Perché è difficile imparare?

Alunni, famiglie e scuola si trovano di fronte all'interrogativo "perché è difficile imparare?" spesso la risposta avviene dopo molto tempo e con molta paura.

25 GEN 2022 · Tempo di lettura: min.
Perché è difficile imparare?

Iintroduzione

Immaginate come si possa sentire un bambino intelligente, la cui vita scolastica sia caratterizzata dall'insuccesso e costretto a confrontarsi con le sue difficoltà in ogni singolo compito o prova a scuola. Sentire le maestre evidenziare che "c'è qualcosa che non và" riportando difficoltà, lentezza ed errori di vario genere. Tutto ciò viene comunicato ai genitori che iniziano a farsi molte domande e dubbi sullo stile genitoriale o sulle modalità di apprendimento. La famiglia può essere incredula inizialmente oppure attivarsi subito. Spesso i genitori che fanno i compiti assieme ai loro figli nel pomeriggio, arrivano sfiniti fino a sera per il tempo da impiegare, spesso distrazione e capricci di ogni genere. Il Dott. Giacomo Stella dice che i bambini pur essendo dotati di buone risorse cognitive hanno storie scolastiche caratterizzate da continui insuccessi che influiscono sulla loro crescita (Stella, 1996), quel "non sentirsi capace" influisce sull'autostima e sulla percezione di sè (Medeghini, 2005).

Che cos'è la dislessia o più in generale i DSA? Questo quanto va a ripercuotersi nella crescita dei bambini? tradotto in termini più tecnici nella loro autostima e autoefficacia? In questo articolo cercherò di rendere i DSA un argomento semplice e piuttosto chiaro, quando spesso sembra articolato e complesso.

Diagnosi

Perché una diagnosi di Disturbo specifico dell'Apprendimento provoca così dolore?

I fattori che scatenano intensa sofferenza sono l'imprevedibilità e l'invisibilità. Prima che il bambino faccia ingresso nella scuola non c'è apparentemente nulla che lasci prevedere la possibilità di un insuccesso e molto spesso la comparsa di difficoltà scatena l'incredulità degli adulti (Medeghini, 2005).

Per lungo tempo la scuola ha definito questa condizione di difficoltà del bambino come "svogliatezza" con frasi del tipo "non ha voglia", "è demotivato", "non è abbastanza attento". Il tutto riconducibile alla "non volontà" del bambino, come spesso si sentiva a scuola "vostro figlio è bravo ma non si applica". Anche i genitori vivono le difficoltà del bambino con incredulità e la comunicazione da parte dell'insegnante, provoca una ferita in riferimento alle aspettative sul proprio bambino e le sue capacità.

Dove si trovano i criteri per la diagnosi?

Nel DSM-5 vengono descritte sei possibili condizioni che possono concorrere alla diagnosi: lettura inaccurata e lenta, difficoltà nel comprendere il significato di ciò che viene letto, difficoltà nella scrittura, nell'espressione scritta, nel dominio numerico e nei processi di ragionamento matematico (APA, 2014). Tutte queste condizione sono delle abilità che ogni bambino possiede e sviluppa nell'arco del suo sviluppo. Le abilità che sottendono l'apprendimento scolastico sono "dominio-specifiche" ciò significa che il bambino dovrebbe acquisire delle abilità che concorrono all'apprendimento, necessarie per affrontare un determinato compito scolastico (Vio et col., 2014).

Per passare ad un intervento più mirato e preciso, c'è stata l'approvazione della Legge n. 170, in data 8 ottobre 2010, che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati "DSA". In tali disturbi sono coinvolte varie abilità come l'abilità di lettura, di scrittura, di fare calcoli, in maniera differente e specifica per ogni bambino. Inoltre una diagnosi può essere creata al completamento della seconda elementare, in quanto il bambino si è adattato al clima scolastico e ha iniziato a mettere in atto varie abilità. Precedentemente si potrebbe effettuare uno screening che permette di cogliere delle abilità carenti e poterle così potenziare in attesa del secondo anno di scuola elementare.

Tra le disfunzioni si trovano:

  • dislessia (difficoltà nell'abilità di lettura), il bambino all'inizio del percorso scolastico mostra difficoltà a riconoscere le lettere dell'alfabeto, a fissare la concordanza tra segni grafici e suoni e passare al processo di automatizzare che permette una funzione più veloce e scorrevole (ad esempio legge lentamente, confonde lettere specifiche, si stanca a leggere),
  • disgrafia (difficoltà nell'abilità di scrittura) è la difficoltà inerente al segno grafico (ad esempio scrivere una parola che possa essere successivamente leggibile, scrivere fuori dal rigo, iniziare a scrivere a metà pagina),
  • disortografia (difficoltà nell'abilità di scrittura), cioè scrivere in modo corretto in maniera ortografica (ad esempio parole scritte correttamente, mischiare maiuscolo e minuscole, difficoltà a capire le regole ortografiche, errori nel copiare una parola, omissioni di lettere, inversioni di sillabe, errori nelle doppie);
  • discalculia (difficoltà nell'abilità di calcolo) può presentare difficoltà nella cognizione numerica, procedurale e di calcolo (ad esempio quantificare, comparare, capire il valore posizionale delle cifre, associazione numero quantità, eseguire calcoli a mente, messa in colonna dei numeri, recuperare i risultati delle tabelline, dei fatti numerici o di un algoritmo del calcolo scritto).

Fattori di rischio e di protezione

Il rapporto tra i disturbi dell'apprendimento e i problemi psicologici associati dipende da una pluralità di fattori.

