategie compensative per superarle. Si ricordi a proposito che esiste una legge dedicata a tali disturbi, la Legge 170/2010, che prende in considerazione tutto il percorso formativo scolastico, dalla scuola dell'infanzia all'università. Questo per sottolineare l'importanza che viene attribuita alla scuola nel trattamento degli alunni con DSA. La scuola infatti costituisce l'osservatorio per eccellenza dei Disturbi Specifici di Apprendimento; il suo importante compito non è quello di fare diagnosi ma solo di osservare e segnalare il problema agli esperti della valutazione.
Ma a questo punto emergono alcuni aspetti degni di riflessione in quanto particolarmente problematici e meritevoli di grande attenzione in ambito scolastico.
Il primo aspetto riguarda la rilevazione precoce dei Disturbi Specifici di Apprendimento quando emergono insieme ad altri disturbi, in particolare con disturbi di attenzione, disturbi comportamentali e difficoltà relazionali. E' importante quindi cercare di capire la vera natura delle difficoltà manifestate dai nostri alunni stringendo un ponte saldo tra scuola, famiglia ed ambito terapeutico.
Non bisogna poi tralasciare il fatto che i Disturbi Specifici di Apprendimenti possono essere alla base di una serie di sintomi psicofisici che compaiono dopo il rientro a scuola e che invece di scomparire gradualmente, permangono nel tempo, evolvendosi in una vera e propria paura del rientro. Per questo motivo è di fondamentale importanza non trascurare mai i sintomi di malessere dei nostri alunni; è importante intervenire precocemente al fine di comprendere le reali motivazioni che si trovano alla base di questo rifiuto verso la scuola ed affrontarle con estrema serietà. In tali casi è opportuno indirizzare la famiglia a rivolgersi ad un esperto.
Il secondo aspetto riguarda l'importanza che la scuola mantenga un atteggiamento critico nei confronti della valutazione diagnostica. Questo perchè l'attribuire una etichetta diagnostica ad un bambino può scatenare tutta una serie di reazioni non sempre positive nel bambino stesso e nella sua famiglia. Quali sono queste possibili reazioni? Tendenzialmente lo studente con diagnosi di Disturbo Specifico di Apprendimento tende all'isolamento e adotta strategia di difesa quali l'evitamento, l'aggiramento o la resistenza passiva. Spesso ha una scarsa motivazione all'apprendimento e una bassa autostima come conseguenza degli insuccessi scolastici e sviluppa ansia da prestazione e stati di frustrazione; in casi estremi questi ultimi possono trasformarsi in stati depressivi o in disturbi di socializzazione. Per questo motivo è importante che l'insegnante svolga un lavoro di continuo rinforzo dell'alunno per spingerlo ad andare sempre oltre le sue difficoltà offrendogli il giusto aiuto e supporto. Dovrà quindi tener conto sia della naturale ritrosia, sia della facile stanchezza che cottraddistingue questa tipologia di studenti e predisporre con l'equipe di docenti Piani Didattici Personalizzati (PDP) adeguati grazie alla collaborazione di famiglia e specialisti.
La scuola è bene che mantenga un atteggiamento critico verso la valutazione diagnostica per un ulteriore motivo: ridurre il rischio di spiegare con una nomenclatura scientifica un quadro di disagio più ampio che comprende aspetti emotivo-relazionali. Spesso la famiglia preferisce vedere solo un aspetto, il Disturbo Specifico di Apprendimento, piuttosto che la problematicità nella sua globalità. Anche in questo caso è compito della scuola mostrare il quadro a tutto tondo ed individuare l'approccio più funzionale al bambino. In questi casi sarà opportuno prevedere due percorsi differenti ma paralleli per l'alunno con il supporto di specialisti differenti: un percorso riabilitativo per il Disturbo Specifico di Apprendimento ed un percorso di natura emotivo-relazionale.
Si evince come sempre l'importanza e l'efficacia di costruire attorno all'alunno con DSA, che è il protagonosta della scena, una fitta rete di alleanza che vede come attori la scuola, la famiglia e gli esperti.
Le informazioni pubblicate da GuidaPsicologi.it non sostituiscono in nessun caso la relazione tra paziente e professionista. GuidaPsicologi.it non fa apologia di nessun trattamento specifico, prodotto commerciale o servizio.
PUBBLICITÀ
PUBBLICITÀ