Secondo Penge e Mazzoncini (2001), gli elementi che aumentano il rischio che i bambini sviluppino difficoltà di tipo psicologico, sono di vario tipo: una segnalazione tardiva, la discontinuità della presa in carica, la discontinuità nella storia scolastica, le relazioni educative. Accanto a questi fattori esterni, sono da considerare le variabili personali (come il modo di elaborare i conflitti) e le variabili ambientali (il peso e il ruolo che ha il disturbo dell'apprendimento nelle interazioni familiari e sociali).

Mentre i fattori di protezione, cioè quelli che riducono la sofferenza e le difficoltà della diagnosi sono: atteggiamento di collaborazione reciproca tra scuola e famiglia che punti a capire cosa stia accadendo, senza perdere fiducia nel bambino e nelle sue possibilità di procedere comunque nel percorso scolastico (Medeghini, 2005). Avere una "diagnosi certa" porta a prendere il percorso in maniera più decisa con la creazione dei PDP (piano didattico personalizzato), che possa andare a gestire le difficoltà scolastiche.

COS'è IL PDP - piano didattico personalizzato? È chiamato in questo modo il documento di programmazione con il quale la scuola chiarisce gli interventi che intende mettere in atto nei confronti degli alunni con disturbi specifici dell'apprendimento, nel primo trimestre scolastico, articolato per le discipline coinvolte nel disturbo, che dovrà contenere:

  • dati anagrafici;
  • tipologia del disturbo;
  • attività didattiche individualizzate;
  • attività didattiche personalizzate;
  • strumenti compensativi;
  • misure dispensative;
  • forme di verifica e valutazione personalizzata.

Tale documento viene firmato dal responsabile scolastico dei BES, dai genitori e dagli insegnanti all'interno di un incontro a scuola.

Spesso uso una metafora per descrivere il PDP ai genitori e al bambino, utilizzando la figura delle "lenti" degli occhiali. Per una persona miope vengono prescritte delle lenti per poter vedere da lontano perché il suo occhio si sforza senza ottenere grandi risultati, così il PDP per un bambino è come se fosse la sua "lente" per poter svolgere tutti i compiti scolastici richiesti ogni giorno. Questa "lente" permette di sforzarsi di meno e poter svolgere i compiti al massimo delle propria capacità.

Correlazioni

I disturbi più spesso associati con disturbo specifico dell'apprendimento sono di due quadri principali (Medeghini, 2005):

  • disturbi di internalizzazione (quadri depressivi e disturbi d'ansia);
  • disturbi di esternalizzazione (disturbi da deficit dell'attenzione, disturbi oppositivi-provocatori e disturbi della condotta).
Tali disturbi possono verificarsi e sono circoscritti a variabili personali, scolastiche e familiari.

Interventi

Per costruire un buon intervento deve essere posto al centro l'interesse del bambino. Capita che dopo una diagnosi si venga presi da un'atmosfera frenetica, improntata sul desiderio di recuperare al più presto il tempo perduto (Medeghini, 2005). Tale pretesa sia dei genitori che della scuola può portare a degli effetti negativi sulla motivazione del bambino. L'aspetto fondamentale è rispettare il tempo del bambino.

Uno strumento d'intervento è il "potenziamento cognitivo" che richiede sacrifici, esercizi quotidiani e ripetitivi che sono indispensabili, ma che il bambino potrebbe rifiutare se non ne comprende il significato. Viene effettuato sotto forma di gioco e di attività piacevoli per il bambino attraverso anche l'uso di software appositi. Il percorso riabilitativo è un percorso lungo, lento e faticoso, all'interno del quale non va mai trascurata la capacità di ascolto dei problemi del bambino nella sua complessità (Medeghini, 2005); infatti è necessario ascoltare il bambino nelle difficoltà che incontra con i compiti a scuola e a casa ma anche con i compagni e i maestri. Come viene gestito l'errore? oppure una verifica con un voto basso? oppure ancora il "non ricordare" le tabelline?

Lo "star bene" del bambino richiede anche la presenza di un ambiente tranquillo, sia a scuola che in famiglia, con la capacità dell'adulto di riconoscere lo sforzo che il bambino fa quotidianamente (Medeghini, 2005).

Supportare attraverso un percorso psicologico, il bambino e la sua famiglia, permette di sentire la scuola come un luogo non così orribile e terrificante, inoltre considerare che al di fuori della scuola c'è un mondo (amici, sport, gioco) dove si può vivere comunque bene al di là del disturbo specifico dell'apprendimento e dove è possibile mettere in campo risorse e attitudini su cui fondare la propria fiducia, autostima, piacere di essere e di vivere in maniera autentica senza vergognarsi delle proprie difficoltà.

Dott.ssa Fabiana Marra

 

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Scritto da

Dott.ssa Fabiana Marra

Bibliografia

  • APA (2014), DSM-5: Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, Milano Raffaello Cortina Editore.
  • Stella, G. (Ed.). (1996). La dislessia: aspetti clinici, psicologici e riabilitativi (Vol. 133). FrancoAngeli.
  • Medeghini, R. (2005). Perché è così difficile imparare. Brescia: Vannini.
  • Penge , R. e Mazzoncini, B. (2001). I problemi psicopatologici nella Dislessia Evolutiva. Comunicazione. In Dislessia e Discalculia, Seminario, Vicenza 19 novembre.
  • Vio, C., & Presti, G. L. (2014). Diagnosi dei disturbi evolutivi: Modelli, criteri diagnostici e casi clinici. Edizioni Erickson.

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